Competenze chiave per fare un podcast

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Alcune competenze chiave sono necessarie per fare un podcast e non avrebbe senso dire il contrario. Per questo motivo a volte dico che “il podcast non è per tutti“. Ciò non vuole etichettarlo come un mezzo di comunicazione esclusivo, complesso o costoso.

Anche se alcune competenze tecniche sono indispensabili, le competenze chiave a cui mi riferisco sono altre. Te ne parlo nella puntata 5 di Podcast per il Business e in questo articolo.

Una premessa su competenze e mindset

Riconosco di aver lanciato una provocazione fino a qui. Segui però il mio ragionamento, per favore.

Tralasciando la questione del talento innato o delle risorse economiche più o meno ingenti che alcuni progetti richiedono, credo che il podcast possa apparire come un mezzo piuttosto democratico. 

È infatti vero che si possono creare contenuti interessanti e coinvolgenti anche con una limitata conoscenza tecnica e con un investimento contenuto.

Il mio obiettivo, durante la puntata numero 5, non è giudicare o emanare sentenze. Tutt’altro. È quello di indurre a riflettere e chiedersi “Il podcast fa anche per me?”.  

Dalla mia esperienza posso dirti che l’efficacia di un progetto non è data solo dagli strumenti o dalle competenze tecniche che metti in campo (come ad esempio saper usare bene le attrezzature, saper costruire una narrazione, sapersi occupare di un montaggio audio o creare una strategia di comunicazione).

C’è qualcos’altro.

Serve quello che io definisco il giusto approccio o, come lo definiscono quelli bravi: il mindset.

Il podcast è una forma di comunicazione molto attiva, che coinvolge intimamente le persone. Con la nostra voce entriamo letteralmente nelle orecchie del nostro ascoltatore e trasmettiamo delle emozioni. 

Chi dall’altra parte ci ascolta, riceve delle suggestioni.

Sai, un podcast potrebbe essere impeccabile in quanto tecnicamente perfetto, magari con un sound design ricercato… Vogliamo metterci anche una dizione professionale? Va bene, ma mancherebbe quella che io chiamo l’essenza.

Chi per primo deve essere coinvolto non è il pubblico che ascolta. Deve esserlo in prima persona chi vuole fare un podcast. Potrebbe sembrarti una cosa ovvia, lo so. Eppure nella realtà non lo è affatto.

Quali sono dunque le competenze chiave di cui parlo?

  • Diventare un ascoltatore.
  • Avere voglia di condividere.
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Diventare un ascoltatore 

Lo so che oggi sono in vena di domande e tu invece cerchi delle risposte.

Voglio farti sapere, però, che quando ricevo una richiesta di collaborazione da parte di qualcuno interessato a creare un proprio podcast, la prima cosa che chiedo è: “Che tipo di podcast ascolti?”.

Mi aiuta a inquadrare il genere, lo stile di comunicazione che trova coinvolgente. Al contempo, talvolta succede che la risposta sia: “No, non ascolto podcast. Mai ascoltato uno”. 

Non che tutti debbano amare i podcast, tuttavia mi chiedo: un aspirante scrittore può dichiarare di non aver mai letto un singolo libro? 

È difficile fare un podcast e coinvolgere gli ascoltatori se per primi non ne siamo fruitori. Secondo te, può questa persona crederci a sufficienza affinché anche il pubblico creda in lui/lei? 

Se hai avuto modo di ascoltare la puntata 4 di Podcast per il Business, ho avuto l’opportunità di intervistare Elena Bizzotto, autrice di ben 4 podcast!

Lei ha deciso di investire nel proprio personal branding attraverso il podcast, proprio perché era un’ascoltatrice seriale. Si era innamorata del podcast a tal punto da volerlo utilizzare in prima persona.

[Intanto ti lascio qui anche l’articolo della puntata 4 😉]

Ecco quella che per me è la prima competenza da sviluppare se già non ce l’hai: ascoltare podcast. Si tratta di una competenza chiave perché ci permette di:

  • immergerci in quella dimensione
  • scoprire a cosa ci sentiamo affini
  • riconoscere ciò che non ci piace
  • conoscere cosa c’è già sul mercato
  • lasciarci contaminare da stili differenti.

Quando ho iniziato ad interessarmi di podcasting, ero già un’ascoltatrice seriale. Mi piaceva ascoltare le storie, mi piaceva imparare cose nuove sul marketing, seguire le notizie di attualità.

Ricordo di aver passato un’intera vacanza studio ad ascoltare podcast di ogni genere. Ed è stato in quel momento che ho iniziato a capire quanto potente fosse il dialogo “a tu per tu”. Nella mia vita erano entrate persone nuove attraverso l’ascolto, che avevo voglia di conoscere, ascoltare e da cui imparare.

Soprattutto avevo voglia di fare altrettanto.

Quella è stata la leva che ha fatto scattare in me l’interesse di diventare a mia volta podcaster. A stare dall’altra parte del microfono.

L’ascolto fa parte del mindset, dell’approccio di chi ne è per primo fruitore. Non credi?

C’è un’altra competenza che a mio avviso è fondamentale. 

Avere voglia di condividere

Sì, parlo esattamente del desiderio di condividere, di donare agli altri qualcosa.

C’è una frase che mio padre mi diceva sempre: “Dall’abbondanza del cuore, la bocca parla”. 

Beh, nel caso del podcast è letteralmente così.

Quando sei appassionato di qualcosa, sei tu stesso trascinato dal tuo entusiasmo e non vedi l’ora di raccontarlo a qualcuno.

Ti sei mai trovato in questa situazione? Avrai notato come e quanto sei riuscito a trasmetterlo agli altri. L’entusiasmo è contagioso! Qui si vede realmente la differenza tra chi usa il podcast per seguire una moda e chi vuole farlo perché ci crede. 

Sai, nessuno ci obbliga a fare un podcast. Possiamo benissimo continuare a scrivere blog post bellissimi o messaggi sui social

Metterci la voce però è diverso. Un po’ più intimo, a modo suo, del metterci la faccia.

Ammetto di essere di parte affermando ciò. Non tanto perché sono una Podcast Producer & Coach, bensì perché amo lavorare con persone che credono per primi in ciò che vogliono realizzare. 

In definitiva, quindi, quando si hanno queste due competenze chiave:

  • essere ascoltatori innamorati del podcast;
  • essere entusiasti di condividere con gli altri qualcosa in cui crediamo;

le competenze tecniche che mancano si possono acquisire nel tempo. 

Puoi seguire un corso, dei tutorial oppure puoi rivolgerti a un Podcast Coach che ti aiuti nel tuo progetto. Tutto a quel punto avrà un altro sapore. 

Dunque, se stai pensando di avviare un tuo progetto audio, prima di buttartici a capofitto, prova a chiederti perché vuoi davvero farlo. 

Qualunque sia la tua risposta, sono felice di averti dato uno spunto di riflessione. E se vuoi seguirmi per altre tips, ci vediamo su Linkedin e su Instagram.


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Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Il corso di podcast marketing Da Zero a Podcast ha questo obiettivo: insegnarti a progettare un podcast che possa diventare l’asset strategico del tuo business. Che tu sia imprenditore o libero professionista o marketer, con questo corso metti le basi per integrare la comunicazione audio nella tua strategia di marketing a supporto del tuo brand. Non è l’ennesimo corso di podcasting che puoi trovare online. Da Zero a Podcast punta all’uso del podcast come strumento di marketing, aiutandoti a definire contenuti che rafforzino il tuo posizionamento. È completo: parti dal mindset, costruisci il progetto, definisci il piano d’opera, impari a usare la voce e a scrivere contenuti adatti all’audio. E porti tutto questo alle orecchie dei tuoi ascoltatori imparando a mettere in piedi un piano promozionale adatto al tuo contesto. Perché un corso di podcast per il business Negli ultimi due anni il mondo del podcasting in Italia è cresciuto parecchio. Il numero di ascoltatori è aumentato, il numero di produzioni è cresciuto, ma soprattutto è cresciuta la qualità dei podcast, sia come contenuto che come esperienza di ascolto. Molte aziende e molti liberi professionisti hanno colto il grande potenziale del podcast come strumento di marketing e iniziano ad avvicinarsi ad esso con grande interesse. Dopotutto si presta molto bene per fare divulgazione, formazione e intrattenimento offrendo al pubblico un’esperienza di fruizione completamente nuova rispetto agli altri canali. Se stai leggendo questo articolo, probabilmente sei interessato a saperne di più. Tuttavia, non basta solo saper creare un podcast. Perché sia efficace per il tuo business è importante che sia progettato sulla base delle tue specifiche esigenze in termini di obiettivi, target, KPI, risorse e budget. Non solo, deve poter contribuire al tuo posizionamento, amplificare l’efficacia degli altri tuoi canali di comunicazione in modo da creare una sinergia vincente. In tal caso, sappi che avrai bisogno di creare un podcast professionale che sia coerente con la tua strategia di comunicazione e avvicini il pubblico giusto.  Su queste premesse nasce il corso di podcast marketing Da Zero a Podcast, che ti aiuterà a sviluppare il prodotto audio giusto per il tuo brand. Chi sarà la tua docente La tua docente sarò io, Ester Memeo. Ho ideato e preparato personalmente tutti i contenuti del corso. In qualità di Podcast Coach e Producer specializzata in podcast per il business lavoro già con liberi professionisti e aziende nella creazione di podcast professionali e nella creazione di strategie di marketing audio. Lavoro e collaboro con importanti brand e agenzie di comunicazione. Uso un approccio strutturato che coniuga progettazione, creatività e marketing, frutto del mix di competenze acquisite in oltre vent’anni di lavoro in aziende multinazionali. Mi sono specializzata in Digital Project Marketing e applico queste conoscenze per sviluppare contenuti audio mirati alla promozione del proprio brand. Sono autrice del podcast Podcast per il Business e co-autrice del libro Come fare Podcast in Biblioteca edito da Editrice Bibliografica. Nel 2022 ho presentato la sezione live del Festival del Podcasting di cui sono anche parte dello staff organizzativo.  Nel corso porto tutta la mia esperienza e competenza unita a un’accurata selezione per i moduli di focus e approfondimento che accrescono il valore dei contenuti stessi. Com’è strutturato il corso podcast Nella versione più completa, il corso di podcast online è composto da 12 moduli complessivi suddivisi in 130 lezioni video, oltre a 7 audio interviste fatte a professionisti esperti su temi attinenti il podcasting. A completare il tutto workbook e materiale pdf di supporto per esercitarsi e lavorare al proprio progetto.  Il video corso segue un approccio metodico e strutturato per fornirti tutti gli strumenti necessari per partire da zero a progettare il tuo podcast. Sono oltre 13 ore di formazione che spaziano dalla strategia fino alla promozione e monetizzazione. Ogni modulo è focalizzato su una specifica area del podcast: definizione della strategia piano di progettazione e struttura del podcast produzione dei contenuti testuali per l’audio uso della voce ed esposizione al microfono uso e scelta degli strumenti piano promozionale strumenti di monetizzazione. Il programma Il programma include anche un focus specifico su: SEO e Podcast, per migliorare il posizionamento dei tuoi contenuti sui motori di ricerca un modulo dedicato all’uso di Reaper, un software professionale di editing audio un modulo per imparare a creare un set professionale low budget per creare i tuoi video podcast.  Il tutto in lezioni video che puoi seguire da qualunque device, tutte le volte che vuoi. E per completare la proposta formativa, troverai anche 7 audio interviste a professionisti esperti per approfondire tematiche come: diritto d’autore e aspetti legali gestione delle interviste in modo professionale uso dell’advertising per promuovere il podcast come creare un libro partendo dal podcast e due casi studio su: come promuoversi usando LinkedIn con l’autore di LinkedIn Mindset, Luca Bozzato come usare il podcast per lanciare un proprio servizio con l’autrice di Diventare Wedding Planner, Elisabetta Bilei. Cosa saprai fare dopo il corso Da Zero a Podcast è pensato soprattutto per aiutarti a creare un prodotto di marketing e a progettarlo in funzione della tua dimensione professionale. Non è un tutorial prettamente tecnico, perché non basterebbero tredici ore di formazione per diventare esperti di editing e montaggio audio. Al suo interno, tuttavia, troverai due moduli sull’uso degli strumenti: per poter scegliere l’attrezzatura giusta e imparare a fare un semplice montaggio audio usando Reaper come Digital Audio Workstation.  Ecco quali sono le attività che imparerai seguendo il corso Da Zero a Podcast: Costruire da zero la strategia per il podcast adatta al tuo business Creare un progetto sostenibile e in linea con gli obiettivi di marketing Sviluppare l’idea e creare l’intera struttura del podcast Impostare un piano editoriale in ottica SEO Scrivere contenuti adatti all’audio Usare le tecniche per parlare al microfono Analizzare dati e statistiche Registrare e montare un file audio da caricare online Gestire le interviste in modo professionale Districarti tra gli aspetti legali in tema di copyright Creare un set low budget per video podcast Scegliere la strumentazione Promozione e monetizzazione del podcast. Insomma strategia e pratica per sviluppare il tuo primo podcast marketing.  Come ottenere il corso di podcast marketing Trovi tutto il programma, i dettagli e le specifiche del corso in questa pagina dedicata dove potrai scegliere uno dei 3 livelli proposti: Livello Start: i primi 9 moduli del corso con tutte le basi per creare e pubblicare il tuo podcast Livello Pro: tutti e 12 i moduli del corso oltre a 7 audio interviste Livello Top: tutti i contenuti del modulo Pro oltre a due ore di consulenza one-to-one con me e l’accesso al gruppo Telegram riservato ai miei studenti per tutto il 2023. Convenzioni Se sei socio Assipod, Associazione Italiana Podcasting, allora ti farà piacere sapere che a te è riservata una convenzione speciale. In questo caso, scrivimi direttamente e ti darò tutte le informazioni per ottenere l’offerta a te riservata. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
A prescindere dal mezzo che utilizziamo, ogni singolo giorno abbiamo a che fare con la comunicazione, contribuendo come mittenti e destinatari dell’informazione e, talvolta, della disinformazione. Il podcast è un media molto intimo che riesce a trasmettere molto della tua personalità e del tuo modo di comunicare, facendo percepire quali sono gli elementi distintivi del tuo brand. La comunicazione è fondamentale per instaurare una relazione con il pubblico e costruire quella fiducia che avvicina le persone al nostro brand. Essa, però, non si basa solo sullo stile comunicativo di una persona ma anche sulla qualità e sul valore dei contenuti trasmessi. Ecco perché informazione e la disinformazione giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione di oggi, anche attraverso l’utilizzo del podcast.    Esiste un modo per rendere più autorevole ciò che diciamo e voglio parlartene insieme a un’ospite che stimo tantissimo, sia come persona che come professionista. Ha investito gran parte della sua carriera sull’importanza di fare giornalismo costruttivo: vi presento Assunta Corbo. Intervista ad Assunta Corbo, giornalista Assunta Corbo è giornalista, Fondatrice del Constructive Network in Italia e di News48, autrice di “Dire, fare … ringraziare” e di “Empatia Digitale”, un saggio sul tema della comunicazione online e offline. Ti occupi di Giornalismo Costruttivo dal 2012 e, dal 2019, sei Founder di Costructive Network: il primo network italiano di professionisti dell’informazione che si dedica alla comunicazione costruttiva. Cos’è il giornalismo costruttivo e perché oggi è importante fare informazione in quest’ottica? “Il giornalismo costruttivo è un approccio all’informazione che rispetta profondamente il lettore: colui che il giornalista dovrebbe avere sempre in mente. Vedo il giornalismo costruttivo come un ritorno alla professione fatta in modo etico piuttosto che come qualcosa di nuovo. Significa rispettare il lettore e la notizia, essendo onesti ancor più che obiettivi. Quest’ultimo è un tema delicato perché noi giornalisti siamo esseri umani e l’obiettività è, a volte, difficile da mettere in atto. Dal momento in cui scegliamo una storia, abbiamo già fatto una scelta basata sulle nostre esperienze e sui valori in cui crediamo. Quando una storia ci appassiona, a mio avviso, è impossibile essere obiettivi tuttavia si può e si deve essere onesti. Essere onesti nel fare informazione significa non lasciare i fatti in sospeso e continuare a seguire una storia anche quando ha perso quell’interesse mediatico che, all’inizio, ci aveva portati a raccontarla minuto per minuto. Significa raccontare ciò che non funziona ma anche quello che sta funzionando, in ottica costruttiva. Questo è il giornalismo di cui abbiamo fortemente bisogno in questo momento storico, in cui la pandemia e la guerra hanno prodotto un tipo di informazione che ha appesantito le persone. È tempo di fare un’inversione e tornare a chiedersi Perché faccio il giornalista? Quali sono i miei principi e valori? Porto avanti quelli“. Fare informazione ed essere autorevole Il tema della fiducia sia nei confronti di chi fa informazione che nei confronti dei brand che si fanno sempre più portavoci di messaggi ad alto impatto sociale, è molto sentito in questo periodo storico, soprattutto dalle nuove generazioni. Tra l’altro è uno dei punti cardine del manifesto del Costructive Network. Quanto conta l’autorevolezza di chi fa informazione rispetto alla notizia? “Tantissimo. L’autorevolezza si costruisce proprio utilizzando quegli strumenti digitali, come può essere il podcast, piuttosto che i social. Questi ultimi sono spesso criticati in quanto hanno sicuramente delle sfumature che vanno controllate. Sono, di fatto, la grande opportunità per chi fa informazione, per far conoscere sé stesso e come lavora alle persone, i propri principi e come sceglie le storie. Ciò contribuisce a creare l’autorevolezza che accennavi: una persona o un professionista che condivide, racconta alla sua comunità qualcosa di valore. Oltretutto, oggi siamo diventati un po tutti “giornalisti”, nel senso che l’informazione arriva dai canali più disparati. Chiunque pubblica un contenuto sui social sta facendo informazione (o disinformazione) in qualche modo rispetto a chi lo fa per professione. Questo ruolo non reputo spetti solo ai giornalisti, bensì anche ai blogger in quanto anche loro sono degli informatori. Chi produce dei contenuti strutturati, come il podcast, sta facendo informazione. Ecco perché tutti noi dobbiamo prestare attenzione a creare una narrazione costruttiva, ossia a come strutturiamo le nostre storie.” La ricetta di un’informazione costruttiva Nell’ultimo biennio sono nati diversi podcast che fanno informazione, molto seguiti perché si sono imposti come fonte autorevole. La ricerca condotta da Spotify lo scorso autunno, su come sta cambiando il panorama culturale dei giovani (in particolare, Generazione Z e Millennials) e i mezzi attraverso i quali s’informano sui temi di attualità, sostiene che il 36% nutre maggior fiducia nei podcast rispetto ai media più tradizionali come radio, tv, giornali ecc. I podcaster, infatti, riescono a instaurare una connessione più intima con il loro pubblico e, di conseguenza, a trasmettere maggiore autenticità e affidabilità. Conta di più chi parla e la relazione con questi, rispetto alla notizia in sé. Qual è la ricetta per creare un’informazione costruttiva che contrasti la disinformazione o la misinformazione? “L’argomento è molto ampio e penso che sia questa l’epoca in cui dobbiamo tornare ai concetti di utilità e di responsabilità. Quando comunichiamo, mettiamo in circolo informazioni che inevitabilmente stiamo offrendo delle persone. Un messaggio è un insieme di parole – come scrivo in Empatia digitale – che lanciamo nel mondo; viene accolto da una o migliaia di persone, non importa quante, ma ricordiamo che dall’altra parte ci sono sempre delle persone. Chi inizia a scrivere, produrre o registrare un contenuto, per prima cosa, dovrebbe chiedersi se è utile. Nell’era dei social media ci siamo trovati spesso a raccontare quanto siamo bravi e quante cose straordinarie facciamo. In realtà, questi contenuti non sono utili a chi li riceve. Dobbiamo, invece, essere utili alle persone, trasferendo un insegnamento, anche quando raccontiamo qualcosa che chiaramente mette in luce il nostro lavoro e il nostro talento. In quanto alla disinformazione, è un’informazione sbagliata, scorretta, che non dà gli strumenti giusti alle persone. La disinformazione è fuorviante: è un’informazione che ti porta da un’altra parte, spesso veicolata, ahimè, dalla propaganda. Lo vediamo, per esempio, nella narrazione della guerra. La polarizzazione è un altro fenomeno gravissimo che mette le persone le une contro le altre nonostante sia tutto costruito dai media, da chi mette in circolo l’informazione.” Qual è l’informazione di qualità? “Bisogna fare, a priori, una distinzione tra la disinformazione e l’informazione di qualità e, successivamente, chiedersi qual è quella che accoglie tutte le sfumature e le offre al lettore, fornendo gli elementi che lo aiutino a comprendere la realtà e il contesto. Questo è il grande ruolo di responsabilità che ha chi fa informazione: raccontare e spiegare alle persone cosa succede, togliendole dal senso di impotenza di fronte a dei problemi giganteschi. Dare gli strumenti per interpretare numeri, statistiche e le visioni dei diversi professionisti intervistati. L’informazione di qualità educa il lettore, lo spettatore, l’ascoltatore, il pubblico e, in generale, la comunità. Si comincia a parlare sempre più di comunità che di pubblico dei giornali e dei media digitali. Per esempio, se pensiamo al giornalismo locale, la relazione del giornalista con la comunità è molto forte: ne conosce i problemi, li affronta e la aiuta a risolverli parlando con le istituzioni. Questo fenomeno si sta allargando anche a livello nazionale e internazionale. Il giornalista ha a che fare con la comunità, non più con un lettore.” Empatia Digitale: comunicare con responsabilità Il tuo ultimo libro Empatia Digitale esprime un concetto molto bello che voglio citare: “le parole sono di tutti, il contenuto è personale”. Sottintende la responsabilità che ciascuno di noi ha quando comunica ogni giorno, sui social, sui blog o tramite il podcast che, come abbiamo visto, riesce ad essere uno strumento potente. Inevitabilmente, quello che pubblichiamo non è più solo nostro ma diventa degli altri. Cosa dovremmo chiederci prima di pubblicare un contenuto per essere costruttivi e non distruttivi? “Sicuramente il concetto dell’utilità di cui abbiamo parlato, oltre al concetto importantissimo di inclusione. Bisogna chiedersi: Il contenuto che sto pubblicando potrebbe ferire qualcuno? È chiaro che non potremo tenere sotto controllo tutto, però, possiamo avere questa accortezza, senza cadere in qualche stereotipo. Prima o poi, accade anche a chi scrive in buona fede di fare uno scivolone di questo tipo. Quindi, prendiamo atto del fatto che stiamo pubblicando un contenuto che potrebbe ferire qualcuno, in quanto tocca ambiti delicati. Il concetto di autenticità è un altro punto fondamentale, a cui tengo tantissimo. Parlando della comunicazione dei brand, dei liberi professionisti e di chi fa business, bisognerebbe chiedersi Quanto mi rappresenta il contenuto che sto producendo e diffondendo? Contribuisce davvero a costruire l’immagine giusta di me? Le persone, ormai, hanno imparato a riconoscere l’autenticità. Raccontare fallimenti, ed errori è una cosa che ci umanizza tantissimo, uscendo da quella logica di perfezione a cui i social ci abituano. Abbandoniamo l’idea che si debba necessariamente raccontare solo quello che sta funzionando. Questi sono, secondo me, i principi da cui partire per costruire una buona comunicazione e una narrazione costruita sull’autenticità.” Conclusioni Sono certa che tutte le informazioni condivise da Assunta Corbo, che ringrazio, ti abbiano dato degli ottimi spunti e un nuovo punto di vista per scegliere come comunicare, anche attraverso il tuo podcast. Per approfondire l’argomento, ti consiglio la lettura del libro di Assunta Corbo, Empatia Digitale – Le parole sono di tutti, il contenuto è il tuo edito da Do it Human: un valido manuale di istruzioni per comunicare in modo costruttivo, online e offline.  Puoi, inoltre, seguire Assunta Corbo sui suoi canali social e sul suo sito www.assuntacorbo.com Avrai capito quanto costruire il proprio stile comunicativo sia davvero importante. Se hai già in mente un progetto per il tuo podcast ma non sai da dove iniziare, scrivimi per richiedere una consulenza personalizzata. Sarò felice di essere la tua Podcast Coach. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Sono una gran sostenitrice del podcast come strumento di marketing. Dopo tutto mentirei se dicessi il contrario. Ciò nonostante sostengo anche che il podcast non possa essere il tuo unico strumento di web marketing a sostegno del business. Potrebbe sembrare una dichiarazione assolutamente scontata. Eppure, uno degli errori più frequenti in cui mi sono imbattuta durante le mie consulenze di podcast con liberi professionisti è credere che il podcast da solo possa essere la chiave magica per raggiungere tutti gli obiettivi di business che ci si è prefissati. E magari usarlo per farci soldi. Sui vantaggi del podcast ne ho parlato spesso, ma ciò non toglie che il podcast sia uno dei tanti canali di comunicazione che completano l’ecosistema comunicativo del brand. Non l’unico. Ora vedremo perché il podcast non basta e cosa fare se stai avviando una nuova attività e vuoi partire dal podcast. Quali sono gli strumenti di marketing digitale Il digital marketing è il termine sotto il quale confluiscono tutte quelle attività di marketing che usano i canali web per lo sviluppo online del proprio business. Per chiarezza dunque, quali sono gli altri strumenti di web marketing a cui mi riferisco? Social Media marketing Tutte le piattaforme social usate per la condivisione di contenuti visual e testuali che nascono con l’obiettivo di instaurare relazioni, intrattenere, informare, dialogare con il pubblico in target. Tra i social network troviamo: FacebookLinkedinInstragamTikTokTwitterPinterestSnapchatBeReal SEO (Search Engine Optimization) Comprende tutte le tecniche di ottimizzazione del tuo sito web per migliorare il posizionamento sui motori di ricerca e attrarre traffico organico. È un processo lungo che riguarda diversi aspetti ma che nel tempo dà risultati duraturi. Si parla di SEO on Page riferendosi all’ottimizzazione dei contenuti presenti nel sito (testi, immagini, video) grazie a un appropriato uso di keyword e intenti di ricerca degli utenti su argomenti correlati al nostro business. La SEO off page riguarda le attività esterne al proprio sito e che puntano a migliorare l’autorevolezza (ad esempio i backlink) e aumentare così il posizionamento. I motori di ricerca infatti inseriscono tra i ranking anche l’autorità di un sito. Più i link in ingresso hanno valore, maggiore sarà il beneficio per il proprio sito. Infine la SEO tecnica punta all’ottimizzazione della struttura interna del sito, della costruzione dei link, della codifica delle pagine, la compressione delle immagini, ecc. Content Marketing Il marketing dei contenuti è una strategia prettamente digitale e si riferisce alla “creazione e distribuzione di contenuti di valore, pertinenti e coerenti per attrarre e trattenere un pubblico chiaramente definito…” così come lo definisce il Content Marketing Institute. In pratica parliamo di tutto ciò che riguarda la creazione e la condivisione di contenuti volti all’acquisizione e al mantenimento di clienti (cit. Scrivere per fare business – Michela Trada ed. Do it Human) e che ha un ruolo cruciale nel raggiungimento dei propri obiettivi di marketing. Gli strumenti di content marketing sono: articoli di blogvideo marketingpodcast marketinginfograficheebook e dispenselibri Email marketing Checché se ne dica, l’email è ancora lo strumento con il più alto tasso di redditività ed è anche quello attraverso cui si coltiva la community, si fidelizza e si converte. La newsletter è tra queste.  Advertising Oltre al traffico organico, anche il traffico a pagamento è uno strumento di marketing utile a raggiungere un pubblico più ampio. Social advertising, display marketing, SEM (search engine marketing) sono alcuni degli strumenti più diffusi, così come la pubblicità su podcast e grandi media.  Digital PR L’attività di digital PR (public relation) mira a promuovere un brand grazie alla visibilità ottenuta sui grandi media: magazine online, relazione con la stampa, comunicati stampa, influencer, guest post, blogger di settore.  Come hai notato, ho inserito il podcast tra gli strumenti del content marketing. L’ambito di applicazione però non è solo limitato alla diffusione di informazioni e notizie divulgative. Il branded podcast per esempio è lo strumento usato per rafforzare la brand awareness, fidelizzare gli utenti e far sentire la propria voce e il proprio punto di vista.  4 motivi per cui non basta il podcast come strumento di marketing Il podcast non è un canale di conversione diretta Prima di tutto perché per definizione, non è un contenuto commercial attraverso cui fare pubblicità sui nostri servizi e prodotti. In secondo luogo, per poter convertire è necessario avere una pagina di atterraggio in cui direzionare gli ascoltatori. Modalità di fruizione diverse Le persone hanno abitudini, stili di vita, preferenze molto diverse tra loro anche nel consumo dei contenuti. C’è a chi piace leggere un articolo di blog o una rivista di settore e c’è chi preferisce guardarsi un video su YouTube. C’è chi non ha tempo per fermarsi a guardare un video e sceglie il podcast per sfruttare i momenti di operatività a ridotta attività cognitiva. O ancora, lo stesso utente che bazzica su più canali web, può preferire il consumo di contenuti più veloci in alcuni momenti della giornata (ad esempio i social) e quello di contenuti più strutturati in momenti di relax (come il podcast e i video). Quindi, la nostra target audience potrebbe essere raggiunta in molti modi. Perché non sfruttarli? Multicanalità e podcast: come creare una strategia multi-channel Leggi tutto Più touchpoint più opportunità Tutti iniziamo in un invisibile percorso di marketing ogni volta che entriamo in contatto con un brand, chiamato Customer Journey. Per ogni stadio che attraversiamo deve esserci un touchpoint pronto a direzionare questo percorso. Se manca, qual brand ha perso un’opportunità. Immagina il podcast come il canale di ingresso verso il tuo percorso marketing: dove vuoi portare i tuoi ascoltatori una volta entrati? Come li fai passare allo step successivo per convertirli? Uno o più canali di nutrimento e conversione sono la risposta. Promozione dei contenuti Per promuovere un contenuto c’è sempre bisogno di un altro contenuto. Questa è la legge del content marketing. Se fai una puntata podcast ma nessuno sa che esiste, nessuno l’ascolterà. Come promuoverla? Usando altri canali di comunicazione. Questi sono i motivi principali per cui ritengo sia proficuo creare intorno al podcast un contesto di comunicazione coeso e coerente con i propri obiettivi di marketing. Social, newsletter, sito web, canale youtube, community, blog, canale Telegram, sono tutti elementi che fanno parte di questo contesto. Usare un solo canale non è mai la mossa vincente se vuoi lavorare al tuo personal branding e al tuo business, che sia il podcast o un altro strumento di marketing. Ma che fare se sei agli inizi della tua attività e vuoi partire dal podcast? Strumenti di marketing: da dove iniziare Il dubbio lecito di chi è in fase di avvio di un’attività di business è: da quali strumenti di marketing iniziare? Quando si è agli inizi le risorse economiche e organizzative possono essere limitate. Se sei freelance, oltretutto, molte delle attività ricadono sulle tue spalle. Quindi bisogna fare delle scelte. Gli strumenti di marketing digitale sono tanti e ognuno di essi ricopre un ruolo fondamentale nell’ecosistema comunicativo. Ma voglio rassicurarti. Non serve mettere in pista tutto subito, basta scegliere anche solo un paio di canali che ritieni essere nelle tue corde e nelle tue disponibilità. Il podcast è il canale di comunicazione che fa per te? Leggi tutto Se il podcast è uno dei canali di comunicazione che hai scelto di usare per promuovere il tuo brand è un ottimo punto di partenza. Tuttavia, il mio suggerimento è affiancarlo a qualche altro strumento di conversione. Il sito web, ad esempio è fondamentale per convogliare gli ascoltatori. Ti basta anche un semplice sito vetrina (o landing page) contenente le informazioni basilari per accogliere i tuoi visitatori: chi sei, cosa puoi fare per loro, come contattarti. I social network sono ormai di uso comune. Hai già un account “business” in cui promuovere il tuo personal brand o la tua attività? Sui social puoi attrarre potenziali ascoltatori verso il tuo podcast e viceversa portare gli ascoltatori a fruire di ulteriori contenuti specifici. Questo è ciò che si chiama strategia multi-channel. Insomma, riduci la distanza tra te e i tuoi prospect, ma soprattutto rendi il percorso di avvicinamento semplice e chiaro. Fatti trovare! Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Il libro Partire dal Perché di Simon Sinek non ha bisogno di molte presentazioni così come il suo autore. Speaker motivazionale e imprenditore britannico che ha lasciato il segno con il suo Ted Talks. Attualmente uno tra i più scaricati nel web. Il titolo originale è “Start With Why“. Un libro infatti che spiega perché alcune persone e aziende hanno più successo di altre. Lo fa partendo dal loro “perché“, la leva più potente per coinvolgere le persone. La trama di Partire dal Perché Il libro parte da un’analisi del motivo per cui noi, come tutti i consumatori, tendiamo a prendere decisioni. Solitamente pensiamo infatti di sapere determinate cose e sulla base di quelle agiamo, scegliamo. Se dovessimo tuttavia analizzare ogni singolo dato e sfaccettatura, prima di prendere una decisione, potremmo dire di essere certi di aver optato per la scelta migliore, di aver fatto la cosa giusta? Le analisi, appunto, portano a decisioni pressoché razionali. Per lo meno, le crediamo tali. Esse sono più spesso il frutto di un alcuni stili comunicativi delle aziende che intendono venderci i loro prodotti o servizi. Generalmente le vendite tradizionali si fanno seguendo queste metodologie: far leva sulle paure delle persone, come se il prodotto o servizio offerto potesse garantire protezione e risolverle;rendere il prodotto vantaggioso in termini di prezzo, le cosiddette offerte;voler emulare un personaggio pubblico che per esempio è testimonial dell’azienda venditrice;enunciando slogan informativi ormai di tempi passati, che non raccontano nulla di che, né sull’azienda, né sui prodotti o servizi che essa offre. In queste tipologie di vendita, è più spesso usata la manipolazione ma manca l’ingrediente principe attorno al quale Partire dal Perché crea l’aurea d’oro di interesse: l’ispirazione. Le tecniche elencate sopra portano in alcuni casi a dei clienti nuovi che, forse, in quel momento, trovano più vantaggioso il nostro prezzo o decidono di comprare il nostro prodotto sulla base di una percezione – o una deduzione – che sembra essere la migliore. Così facendo, le aziende dovranno continuamente inventarsi qualcosa per attirare l’attenzione del consumatore ed emergere sulla concorrenza. Ispirare le persone è tutt’altra faccenda: crea una relazione di lunga durata con il cliente, un attaccamento al brand, ai valori che condividerà egli stesso. Sarà disposto anche a pagare un prezzo maggiore rispetto a quello dei competitors, perché il valore percepito sarà superiore. Come si fa ad ispirare le persone? Ispirare le persone è una dote innata o si può imparare a farlo? Alcune persone usano questa tecnica senza nemmeno sapere che esiste. Altre la imparano e capiscono la differenza sostanziale tra manipolare ed ispirare. Simon Sinek nel suo famoso Ted Talk intitolato “The Golden Circle” spiega in modo affascinante come raccontare qualcosa alle persone ed ispirarle. Disegnando tre cerchi concentrici, la nostra presentazione toccherà tre livelli: The Golden Circle (immagine royalty free) quello più esterno (What) descriverà in generale cosa facciamo, qual è la nostra attività;il secondo livello parla di come lo facciamo (How) e sostanzialmente rappresenta i nostri USP (Unique Selling Point), quelli che davvero dovrebbero differenziare la nostra società o noi stessi;il cerchio più piccolo, centrale (Why) è il cuore del nostro speech e parla del perché lo facciamo, non solo quale scopo vogliamo raggiungere ma anche perseguendo quale ideale. Ogni leader che abbia la capacità di ispirare parla partendo dal cuore del Why e proseguendo verso l’esterno, dove il come e il cosa sono delle conseguenze. Quello che si costruirà con discorsi che siano in grado di ispirare le persone non sarà una base clienti bensì un vero e proprio seguito, una sorta di community di persone fedeli. Il Golden Circle permette di costruire connessioni con le persone, a livello emozionale. La mia recensione di Partire dal Perché Quando pensiamo al Golden Circle ed a Partire dal Perché la connessione con Steve Jobs è immediata. Ne parla Simon Sinek nelle primissime pagine del libro e non possiamo non ritrovare la sua voce e il suo “Stay hungry, stay foolish” tra le pagine. Apple non rappresenta un computer, Apple rappresenta un modo di pensare e di essere differente. Leggendo Partire dal Perché ho ripensato molto al modo in cui prendo solitamente le mie decisioni, in termini d’acquisto. Mi sono resa conto di quante siano le occasioni in cui effettivamente io faccia parte di un insieme di persone che vengono amabilmente manipolate. Saperlo mi da una nuova consapevolezza nel fare delle scelte. Così come mi mette in guardia da chi promuove smodatamente un Why cercando di far breccia nelle emozioni. Questa lettura mi ha aiutata a trovare una sorta di “quadra” in quanto realmente, essere convinti delle proprie scelte corrisponda ad un equilibrio tra il “sentire” di aver fatto il giusto acquisto e condividere gli obiettivi e gli ideali dell’azienda da cui abbiamo comprato. Declinando il Golden Circle in ambito aziendale, è necessario che l’effetto del Perché si propaghi nel tempo come il flusso delle onde, incessantemente. Assumere persone che devono essere motivate è differente dall’assumere persone che sono motivate di per sé e che è necessario ispirare, continuamente nel tempo. Un’azienda sana inoltre non sarà composta unicamente da persone visionarie. Queste dovranno essere affiancate da chi conosce il Come. Era il caso di Apple, in cui il visionario e il comunicatore era Steve Jobs mentre il How era il suo socio Steve Wozniak, co-fondatore di Apple. A chi consiglierei questo libro? Alle persone che vogliono affermare il proprio brand, a chi è a capo di un team, ad imprenditori ed imprenditrici, ad oratori e in generale a chiunque voglia essere ascoltato. Consiglierei questo libro a chiunque abbia l’obiettivo di parlare a una o più persone con l’intenzione di trasferire ciò in cui crede, non meramente vendere. Frasi indimenticabili di Simon Sinek “Le grandi compagnie non assumono bravi lavoratori e li motivano, ma assumono persone motivate e le ispirano.”“Le persone non comprano quello che facciamo, comprano il perché lo facciamo. Come lo fai dimostra semplicemente ciò in cui credi.”“L’obiettivo non è fare affari con tutti coloro che hanno bisogno di ciò che vendi. L’obiettivo è fare affari con persone che credono in ciò che hai.” Letture e Podcast consigliati Se hai intenzione di leggere Partire dal Perché (o lo hai già letto), la lettura successivamente immediata che ti consiglio è Trova il tuo perché sempre di Simon Sinek. Un altro interessante volume scritto dal medesimo autore è “Ultimo viene il leader” in cui oggetto di discussione è il team: perché alcuni team funzionano ed altri no. Questa volta, eccezionalmente, anziché suggerire un podcast specifico, mi sento di parlare del sito da cui personalmente non manco mai di trarre ispirazione: ted.com. A questo link è possibile scaricare delle playlist come gli 11 imperdibili Tedx che hanno segnato la storia dei Ted Talks, piuttosto che la playlist dei 25 video di Tedx più condivisi e discussi. Tra questi proprio quello di Simon Sinek: The Golden Circle. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Lo sapevi che gli elementi visivi di un podcast sono importanti? Anzi, lo sono così tanto che non puoi sbagliarli. Devono essere scelti con cura.   Capisco che ti possa sembrare un paradosso accostare l’aggettivo visivo ad un podcast, cioè un contenuto audio. Eppure, sono di fondamentale importanza in quanto sono anch’essi strumenti capaci di ingaggiare i tuoi ascoltatori. In particolare, aumentano la visibilità del tuo podcast sulle piattaforme di ascolto e nei motori di ricerca. Non sono risultati di poco conto. Nel podcast, come in ogni altro mezzo di comunicazione, aumentare la visibilità dei contenuti è strategico in quanto questi rivestono un ruolo centrale nella strategia di digital marketing che abbiamo deciso di adottare. I contentuti sono il cuore. Sono il valore aggiunto che ci permette di avvicinare le persone al nostro brand. Nelle puntate precedenti di Podcast per il Business abbiamo visto come il podcast può diventare un asset del nostro business. Rende infatti i contenuti disponibili e fruibili per molto tempo. Dobbiamo, tuttavia, superare una barriera iniziale. Se sui social network l’utente consuma i contenuti in modo passivo, per mano di un algoritmo che li propone in base ai suoi interessi, nel caso del podcast è l’ascoltatore che sceglie cosa ascoltare in modo consapevole.   Farci scegliere dal nostro ascoltatore è la sfida. Ecco perché in questo articolo voglio svelarti quelli che per me sono tre elementi visivi che non puoi assolutamente sbagliare: titolo;copertina;descrizione. Ingaggiare visivamente i nuovi ascoltatori Il podcast non è un programma radiofonico che passa in diretta a cui assistiamo passivamente. Come quando gironzoliamo per una libreria in cerca di un libro che ci ispiri, anche per il podcast, questi sono gli elementi visivi più importanti grazie ai quali una persona decidere se avvicinarsi a noi.   Potremmo anche aver creato contenuti di grande valore nel nostro podcast ma se non studiamo un titolo accattivante, una copertina che attiri l’attenzione e una descrizione esaustiva capace di incuriosire, beh, ci stiamo giocando un’opportunità.  Io dico sempre che il podcast è un prodotto commerciale a tutti gli effetti. Generalmente gratuito ma pur sempre un prodotto a scaffale che può essere scelto oppure no. Nessun prodotto commerciale si presenta al pubblico senza un nome, senza una veste grafica o un packaging, e tanto meno senza una descrizione che spieghi cos’è e cosa contiene.  1. Il titolo Il titolo del podcast è il naming del nostro prodotto. Esprime l’identità, le caratteristiche e il posizionamento. Trasmette un messaggio immediato. A volte esplicito, altre volte più evocativo ma senza dubbio chiaro e diretto. Porta con sé significati, concetti e sfumature dell’argomento che tratta. Proprio quella linea di colore che potrebbe differenziarci da un altro podcast che tratta il medesimo argomento. A a volte non è semplice scegliere il titolo di un podcast. Un suggerimento è quello di isolare il fulcro del messaggio: l’elemento su cui porre l’attenzione. In poche parole deve racchiudere un concetto immediato. Ecco perché a volte la ricerca del titolo giusto può essere più lunga e difficile del previsto. Spoiler: nelle prossime puntate vedremo anche quali sono alcune caratteristiche di un buon titolo. 2. La copertina del podcast Discorso analogo riguarda la grafica di copertina. Prendiamo sempre come esempio quello che succede con un prodotto commerciale che viene lanciato sul mercato. Quante volte hai sentito parlare dell’importanza che il packaging ricopre nella sua promozione? Non svolge solo un ruolo funzionale. È strategico per il posizionamento e per la comunicazione del prodotto stesso. Deve raccontare al consumatore qualcosa. Essere capace di attrarre e trasmettere un messaggio sensoriale oltre che estetico.  Se parliamo di podcast, il packaging equivale alla sua copertina. Deve essere capace di ingaggiare le persone perché comunica un messaggio e questo deve essere coerente con il significato che vuoi dare al tuo podcast. Penso che la copertina sia l’ingrediente che esplicita ed esalta, allo stesso tempo, il significato del titolo stesso.   Di fatto, la copertina è un elemento visivo assolutamente complementare al titolo, laddove questo non sia di immediata comprensione. 3. La descrizione La descrizione del podcast è in ordine di rilevanza l’ultimo elemento visivo che può catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Non per questo il meno importante. È anzi, a mio parere, una parte essenziale di un podcast. Ed è quella immediatamente visibile dopo gli altri due.  Esattamente come quando entriamo in una libreria: prima ci attirano il titolo e la copertina, poi leggiamo la descrizione nella quarta di copertina.  Se quello che c’è scritto ci incuriosisce e ci fornisce quei pochi, ma giusti, elementi per capire se quel prodotto fa davvero al caso nostro, meriterà la nostra attenzione. A quel punto, è fatta.  Dunque, cosa scriviamo nella descrizione del nostro podcast per agganciare davvero l’interesse di un potenziale ascoltatore? Ricordi quando ti ho parlato di value proposition del podcast? In sintesi, la descrizione dovrebbe racchiudere i 3 elementi principali del nostro podcast: il target;l’argomento; la promessa che facciamo all’ascoltatore.  In poche parole, tutto ciò che serve all’utente per sentirsi stimolato all’ascolto. Per cui non c’è niente di più chiaro della value proposition da scrivere nella descrizione che abbiamo a disposizione per far conoscere il nostro prodotto.  Attenzione! Mi riferisco alla descrizione di tutta la serie, non a quella delle singole puntate. Queste ultime, naturalmente, saranno scritte seguendo una logica simile ma si riferiranno essenzialmente all’argomento specifico della puntata in questione.  Ora, per capire quanto questa triade di elementi: titolo, copertina e descrizione possa influenzare o meno la scelta di un ascoltatore, che ne dici di fare anche tu una prova? Vai sulla piattaforme di ascolto che utilizzi abitualmente e scorri, in una categoria di tuo interesse, i podcast che compaiono in elenco. Prova a riflettere su quali di questi cattura di più la tua attenzione.  Poniti queste semplici domande: quali caratteristiche noti? Su cosa ti sei soffermato? Questo è un ottimo esercizio per applicare lo stesso concetto sul tuo podcast se stai pensando di progettarne uno. Tanto più sei nuovo/a nel mondo del podcasting, tanto più devi conquistarti dei nuovi ascoltatori! Tengo a sottolineare che questi tre elementi visivi – copertina, titolo e descrizione – non sono gli unici decisivi per ingaggiare gli ascoltatori e farci scegliere. È ovvio che hanno un impatto altrettanto decisivo la notorietà dell’autore, le recensioni, magari il consiglio di un amico. I 3 elementi visivi di cui ti ho parlato in questo articolo sono, tuttavia, fondamentali sia in fase di progettazione del tuo prodotto audio, sia per capire se quel libro può interessarci oppure no. Ricordi l’esempio della libreria? Bene, adotta questa tecnica anche nel podcast. Se sei interessato a creare un tuo podcast personale, segui tutte le puntate di Podcast per il Business. E se ti va l’idea di conoscermi un po’ di più, passa a trovarmi su Instagram o Linkedin, dove condivido tips su questi temi. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Il topic cluster è una tecnica usata in ambito SEO (Search Engine Optimization) per organizzare i contenuti di un sito web e ottimizzarli per i motori di ricerca. Se hai un blog è probabile che tu abbia sentito parlare di questo metodo. Quello che forse non sai è che puoi applicare questa tecnica SEO anche nel tuo podcast, con i dovuti accorgimenti. Di SEO e Podcast ne abbiamo già parlato ampiamente sia in questo blog che in due episodi del mio podcast, precisamente nell’episodio 27 in un’intervista a Luisella Curcio, Consulente SEO e Podcaster, e nell’episodio 28 quando ho parlato di ottimizzazione dei contenuti. Se non li hai ancora ascoltati ti consiglio di recuperarli così avrai una panoramica più completa dell’argomento. In questo articolo ci concentreremo su come organizzare e ottimizzare i contenuti del tuo podcast, usando una tecnica efficace chiamata Topic Cluster Model, utile soprattutto a chi ha un podcast divulgativo e continuativo che tratta argomenti attinenti al proprio business. Cos’è il Topic Cluster Model Come ho scritto all’inizio, il Topic Cluster Model è una tecnica molto usata in ambito SEO perché  ti permette di classificare gli argomenti del tuo sito in modo da creare una struttura gerarchica di contenuti facilmente navigabile e intuitiva sia per il lettore che per i motori di ricerca. È un modello che riguarda quindi in modo specifico i siti web. Quello che però ho compreso e analizzato lavorando su diversi progetti è che questa tecnica si può adattare anche alla creazione dei piani editoriali del podcast, migliorando sia il suo posizionamento sui motori di ricerca che la fruizione dei contenuti da parte degli ascoltatori. Per spiegarti meglio come puoi usare questa tecnica nel podcast faccio prima una breve spiegazione del modello applicato a un sito web e poi analogamente trasferiamo questo metodo nel podcast. Il modello si compone di 3 elementi fondamentali: Le pillar page I cluster content I link interni. SEO e Podcast: gli impatti sul posizionamento online Leggi tutto Le pillar page, chiamate anche pagine pilastro, sono contenuti che trattano in modo ampio e generale un argomento centrale del tuo sito web. Danno quindi una panoramica completa dell’argomento. Sono pagine o post blog piuttosto articolati e lunghi che fungono da base per altri articoli correlati più approfonditi. I cluster content sono proprio gli articoli correlati alla pillar page che approfondiscono ed entrano più nel dettaglio dell’argomento. Di solito questi contenuti rispondono a chiavi di ricerca a coda lunga, cioè più specifici rispetto a una keyword generica. I link interni, lo dice la parola stessa, sono tutti i collegamenti tra pagine pillar e cluster article che si inseriscono all’interno dei testi per dare all’utente la possibilità di ampliare la conoscenza su un argomento di interesse. In un sito web possono esserci quindi un numero definito di pillar page che trattano gli argomenti centrali del tuo business e poi una serie di articoli cluster che approfondiscono questi temi. La tecnica Topic Cluster applicata al podcast Ora, se volessimo trasferire questo metodo nell’ottimizzazione dei contenuti di un podcast, la logica è pressoché la stessa. Si tratterà di creare degli episodi pilastro, degli episodi cluster di approfondimento a quello principale e poi tutta una serie di rimandi e collegamenti che aiutano l’ascoltatore a recuperare facilmente altre informazioni correlate allo stesso argomento. Certo, questa è una tecnica che non si può applicare a tutti i tipi di podcast, perché se stai creando ad esempio un genere narrativo, questa tecnica ha poco senso. Però è molto utile se invece stai creando o vorresti creare un podcast divulgativo con contenuti informativi o educativi. Di solito, quando facciamo content marketing, e quindi Podcast Marketing, in qualunque settore si operi, ci sono sempre 4 o 5 argomenti chiave su cui si basa la nostra comunicazione. Questi sono i nostri pillar, cioè i contenuti fondamentali che definiscono la struttura portante del nostro messaggio. Da questi derivano contenuti più specifici che entrano in profondità e ampliano gli argomenti. Immagina una struttura ad albero, in cui il tronco è il messaggio principale del tuo podcast, da esso si estendono 5 o 6 rami grossi che sono i tuoi argomenti fondamentali che si ramificano a loro volta in cluster topic. Esempio di Topic Cluster per podcast Se vogliamo fare un esempio pratico, la puntata sviluppata su questo articolo e che puoi ascoltare nel player in alto è l’episodio cluster della puntata pillar n. 27 su SEO e Podcast dove io e Luisella parliamo in modo completo ma non approfondito di tutte le implicazioni della SEO nel Podcast e viceversa. Nella puntata 28 ho invece approfondito l’argomento sull’ottimizzazione dei contenuti e nella puntata 30 ti parlo della struttura del piano editoriale in ottica SEO. Affronto dunque il tema in modo molto più dettagliato, cosa che non avrei potuto fare nell’episodio 27: sarebbe stato lunghissimo e forse poco utile. Allo stesso tempo, citandoti i vari episodi ad esso collegati, ho creato dei link interni, ovvero dei rimandi ad altri episodi. Li potrai ascoltare per avere una panoramica più ampia e dettagliata dell’argomento SEO e Podcast. I link veri e propri, li puoi inserire nella descrizione dell’episodio. In modo l’ascoltatore avrà tutti gli strumenti necessari per accedere alle informazioni che gli servono. Crea una content strategy Diciamo che a livello organizzativo è tutto sommato un’attività piuttosto semplice. Ciò che in realtà presuppone l’adozione del Topic Cluster Model è un’accurata pianificazione delle parole chiave e dei contenuti, nonché la creazione di una struttura di navigazione logica per il cluster.  In pratica ti serve una strategia, meglio ancora se fatta insieme a un consulente SEO. Tuttavia, se vuoi cominciare a strutturare i tuoi contenuti già in questa ottica organizzativa posso darti alcuni suggerimenti per partire. Per prima cosa mappa 5 o 10 problemi macro che riscontra la tua audience. Se hai già una tua attività di business saprai già quali sono i bisogni principali del tuo target. Puoi partire da quelli. Questa se vuoi è la fase più delicata perché richiede una visione strategica del tuo business e una conoscenza approfondita delle tue buyer personas. Il secondo step è quello di classificare ciascun bisogno in macro argomento. Dopo di che, fai una ricerca di parole chiave per ciascun argomento. Tira fuori le keyword correlate, in modo che i tuoi contenuti rispondano a intenti di ricerca specifici e a coda lunga. Infine mappa tutti i contenuti correlati che possono derivare da ciascun argomento principale. Crea una struttura di sotto-temi che puoi sviluppare per approfondire i vari argomenti. Per fare questa attività può esserti utile usare una mappa mentale, in modo da avere uno schema grafico immediato. Successivamente, però, ti consiglio di usare un foglio excel per strutturare tutti i contenuti. Così avrai una visione chiara e definita degli episodi pillar, dei relativi episodi cluster e dei vari link interni tra di essi.  Ammetto che inizialmente può essere un lavoro complesso. Ma ti assicuro che farlo in fase di progettazione di un podcast ti aiuta ad avere una visione più chiara di tutto il tuo progetto. Avrai meno difficoltà a creare contenuti nel tempo perché il grosso del lavoro sarà già fatto a monte. Inoltre fare una content strategy di questo tipo ti aiuta anche a comunicare meglio i tuoi contenuti sui vari canali e, se hai già un tuo sito, portare questa struttura nel tuo blog. Ribadisco però che il supporto di un consulente SEO a tal proposito è la scelta migliore da fare. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Una decina d’anni fa forse nessuno in Italia avrebbe saputo spiegare cosa fosse un corporate podcast. Anzi, a dirla tutta forse neanche cosa fosse un podcast in generale. Eppure oggi questo media, apparentemente così giovane, sta avendo il suo picco di popolarità, come indicano i report annuali di statistica. Non sorprende, quindi, che piccoli e grandi brand stiano iniziando a inserirlo nella loro strategia di comunicazione.  Di fatto, i podcast si stanno rivelando utili per ampliare il proprio pubblico di riferimento, presidiare nuovi contesti comunicativi e migliorare la brand awareness verso i potenziali clienti. Ma pochi sanno che possono anche supportare le aziende nel favorire una migliore comunicazione interna.  I corporate podcast sono una risposta efficace proprio alle nuove esigenze comunicative che i modelli organizzativi odierni hanno fatto emergere con l’adozione di smart e remote working. Un’applicabilità sicuramente più estesa e interessante di quella a cui siamo abituati. Come un’azienda può usarlo e con quali vantaggi? Te ne parlo in questo articolo portandoti esempi utili da cui trarre spunto. Cos’è il corporate podcast Partiamo col dire che il corporate podcast è un contenuto audio ad uso interno destinato a collaboratori e manager di vari livelli gerarchici. È un podcast aziendale privato fruibile esclusivamente attraverso canali riservati, come ad esempio: intranet aziendale;piattaforme proprietarie;piattaforme di e-learning.  A differenza del Branded Podcast che si rivolge a un pubblico esterno e ha come obiettivo quello di promuovere l’immagine aziendale, il corporate podcast ha ambiti di applicazione più funzionali. In particolare è usato per: diffondere conoscenza;promuovere la cultura aziendale;creare engagement tra i dipendenti;trasferire messaggi e informazioni chiare a tutta la popolazione aziendale.  Dunque è un canale di comunicazione interna particolarmente interessante per HR Manager e per chi è responsabile della gestione formativa e informativa aziendale. Soprattutto se consideriamo come sono cambiati i modelli organizzativi con l’estensione dello smart working. Perché usare un podcast aziendale per la comunicazione interna? Le caratteristiche del podcast, in termini di fruibilità, distribuzione e capillarità, lo rende adatto ad assolvere le esigenze comunicative delle aziende odierne. Arriva in modo agile dove altri canali non arrivano. Il modo di lavorare è cambiato, così come i modelli di comunicazione e quelli organizzativi. Il nostro modo di interagire con i colleghi è diverso e abbiamo un diverso approccio alla tecnologia. Non a caso, secondo gli osservatori più autorevoli e Forbes, la trasformazione digitale è uno dei principali trend HR per il 2022. Il lavoro da remoto ha decentralizzato tante attività e ha reso necessaria una grande capacità di comunicazione interna. Allo stesso tempo ha creato un distacco sociale collettivo che ha alzato una sorta di barriera invisibile tra le persone. Cosa impensabile fino a un paio di anni fa, quando la condivisione era il cuore pulsante delle relazioni professionali e personali.  Vivere in un contesto simile significa prendere atto del fatto che non è possibile interagire direttamente con tutta la popolazione aziendale con le stesse modalità del passato. Ripristinare lo stesso clima di interazione e coinvolgimento di un tempo, adattandolo alle nuove metodologie di lavoro – in smart working o miste – è oggi una sfida ancora più grande. Se già è difficile farlo in contesti piccoli, immaginiamo come questo possa essere attuato in un contesto complesso e multiforme come quello delle grandi aziende, in cui spesso i dipendenti sono dislocati in aree geografiche molto distanti tra loro. È chiaro, quindi, quanto sia fondamentale il ruolo della comunicazione interna per restare aggiornati sulle attività, sugli obiettivi e sulla strategia dell’azienda, ma soprattutto per mantenere alta la motivazione dei dipendenti. Un buon flusso comunicativo rafforza i legami, diffonde la cultura e i valori dell’azienda, migliorandone l’immagine e la credibilità.  Diciamo che svolge anche un ruolo sociale. La qualità della comunicazione aziendale interna impatta in modo diretto e deciso anche sul clima generale in cui si lavora. Di conseguenza, anche sui risultati che si raggiungono. Ho sempre immaginato i flussi comunicativi di un’azienda come una linfa. Parte dalle radici, che possiamo paragonare al management, e raggiunge capillarmente ogni singola foglia, cioè ogni singolo collaboratore, e poi ritorna in modo circolare. La linfa è un nutrimento e, se mai dovesse mancare, la pianta ne morirebbe. Così come l’azienda subirebbe seri danni se la comunicazione non raggiungesse capillarmente tutta la rete di dipendenti. Questo può accadere quando gli strumenti che si sono sempre usati, per esempio, non sono più adeguati al contesto attuale. Ma è proprio qui che il corporate podcast può subentrare. Come usare il podcast aziendale interno Ecco alcuni modi in cui è possibile usare il corporate podcast in azienda: per attività formative, come ad esempio l’e-learning, una delle modalità più usate e più diffuse. Spesso i contenuti audio possono essere usati ad integrazione di altri percorsi di formazione, sotto forma di approfondimenti, follow-up o esercizi individuali.Per informare i dipendenti su alcune iniziative o progetti posti in atto dall’azienda.Per creare un percorso conoscitivo dell’organizzazione, della struttura e della cultura aziendale. Per esempio per i nuovi dipendenti, come fosse un vero e proprio servizio di accoglienza per chi inizia a lavorare in azienda e ancora non conosce come è organizzata. Per includere nelle attività aziendali tutti quei dipendenti che, per via della natura del lavoro che svolgono, sono ubicati presso gli stabilimenti, nei punti vendita o viaggiano sul territorio. Un modo per sentirsi parte del grande team. Per divulgare procedure interne, condividere best practice o principi di etica aziendale.  Questi sono solo alcuni esempi che, tuttavia, rendono l’idea dell’applicabilità di un corporate podcast come strumento di comunicazione interna.  La produzione di contenuti audio aziendali può essere gestita da personale interno all’azienda supportato da professionisti esterni per le fasi più tecniche, oppure commissionata interamente. A seconda poi delle finalità e dei contenuti, il corporate podcast può avere portare voce dei propri dipendenti o dell’amministratore delegato oppure quella di speaker professionisti. In ogni caso, la scelta migliore dipenderà dal progetto stesso. Vantaggi del corporate podcast I vantaggi che derivano dall’utilizzo del corporate podcast sono diversi: i podcast umanizzano il contenuto. Non c’è niente da fare, la voce ha il potere di connettere emotivamente le persone, molto più di una mail o di una circolare interna. Questo tipo di connessione sarebbe già sufficiente ad accorciare quella distanza sociale di cui parlavo prima.Facilità di fruizione: i podcast per definizione sono on demand e nomadici, cioè possono essere ascoltati anche in contesti diversi da quelli lavorativi, per esempio mentre si è in viaggio. Immaginate un commerciale o un capo area che è in continuo movimento, magari in macchina, tra un cliente e l’altro o tra i punto vendita. Potrebbe sfruttare gli spostamenti per tenersi aggiornato con le informazioni dell’azienda e sentirsi parte della squadra, anche a distanza.Facilità di gestione: possono essere raggruppati per tematica di interesse, per progetti o finalità, costruendo una comunicazione più ordinata e fruibile. Ben catalogata, in sostanza.Misurazione degli ascolti: rispetto a tanti altri strumenti come le mail, gli articoli del blog aziendale, ecc… è più facile misurarne la fruizione. Un metodo utile per capire quanto la comunicazione prodotta arriva alle persone, di conseguenza, quanto viene fruita.  Diventa, di fatto, un canale riservato a chi è abilitato e rafforza il legame tra i dipendenti stessi perché crea anche quel senso di community.  I contenuti audio per l’azienda, creati ad hoc da professionisti, permettono di parlare a tutti i collaboratori in una modalità decisamente più vicina e flessibile rispetto ad altri strumenti di diffusione delle informazioni tradizionali.  Conclusioni Insomma, i vantaggi non mancano e sono tante le applicazioni di un podcast aziendale per migliorare la comunicazione rivolta a tutti i collaboratori. Una carta in più da giocare per migliorare sia la qualità del lavoro che i risultati. Oltretutto, potresti fare la differenza e venire incontro ai nuovi bisogni dei tuoi collaboratori.  Se sei un manager o un imprenditore e vuoi accorciare le distanze tra azienda e dipendenti, posso aiutarti a integrare il corporate podcast nella tua strategia di comunicazione per evolvere e migliorare l’engagement dei collaboratori. Contattami direttamente scrivendomi a ester@estermemeo.it per una call gratuita. Sarò lieta di aiutarti. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Ha senso creare un sito web per il podcast: sì o no? Sono la prima ad essermi interrogata su questo tema quando ho creato il mio primo show. Da allora ho sperimentato, analizzato, testato diverse alternative, e alla fine sono arrivata alla conclusione che sì, creare un sito web per ospitare il tuo podcast è senza dubbio una scelta strategica. I vantaggi sono tanti, specialmente se vuoi usare il podcast marketing come asset strategico per il tuo business. Creare un sito web per il podcast ti permette di: accogliere e comunicare con i tuoi ascoltatori incrementare il traffico organico raccogliere dati utili alle tue strategie di marketing offrire altri contenuti di valore monetizzare il tuo podcast. Approfondiamo insieme questi punti. I vantaggi del creare un sito web podcast Il sito web è uno dei canali di comunicazione fondamentali per un brand, anche in ottica di strategia multi-channel. Multicanalità e podcast: come creare una strategia multi-channel Leggi tutto Se mi segui da un po’ sai che uno dei miei pilastri è strutturare un ecosistema comunicativo che possa aiutarti ad amplificare le tue opportunità commerciali in modo sostenibile. Diversificare anziché avere una sola fonte di traffico. In altre parole, podcast e sito web sono un ottimo connubio, anche perché si coadiuvano a vicenda. Vediamo come. Creare un sito web per accogliere i tuoi ascoltatori Se i tuoi ascoltatori vogliono sapere qualcosa in più su di te e il tuo progetto, senza dubbio la prima cosa che fanno è cercarti sul web. Ancora prima dei social, il sito web è il canale principale che un utente naviga per approfondire la tua conoscenza. Qui puoi accentrare tutte le informazioni che ti riguardano: chi sei, di cosa ti occupi, quali altri podcast o progetti porti avanti, cosa offri loro. È una casa virtuale in cui accogliere i tuoi ospiti ed è l’ingresso principale attraverso cui gli ascoltatori entrano nel tuo mondo. Dal sito, le persone possono accedere ad altri tuoi contenuti e risorse, scoprire altri canali, entrare nel tuo funnel marketing e iscriversi alla tua newsletter. Nel creare il sito web, assicurati di avere una pagina in cui racconti il tuo progetto podcast, i temi che tratti e anche il player per ascoltare direttamente le tue puntate. Indica infine in che modo possono comunicare con te. Questo è un aspetto importante per creare una community. Migliorare il posizionamento SEO del podcast Come si posiziona un contenuto audio nella SERP di Google? Ad oggi è ancora necessario sfruttare i testi scritti per rendere visibili i nostri contenuti nei motori di ricerca. Per cui, al di fuori delle piattaforme di ascolto, bisogna fare in modo che il podcast venga scoperto dagli utenti attraverso l’uso della SEO.  Tutto ciò che è testuale va ottimizzato con l’uso di parole chiave affinché i contenuti vengano proposti da Google in risposta agli intenti di ricerca degli utenti.  SEO podcast: come aumentare la visibilità sul web Leggi tutto Cosa c’è di testuale in un podcast? Titoli e descrizioni delle puntate sono le prime cose da ottimizzare in ottica SEO. Ma non basta. Google lavora per offrire la migliore risposta alle domande degli utenti di sicuro un contenuto corposo ed esaustivo si posiziona meglio di una semplice descrizione ottimizzata.  Questo significa che il sito web diventa un canale utilissimo per incrementare il traffico organico verso i propri canali.  Pagine del sito contenenti note e trascrizioni delle puntate scritte in chiave SEO possono aiutarti a comparire tra i risultati di ricerca. E a quel punto, anche i visitatori del sito possono diventare ascoltatori del podcast.  Analizzare il traffico organico Il traffico che transita sul sito web è facilmente monitorabile dagli analytics e in termini strategici questo è un fattore da non sottovalutare.  Creare un sito web legato al podcast ti permette di capire quali temi e puntate hanno maggiore impatto di altri e qual è il comportamento degli utenti. Puoi monitorare quali pagine vengono visitate e quali altre risorse sono scaricate. Tutte informazioni utili a gestire il tuo posizionamento e la tua strategia di marketing.  Creare un sito web per monetizzare il podcast Monetizzare un podcast non è semplice. Serve avere una community disposta a supportare il tuo lavoro, servono ascolti e quindi serve tempo.  La monetizzazione può essere diretta (ad esempio operando come publisher o usando piattaforme di crowdfunding come Patreon o Tipeee) oppure indiretta. La modalità indiretta sfrutta l’inbound marketing per convertire potenziali ascoltatori. Questi ultimi, una volta sul sito, possono innescare un percorso di customer journey e infine acquistare i tuoi prodotti o servizi. Dunque creare un sito web per il podcast ti permette di monetizzare sia i contenuti che convertire gli ascoltatori in clienti.  Meglio creare un sito web podcast dedicato o legarlo al sito personale? La risposta diretta è dipende: dal progetto, dagli obiettivi, dalle risorse. Un sito web ha bisogno di attenzioni continue affinché produca i risultati attesi. Crearne uno separato dal tuo sito web personale potrebbe essere un lavoro aggiuntivo e una dispersione di energie e di traffico organico.  Ma è ovvio che per prima cosa dovrai stabilire qual è la tua strategia legata al podcast e al sito web. Spesso è sufficiente creare una landing page ottimizzata all’interno del proprio sito personale per migliorare il posizionamento del podcast. Anzi, questa soluzione è auspicabile qualora il tuo podcast sia creato a supporto del tuo brand.  Diversa invece è la situazione in cui il podcast è un progetto a sé stante e non hai né la volontà né la possibilità di legarlo ad un sito web personale. In questo caso potresti creare un one-page site come quelli realizzabili con Carrd.co, oppure un sito WordPress più strutturato. Al suo interno inseriremo tutte le informazioni del podcast, i tuoi contatti e tutto ciò di cui abbiamo parlato in questo articolo.  Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Trovare la frequenza ideale di pubblicazione di un podcast è un gioco di equilibri. La decisione deve tenere conto di diversi fattori, tra cui: il tipo di contenuto il pubblico a cui si rivolge il tempo e le risorse necessarie per preparare il contenuto gli obiettivi di progetto che ti sei posto la tipologia di format podcast scelta la durata dei singoli episodi. Una delle leve che ti consiglio di tenere conto è l’impatto che la frequenza di pubblicazione può avere sull’engagement della tua target audience. La costanza è un elemento importantissimo per fidelizzare il pubblico e lo è anche il non deludere le aspettative.  Se per esempio diciamo ai nostri ascoltatori che uscirà una nuova puntata ogni settimana, ci stiamo prendendo un formale impegno verso di loro. Certo, nessuno ci verrà mai a rimproverare se disattendiamo queste aspettative, ma di sicuro sarà molto più difficile fidelizzare gli ascolti se non rispettiamo un calendario editoriale che noi stessi abbiamo dichiarato.  Il pubblico è il vero protagonista del podcast e senza pubblico non avrai ascolti, che sono una condizione necessaria per raggiungere i tuoi obiettivi. Ecco perché tra i fattori che ti ho citato all’inizio ci sono anche gli obiettivi.  Obiettivi di marketing e di podcast: perché è importante allinearli? Leggi tutto Oltre a questo ti suggerisco di valutare molto bene quanto tempo puoi dedicare alla preparazione di ciascuna puntata e di quanto può costarti produrla, in termini di impegno e di budget, se per esempio deleghi parte del lavoro di produzione. Per cui non esiste una regola fissa per stabilire la frequenza di pubblicazione di un podcast. Tutto va valutato in base al tipo di podcast che stai realizzando. E questa è una valutazione che va fatta già in fase di progettazione, non a produzione terminata. A tal proposito, ti sarà utile redigere il Podcast Model Canvas, uno schema sintetico in grado di darti una visione d’insieme immediata sugli effort necessari a realizzare un podcast e fare le scelte migliori rispetto alle tue esigenze e disponibilità. Puoi scaricare gratuitamente il Podcast Model Canvas a questo link. Cos’è il Podcast Model Canvas? Leggi tutto Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Per podcast marketing si intende l’uso di contenuti audio come strumento per accrescere il proprio business. Una strategia che si sta rivelando vincente, sia per l’impatto del podcast sul mercato italiano, sia per la natura stessa del mezzo. Negli ultimi anni il podcast in Italia ha raggiunto tassi di crescita tra i più alti della comunicazione digitale, in termini di produzione e ascolti, aprendo così nuove opportunità per aziende e liberi professionisti. I brand più attenti hanno cavalcato l’onda e hanno sfruttato questo nuovo media a loro vantaggio per presidiare piattaforme non ancora affollate. Se stai leggendo questo articolo forse non sei ancora tra questi, ma l’argomento ti interessa e vuoi capire come e perché il podcast è uno strumento da prendere in considerazione se hai un business. Fare marketing con il podcast ha i suoi vantaggi. Come vedremo, le caratteristiche intrinseche del podcast lo annoverano di fatto come un format del tutto nuovo, capace di colmare gap di fruizione che altri canali non possono soddisfare. La chiave sta nel capire in cosa si differenzia e quando diventa davvero uno strumento vincente. Iniziamo col dare un significato alla parola podcast marketing. Cos’è il podcast marketing Se vogliamo darne una definizione esaustiva dobbiamo partire dal significato di content marketing: “Il content marketing è un processo di business che si basa sulla creazione e la diffusione di contenuti di qualità capaci di attrarre, coinvolgere e accompagnare un pubblico ben definito nel percorso decisionale, dalla scoperta del brand alla fase di acquisto.” L’obiettivo del content marketing è quello di aumentare le vendite dei tuoi prodotti o servizi grazie alla diffusione di informazioni, consigli utili, esperienze o risposte ai problemi comuni del tuo target di riferimento. E quindi, rispondere ai bisogni delle persone e dare loro ciò che vogliono. Probabilmente anche tu, che ora stai leggendo questo articolo, sei arrivato qui perché stavi cercando una risposta. Il content marketing fa questo: informa, educa, ispira e coinvolge per poi portarti a scegliere con più consapevolezza. Il fatto è che di contenuti ne siamo ormai sommersi ed emergere è davvero difficile. Basti pensare a quanti risultati compaiono quando fai una domanda sui motori di ricerca. Sarai d’accordo con me che oggi non è più solo la qualità di un prodotto o di un servizio a determinare le vendite. Se ci mettiamo per un attimo il cappello del consumatore, la risposta è chiara: tu e io acquistiamo spinti anche da altri fattori. Cerchiamo risposte ai nostri bisogni, consigli utili, esperienze in cui riconoscersi, cerchiamo soluzioni ai problemi. Ma soprattutto cerchiamo persone a cui affidarci. E come facciamo a fidarci se non sappiamo chi c’è dietro a quel brand? Se non conosciamo i valori di cui si fa portavoce e quale etica porta avanti? Questo è ciò che si chiama marketing di relazione. Ed è questo su cui si basa il podcast marketing. Dunque, qual è il segreto? Citando le parole dell’esperto di comunicazione d’impresa Salvatore Russo “un brand non deve essere perfetto, ma vero”. Questo vuol dire farsi conoscere per ciò che siamo, la personalità, il nostro tono di voce. Non in modo asettico. La perfezione non fa innamorare nessuno. Piuttosto, diventiamo attrattivi quando siamo veri. È questa la chiave di successo: essere autentici. L’autenticità è ciò che porta ad instaurare una relazione con il tuo pubblico. Una relazione che giorno dopo giorno ti farà scegliere, grazie ai contenuti, fino a far diventare clienti i tuoi utenti. Ed è qui che entra in gioco il podcast marketing. Ma prima di addentrarci nei vantaggi di usare questo strumento, diamo uno sguardo al panorama italiano del podcast. I numeri del mercato podcast italiano Il podcasting è in continua crescita, anche in Italia. Ha avuto il primo vero slancio a fine 2017, grazie alle inchieste giornalistiche di Pablo Trincia su un caso di cronaca italiano, con la serie Veleno. Questo succedeva solo tre anni dopo il boom registrato negli USA, con una serie altrettanto famosa dal titolo Serial. Da quel momento, il mercato del podcasting in Italia non si è più fermato. Anzi, continua ad avanzare. Per farti comprendere la portata di questo fenomeno, facciamo parlare i dati.Qui sotto ti riporto un estratto di quelli divulgati nell’ultima Digital Audio Survey 2021 di Ipsos, che prende in considerazione solo esclusivamente il podcast nell’accezione più vera, cioè contenuti audio inediti nativi. Per capire meglio cos’è un podcast ti rimando all’articolo dedicato. Nel 2021, la crescita degli ascoltatori è stata del +9,4% rispetto al 2020, anno che tra l’altro aveva già registrato un’impennata di ascolti e di produzioni trainata dall’effetto pandemia. fonte Ipsos 2021 L’81% degli utenti ascolta podcast in casa, il restante si suddivide tra auto, mezzi di trasporto o nei tragitti in generale. Ma ciò che più trovo interessante è il fatto che il podcast si ascolta mentre si svolgono altre attività. Questo è spiegato dal fatto che la caratteristica del podcast è quella di essere: nomadico, cioè lo ascolto ovunque mi trovo;on demand, lo ascolto tutte le volte che voglio;hands and eyes free: ho sguardo e mani libere. Il che significa che si innesta in contesti finora non attraversati da nessun altro tipo di contenuto: mentre guido, mentre faccio la spesa, mentre faccio sport, mentre cucino o sbrigo le faccende di casa, mentre porto a spasso il cane. Tutti questi touch point sono preziosissimi in termini di marketing. Quanti altri canali ti consentono di assimilare informazioni mentre fai altro? Forse nessuno. Infine, la durata degli ascolti medi di podcast è davvero notevole: fino a 20-30′ al giorno. Considerate le abitudini degli utenti quando navigano sui social e il livello di distrazione a cui siamo soggetti, è un dato molto interessante. La ricerca completa puoi trovarla qui, ma ciò fa comprendere come ci sia in Italia una vera e propria “podcast revolution” che apre le porte a nuove opportunità sia in termini di posizionamento che di nuovo pubblico raggiungibile. Indubbiamente, presidiare fin da subito un mercato in espansione è già di per sé un vantaggio. Anzi possiamo dire è la base di una strategia di podcast marketing vincente. Cos’è un podcast e come ascoltarlo I vantaggi del podcast marketing Se volessi riassumere in pochi concetti quali sono i vantaggi del podcast in una strategia di content marketing, li definirei così: il potere della voce nel creare il massimo coinvolgimento dell’ascoltatore;la flessibilità di fruizione di un contenuto audio mentre si svolgono contemporaneamente altre attività;la relazione che si instaura con l’ascoltatore e la fiducia che ne deriva. Sono tutti elementi che stanno alla base di una comunicazione efficace in termini di marketing. Riuscire a catturare l’attenzione dell’ascoltatore in un contesto sociale in cui la distrazione è componente preponderante, significa coinvolgere attraverso parole e suoni che stimolino immagini mentali immersive, fidelizzare un pubblico con contenuti utili e di valore per chi ascolta. Tutto questo accade, però, quando il podcast è realizzato con una strategia ben precisa, progettato nei dettagli e adatto al target di riferimento. Non è sufficiente accendere un microfono e parlare. Il podcast marketing è un’altra cosa e presuppone un piano. Quando podcast e marketing diventano una sinergia vincente Per farsi strada nel cuore degli ascoltatori, facendo conoscere il brand, i prodotti e i servizi offerti, bisogna creare una strategia di marketing podcast. L’errore che spesso sento fare è credere che il podcast sia uno spot pubblicitario. Sebbene il podcast marketing abbia come finalità un messaggio commerciale, non usa la push strategy per raggiungerla. Questo vale anche se il podcast è usato come strumento di personal branding.È l’utente a scegliere di ascoltare quel contenuto, e non viceversa. Quindi la dinamica è rovesciata. Il punto di forza è la relazione intima ed empatica con l’ascoltatore a generare fiducia e quindi vendite. Dunque, il podcast diventa vincente se: mette l’utente al centro con contenuti utili e nei quali possa immedesimarsi e sentirsi coinvoltoparte dalla definizione di obiettivi chiarisi rivolge a un target precisodà voce a un’identità aziendale o personale e ai valori che racchiude. Tutto questo nasce da una progettazione iniziale che non si improvvisa ma si studia in funzione di ciò che si vuole raggiungere. Conclusioni In una strategia di successo, il podcast si inserisce come elemento innovativo, distintivo. Funziona e diventa vincente se si tengono conto gli asset su cui si poggia e si progetta fin dall’inizio. P.S.: Potresti scoprire persino di non poterne più fare a meno! Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Qualche settimana fa, quando ho letto la storia di Tim Ferriss che dal suo blog ha fatto nascere uno show podcast da milioni di ascolti, mi sono convinta ancora di più delle potenzialità di questo mezzo di comunicazione. Creare un podcast per blogger non solo è possibile, ma è addirittura un boost per la propria presenza online. Certo, di Tim Ferriss ce n’è uno solo ma il punto è un altro. Anche i professionisti del web copywriting possono usare il podcast per promuovere il proprio personal branding, differenziandosi da un mercato già saturo e intercettando un nuovo pubblico, diverso dai lettori. Infatti, i contenuti audio soddisfano un bisogno utente sempre più consistente: ottimizzare il tempo. Essendo il podcast uno strumento nomadico, chi ti ascolta può imparare, informarsi e divertirsi mentre svolge altre attività. Apre quindi le porte dei tuoi contenuti anche a chi dedica poco tempo alla lettura ma ti ascolterebbe volentieri mentre porta a passeggio il cane. Passare dal testo all’audio è un bel salto in avanti che forse non tutti si sentono di fare. In realtà potrebbe essere meno complicato di quanto pensi e persino meno dispendioso di un video ben fatto su youtube. Considera che a tuo favore hai già tre elementi: sei un esperto nel tuo settoresei abituato a scrivere contenutihai una community solida. Non è già un bel punto di partenza? Certamente lo è, visto che servono tutte queste tre cose per rendere il podcast un contenuto gradito. Qualunque sia la tua nicchia, potresti allargare il tuo pubblico raggiungendo anche chi preferisce l’ascolto alla lettura, ma soprattutto fare cross marketing. Ed è proprio quello che ho fatto realizzando il podcast Zampe in Famiglia per un cliente. Siamo partiti dal blog per poi realizzare un progetto audio includendo esperti, interviste e testimonianze. Per aiutarti a comprendere in che modo può essere utile un podcast per blogger ho preso tre esempi tra le categorie più conosciute del blogging: travel bloggerfood bloggerbook blogger Podcast per travel blogger Qual è l’ultimo viaggio che ti ha emozionato? Ogni viaggio ci racconta Paesi, culture, storie e lo viviamo almeno due volte: con gli occhi e nei ricordi. Come travel blogger sai bene in che modo usare la scrittura per trascinare il lettore a scoprire quei luoghi. Ma immagina di poter trasmettere le tue emozioni con la tua voce, la tua personalità mentre racconti ciò che hai visto e come lo hai vissuto. Qualche idea su come usare il podcast affiancandolo al tuo blog: creare percorsi guidati in cui accompagnare l’ascoltatore mentre visita i luoghi di cui hai parlato nel tuo blog. Gli ingredienti sono tanti: immagina di essere lì con lui, portalo a esplorare le strade, svelagli un aneddoto legato a un luogo, riscopri un momento storico che ha reso glorioso una piazza o un monumento, aggiungi una musica di sottofondo che richiama quell’epoca.Intervistare persone del luogo per raccontare la vita del posto dalla voce di chi ci vive.Promuovere un turismo di nicchia insieme a enti locali.Raccontare il viaggio per come lo hai vissuto tu, portando l’ascoltatore a vedere gli angoli nascosti, scoprire la cucina e la gente del luogo, lasciando che immagini ciò che non può vedere con i suoi occhi. Solo alcuni esempi di ciò che si può realizzare con un podcast per travel blogger. Non c’è limite alla fantasia. Puoi mettere a frutto la tua esperienza, creatività e voglia di sperimentare. Anche se l’audio si ascolta in cuffia e, per lo più da soli, crea prossimità: ascolto e immagino di essere proprio lì, nel luogo di cui parla il podcast. Lo vedo di fronte a me. Forse è addirittura possibile creare una community di persone che immaginano tutte di essere nello stesso luogo. Food blogger o food podcaster? La cucina si sa, in Italia è sinonimo di cultura. Ogni ricetta è una storia tramandata da generazioni, legata a volte ad aneddoti storici o persino a miti e leggende più o meno conosciute. Questo le rende speciali e diverse da paese a paese, da famiglia a famiglia. Il mondo dei food blogger non è certo disabitato. Sapersi distinguere richiede estro, personalità e anche un pizzico di lungimiranza. Per potersi aprire nuove opportunità e collaborazioni, serve distinguersi dalla massa. Il podcast potrebbe essere una carta in più da giocare rispetto ai tuoi competitor. Ad oggi non ci sono molte food blogger con un proprio canale podcast. Partendo dalla proposta più semplice fino alle porte alla tua creatività, ti do qualche idea podcast: Audio ricette: un concept semplice ma non scontato, se consideri che non tutti possono leggere una ricetta e sarebbe tutto più facile se qualcuno ti guidasse mentre ti destreggi tra pentole e fornelli. Con la tua voce, sarà come cucinare insieme.Dalla ricetta alla storia: intersecare blog e podcast lasciando le ricette sui post e portare il lettore ad ascoltare la storia di quel piatto, le radici, la cultura, il tuo tocco magico.Collaborazioni: creare puntate con altri food blogger, chef, produttori enogastronomici per avvalorare e arricchire ciò di cui parli nel tuo blog. Raccontare i libri con l’audio Conosco delle bravissime book blogger che con i loro testi scritti riescono a recensire saggi e manuali, all’apparenza emotivamente poco coinvolgenti, con grande maestria. Ispirano, incuriosiscono, invogliano i propri lettori ad avvicinarsi a quel libro. Se questo è il potere che può nascere dalla loro penna, pensate quanto possa esserlo la loro voce. Raccontare i libri con l’audio potrebbe andare oltre la semplice recensione. Ti faccio qualche esempio di podcast per book blogger: intervistare gli autori: conoscere un libro dalla voce di chi l’ha scritto è sempre emozionante. Si scoprono i retroscena, gli antefatti, le vicissitudini e dai l’opportunità al tuo lettore di ascoltare “dal vivo” chi ha scritto quel testo. L’intervista dà sempre un vantaggio in termini di visibilità: le audience, tue e dell’autore, si mischiano e si ampliano, portando traffico aggiuntivo sia al tuo blog che al tuo podcast.Creare un salotto letterario da ascoltare: commentare un libro insieme a qualcun altro citando passaggi significativi che vi hanno colpito, inserirlo in un contesto storico, raccontare le proprie esperienza di lettura e unire il tutto dal sound giusto per quel genere letterario.Mixare libri e passioni: se oltre ai libri hai altri interessi, potresti accostare una recensione ad nuovi contesti come viaggi, musica, stili di vita, cultura; una divagazione piacevole e molto creativa. Come inserire il podcast sul blog Integrare un file audio nel blog è semplicissimo. Gli host e le piattaforme di ascolto consentono l’embedding dell’intera serie o di un singolo episodio nei backend dei CMS più conosciuti, come WordPress. Basterà recuperare il link o lo shortcode del podcast. In questo modo farai cross marketing e faciliterai l’ascolto e la discovery del podcast stesso. Da una parte, chi non è abituato a fruire di podcast dalle app dedicate, può ascoltarlo direttamente dal tuo sito web. Dall’altra chi scopre il podcast dalle piattaforme di ascolto, potrebbe arrivare al tuo blog grazie ai link che inserisci nelle note degli episodi. Se hai già una community consolidata sul tuo blog, sarà facile far scoprire ai lettori il tuo podcast. E, viceversa, convogliare un nuovo traffico al tuo sito dalle piattaforme di ascolto. Conclusioni Da sempre penso che creare relazioni autentiche e ampliare i propri orizzonti comunicativi siano la chiave per crescere e sviluppare la propria presenza online. Non c’è mai un solo e unico canale in grado di farci raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. È il contributo di più giocatori a rendere vincente una partita. Il podcast è uno dei giocatori in campo con caratteristiche e peculiarità distintive che non possiedono altri mezzi. Ci avvicina alle persone e apre nuove strade. Per questo si affianca molto bene all’interno della strategia di marketing di aziende e liberi professionisti. Pensa ai contenuti come a un modo per affermare la tua identità: più sarai vicino alle persone, più aumenterà il ricordo di te nella loro mente. Hai già pensato a come integrare il podcast nella tua strategia marketing? Se questo articolo ti ha incuriosito e vuoi approfondire l’argomento, contattami. Sarò lieta di aiutarti a sviluppare la tua idea e farti entrare nel mondo del podcasting. Ester MemeoPodcast Coach e Producer. Curiosa tanto per cominciare, ma anche volitiva e tenace. Motociclista per passione, milanese per nascita. Ha stravolto la sua carriera aziendale per dare vita a un suo progetto personale che poi è diventato molto altro. Oggi il podcast è il suo lavoro e aiuta chi inizia da zero a realizzare il suo progetto. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Nei diversi libri e contesti di marketing in cui mi sono imbattuta fino ad oggi sul tema della multicanalità, pochi, se non pochissimi, menzionano il podcast tra i canali di marketing. Un gran peccato visto che è uno dei trend in forte crescita degli ultimi 5 anni in Italia, nonché mezzo di comunicazione innovativo. Ritengo sia opportuno parlarne, sia per stimolare una maggiore consapevolezza sulle potenzialità del podcast in una strategia di multichannel marketing, sia per fornire esempi utili alle aziende e ai liberi professionisti che vogliono usare il podcast per promuovere il proprio business. In questo articolo partiremo dal significato di multicanalità, sviscereremo le differenze rispetto a omnicanalità e cross-canalità per poi concentrarci sull’utilità di inserire il podcast in questo tipo di strategia di comunicazione e fornire qualche esempio (che non guasta mai!). Cosa si intende per comunicazione multicanale Per multicanalità si intende un approccio marketing che usa diversi canali di comunicazione a fronte di un’unica strategia. In pratica il messaggio è uno solo ma è declinato su piattaforme e contesti differenti. Nella logica multichannel ogni canale funziona separatamente dagli altri, non c’è dialogo tra di essi. La comunicazione è replicata in ciascun ambiente tenendo conto dei rispettivi linguaggio, regole, tempi, tono e talvolta audience. Di base, quindi, declinare lo stesso messaggio non significa necessariamente fare un copia-incolla di esso senza criterio. Significa trasmettere la stessa strategia (in alcuni casi anche il medesimo calendario editoriale) rendendo coerente la comunicazione a prescindere dal luogo in cui l’utente ne fruirà. Per canali digitali e offline, organici e a pagamento, mi riferisco ad esempio a: blogsito webSEOtutti i social mediavideo marketingapp mobilenewsletterGoogle AdsDigital PRsocial Advpodcast marketing. Quando nella tua attività, grande o piccola che sia, implementi il marketing multicanale stai facendo due cose: aumenti le tue opportunità di interazione con i prospect;offri agli utenti la possibilità di seguire i tuoi contenuti sulle loro piattaforme preferite. Gestire più canali contemporaneamente con criteri di comunicazione diversi richiede tempo, certo. Quel che però devi considerare è che oggi il Customer Journey di ogni utente è molto più complesso rispetto al passato. La quasi totalità delle decisioni di acquisto avvengono dopo diversi step e interazioni su canali differenti sia a livello online/offline, sia web/social. Zmot Handbook Research Ciascun utente, me e te compresi, combinano percorsi sempre diversi in base ai canali che ritiene più idonei o che preferisce. Questo porta ai cosiddetti Multi-Channel Funnels. Dunque, per fare qualche esempio, una persona può intercettare i tuoi contenuti sul blog a seguito di una ricerca organica specifica, scoprire che hai un podcast trovando il player delle tue puntate, ascoltare gli audio per approfondire un argomento, seguirti sui social, tornare sul sito web, iscriversi alla tua newsletter, seguire altri contenuti, appassionarsi al tuo brand e acquistare. Ovviamente, se sei presente su tutti questi canali. Differenze tra Multicanalità, Omnicanalità e cross-canalità Con la multicanalità è la strategia ad essere al centro di tutto, mentre l’utente si sposta tra un canale e l’altro o ti intercetta nei vari touchpoint seguendo un suo personale customer journey. Tanti canali separati, un unico messaggio. Come vedremo più avanti, il multichannel si sposa molto bene con il podcast marketing. Con la omnicanalità è l’utente al centro di tutto. I canali sono comunicanti tra loro e lavorano all’unisono seguendo l’utente nei vari touchpoint. In pratica una persona potrebbe iniziare un’operazione su un canale e terminarlo su un altro senza soluzione di continuità. I canali si aggiornano in base all’ultima azione dell’utente, riducendo di molto i tempi di conversione. Il marketing omnichannel è ormai una prerogativa per certi contesti, ma non è una strategia applicabile al podcast, almeno non per ora.  La cross canalità è invece interessante per chi vuole integrare il podcast tra i propri canali di comunicazione. In questo contesto, l’utente inizia un’azione su una piattaforma e poi la conclude in un altra ma con azioni separate e ben distinte. Nel mondo del retail ne è un esempio il click & collect in cui il cliente acquista online e poi ritira la merce in un negozio fisico. Nel mondo del podcast, potrebbe essere l’inserimento nell’audio di parole chiave specifiche da usare poi su altre piattaforme per la conversione. Podcast e multicanalità: esempi Il podcast marketing è un canale dalle grandi potenzialità che ben si inserisce nella strategia di comunicazione di qualunque brand. Che tu sia libero/a professionista oppure azienda, con i contenuti audio lavori sia in termini di brand marketing che di content marketing. Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Leggi tutto Come abbiamo visto, in una logica di multicanalità lo stesso messaggio è diffuso su più canali, seguendo un piano editoriale univoco ma tenendo conto delle specificità di ciascuna piattaforma. Nota bene: tanti canali, un’unica strategia, per cui prima di tutto ne serve una. Questo è il motivo per cui spingo molto sul fatto che gli obiettivi del podcast devono essere allineati agli obiettivi del tuo business. La comunicazione deve essere sempre coerente con la tua identità, messaggio e valori, senza spiazzare l’utente. Come usare il podcast in una strategia di multichannel marketing? Facciamo qualche esempio pratico: Blog e podcast Scrivi un articolo blog in modo strutturato secondo le logiche SEO. Lo stesso tema lo affronti con una puntata podcast in cui argomenti il tuo punto di vista, le tue riflessioni in modo naturale e spontaneo e senza la rigidità di un testo scritto. Quello stesso episodio lo incorpori nel tuo articolo blog. Dall’altro lato, nelle descrizioni degli episodi podcast inserisci i link del tuo blog post in cui trovare altro materiale correlato. In questo caso ha intercettato due tipi di utenti: chi ha trovato il tuo contenuto da una ricerca organica ha letto l’articolo e scoperto il podcast;chi ha ascoltato il podcast sulle piattaforme di ascolto viene a conoscenza del tuo articolo blog. Newsletter e podcast Nelle puntate podcast puoi invitare gli ascoltatori a iscriversi alla newsletter magari a fronte di una risorsa gratuita da scaricare oppure per ricevere contenuti di approfondimento riservati alla tua community che non troverebbe altrove. Viceversa, nella tua newsletter puoi condividere i tuoi nuovi episodi podcast su argomenti a cui la tua community è interessata. Social e podcast La puntata podcast può facilmente essere declinata sui social in diverse modalità: Reels Instagram, TikTok, short YouTube: estrapola gli highlight audio della tua puntata e condividili sotto forma di video con immagini statiche, audiogrammi e/o video intervista se presenti.Instagram post e caroselli: spacchetta i contenuti in tips, citazioni, riflessioni inerenti gli argomenti da te affrontati in puntata.LinkedIn: fai una sintesi dell’argomento trattato nella puntata e condividila con la tua rete professionale sotto forma di post, newsletter, documenti pdf. TIPS: I contenuti presenti nella newsletter di Linkedin sono indicizzati da Google e possono comparire nella SERP se rispondono a un intento di ricerca. Inoltre, puoi persino incorporare al suo interno il player di Spotify per l’ascolto diretto delle tue puntate. Vantaggi e svantaggi della multicanalità A questo punto dell’articolo possiamo tirare le somme sui pro e contro della multicanalità e farci un’idea di come e perché operare in tal senso nella nostra strategia di marketing. In parte ne abbiamo già parlato, ma sintetizzando i vantaggi del multichannel sono: ampliare la propria target audience: avere più touchpoint significa avere più opportunità di intercettare un utente laddove si trova e preferisce stare.generare traffico verso altri canali: chi ti scopre su un canale potrebbe entrare nel tuo contesto comunicativo e conoscere altri contenuti.offrire un’esperienza utente diversificata: anche se lo stesso utente frequenta più canali, potrebbe essere più propenso a fruire dei tuoi contenuti in modalità diverse in base al momento della giornata, alle sue abitudini, al tempo a disposizione. Non sottovalutare questo aspetto.attivare i funnel marketing: alcuni canali sono più orientati a lavorare sulla consapevolezza e la conoscenza del brand, altri lavorano di più sul nurturing e la fidelizzazione. Ma tutti concorrono a creare il customer journey che porta alla conversione. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto Più che di svantaggi della multicanalità parlerei di punti di attenzione da tenere presente: pianificazione: non puoi prescindere da questo step fondamentale che richiede visione a breve, medio e lungo termine. Potrebbero volerci tempo e magari l’aiuto di un digital strategy che ti segua nella preparazione di un piano marketing adeguato.Organizzazione: tanti canali, formati diversi, linguaggi diversi. Ciò significa che per fare tutto devi organizzare bene le attività. Su questo fronte ho personalmente ritenuto utile dedicare in agenda momenti precisi (e non barattabili) da dedicare alle attività di marketing.Disciplina e costanza: niente arriva in tempi brevi e con poco sforzo, anche se a tutti piace il detto “poca spesa, massima resa”. Per i risultati migliori ci vuole pazienza. Il posizionamento è un processo lento ma duraturo se fatto con costanza. Per cui non mollare. Ricorda che più touchpoint hai a disposizione, maggiori opportunità hai di conversione. Conclusioni Il podcast marketing ti offre l’opportunità di entrare in connessione con le persone e attrarle con modalità che altri canali non ti danno. Pensa solo alla durata di ascolto che supera i 30 minuti di media giornaliera (dati IPSOS 2021): quanto contenuto puoi divulgare in un periodo così lungo? Se vuoi sapere come implementare il podcast nella tua strategia multicanale, scrivimi direttamente e fissiamo una telefonata conoscitiva. Nel frattempo ti invito a seguire il mio podcast per il business pensato esattamente per chi vuole usare il podcast come alleato strategico per il proprio business. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Scegliere il miglior format del podcast da usare nel tuo progetto non è affatto una decisione banale. Una scelta piuttosto che un’altra può stravolgere completamente lo sviluppo di un intero progetto. Ora, immagina di avere a tua disposizione una guida per capire come scegliere quello giusto e quali sono i fattori determinanti che devi considerare in questa fase. Tieni presente che, la scelta del format podcast influisce su: organizzazione del progetto tempi di realizzazione budget investito coinvolgimento del pubblico autorevolezza del brand. Ecco perché in fase di definizione di un progetto audio è bene mettersi a tavolino e chiarirsi le idee. E per farlo, in questo articolo ti fornisco le linee guida per scegliere il format del tuo podcast in modo corretto, per te e il tuo progetto. Cosa si intende per format del podcast Il termine format podcast indica la struttura o lo schema con il quale un programma audio è confezionato. In pratica, ne definisce la modalità di svolgimento.  È più facile comprenderlo se prendiamo come esempio i programmi televisivi e i programmi radiofonici. Ognuno di essi si basa su un format che ne definisce: regole tempi scaletta palinsesto interventi numero di conduttori stile di conduzione tecniche di montaggio. Questi sono gli stessi elementi che ritroviamo anche nel podcast. Ciò che contraddistingue un format podcast da un altro è la sistematicità di alcuni elementi che si ripetono puntata dopo puntata e che ne definiscono la riconoscibilità. Ogni programma, dunque, ha un suo schema identitario, sebbene sia possibile (e persino utile) clusterizzarli sulla base di caratteristiche comuni. Così come per la Tv esistono talk show, talent show, reality e via dicendo, anche nell’audio esistono varie tipologie di podcast, come spiego in questo articolo.  Format podcast: cosa sapere per prepararlo Leggi tutto I fattori determinanti per la scelta del format podcast La bussola per definire in modo corretto il format del tuo podcast è tenere presenti questi 7 elementi e la relazione tra ciascuno di essi: scelta editoriale stile narrativo numero di voci struttura editoriale stile di conduzione risorse a disposizione obiettivi del progetto. Ogni format podcast infatti risente di una molteplicità di fattori e spesso è il frutto di una combinazione di questi 7 elementi. Vediamoli uno per uno. Scelta editoriale La scelta editoriale è ciò che determina la direzione del progetto, e ricalca le idee e la visione dell’autore o del brand committente. Per il tema che si decide di sviluppare può essere più adatto un format invece che un altro. Pensiamo ad esempio a tutti i podcast di divulgazione e di informazione: difficilmente si adatterebbero a una fiction. La docuserie, ad esempio, è un format basato su una scelta editoriale ben precisa. Stile narrativo e numero di voci Lo stile narrativo indica il modo in cui vengono raccontati e strutturati gli argomenti. Questo implica anche la definizione del ruolo del narratore o speaker all’interno delle puntate e il suo livello di interazione con altri ospiti o personaggi. Potrebbe trattarsi di una interazione diretta, come nel caso delle conversazioni a due o più voci, oppure indiretta, come la raccolta di contributi audio esterni.  Se nella definizione del concept è prevista la partecipazione di più voci, devi determinare la modalità e il livello di coinvolgimento. Ad esempio, se sei un conduttore che intervista un ospite, il livello di interazione sarà diverso tra le due voci. Se invece sei un co-conduttore, la conversazione viaggerà su uno stesso livello.  Struttura editoriale La struttura editoriale risente molto dello stile narrativo. Potresti scegliere di raccontare una vicenda che si sviluppa su un arco temporale distribuito su più episodi e sviluppare una trama orizzontale. In tal caso la scelta di un format seriale è l’unica possibile.  Quando invece il singolo argomento si esaurisce in un unico episodio è più facile adottare un format episodico, come possono esserlo un podcast divulgativo o informativo. Sulla differenza tra podcast seriale e podcast episodico, ho scritto un articolo dedicato. Qual è la differenza tra podcast seriale e podcast episodico? Leggi tutto Stile di conduzione Nello stile di conduzione c’entrano molto non solo la personalità dello speaker stesso, ma anche del brand che viene con esso  rappresentato. Rientra in questo ambito anche il mood del podcast, ovvero l’atmosfera che si desidera ricreare: intima, ironica, formale, didattica, colloquiale. Alcuni format esprimono meglio di altri il carattere che si sceglie di adottare. Non è necessario essere doppiatori o professionisti della dizione per poter acquisire un buono stile di conduzione. La formazione specifica unita alla pratica sul campo e a un buon aircheck insieme a un professionista del podcasting, ti aiuteranno a migliorare le tue qualità oratorie. Aircheck: come migliorare la performance al microfono Leggi tutto Risorse a disposizione Tra le risorse necessarie per fare un podcast includo: tempo, per creare i contenuti, organizzare le attività con gli eventuali ospiti, gestire la comunicazione, monitorare i dati; competenze tecniche e strategiche oltre che relazionali; budget per acquisire nuove competenze, per produrre e delegare alcune attività. Al di là del gusto personale con cui vorrai realizzare il tuo podcast, sappi che devi inevitabilmente fare i conti con le implicazioni legate a ciascun format. Mi spiego meglio. I format narrativi o le fiction richiedono abilità di scrittura, tempo e budget più elevati di un un format free talk. Questo perché hanno una struttura editoriale complessa, un sound design ricercato e richiedono competenze che non sempre si possiedono.  Viceversa, un free talk o un format intervista potrebbero richiedere meno abilità tecniche ma più capacità organizzative per gestire tutti gli speaker coinvolti. Valuta bene vantaggi e svantaggi di ciascun format prima di imbatterti in un progetto che non potrai portare a compimento. Come creare un podcast a budget ridotto Leggi tutto Obiettivi di progetto Il format podcast è strettamente legato agli obiettivi di progetto e agli obiettivi personali. Se sei un libero professionista e vuoi lavorare sul tuo posizionamento, potresti scegliere di creare un podcast che ti rappresenti e tiri fuori i tuoi punti di forza.  La scelta può essere diversa da caso a caso: un doppiatore potrebbe scegliere un format narrativo che gli permetta di evidenziare le sue doti espositive. Un giornalista potrebbe essere più propenso a gestire un format intervista oppure una docuserie.  Come vedi ciascun format potrebbe essere il mix di tutti questi fattori. Ciò che devi ricordare è che la scelta è da fare già in fase progettuale. Vediamo ora alcuni tra i format podcast più usati e qualche esempio. I format podcast più popolari Come dicevo nei precedenti paragrafi, proprio come accade per i programmi Tv, esistono diversi format di podcast. Sebbene talvolta si assista a format davvero molto originali, la maggior parte di essi si possono catalogare in base ad alcune caratteristiche ricorrenti, ad esempio per stile di conduzione, per scelta editoriale, per stile narrativo, o un mix di tutti questi elementi. Per questo possiamo identificare facilmente alcune tra le tipologie di podcast più usate dai produttori. Ecco l’elenco dei più popolari formati podcast: Talk a una voce Conversazione libera o free talk Intervista Repurposed content Fiction Narrazione Docuserie Miniserie Rubrica Podcast live Video podcast Audio dramma. Naturalmente, alcuni di questi format sono come abiti su misura per alcuni generi podcast, tanto che spesso i termini usati per identificare le tipologie di appartenenza spesso coincidono tra loro. Per esempio, i podcast fiction sono sia un genere che un format, così come le docuserie identificano spesso podcast di indagine giornalistica. E questo a volte crea confusione sulla corretta classificazione. Conclusioni Il mio consiglio su quale format scegliere per il tuo podcast è innanzitutto ascoltare altri podcast per capire cosa ti piace e cosa non ti piace. Dopodiché è importante analizzare le tue competenze e le tue risorse, in modo da bilanciare tutte le energie e creare un podcast che sia sostenibile per te lungo tutto il processo. È questa la strategia che insegno e che uso nei progetti dei miei clienti, insieme a tutte le altre valutazioni di progettazione per evitare di imbarcarsi in progetti più grandi di noi che rischiano poi di naufragare. Ecco perché il corso di podcast online che ho progettato parte proprio dal mindset e dalla strategia. Qui puoi scoprire tutti i livelli di apprendimento e iniziare fin da subito a lavorare a un podcast davvero realizzabile per te. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Ci sono dei casi in cui è meglio per te non creare un podcast? La risposta è sì, e tra poco li vedremo insieme. Forse questa dichiarazione può sembrarti strana visto che come Podcast Coach aiuto le persone a creare un loro progetto audio. Ma sono anche dell’idea che, come ogni cosa, vada approcciato con la giusta predisposizione e le giuste motivazioni. Il rischio altrimenti è creare un prodotto che non porta valore né a te né al tuo pubblico, e quindi non ascolterebbe nessuno. Per cui, se sei nella fase in cui alla parola podcast ti brillano gli occhi e non vedi l’ora di partire in quarta, è mio dovere farti prima riflettere su alcune errate motivazioni che potrebbero spingerti verso una decisione sbagliata. Perché proprio un podcast? La primissima domanda che faccio a chi vuole cominciare un percorso con me è questa: perché hai deciso di creare proprio un podcast e non usare altri mezzi di comunicazione? Non tutti se la pongono e non tutti hanno la risposta pronta. Altre volte le idee sono chiare, ma le risposte suggeriscono che forse è meglio dedicare tempo e denaro a creare qualcosa di diverso che non sia il podcast. Vediamo insieme in quali casi è meglio non creare un podcast. Voglio fare podcast per diventare popolare? Molti podcaster che conosco in effetti sono diventati popolari proprio grazie al loro show. Puntata dopo puntata hanno saputo conquistare il pubblico ed entrare letteralmente nella quotidianità delle persone. Ed è proprio questo il punto: se hanno avuto successo con il loro podcast è perché sono riusciti a creare un prodotto di valore che il pubblico ha apprezzato. La popolarità è arrivata dopo, non è stata la leva scatenante. Anzi, molti di questi podcaster neanche si aspettavano un simile successo. Dunque se pensi di fare un podcast per soddisfare esclusivamente il tuo ego, beh potresti restare deluso. Sono pochi i podcast che raggiungono vette di ascolti tali da rendere famosi i podcaster. E in ogni caso c’è sempre dietro un gran lavoro di contenuti. Competenze chiave per fare un podcast Leggi tutto Lo faccio perché lo fan tutti? Il podcasting è un mercato in forte espansione, aumentano gli ascoltatori e aumentano le produzioni. Aziende, privati, liberi professionisti e istituzioni si sono lanciati nel meraviglioso mondo dell’audio per divulgare contenuti. Il fatto che i grandi player del mercato (Spotify, Amazon, YouTube, per citarne alcuni) stiano investendo nel podcast indica che la domanda c’è. Benissimo. Creare un podcast in un mercato in crescita è utile per ritagliarsi un proprio posizionamento e presidiare nuove piattaforme. Ma se non hai una buona idea da condividere o contenuti utili per il tuo pubblico, cavalcare l’onda tanto per esserne parte non ti porterà alcun successo. Meglio ponderare la cosa e aspettare di buttar fuori l’idea giusta che il pubblico apprezzerà. Credo che il podcast sia un modo per fare soldi? La monetizzazione è un aspetto interessante del podcasting. Tuttavia, pochi sanno che guadagnare con il podcast è più difficile di quanto si pensi. Che si tratti di pubblicità dinamica, episodi sponsorizzati, crowdfounding, il punto è sempre uno: serve un pubblico per monetizzare. E il pubblico te lo crei con il tempo, la costanza e il valore che offri.  Se credi di fare soldi facili, dovrai ricrederti. Piuttosto, concentrati sul creare un podcast per divulgare la tua esperienza, i tuoi valori e contenuti utili agli ascoltatori. Il resto arriverà. Lo faccio per vendere i miei prodotti e servizi? Il podcast marketing è un ottimo modo per promuovere il proprio business, ma non è uno spot pubblicitario. Sebbene un messaggio commerciale indiretto possa starci, l’effetto televendita è completamente fuori luogo.  Le persone non sono interessate ad ascoltare per 10, 20 o 30 minuti un messaggio di vendita diretta. Vogliono imparare, intrattenersi, ricevere informazioni o formazione utile. Per l’advertising ci sono strumenti e contesti più idonei del podcast.  Come si attiva il processo di acquisto con il podcast Leggi tutto La mia target audience ascolterebbe un podcast? Converrai con me che il vero protagonista del podcast è il pubblico. Per cui, se per ragioni demografiche l’audience a cui ti rivolgi è ben lontana dall’uso della tecnologia audio, beh forse è meglio pensare a qualche altro canale di comunicazione.  Per esempio, i dati divulgati da Ipsos nell’ottobre 2021 nella sua Digital Audio Survey sul profilo degli ascoltatori dimostrano che il 44% è under 35. Questo potrebbe farti capire che un pubblico in là con l’età potrebbe preferire strumenti più tradizionali del podcast per fruire di contenuti. Ipsos, Digital Audio Survey 2021 Quando ha senso creare un podcast? Creare podcast è un lavoro che richiede impegno, energie e risorse. Se le tue motivazioni sono quelle di donare e condividere contenuti utili e di valore al tuo pubblico, allora sei sulla strada giusta. Diversamente, forse è meglio rivalutare le tue decisioni.  Pensa sempre che gli ascoltatori donano il loro tempo per ascoltarti, e il tempo è la risorsa più preziosa che possediamo. Usalo bene anche tu e non deludere le loro aspettative.  La soddisfazione più grande è ricevere feedback di apprezzamento e gratitudine per il valore che hai condiviso. Questo è ciò che io chiamo successo.  Dunque, tu perché vorresti fare un podcast? Contattami per fissare la tua call gratuita di 30′ e raccontami la tua idea di podcast. Sarò felice di accompagnarti in questa avventura. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Su come fare personal branding si fa un gran parlare ma fino a un paio di anni fa quasi non ne conoscevo l’importanza. Quando ero dipendente in azienda non mi importava promuovere me stessa o le mie competenze. Pensavo che la cosa non mi riguardasse affatto. In fondo tutto ciò che poteva arrivarmi in termini di carriera e opportunità credevo fosse quasi “dovuto” per aver fatto un buon lavoro. E invece no. Se non ero io a credere per prima alle mie potenzialità, di certo non potevano farlo gli altri. La mia comunicazione era totalmente assente all’interno dell’azienda ma anche sui social. Chi lavorava con me sapeva in che modo operavo e le caratteristiche che mi distinguevano. Ma cosa facevo per costruirmi un brand personale che andasse oltre le quattro persone del mio ufficio? Nulla. Era ovvio che senza questo non potevo aspettarmi più di quello che avevo. Grazie ad alcuni professionisti di personal branding, da cui ho imparato tantissimo, oggi so che far conoscere la propria competenza, esperienza e pensiero serve a creare relazioni, network e opportunità. Tanto più oggi che sono una libera professionista. Gli strumenti che si possono usare per farlo sono diversi, tra cui il podcast. Prima di parlarti di come fare personal branding con il podcast, partiamo dall’inizio: cos’è e a chi serve. Cos’è il personal branding Fare personal branding significa promuovere se stessi costruendo una immagine professionale che possa identificarti per ciò che sei, i tuoi valori, la tua competenza, esperienza e credibilità. È l’arte di saper creare una marca personale in base alla quale ci differenziamo dagli altri per i nostri tratti distintivi. La capacità di saper comunicare ciò che ti caratterizza, ti posizionerà nella mente delle persone. Sarà sulla base della percezione che gli altri avranno di te che ti sceglieranno, in qualunque ambito, che siano clienti, collaboratori, datori di lavoro o partner commerciali. Nella nostra epoca digitale, l’obiettivo è creare una propria web reputation diventando riconoscibili e credibili come brand. Citando le parole di Riccardo Scandellari nel suo libro Dimmi chi sei, “il gioco del branding è facile: sei ciò che dici e quello che mostri di apprezzare”Dimmi chi Sei È vero, il gioco è facile ma creare una brand image è un’attività vera e propria, un investimento in termini di tempo ed energie che richiede costanza e lavoro. La reputazione è un elemento importante per il posizionamento personale e le aspettative degli altri non sono da sottovalutare. Tutto si gioca sulla credibilità e sulla fiducia che ne deriva. Ma funziona se sai comunicarlo. Potresti essere il migliore nel tuo settore ma se nessuno sa chi sei, allora non c’è neanche partita. Perché fare personal branding oggi A meno che tu non voglia essere una commodity, se vuoi fare breccia nel cuore delle persone, devi rendere evidente il valore che hai da offrire. Siamo in un momento storico in cui chiunque prima di acquistare un prodotto si informa, legge recensioni, valuta le caratteristiche e lo confronta con altri similari. A prescindere dal prezzo, ciò che acquistiamo è il valore che percepiamo. Nel personal branding il prodotto siamo noi ed è questo che bisogna comunicare. L’obiettivo è riuscire a valorizzarti per farti scegliere e preferire come freelance, come dipendente o partner per le tue caratteristiche differenzianti. Il posizionamento personale definisce il modo in cui conti di competere e vincere e quindi sapersi distinguere. Puntare solo sul prezzo non è vincente nel medio-lungo termine. Pensa al motivo per il quale siamo disposti a spendere centinaia o forse migliaia di euro per acquistare un prodotto della nostra marca preferita. Ad esso leghiamo un valore emotivo o di autorealizzazione che, il più delle volte, va al di là di quello intrinseco. La stessa cosa accade tra le persone. Scegliamo chi ci attrae per affinità, per valori condivisi, per la percezione di fiducia che trasmettiamo. I nostri punti di forza forse riguardano il modo in cui gestiamo un progetto, la precisione nei dettagli, la capacità di comprendere le esigenze del cliente, la creatività o forse il rispetto delle scadenze.Non è detto che le nostre caratteristiche piaceranno a tutti. E non è necessario che sia così. Attireremo le persone per cui questi punti di forza saranno importanti per loro. Dunque il primo passo è capire qual è il tuo valore, la tua mission e cosa ti rende unico. Il secondo è comunicarlo. Ma prima di parlare di comunicazione, facciamo un altro step. A chi serve il personal branding Nell’introduzione ti raccontavo della mia esperienza in azienda come dipendente. In quel lungo periodo di attività il mio personal branding era inesistente. Oggi da freelance ho cambiato registro comunicativo ma se mi guardo indietro mi rendo conto dell’errore di non aver costruito una mia marca personale già allora. Il personal branding è importante per tutti. Facciamo qualche esempio? Se fossi un dipendente o un top manager e aspiri a fare carriera e cambiare segmento, dovresti rinforzare le tue competenze o addirittura riqualificarti professionalmente per essere più appetibile sul mercato. In tal caso dovrai fare un lavoro di riposizionamento per accedere a nuove opportunità. Un imprenditore, invece, avrebbe un altro obiettivo: rafforzare la propria credibilità in azienda per aumentare la visibilità e la reputazione del proprio business. Tutto ciò che comunicherà influirà sulle scelte dei potenziali clienti o fornitori rispetto ai competitor.Ma anche un giovane che ha appena terminato gli studi avrebbe bisogno di farsi conoscere per entrare nel mercato del lavoro, ad esempio usando al meglio Linkedin e facendosi conoscere per le proprie competenze o risultati raggiunti. Per i liberi professionisti investire sul personal branding è praticamente necessario. Fare promozione personale non dipende dal tipo di professione o inquadramento che abbiamo nel lavoro. È legata ai nostri obiettivi.Quali strumenti possiamo usare per il self branding? I social, per esempio, ma anche il blog, i video, gli eventi off line e anche un media in forte crescita come il podcast. Promuovere il brand personale con il podcast Il podcast per il personal branding ha tanti vantaggi. Vale la pena esplorare questo nuovo media in forte crescita proprio perché ha potenzialità diverse rispetto ad altri e riesce a valorizzare bene la personalità di chi lo usa. Ho già accennato ai vantaggi del podcast parlando di Content Marketing e Podcast: la sua modalità di fruizione così flessibile è un forte valore aggiunto alla tua comunicazione. Chi ascolta decide quando, per quanto tempo e dove farlo. Essendo on demand attrae un pubblico targettizzato che sceglie spontaneamente cosa ascoltare. Non solo, dedica del tempo prezioso. Un tempo decisamente superiore alla fruizione di un post sui social o di una lettura veloce di un post blog. Ma ciò su cui voglio farti riflettere è che con il podcast esprimi tutta la tua personalità attraverso la voce, la modalità con cui affronti gli argomenti, la logica di sviluppo dei contenuti e tutta la tua esperienza. Se anche affrontassi la stessa tematica di qualcun altro, il tuo stile sarà sempre diverso. Questa è la leva differenziante. L’autorevolezza e la credibilità saranno evidenti dall’empatia della tua voce. Essendo poi un media in espansione è ancora un oceano blu rispetto ad altri strumenti di personal branding. C’è poca concorrenza. E si sa che chi parte prima meglio si posiziona. Non deve essere certo l’unico obiettivo che ti poni per usare il podcast, ma è un vantaggio da tenere presente. Con i freelance con cui ho avuto il piacere di lavorare per realizzare contenuti podcast, l’obiettivo era proprio il loro personal branding, comunicando il valore del loro prodotto: se stessi. Ma anche in questo caso, nulla va lasciato al caso. Si progetta, si analizza e si sceglie il miglior modo di comunicare. Se stai pensando di valorizzate la tua brand image, potresti trovare nel podcast la risposta e io sarò lieta di aiutarti a farlo. Cominciamo? Ester MemeoPodcast Coach e Producer. Curiosa tanto per cominciare, ma anche volitiva e tenace. Motociclista per passione, milanese per nascita. Ha stravolto la sua carriera aziendale per dare vita a un suo progetto personale che poi è diventato molto altro. Oggi il podcast è il suo lavoro e aiuta chi inizia da zero a realizzare il suo progetto. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Ogni progetto creativo nasce da un’idea, ogni podcast nasce da un’idea. Ogni episodio nasce da un’idea. Ma come nascono le idee per un podcast? Come si attiva quel processo creativo che accende la nostra mente e ci porta a trasformare un’intuizione in qualcosa di concreto? Trovare l’idea giusta per un podcast non è sempre così facile. Alcuni dei miei lettori mi hanno confidato di desiderare da mesi di fare un podcast, ma restano bloccati nel trovare l’idea giusta. Mi è capitato di frequente di ascoltare frasi come “non sono sicura di quello di cui voglio parlare”, “ho paura che l’idea sia banale” oppure, addirittura “esiste già un podcast che parla di questo argomento e mi hanno rubato l’idea?”. E così, passano le settimane, mesi e il progetto di fare un podcast resta nel cassetto. Dunque quali sono alcuni modi per trovare l’idea per un podcast? Dove possiamo attingere per stimolare nuove idee? In questo articolo parleremo di idee e di alcuni modi per trovarne di interessanti. 10 modi per trovare idee per un podcast 1. Pesca dalle tue passioni o dai tuoi interessi Per interessi e passioni mi riferisco a un argomento che senti davvero tuo. Qualcosa di cui sai abbastanza e per il quale senti di poter sostenere delle argomentazioni e condividere punti di vista, insomma qualcosa che ti entusiasma e ti carica di energia. Non è detto che la tua passione debba per forza essere l’argomento fulcro del podcast. Potrebbe però essere uno spunto da cui attingere per darti una direzione e sviluppare argomenti correlati o associati a quell’ambito. Qui mi viene in mente il podcast La Festa dei Folli di Gianluca Kamal. Lui è uno studioso e un appassionato di storia, anche se svolge una professione del tutto diversa. Ha attinto da questa sua passione per realizzare un progetto che racconta la vita e le vicissitudini di personaggi considerati “Folli”, che hanno segnato la nostra storia. Un altro esempio di come una passione possa diventare il frutto di un progetto è A tavola con Giulio Cesare di Daniela Zeziola. Lei mixa sapientemente la sua passione per la storia con le abilità in cucina. In ogni puntata narra un contesto storico e poi dona una ricetta legata proprio al personaggio, alla cultura o al periodo storico appena narrato. Ascoltalo! È davvero interessante e curioso. 2. Concentrati sui valori di cui vuoi farti portavoce Quali sono le cause di cui sei un convinto o convinta sostenitrice? Quelle per cui senti di poterti battere o che appoggi perché affini alla tua visione del mondo. Creare un podcast che si poggia sulla nostra identità valoriale è un ottimo modo per portare all’attenzione del pubblico un messaggio profondo in cui crediamo e ci posiziona in modo netto sui temi che scegliamo di condividere. Su questo aspetto per esempio si basano molti branded podcast, cioè podcast realizzati da aziende e usati come strumento di branding e di posizionamento. Un esempio di idea podcast sui valori aziendali? Le Alleate, il branded podcast prodotto per il progetto benefit LeRosa, il cui payoff è “Ascoltare. Collaborare. Sorridere”. Proprio su questi tre verbi, che riassumono la vision dell’intera community, è stato progettato il podcast. Attraverso le storie di alcune delle donne che la compongono, ogni episodio esprime in concreto cosa significa vivere una comunità femminile basata su questi tre valori e quali ne sono i vantaggi. 3. Valorizza le tue competenze Un’idea podcast basata sul valorizzare le tue competenze personali e professionali, può tradursi nella scelta di creare un podcast di divulgazione o content marketing, focalizzato sui temi che nel tuo business già affronti in modo diretto. Questo è un metodo molto usato e utile ai liberi professionisti che vogliono posizionarsi nel proprio settore e usare il podcast come leva di marketing. In alternativa, potresti far emergere le tue competenze personali e professionali anche in modo molto più creativo e meno diretto, uscendo dai soliti schemi. Facciamo qualche esempio? Te ne propongo due. Il primo è il podcast Dai Nonna di Valeria Battaini. Lei è attrice, voice over e speaker professionista e in questo podcast si diletta ad usare la voce in modo fantastico ricreando diversi personaggi. Ogni puntata è una fiaba raccontata proprio da una nonnina alla sua nipotina, con tanto di personaggi di volta in volta diversi e magistralmente interpretati da Valeria stessa. Beh, lei attraverso questo podcast valorizza molto bene le sue abilità e usa il podcast anche come allenamento all’uso della voce. L’idea del suo podcast in questo caso attinge alle sue competenze. Il secondo esempio è Canzone della Buonanotte di Annalisa Giansante, alias Annalu, cantante, cantautrice, insegnante di canto. Nel suo podcast, insieme al co-conduttore Francesco, raccontano la storia di una celebre canzone e poi ne cantano e suonano una versione live pazzesca. Te li lascio da ascoltare. 4. Trai spunto dalle tue esperienze personali La vita può riservarci esperienze intense e che ci portano a gradi di consapevolezza profondi, che ci cambiano e ci migliorano. Queste esperienze sono spesso fonte di grande ispirazione sia per chi sta vivendo situazioni simili, sia per chi non conosce la realtà di alcuni contesti e a cui potrebbe essere utile conoscere. Se hai vissuto esperienze personali che ti hanno segnato in modo particolare e che hanno influito sulla tua vita attuale, prova a pensare a come possono essere di aiuto a chi ti ascolterà. Cosa raccontano di te e di quello che sei oggi? Anche in questo caso voglio citarti qualche esempio concreto di podcast. È il sesso bellezza di Giulia di Quilio, attrice e performer di burlesque, parla in prima persona di tabù, rapporto con il proprio corpo e con il sesso, tra ironia e distacco. Il secondo è Lendas, di Loretta da Cosa Perrone, Content Manager e Copywriter italo-brasiliana, che ci porta in un viaggio tra Brasile e Italia tra folclore, leggende e la sua infanzia. Infine, non posso non citare Ponti Invisibili di Teresa Potenza, giornalista ed esperta in Medio Oriente, che racconta la sua vita in Siria prima e durante i primi conflitti di guerra, portando alla luce il suo approccio giornalistico di Slow Journalism. 5. Lasciati contaminare da ciò che leggi, ascolti e osservi I libri sono una grande fonte di ispirazione, soprattutto se riguardano temi specifici sul tuo settore professionale, ma non solo. A volte l’ispirazione non riguarda solo l’argomento in sé, ma anche il modo in cui viene sviluppato o raccontato. Oltre ai libri, anche le serie TV o altri podcast possono rivelarsi scintille per accendere un’intuizione e da trarre l’ispirazione giusta che ti serve per sviluppare l’idea del tuo podcast. Usa poi questi spunti per adattarli al tuo tema e al tuo modo di comunicare. L’importante è che non sia la replica di un altro podcast. 3 idee podcast per liberi professionisti Leggi tutto 6. Ascolta le persone con cui ti relazioni Restando in tema di podcast per il tuo business, pensa a cosa si chiedono i tuoi clienti. Quali sono le domande e gli argomenti più frequenti che ti rivolgono? Sono persone che appartengono ad una profilo preciso che ha bisogni, dubbi o esigenze specifiche? Il pubblico è sempre il vero protagonista del podcast. Ciò significa che è un contenuto che deve essere utile agli ascoltatori non solo a te. Tenendo a mente questo, credi possano esserci curiosità o aspetti che nessuno racconta ma che tu conosci molto bene e che puoi svelare in un podcast? Su questo punto ti porto l’esempio della seconda stagione del podcast Diventare Wedding Planner di Elisabetta Bilei, wedding planner e mentore per aspiranti e futuri professionisti del settore. Nel suo podcast ci porta dietro le quinte del suo lavoro raccontando vere storie di matrimoni con tutti gli imprevisti possibili e di come sono stati gestiti. Insomma una divulgazione resa concreta. 7. Restringi il campo Usa il podcast per parlare solo a un profilo specifico di cliente o interlocutore tipo, oppure per trattare argomenti molto verticali in profondità. Offrirai così un contenuto di alto profilo diversificando la tua comunicazione rispetto ad altri canali esistenti. Potresti approfondire tematiche che tratti nel tuo blog, ma argomentando e integrando i contenuti con interviste, casi studio, contributi audio esterni, storie, aneddoti, curiosità. Addirittura potresti creare una sorta di spin off del tuo blog. In questo modo crei una sinergia con altri canali senza duplicarne i contenuti, ma trattandoli in modo del tutto diverso o focalizzato. Podcast per blogger: le idee per cominciare Leggi tutto 8. Rendi accessibili e fruibili le informazioni A molte persone piace imparare cose nuove, ma non sempre hanno la possibilità di accedere a informazioni attendibili o di qualità su determinati argomenti. Se sei per esempio un giornalista, un divulgatore, uno studioso e hai accesso a fonti o documentazioni divulgabili, non riservate ma che possono diventare di utilità per il pubblico, perché non essere un facilitatore di queste informazioni? Semplificare, rendere chiari concetti poco comprensibili, attingere a fonti autentiche e di valore di cui disponi a beneficio della cultura. Tra questi cito il podcast di Alessandro Barbero, curato da Fabrizio Mele. Una raccolta non ufficiale a scopo divulgativo delle sue conferenze sulla storia. 9. Definisci l’intento della tua comunicazione Riflettere sull’intento comunicativo è un’altra leva per stimolare nuove idee podcast. Con quali finalità vuoi creare il podcast? Educare, informare, formare, diventare opinion leader, intrattenere, ispirare, sensibilizzare su temi sociali, sono alcuni esempi. Forse hai già scelto il tuo tema portante, ma l’idea giusta del podcast potrebbe risiedere nella forma con la quale lo tratti. Il taglio, lo stile, la prospettiva con cui si affronta l’argomento può cambiare radicalmente il progetto e quindi darti la possibilità di sfruttare un’idea già adottata da altri ma con una veste nuova e personale.  10. Sviluppa temi complementari Hai mai pensato di fare un podcast in coppia? Magari con professionisti che operano in ambiti correlati al tuo? Questa è sia un’ottima soluzione per creare un podcast a budget ridotto, in quanto ti consente di ripartire le spese di produzione, sia per offrire al pubblico un contenuto diverso e di grande valore aggiunto. Cerca partner con cui collaborare e che possano ampliare le tue conoscenze o apportare un punto di vista nuovo e correlato al tuo. ConTanti Saluti è uno degli esempi podcast che ha combinato due figure professionali diverse ma complementari. I due conduttori sono Emanuela Rinaldi, sociologa e docente universitaria sui temi legati alla cultura finanziaria, ed Enrico Bertolino, comico ma anche un professionista con anni di lavoro in banca alle spalle. Entrambi si occupano o si sono occupati di finanza, ma grazie alle esperienze diverse pur se affini portano punti di vista nuovi e le idee si mescolano e si contaminano. Conclusioni Questi sono i miei 10 spunti per stimolare nuove idee per il tuo podcast e tirare fuori dal cassetto quel progetto che ancora non ha visto la luce. Nessuno ti vieta di mixare questi consigli, abbinarli tra loro e sollecitare la produzione di altre idee.  Stimolare nuove idee podcast è il primo passo quindi iniziare a lavorare a qualcosa di concreto. E se dopo che hai trovato un’idea volessi sapere se è quella giusta, contattami e ti aiuterò a progettare il podcast adatto a te. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Per differenziarsi dalla concorrenza, oggi non è più sufficiente essere bravi nel proprio lavoro. Ormai, la qualità di un prodotto o di un servizio è praticamente la base per restare attivi sul mercato. I consumatori come me e te sono diventati molto più attenti di un tempo a ciò che acquistano e, a meno che tu non stia vendendo delle commodity, non è il prezzo a fare la differenza. Serve altro per distinguersi, qualcosa che ha più attinenza al come e al perché facciamo quello che facciamo, rispetto al solo cosa proponiamo. Su questo punto, il libro Partire dal perché di Simon Sinek parla chiaro, e se sei in cerca della tua proposta di valore ti consiglio di leggerlo. Avere una vision e una mission chiare, dunque, è il punto di partenza. Ma non finisce qui. Possiamo avere i valori più elevati, l’offerta migliore di questo mondo, l’elemento unico e originale che ci differenzia dagli altri, ma se nessuno sa che esistiamo, abbiamo un problema. Soprattutto se sei nella fase di avvio di una nuova attività, non puoi aspettare passivamente che siano gli altri a notare te e il tuo brand. Perché non esistiamo solo noi. La comunicazione è la linfa vitale di un business, piccolo o grande che sia. Senza di essa nessuno saprebbe cosa fai. Il fatto è che anche i tuoi competitor fanno la stessa cosa. Usano i canali di comunicazione per promuoversi e aumentare la propria visibilità. Dunque, cosa serve per distinguersi dalla concorrenza a livello comunicativo? È questo ciò di cui ti parlerò in questo articolo. Lo farò con la mia voce unita a quella di Elena Bizzotto, igienista dentale e podcaster, che ci racconterà come è riuscita a trovare il suo elemento differenziante e a trasformare la sua comunicazione e il suo business proprio grazie al podcast.  Intervista ad Elena Bizzotto Elena Bizzotto è la protagonista della prima intervista di Podcast per il Business. Igienista dentale, musicista, podcaster ed autrice di ben 4 podcast (spoiler: il quinto è in arrivo).  Ho avuto il piacere di intervistarla durante una chat vocale dell’Associazione Italiana Podcasting di cui è una delle fondatrici. “Elena, come sei arrivata al podcasting, considerando il tuo background e la tua professione, forse un po’ lontana da quelle tipicamente digitali?” “Sono arrivata al podcasting come una conseguenza naturale e inevitabile del mio background come musicista. L’audio è per me un canale preferenziale e io stessa ero (e sono) una grande ascoltatrice di podcast. All’inizio, mi sono avvicinata come utente, fino a diventare una podcast-addicted. I tragitti in macchina e tutti quei momenti “di fermo” per me sono utili per ascoltare i podcast.  Prima di raccontarmi, parto dal presupposto che amo moltissimo il mio lavoro e non volevo cambiarlo. Ho iniziato a lavorare come libera professionista senza avere minimamente la concezione di come dover affrontare il mio lavoro con la mentalità da imprenditrice.  Di fatto, sono entrata nel mondo della libera professione con la mentalità da dipendente dato che già a quell’epoca lavoravo anche 10 o 11 ore al giorno, sabati compresi. Ad un certo punto, mi sono resa conto che mi mancava quel mindset che, invece, dovrebbe appunto avere un imprenditore. In particolare, sentivo di non avere competenze legate agli strumenti, le conoscenze legate al mondo del business. Amando i podcast, è stato per me naturale scegliere questo canale per iniziare ad attingere a concetti e nozioni di marketing. Mano a mano è cresciuto in me il desiderio di creare qualcosa di mio e ho iniziato con un blog. Mi sono subito resa conto che nel mondo digitale, il sito era qualcosa di completamente mio su cui nessuno poteva mettere le mani o dire la sua. Era il mio luogo digitale.  Come il podcast mi ha aiutato a differenziarmi Nella realtà dei fatti, la scrittura non l’ho mai sentita come il mio strumento. Quindi è scattato in me qualcosa che mi ha portata a chiedermi “ma se io amo tantissimo ascoltare podcast e parlare con i miei pazienti, perché non iniziare a farlo?”. Spesso i miei pazienti mi dicevano “Dottoressa, questa cosa non me l’ha mai spiegata nessuno come ha fatto lei”.  Ecco, per spiegare le cose in ambito medico ci vuole del tempo. Nel mondo digitale però sappiamo che i social scorrono veloci ed i video devono essere di 20 secondi. Non si può parlare di concetti che richiedono del tempo per essere raccontati e spiegati, pensavo.  Ho sempre cercato di usare molto le metafore per semplificare e far immaginare i concetti. Ecco perché ho pensato che il podcast fosse perfetto! Èd è stato proprio il podcast a trasformarmi, piano piano, anche come professionista. Le mie colleghe erano allora presenti nel mondo digitale usavano tutte i canali social e lavorando molto col video. Io invece ho voluto differenziarmi dai competitor con il podcast. A dirla tutta, è stato proprio grazie a ciò, che il mio podcast è diventato un branded podcast: parlava di me come professionista… senza parlare di me.  Inoltre sono stata la prima igienista dentale ad usare il podcast come strumento di divulgazione e questo ha destato curiosità nel mio ambiente”. Raccontarsi in modo unico e personale “Elena, quali sono stati gli ostacoli che hai incontrato nell’attuare questa tua scelta comunicativa?” “I primi esperimenti li ho fatti a cavallo tra 2017 e 2018. Quando dicevo ai miei pazienti di avere un podcast, la loro reazione era di smarrimento. Perdevo più tempo a spiegare cosa fosse un podcast e a come ascoltarli, piuttosto che a spiegare loro l’argomento.  Ho cercato di facilitare questo aspetto, indirizzandoli al mio sito dove ogni puntata del podcast diveniva un articolo di blog, con al suo interno la versione audio da ascoltare.  “In riferimento ai tuoi obiettivi personali come ti ha aiutato il podcast a migliorarti come professionista?” È una grande opportunità di crescita personale. Assolutamente. Sarebbe riduttivo scegliere questa opzione solo in merito alla capacità di questo canale di differenziarci rispetto ai nostri competitor. Il fatto di dover raccontare, ingegnandomi su come farlo in maniera piacevole, mi ha reso ancora più brava. Inoltre, ho fatto un corso di aggiornamento come speaker, per acquisire più scioltezza e sicurezza nel parlare. Un qualcosa che mi è tornato utile naturalmente anche in tutti gli altri ambiti della mia figura professionale.  Quello che è successo è che, ad un certo punto, ti ritrovi a raccontare ciò che è la tua materia, nella tua maniera. Diventa unica e personale, ed è lì che ti differenzi rispetto agli altri colleghi. All’inizio spiegavo le cose diversamente ma non ne avevo consapevolezza. Fare podcast mi ha reso cosciente del fatto che la mia divulgazione è diversa da quella degli altri colleghi e delle altre colleghe.  Esattamente da questa consapevolezza incominci a capire quali sono i tuoi punti di forza quali quelli in cui puoi migliorare”. I nostri cambiamenti ci differenziano dagli altri “Che tipo di riscontro hai avuto in seguito alla scelta di usare il podcast nel tuo business?”. “Il primo cambiamento è stato quello di iniziare a dire consapevolmente – e con soddisfazione – anche dei bei “no”. Questa cosa mi ha fatto percepire diversamente come professionista.  Il secondo è che mi si sono aperte molte opportunità perché il mio obiettivo inizialmente era quello di diversificare il mio lavoro: entrare nel mondo della formazione;tenere delle lezioni all’università;insegnare ai master. Le mie entrate non provenivano più solo dal mio lavoro (ad ore) con il paziente ma da attività extra provenienti grazie al podcast”. “Quale consiglio daresti a chi oggi ha una libera professione e vorrebbe iniziare un podcast per fare marketing?”. “Iniziare subito! È fondamentale!  Oggi, a maggior ragione, non ci sono più scuse. Non bisogna neanche più impazzire per cercare tutorial, come ho fatto io. Soprattutto, se si svolge una professione in cui esiste già una componente di racconto – che sia anche solo raccontare il proprio mondo – vale la pena iniziare a farlo. È importante esserci, raccontare e farlo a modo proprio con la propria sensibilità, con la propria creatività”. “Elena, siamo arrivate all’ultima domanda di questa intervista: secondo te bisogna essere una grande azienda per usare il podcast per far crescere il proprio business?” Io credo assolutamente che un libero professionista possa trovare nella creazione di un podcast, uno strumento utilissimo. Basti pensare a quante volte rispondiamo, per esempio, alla domanda di un cliente. Magari questa stessa domanda ti viene posta spesso e ogni volta rispondi la stessa cosa.  I contenuti audio per seminare la concorrenza “Creare un contenuto audio che i clienti possono ascoltare, come se ti avessero lì, ti permette di ottimizzare lo sforzo. Se sei un libero o libera professionista puoi utilizzare il podcast per raccontare a tutti che lavori in maniera completamente diversa. Allora raccontiamoglielo! Usiamo la nostra voce che è uno strumento potentissimo per farci conoscere. La nostra voce è unica ed è senza dubbio un tratto che ci differenzia dalla nostra concorrenza. Dall’altra parte chi ti ascolta lo fa in maniera molto intensa. Quando mi mettevo le cuffie e ascoltavo per ore e ore questi podcast, mi sono sentita trasformata. Capivo il loro modo di lavorare, imparavo, entravo nel loro mondo di professionisti, sposavo i loro valori e il loro modo di affrontare il business.”  Tutti i riferimenti e i podcast di Elena Bizzotto li trovi sul suo sito. Conclusioni Per differenziarsi dalla concorrenza possiamo e dobbiamo lavorare su più fronti. Uno di questi è il modo in cui comunichiamo sul web e quali strumenti che usiamo per promuovere il nostro brand. Il podcast marketing si rivela una strategia vincente, specie se sei un libero o una libera professionista come Elena. A questo punto tocca a te decidere se vuoi stare un passo avanti alla concorrenza. Io posso aiutarti a creare la tua strategia di comunicazione audio che parli di te e del tuo brand. Iniziamo? Scrivimi all’indirizzo contattami@estermemeo.it e facciamo la differenza. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Network Mixology significa letteralmente “mischiare i propri contatti”. Umberto Gini non solo è bravo a mixarli per far crescere opportunità ma è prima di tutto un vero maestro in quella che è l’arte della gestione di contatti. Esatto, saper mantenere viva la propria cerchia di conoscenti, è infatti un’arte. Farlo in modo genuino non è una cosa da tutti e ancora meno scontata. Chi è Umberto Gini? Eclettico e vulcanico, appassionato di canottaggio, nato a Palermo e, dopo aver vissuto e fatto esperienze lavorative in diverse città, approda a Milano dove arriva a dirigere un’agenzia assicurativa e avvia una start up nel mondo del food. A sua detta, però, le start up più riuscite sono Virginia e Lorenzo: i suoi due figli. Come si gestisce la propria rete di contatti? Te lo racconto in questa recensione. Trama di Network Mixology La trama è prettamente autobiografica in quanto Umberto parla della sua rete di contatti raccontando anche l’incontro da cui ognuno di essi è nato, così come l’amicizia che spesso ne è seguita. La sua natura effervescente (lo immagino proprio così) di animatore della festa e risorsa con le idee chiare – e tante – viene fuori già quando da adolescente decide di fare il PR per le discoteche. Da qui l’indipendenza economica che lo sprona a viaggiare, insieme alla voglia di conoscere e di “fare marketing” nella vita – risposta che dà al titolare del negozio in cui a 18 anni lavora come commesso alla domanda “Ma tu, da grande, cosa vuoi fare?” – diventano terreno fertile in cui Umberto inizia incessantemente e con costanza, una semina che si rivelerà preziosa. Uno spirito imprenditoriale innato che lo porta a diventare socio di un negozio prima, agente generale di un’agenzia assicurativa poi, e al contempo fondatore di alcune start up, per esempio nel mondo del food. L’esigenza di scrivere questo libro, nasce in Umberto durante il lockdown in piena emergenza nel 2020. Lo scopo è quello di analizzare criticità e, in particolar modo, opportunità che possono nascere durante un periodo che ci ha segnati tutti e plasmati, profondamente, sia dal punto di vista professionale che personale. Network Mixology è un excursus tra settori, imprenditori, persone e aziende di successo, che hanno carpito ogni piccolo e grande cambiamento del mercato. I capitoli vedono quindi la collaborazione, sotto forma di intervista e riflessioni, di diversi personaggi, mentori e amici, che hanno contribuito alla formazione di Umberto. Non in ordine di apparizione, parliamo di: Mauro Messina Head of Content per Diesel, Massimo Pappalardo Area Marketing Manager Americas per Nutella Spread & Snacks, Antonio Civita CEO di Panino Giusto, José Rallo di Donnafugata, Anna Li Vecchi Mindfullness and MBSR Teacher, Alessio Brusemini Co-Founder di OSA Community. Ogni capitolo è illustrato da un’opera dell’artista Paolo Troilo. Anche questo è un indizio di come Umberto Gini reputi utile (e quasi indispensabile) mixare le sue conoscenze e i contatti, in questo caso con lo scopo di arricchire il lettore. Io mi sono sentita proprio così. Te ne parlo meglio nel paragrafo seguente. La mia recensione Mi è piaciuto Network Mixology di Umberto Gini? Assolutamente sì. Quando leggo un libro cerco di entrare in empatia virtualmente con chi lo ha scritto. Istintivamente, cerco punti in comune o linee di pensiero differenti che possano arricchirmi. Umberto mi si è materializzato nella mente come una persona che crede nell’impegno, nella disciplina e nella condivisione. Già la dedica di cui ha voluto omaggiarmi in prima pagina aveva toccate le mie corde della tenacia e della forza di volontà. “A Francesca, gli appassionati di ciò che fanno, trovano sempre una soluzione. Umberto”. In un periodo così difficile, denso e vischioso, pesante e nero come la pandemia, mantenere vivi i propri contatti condividendo un articolo a loro utile, parlare all’uno dell’altro sperando che nascano collaborazioni, mescolarli virtualmente, ho trovato fosse un qualcosa di smart. Network Mixology a mio parere esprime la vera essenza del concetto di “fare rete” di cui ho sempre sentito parlare. Non è un libro autocelebrativo o puramente promozionale. Contiene anzi al suo interno e su un sito dedicato gli strumenti utili per tenere traccia della propria lista di contatti e gestirla in modo lucido ed efficiente. Ciò non si riduce al sapere chi contattare per chiedere il tal favore. Significa piuttosto alimentare questa rete chiedendosi spesso: come posso essere utile a questa persona?Conosco qualcuno che possa dargli spunti utili nel suo business?Ho letto questo articolo interessante, potrebbe esserlo anche per qualcuno di loro? Nella mia esperienza personale è successo proprio così. Da aspirante stratega mi sentivo spesso a disagio in questo pseudo-ruolo tuttavia quando ho iniziato a dimenticarmi di chiedere e ho iniziato a fare qualcosa di utile per gli altri, senza l’esigenza di un ritorno tangibile e a breve termine, la magia è avvenuta. A chi consiglio Network Mixology? A tutte quelle persone che pensano di non conoscere nessuno o che conoscono tante persone ma non trattano la propria rete di contatti come un elemento vivo e reciprocamente utile. Imprenditori o imprenditrici, aspiranti tali, impiegati, studenti. Non vi è differenza. Le opportunità nascono dalla condivisione, iniziamo noi per primi. Frasi da non dimenticare di Network Mixology “C’è una bella frase che dice se sei la persona più intelligente nella stanza… allora sei nella stanza sbagliata! L’imprenditore deve ambire ad avere persone che nel loro ambito siano più intelligenti di lui, più preparati. Liberati dal tuo ego… “. “Questa pandemia mi ha insegnato che scegliere la squadra sta alla base della serenità che si può costruire sulla professione. Mi chiedo: quanto costa non avere fiducia?”. “Scegli con chi stai e che energia avrai”. Letture e podcast consigliati Network Mixology è un libro che non solo insegna a gestire la propria rete di contatti ma contiene anche delle chicche preziose su come avere il giusto spirito imprenditoriale e promuovere la propria attività. A tal proposito ti consiglio anche la lettura del best seller Fai di te stesso un brand di Riccardo Scandellari oppure Dimmi chi sei, di cui puoi leggere la recensione in questo articolo, (anzi, l’uno non esclude l’altro perciò puoi comprarli tutti e due!) e infine Condivide et impera. Convinci con il cervello, persuadi con il cuore e influenza per come sei di Rudy Bandiera. Due podcast in tema con tutto quello che ti ho raccontato e con i libri che ti ho consigliato sono: Rudy Bandiera docet, disponibile su Apple Podcast, piuttosto che un podcast fatto all’insegna di “un marketing elegante che rispetta le persone e il cliente” (cit. R. Scandellari) che trova il suo imprinting in Brand you di Riccardo Scandellari, disponibile sulla piattaforma Audible. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Per essere liberi professionisti di successo, oggi servono molte più competenze di quelle che servivano ieri. Non basta saper fare bene il proprio lavoro. Bisogna sapersi distinguere, gestire l’organizzazione di tutte le attività, imparare a usare nuovi strumenti. Come il podcast, che sta diventando una leva di marketing potentissima, a patto che la si sappia usare nel modo giusto. Gestire tutto questo può essere davvero complicato, specie se poi i risultati che vorresti tardano ad arrivare. Forse hai anche tu un podcast e vorresti farlo funzionare, ma fatichi a gestire tutto. E allora come si fa? Quando il podcast per liberi professionisti funziona davvero? Ne parlo nell’articolo attraverso un esempio concreto e di ispirazione per molti freelance. Libero professionista? Perché usare il podcast Nel caso dei liberi professionisti il podcast è un canale di marketing importantissimo, che può davvero diventare un alleato strategico del proprio business. Purché lo si progetti in modo coerente con i propri obiettivi di marketing. In questo blog parlo spesso di strategia e della necessità di avere una visione chiara per usare il podcast marketing in modo davvero efficace. Questo vale per qualunque tipo di business, piccolo o grande che sia. Vale ancora di più se siamo liberi professionisti e siamo noi in prima persona a doverci occupare della crescita del nostro brand. Come fare personal branding con il podcast Leggi tutto I canali di comunicazione sono certamente strumenti essenziali per farlo, ma bisogna imparare ad usarli, specialmente se possono contribuire a dare un boost significativo alla nostra attività imprenditoriale. In che modo il podcast può aiutarti a promuovere il tuo business? Ne parlo con Francesca Deane, Health and Hight Performance Coach, Founder di Healthy Busy Life e autrice dell’omonimo podcast. Il suo progetto podcast è attivo da circa due anni ed è diventato un canale strategico del suo business, tanto da rendere la sua strategia di comunicazione podcast centered. Chi è Francesca Deane? Imprenditrice, mamma di tre bambini, Francesca Deane vive a New York ed è un Health e high-performance Coach e Founder di Healthy Busy Life, una piattaforma per il benessere, l’empowerment e la crescita personale e professionale. Attraverso un approccio multidisciplinare che si basa su, neuroscienze, scienze comportamentali, psicologia, mindset, nutrizione e produttività, Francesca ti aiuta ad acquisire nuove prospettive e nuovi strumenti così che tu possa chiarire chi vuoi essere e cosa vuoi realizzare, semplificare ed ottimizzare la tua quotidianità, creare spazio per te stessa e portare avanti con costanza ed equilibrio tutti i tuoi progetti ed obiettivi, personali, professionali e di business. Podcast per liberi professionisti: esempio di successo Nell’intervista che puoi ascoltare nella puntata del mio Podcast per il Business, ho chiesto a Francesca Deane quali sono stati i fattori determinanti per il successo del suo podcast nella sua libera professione. Ti riporto di seguito alcuni highlight significativi. Perché hai scelto il podcast per fare marketing? Il podcast è il principale contenuto gratuito intorno al quale gira tutta la mia strategia comunicativa. Ho cominciato ad ascoltare i podcast, penso già otto o dieci anni fa, ancora quando c’era l’iPod. Vivevo a Londra e nelle mie lunghe camminate per andare al lavoro, ascoltavo podcast per imparare cose nuove. Quindi è sempre stato un mezzo che mi è piaciuto tantissimo, anche perché ti permette una fruibilità molto molto facile. L’ho subito trovato come uno strumento allineato anche a me, che sono generalmente introversa. Nella mia vita professionale occupa un po un posto importante. Com’è percepito il podcast negli Stati Uniti? Negli Stati Uniti, chi ha un business ha un podcast. Di podcast ce ne sono tantissimi e di un valore incredibile. Ed è uno strumento molto molto apprezzato anche perché nelle grandi città c’è un sacco di community. Come riesci a gestire l’organizzazione del processo di creazione del podcast? Il segreto più importante secondo me è avere una visione, cioè devi avere chiaro qual è la tua strategia. Se non hai una visione e non hai idea di come vuoi che evolve e come e quale sia la tua strategia di medio lungo periodo e rischi di essere il criceto sulla ruota che continua a produrre cose e lo fa, ma magari in maniera anche sconnessa, senza una logica. Se non abbiamo chiaro qual è la nostra visione per il progetto è difficile anche pianificare e organizzare programmare in un modo tale che sia sostenibile per per la tua vita. Quando ho cominciato il podcast la difficoltà più grande è stata di proprio organizzare. Mi sembrava di dover sempre fare quello e fare solo quello. Non volevo che la mia strategia di creazione di contenuti comunicazione assorbisse il 70% del mio tempo e delle mie energie, ma soprattutto mi desse quel senso di sopraffazione costante. Cos’è il Podcast Model Canvas? Leggi tutto Il secondo segreto è quello di registrare e creare contenuti con largo anticipo. Cioè essere in grado di stare tre mesi senza dover registrare un podcast. Programmazione è lavorare di largo anticipo e capire cosa funziona per te. Deve essere qualcosa di sostenibile. Se non siamo dentro quella ruota di creazione di contenuti costante, si liberano spazi di tempo e spazio mentale, soprattutto per far fluire altre idee, per creare altri progetti, per creare nuovo business, per creare nuovi corsi, per creare nuove opportunità per il proprio business. Se siamo invece sempre solo a fare contenuti, non c’è spazio per quello. Che impatto ha avuto il podcast sul tuo business? Mi ha permesso e mi sta permettendo di connettermi veramente con le persone, specialmente le tematiche che affronto io. La connessione è tale che le persone mi scrivono e mi dicono “ho ascoltato tutti gli episodi del tuo podcast, dal primo all’ultimo, anche se ho appena scoperto mi sembra di conoscerti“. Questo a me piace tantissimo per il tipo di relazione, di connessione che vado ad instaurare. Il podcast sta aiutando il mio business, nel senso che la persona è pronta quando è il momento di poi acquistare un mio percorso, un mio programma perché c’è già un rapporto di fiducia che si è instaurato grazie al podcast. Quindi per me è un uno strumento di marketing potentissimo. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto Quando ti sei resa conto che il podcast stava funzionando davvero per il tuo business? Circa un anno dopo che l’ho lanciato. Sicuramente sono diventata più brava nel portare il mio messaggio e soprattutto nel comprendere anche la strategia. Tutto ha cominciato a fluire in un certo modo dopo circa un anno. Comincio ad avere questi feedback oppure persone che si sono iscritte ai miei percorsi e mi hanno detto esplicitamente che mi conoscono grazie al podcast. Quali canali usi nel tuo business e come sono integrati con il podcast? La mia strategia è basata sul repurposed content, cioè riproporre anziché dover creare mille contenuti differenti per ogni piattaforma. Partire dal podcast e trasformarlo, spacchettare il mio messaggio in formati differenti. Prendere lo script e ritrasformare in un blog secondo l’ottica SEO e metterlo sul website. Ho una persona che può prendere quel testo e può crearci 2 o 3 contenuti Instagram. Al di là del fatto che adesso sono in grado di delegare alcune cose, ma anche quando lo facevo io, avere questo sistema mi permetteva di crearmi tutti i contenuti social e blog per il mese, in meno di una settimana. Multicanalità e podcast: come creare una strategia multi-channel Leggi tutto Tre ingredienti che hanno funzionato davvero nel connubio podcast e business? l primis quello di aggiungere valore. Il mio podcast è sì in parte uno strumento di marketing e di business, ma è in parte un percorso di crescita personale. L’obiettivo è anche creare impatto e creare aggiungere valore. La percezione è se da un contenuto gratuito ottengo tutto questo valore chissà che cosa posso ottenere da un contenuto a pagamento. Un altro segreto importante è appunto l’allineamento della strategia tra podcast e business. I miei podcast e gli argomenti di cui parlo li pianifico in funzione dei lanci dei programmi e dei percorsi che io ho già calendarizzato per tutto l’anno. Motivo per il quale all’inizio dicevo avere una visione di medio lungo periodo è importante. Per me ha funzionato forse anche per la tipologia del mio business, la volontà di creare connessione e quindi di mostrarmi nella mia vulnerabilità. Quando funziona un podcast per i liberi professionisti Un breve recap sui fattori di successo del podcast per i liberi professionisti in relazione al proprio business: Visione a medio-lungo termine. Avere ben chiari obiettivi, mission, vision della propria attività imprenditoriale. Strategia. Preparare un piano editoriale di contenuti in modo strategico, in vista di lanci di prodotti e/o servizi. Pianificazione. Organizzare con largo anticipo le attività senza farsi sopraffare dal processo di creazione dei contenuti. Ottimizzazione e cross-marketing. Riproporre e trasformare i contenuti per gli altri canali di comunicazione per mantenere coerenza e recuperare tempi di esecuzione. Pazienza e costanza. Il podcast non è un contenuto virale, ma un asset e lavora nel medio-lungo termine. La connessione che si instaura con il pubblico è un lavoro di costruzione che ha bisogno di tempo. Aggiungere valore. Donare contenuti che portino valore agli ascoltatori, affinché generino un impatto significativo sulle persone. Uso delle Call to Action. Portare le persone a conoscere altri contenuti utili alla loro formazione, in modo naturale e non push. Inizia il tuo Podcast per il Business Anche tu come Francesca puoi iniziare a promuovere il tuo business grazie al podcast. Se parti da zero e vuoi apprendere le basi per creare un podcast come strumento di marketing e inserirlo nella tua strategia di comunicazione, hai più soluzioni. scaricare gratuitamente la guida introduttiva su come fare podcast partendo da zero acquistare il corso di podcast marketing pensato proprio per liberi professionisti che vogliono usare il podcast come leva di marketing prenotare una call gratuita di 30 minuti per lavorare insieme al tuo progetto. Ti aspetto. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast In quest’articolo voglio parlarti di come creare una sigla efficace per il tuo podcast, partendo dal comprendere cos’è e perché è importante che ci sia all’interno delle puntate. Se attualmente sei nella fase di creazione del tuo prodotto podcast oppure ci stai pensando e ti stai documentando su cosa fare e come realizzarlo, allora questo articolo ti sarà molto utile perché è ricco di spunti pratici.  Analizzeremo quali sono gli elementi che la compongono da cui trarre input utili per iniziare da subito a creare la sigla del tuo podcast. Quella che condividerò è la mia esperienza diretta di Podcast Coach, maturata nel tempo, assistendo nuovi podcaster in erba. Cos’è una sigla podcast e perché è importante?  La sigla di un podcast è un breve motivo sonoro che funge da elemento introduttivo al programma, in questo caso al podcast stesso. Ha un breve testo, una musica di sottofondo e dura in genere tra i 10 e i 15 secondi. Il motivo è ricorrente, ossia si ripete così com’è, esattamente per ogni puntata podcast.  Vi sono, tuttavia, alcuni casi nei quali le sigle possono variare leggermente da una puntata all’altra, relativamente al testo che le compongono. Infatti, in alcuni casi la sigla può fungere anche da presentazione dell’argomento specifico trattato nella puntata o degli ospiti che seguiranno, per cui lo script può variare lievemente. Per esempio, la sigla del podcast “Dieci Tredici”, di cui curo il montaggio audio, è contraddistinta sempre dalla stessa durata, struttura e musica. Solo la parte finale della sigla varia di volta in volta in base all’ospite che verrà intervistato.  Perché può cambiare il testo ma l’elemento sonoro è sempre lo stesso? Perché il motivo sonoro dona al podcast un’impronta identitaria. La base musicale sempre identica crea familiarità e rende riconoscibile il tuo podcast.  Come avrai capito, la sigla è un elemento talmente importante che consiglio vivamente di prevederla ed inserirla in ogni puntata, indipendentemente dal format podcast che si è scelto di adottare.  La sigla è a tutti gli effetti la trasposizione della Value Proposition: una delle primissime cose su cui è necessario ragionare quando si decide di iniziare a progettare un podcast, in quanto elemento di ingaggio per i nuovi ascoltatori. La sigla dà all’ascoltatore la percezione di capire dove si trova e, soprattutto, se si trova nel posto giusto. Fornisce le coordinate dell’intero podcast al nuovo ascoltatore che, magari, anziché partire dal trailer, inizia dalla prima puntata che trova nella lista degli episodi. Come creare la miglior sigla senza sbagliare Sono 4 gli elementi che contraddistinguono una sigla podcast efficace e che non possono mancare: presentare te stesso: chi sei, di cosa ti occupi, in che veste stai parlando. Ad esempio sei un esperto nella materia di cui parli? ti occupi di quello per lavoro oppure sei un appassionato e stai creando un podcast per parlare di una tua passione? Le persone vogliono sapere chi sei e perché proprio tu ne stai parlando.Presentare il programma del podcast: cosa devono aspettarsi gli ascoltatori, di cosa parlerai e qual è la tematica generale che tratti nel tuo podcast.Far capire per chi è questo podcast: per esempio se sto facendo un podcast in cui parlo di fotografia per principianti, è ovvio che sarà totalmente diverso da un podcast che parla di fotografia per esperti. A seconda dell’argomento, cambia il target e il modo in cui parlerò per rivolgermi al mio pubblico.Chiarire il motivo per cui dovrebbero ascoltarti: oltre a voler sapere chi sei, il tuo potenziale ascoltatore vuole sapere qual è la promessa trasformativa che proponi. In sostanza, cos’hai da offrire? La vera sfida è condensare questi concetti in pochissime parole. È tutt’altro che semplice ma non scoraggiarti: servirà concentrazione, buona volontà e tanti tentativi. Nella progettazione del tuo podcast, la preparazione della sigla è una delle prime cose a cui pensare. È proprio sintetizzando al massimo il concetto che hai in testa, che inizi a capire se l’idea può funzionare. È il momento in cui capisci se il tutto ha un senso.  Se non riesci a scriverlo in poche righe è perché, forse, la tua idea ha bisogno di maturare ancora un po’ oppure va modificata e rielaborata. Inoltre, comporre la sigla ti permette di capire che mood vuoi dare al tuo podcast, quale stile sonoro, con che sfumatura vuoi veicolare il tuo messaggio. Come registrare la sigla podcast Immaginiamo che tu abbia scritto il testo definitivo della sigla e che abbia già immaginato anche un genere musicale in abbinamento. È giunto il momento di scegliere come preparare la sigla del tuo podcast. Hai di fronte a te tre diverse strade tra cui scegliere: registrarla con la tua voce, scegliere una base musicale da una libreria di brani royalty free e montarla in autonomia con un software di montaggio;registrarla con la tua voce e affidare il montaggio ad un fonico o a un podcast producer; rivolgerti a un doppiatore professionista per la registrazione della voce o acquistare un jingle “chiavi in mano” che alcune aziende vendono. Quello che cambia da una scelta all’altra è: il budget che hai a disposizione;il risultato che vuoi ottenere;il livello di professionalità che vuoi dare;la tua capacità di usare un programma di editing e montaggio. Tutte motivazioni valide e funzionali al tempo stesso. Un aspetto su cui voglio richiamare la tua attenzione è quello di usare musiche con licenza royalty free per non violare il diritto di autore degli artisti. Online troverai tanti cataloghi musicali sia free che a pagamento, tuttavia, per orientarti nella ricerca ti rimando alla mia guida sulla scelta della musica per il podcast. Se hai in progetto di realizzare il tuo podcast personale e vorresti richiedermi una consulenza personalizzata, sarò felice di essere la tua Podcast Coach. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Le tre principali differenze tra podcast seriale e podcast episodico riguardano la struttura narrativa, il numero di episodi e la distribuzione dei contenuti. La scelta di usare uno schema seriale oppure episodico consegue all’analisi sul formato podcast, ovvero sulla struttura con la quale si vuole presentare il contenuto al pubblico. È in fase di progettazione che si definisce il formato di un podcast sulla base di questi 4 macro elementi: scelta editoriale stile narrativo numero di voci struttura e distribuzione. Vediamo ora qual è la differenza tra podcast seriale e podcast episodico. Format podcast: cosa sapere per prepararlo Leggi tutto Il podcast episodico Una serie episodica è contraddistinta da un numero ampio di puntate e uno sviluppo verticale del contenuto. Ogni puntata è autoconclusiva, o come si dice anche “stand alone”. Non c’è quindi un legame narrativo tra un episodio e l’altro e si possono ascoltare in qualunque ordine.  Tuttavia gli episodi non sono totalmente slegati tra loro, perché ciascuno di essi sviluppa per micro argomenti la una stessa principale tematica del podcast e contiene elementi comuni che li rende identificabili come parte di una stessa serie. Questi elementi possono essere relativi alla struttura interna e al corredo sonoro. In questo tipo di formato la distribuzione del podcast è a cadenza regolare: giornaliera, settimanale, quindicinale, mensile.  Quando usare il formato episodico? Si adatta bene a podcast divulgativi, educativi, di news e informazione. Podcast episodici esempi Podcast per il Business è una serie episodica con cadenza settimanale. Ogni puntata affronta un tema specifico e autoconclusivo ma tutte le puntate sono riconducibili a un unico macro tema: come fare marketing con il podcast. Altri esempi di podcast episodici: DOI – Denominazione di origine inventata Formato dialogo, con puntate autoconclusive sul tema della cucina italiana. The Essential Podcast di informazione con cadenza giornaliera Morgana Un episodio mensile concentrato sulla storia di una “Morgana” sempre diversa. Puntate autoconclusive, elementi di riconoscibilità ben marcati che ne hanno definito una identità tutta propria. Il podcast seriale Un podcast seriale, o serie serializzata, è invece una narrazione estesa in cui l’arco narrativo si distribuisce su più puntate con una trama orizzontale.  Questo è il tipo di formato podcast che ben si adatta a fiction, storie e biografie in cui è presente un unico grande avvenimento e un personaggio centrale e il racconto suddiviso su più episodi. In questo caso, la serie podcast ha un numero definito di episodi ed è autoconclusiva.  Podcast seriali esempi Ponti Invisibili Una serie autobiografica di 9 puntate sviluppata con la tecnica dello Slow Journalism con una trama orizzontale. La Ballata dell’Andrea Doria Serie narrativa strutturata in 6 puntate per raccontare la storia del naufragio del lussuoso transatlantico. Veleno Docuserie con trama orizzontale, uno dei podcast più conosciuti in Italia. Conoscere la differenza tra podcast episodico e podcast seriale, ti aiuta a definire quale format usare nel tuo progetto. Questo è uno degli elementi che fanno parte del modulo sulla progettazione di un podcast del mio corso di podcast marketing Da Zero a Podcast disponibile in 3 diversi livelli di apprendimento. Vieni a scoprirlo cliccando sul banner. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Il podcast producer è un professionista che coordina e supervisiona tutta la produzione di un podcast dalla progettazione alla distribuzione fino alla promozione. Può ricoprire diversi ruoli nello stesso progetto e ha la responsabilità verso il committente della gestione di tutti i processi. Fino a una manciata di anni fa la figura del podcast producer in Italia era pressoché sconosciuta. È una delle professioni emergenti del panorama digitale, anche se in America, dove è nato il podcast, è già ampiamente nota e diffusa. Per alcuni avviare un podcast potrebbe essere sembrare un gioco da ragazzi. Se si comincia in modo amatoriale per sperimentare e divertirsi non c’è nulla di male e, anzi, è l’occasione per mettersi alla prova con strumenti nuovi. In questo caso, anche un tutorial gratuito sull’uso delle attrezzature può essere un inizio. Se vuoi alzare un po’ l’asticella e produrre un podcast professionale che ti aiuti a raggiungere i tuoi obiettivi personali o aziendali, allora forse hai bisogno di un produttore di podcast che ti aiuti nella creazione del tuo prodotto audio. Esattamente, cosa fa un podcast producer e quali sono le sue competenze? Nell’articolo ti spiego responsabilità e ruoli di questa figura professionale partendo dalla mia personale esperienza e dal lavoro svolto insieme ad altri professionisti del settore. Ti parlerò anche delle competenze necessarie per sapere come diventare podcast producer e infine come capire se hai bisogno di un producer o di un podcast coach. Chi è il podcast producer e cosa fa Il podcast producer è una figura chiave nel team di produzione audio. È responsabile del coordinamento delle attività necessarie per realizzare il podcast e della maggior parte delle decisioni riguardanti la linea produttiva. Definisce la parte strategica, economica, organizzativa e tecnica della produzione.  Nella sua veste di supervisore, è il punto di riferimento tra cliente e squadra di produzione podcast. Dunque si occupa di progetti podcast su commissione. Il suo lavoro inizia con l’ascolto del cliente. In questa fase la sua capacità relazionale è fondamentale per accogliere richieste ed esigenze specifiche, comprenderle e successivamente tradurle in una proposta creativa coerente e personalizzata. Di solito, tutte le informazioni che raccoglie in questa primissima fase sono verbalizzate in un documento di brief condiviso che servirà a preparare un preventivo dettagliato, un retroplanning ed eventuali specifiche tecniche. A questo punto si avviano i motori della macchina produttiva. Ad esempio comporre la squadra giusta, fare lo scouting delle voci o degli ospiti, curare la scrittura dei copioni, seguire la regia in studio di registrazione, supportare gli speaker, gestire o supervisionare il processo di post produzione, monitorare le metriche del podcast, occuparsi della parte contrattuale e finanziaria di tutte le parti coinvolte. Alcune attività possono essere in capo allo stesso podcast producer, altre delegate a un team di professionisti che reputa di volta in volta più adatti al tipo di progetto. In definitiva però, essendo il responsabile di tutta la produzione, deve conoscere gli impatti di ciascuna funzione e intervenire laddove è necessario per garantire il successo del progetto finale. Principali responsabilità di un podcast producer Entriamo un po’ più nello specifico e delineiamo meglio alcune delle principali responsabilità che implica ricoprire il ruolo di produttore di podcast. Riguardano 4 fasi specifiche: pre produzioneproduzionepost produzionepromozione Analisi del brand In pre produzione il podcast producer dedica lo stadio iniziale ad analizzare: identità del brand, tono di voce, obiettivi, contesto comunicativo aziendale, settore di appartenenza, competitor, piano strategico interno e, non ultimo, il budget. Questa attività è propedeutica a eseguire un prodotto coerente con la linea comunicativa del brand. Alcuni brand strutturati hanno già linee guida definite e scritte in documenti interni da cui attingere. In altri casi è essenziale fare domande specifiche e tirar fuori l’anima del brand. Ad ogni modo, la comunicazione è essenziale. Progetta strategie di podcast marketing In base a quanto condiviso in fase di analisi, il podcast producer prepara una strategia marketing per il podcast che possa inserirsi nella dinamica aziendale e supportare il piano strategico interno. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto È importante coinvolgere tutti gli stakeholder dell’azienda per avere il commitment. Senza di esso, è difficile se non impossibile garantire l’intero processo di produzione, con gravi ricadute in termini di tempi e costi finali. Seleziona e coordina il team di produzione Se la strategia proposta è approvata e c’è il commitment allora il produttore inizia a selezionare il team di professionisti da coinvolgere nel progetto. Sulla scelta influiscono principalmente: concept, soggetto narrativo, budget e desiderata del cliente. Il team può già essere parte organica della struttura interna della casa di produzione, ad esempio fonici audio, curatori editoriali, marketer. In molti casi lo stesso producer può ricoprire uno o più di questi ruoli. Tuttavia, potrebbero servire figure specifiche per il tipo di podcast commissionato: autori specializzati in determinati settori, speaker o talent che prestino voce e nome al progetto, tecnici del suono attrezzati per specifiche riprese audio. È il producer che coordina l’intero team scandendo i tempi di ciascuna fase e assicurandosi che le scadenze siano rispettate. Gestisce e supervisiona il processo di produzione In qualità di figura centrale tra il team di produzione e il cliente, il podcast producer supervisiona tutta l’attività facendo in modo che le parti siano sempre allineate sul da farsi. Segue la cura editoriale dei testi accertandosi che siano coerenti con il concept e il tono di voce del brand.Si preoccupa di far approvare gli script dal referente del committente.Coordina e dirige le riprese audio, editing e montaggio.Approfondisce eventuali aspetti legali su citazioni, musica e fonti audio.Si accerta che il cliente sia costantemente aggiornato sull’avanzamento del progetto e ogni task condivisa e approvata secondo i tempi e i modi stabiliti.Cura la distribuzione sulle piattaforme di ascolto. Supporta le attività di marketing e promozione Sulla base di quanto previsto e condiviso con il brand sia in termini di ruoli sia di budget, il producer si preoccupa di seguire le attività di promozione del podcast siano esse svolte dal cliente stesso, sia se delegata totalmente. Il supporto è necessario perché spesso il cliente, o chi per esso, non conosce le dinamiche di promozione del podcast e potrebbe non sfruttarle appieno. Competenze trasversali e tecniche del podcast producer Visto il ruolo complesso e polivalente che ricopre il produttore di podcast, è ovvio che sulla sua figura convergono più competenze. Alcune di queste sono comuni alla figura di Podcast Coach di cui parleremo più avanti. Da una parte ci sono le competenze tecniche o hard skill che riguardano l’insieme di conoscenze acquisite nei percorsi di formazione e nell’esperienza diretta. Dall’altra si contrappongono le competenze trasversali o soft skill che comprendono tutte quelle caratteristiche e attitudini personali che definiscono il modo di agire e interagire con altre persone. Sono le abilità proprie di una persona. Alcune possono essere innate, altre migliorate o stimolate grazie al proprio background personale e professionale. Soft Skill  Ecco alcune competenze trasversali necessarie per diventare podcast producer. Capacità comunicativa: saper ascoltare in primis, essere in grado di esprimersi in modo chiaro e trasparente senza fraintendimenti e mantenere aperto il dialogo anche nelle situazioni di stress.Team working: lavorare in gruppo può non essere semplice se le figure sono completamente diverse tra loro e hanno modalità e approcci diversi. Riuscire a collaborare con tutti è necessario per portare a casa il risultato.Capacità organizzativa: pianificazione e organizzazione sono essenziali per rispettare i tempi ed essere efficienti. Qui le doti di project management sono di grande aiuto sia per prevedere eventuali criticità che per preparare e valutare in modo realistico il planning.Spirito d’iniziativa: aiuta a sviluppare e proporre idee essendo disposti anche ad assumersi qualche rischio.Precisione: essere accurati e diligenti rassicura sempre il cliente e il collaboratore. Essendo responsabili di un progetto, la precisione deve a cascata essere richiesta a tutto il team di produzione.Leadership: gestire più persone e creare un clima di collaborazione e proattività serve a lavorare tutti verso uno stesso obiettivo. Hard skill  Alcune delle competenze tecniche che il podcast producer deve avere sono: conoscenza del settore podcast: tenersi informato sulle evoluzioni del mercato, i trend, le novità, gli eventi, le nuove produzioni e i quanto è già stato prodotto.Conoscenza sull’uso degli strumenti di editing audio: saper utilizzare i vari tipi di attrezzature necessarie per registrare, editare e post produrre un podcast, uso dei microfoni e delle workstation audio digitale (DAW) è sempre utile anche se in alcuni progetti si può scegliere di affidarsi a un fonico audio. Questa skill si rende necessaria anche per valutare la fattibilità o meno di alcune scelte creative.Conoscenza di marketing: visto che il podcast è un canale di comunicazione adatto per fare branding e content è opportuno sapere come muoversi per promuovere e progettare strategie adatte.Capacità di project management: il podcast è un progetto complesso che si sviluppa su più task e si distribuisce su più figure professionali con fasi consequenziali e talvolta sovrapposte. Una competenza sulla gestione dei progetti serve a tenere le fila di tutto senza perdere il senno.Capacità di scrittura: sebbene non sempre sia necessario essere anche autori dei testi, il podcast producer deve conoscere bene la lingua italiana e saper curare e revisionare i testi perché siano adatti all’audio, alla narrazione e al tono di voce del brand. Come si diventa podcast producer Sebbene nell’ultimo anno e mezzo siano sorti diversi percorsi formativi per imparare a creare podcast, in modo più o meno professionale, in effetti non esiste ancora una formazione specifica per podcast producer.  Essendo una di quelle nuove professioni digitali nate con l’evoluzione comunicativa audio, si è delineata nel corso di questi ultimi anni e continua a definirsi. Un po’ come gli Youtuber o gli Instagram Bloggers o gli Influencer, nati con i social e il web poi via via riconosciute come vere e proprie professioni. Per cui è facile trovare podcast producer che arrivano da esperienze professionali molto diverse tra loro. Alcuni arrivano dalle produzioni video, altri dalla radio, altri ancora dal marketing, dal project management, dalle produzioni musicali o da formazioni umanistiche. Questa commistione di saperi è un valore aggiunto. Di sicuro il background che ognuno porta con sé definisce lo stile e la specializzazione in cui opera come produttore di podcast. Personalmente applico la mia lunga esperienza in management e controllo di gestione unita alle competenze tecniche di digital marketing per progettare podcast orientati al business sia per liberi professionisti che aziende. A questo aggiungo formazione specifica in ambito podcast marketing, in scrittura testi per l’audio e in conduzione radiofonica. L’esperienza sul campo, però, è fondamentale. Così come il networking. Per iniziare, è utile seguire progetti semplici, crearsi dei casi studio in differenti contesti e settori, collaborare come junior podcast producer insieme a produzioni più grosse o con professionisti più esperti, per poi arrivare alla gestione autonoma di quelli via via più complessi. Podcast Producer e podcast Coach: quale ti serve? Qual è la differenza sostanziale tra le due figure professionali? Il podcast producer gestisce l’intera produzione di un podcast commissionato. In pratica attua la desiderata del suo cliente e pensa a tutto.  Il podcast coach è una figura di affiancamento, di guida e supporto nell’accompagnare i clienti nel processo di creazione e lancio di un loro podcast. Le sue attività riguardano la progettazione, la scelta degli strumenti, la strategia di marketing, la formazione, la post produzione e tutto ciò che serve per aiutare il cliente a pubblicare un podcast professionale.  In questo caso il cliente ha una parte attiva nella creazione del podcast e può contare sull’aiuto di un professionista che lo guidi in tutte le fasi. Se sei un’azienda o un professionista che vuole commissionare la creazione di un podcast, avrai bisogno di un podcast producer. Se pensi che possa fare al caso tuo, contattami direttamente e fisseremo una call conoscitiva.  Qui sotto puoi ascoltare due esempi di produzioni audio da me gestite in qualità di podcast producer. Il primo è Storie nel Carrello co-prodotto con Matteo Scandolin per Bennet S.p.A. e il secondo è Le Alleate prodotto per SeoSpirito S.r.l. sul progetto LeRosa.  Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Sigla e Trailer podcast: cosa sono e a cosa servono Per spiegare la differenza tra sigla e trailer di un podcast, partiamo dal dare una definizione di questi due elementi. La sigla è un breve motivo che funge da elemento introduttivo al podcast stesso. È composto da un testo conciso e una musica di sottofondo. Lo scopo della sigla è presentare sinteticamente il podcast e orientare l’ascoltatore dando coordinate precise, anche e soprattutto se è la prima volta che ci ascolta. Per questo la durata indicativa è tra i 15 e i 30 secondi. Non serve che sia molto prolissa. Una buona sigla contiene: il nome del podcast il nome dell’autore o del narratore il messaggio del podcast il pubblico a cui è rivolto il beneficio per l’ascoltatore. La sigla è un elemento identitario del podcast, ed è bene che crei un effetto di familiarità e riconoscibilità. Ecco perché solitamente ha un testo e una musica sempre ricorrenti. D’altra parte, il trailer è l’anteprima di tutto il progetto podcast, che sia esso una serie autoconclusiva oppure episodica. Lo scopo del trailer è sempre lo stesso: presentare il podcast, incuriosire e coinvolgere il pubblico, fornire elementi essenziali ma esaustivi per far capire di cosa si parlerà, quale format si è scelto, con quale punto di vista si affronterà l’argomento, chi è l’autore o il narratore, in che veste ne parla e quali sono obiettivo e target del podcast. Il trailer in genere è una breve puntata del podcast della durata indicativa che va dai 90 ai 120 secondi. Può essere esposto dalla voce del narratore oppure essere un middle di voce o pezzetti di altre puntate che lascino intravedere una piccola trama senza però svelare troppo. Come creare la sigla podcast Leggi tutto Sigla vs trailer podcast Sigla e trailer, sebbene servano entrambi a presentare il podcast, hanno scopi e durata differenti. La prima è una sintesi estrema, di solito bastano due o tre frasi per circoscrivere tutto il messaggio contenuto nel podcast. Il secondo è una espansione più dettagliata dell’argomento ma allo stesso tempo sintetico e accattivante. Sulla durata e sullo stile di sigla e trailer non ci sono regole precise. Puoi decidere tu come strutturarle, tenendo conto delle diverse finalità di entrambi. Per altri approfondimenti, ti consiglio la lettura dell’articolo su come creare la sigla podcast e come fare un trailer accattivante. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Parlare di SEO e Podcast sembrava quasi un’utopia fino a qualche tempo fa. Molti podcaster, me compresa agli esordi del mio primo progetto, ignoravano che i meccanismi di questa strategia si potessero applicare anche al mondo dei podcast. Eppure, oggi anche i contenuti audio possono beneficiare di una visibilità organica sul web, e restituirla a loro volta ad altri contenuti online. Basta adottare qualche piccolo accorgimento in fase di creazione e distribuzione del podcast per ottenere già dei risultati. Risultati che possiamo ora dimostrare grazie a un test durato quattro mesi e realizzato in collaborazione con la SEO Specialist Luisella Curcio su un progetto reale di podcast. L’obiettivo del test era semplice: misurare in che modo una disciplina come la SEO si comporta con un trend del momento, il podcast, e capirne i reali impatti. Le domande a cui risponderemo in questo articolo sono queste: Impatta più la SEO sul podcast o il podcast sulla SEO? Il podcast può lanciarsi da solo senza azione SEO e social? Il podcast ha effetto sulla SEO? Ha senso una strategia multicanale? Entriamo nel vivo dell’analisi. Le premesse del test SEO e Podcast Osservare il rapporto fra un trend emergente come il podcast e la SEO ci ha permesso di capire due cose importanti. Da un lato, su quali leve lavorare per migliorare il posizionamento e, dall’altro,  intravedere nuove interessanti applicazioni utili sia per chi usa già il podcast nella propria comunicazione online che per i SEO specialist che lavorano sulla comunicazione organica dei propri clienti. La SEO, acronimo di Search Engine Optimization, è l’insieme di strategie volte a ottimizzare il tuo sito web affinché sia più facile per i motori di ricerca trovarlo, leggerlo, comprenderlo e proporne i contenuti in risposta agli intenti di ricerca delle persone. In pratica l‘obiettivo della SEO è aumentare la visibilità organica del tuo sito e quindi il traffico. Sono davvero tanti i fattori di ranking su cui si basa Google per posizionare i siti web nella SERP. Tra i principali ci sono: l’autorevolezza del dominio l’ottimizzazione dei contenuti la user experience del sito i backlink. Ciò vuol dire che quando si parla di SEO il risultato delle strategie applicate su un sito possono variare rispetto ad un altro, proprio per effetto dell’azione sinergica di questi o più fattori. Fatta questa premessa, ciò che in questa sede prenderemo in esame è la parte relativa ai contenuti e il rapporto tra sito web, podcast e gli altri canali di comunicazione. Dovresti creare un sito web per il podcast? Leggi tutto Come abbiamo sviluppato il test SEO Podcast Ci serviva una base dati vergine su cui operare per evitare che i risultati fossero inficiati, se pur indirettamente, dagli impatti legati al posizionamento di un podcast già esistente. Quindi, Luisella Curcio ha creato un podcast totalmente nuovo, con chiaro riferimento alla sua professione di SEO specialist, volutamente semplice dal punto di vista del sound design e della qualità audio. L’intento in questo caso era spingere sui contenuti e soprattutto sulla strategia per vederne gli effetti. I risultati del test sono stati presentati in anteprima nel web talk condotto da Fabio Antichi e Antonio Mattiacci nella loro rubrica Aperiweb. Ecco in sintesi gli step seguiti nel test: Creazione di un podcast sulla SEO con Anchor di Spotify; Ottimizzazione di tutti gli episodi; Distribuzione del podcast su tutte le piattaforme podcast come Spotify, Apple Podcast, Amazon Music, Google Podcasts; Monitoraggio delle performance del podcast con Google Podcast Manager e Anchor; Embedding del player Spotify in articoli specifici del blog e coerenti con le puntate; Inserimento dei dati strutturati nelle risorse in cui è stato pubblicato il podcast; Monitoraggio delle performance di tutti gli episodi e dell’andamento degli articoli interessati dall’embedding. Il podcast è stato creato usando l’hosting provider Anchor il quale, oltre a creare il feed RSS e distribuirlo sulle piattaforme, permette anche di registrare una traccia audio, editarla e fare un montaggio basico. Tutti gli episodi sono stati ottimizzati in chiave SEO lavorando a monte su un piano editoriale che rispondesse agli intenti di ricerca degli utenti sul tema centrale del podcast stesso. Questo è uno step importante da tenere presente che ti spiegherò meglio più avanti. Una volta fatta la distribuzione sulle piattaforme, il monitoraggio dei dati ci ha restituito informazioni utili per i resoconti. I tool usati per monitorare le performance sono stati: Anchor Semrush Google Podcast Manager Google podcasts manager Google Podcasts Manager (GPM) è la piattaforma Google di ascolto dei podcast cui è possibile trasmettere il feed RSS per la distribuzione online. Anche se non è ancora la piattaforma più utilizzata per gli ascolti, ha funzionalità interessanti che a mio avviso avranno grandi potenzialità nel prossimo futuro. Se un podcast è distribuito su GPM, Google potrebbe proporlo tra i contenuti in risposta agli intenti di ricerca dell’utente direttamente nella SERP per l’ascolto immediato.Questo è un aspetto utile per la discoverability dei podcast, punto di attenzione su cui le piattaforme si spera facciano progressi. Oltre a questo, i podcaster che distribuiscono i loro contenuti su GPM possono accedere a dati statistici rilevanti quali: numero di ascolti per puntata, durata media di riproduzione, dispositivo utilizzato, clic, impression e soprattutto l’indicazione dei termini di ricerca attraverso cui gli utenti ti hanno trovato sulla SERP. 1. Gli effetti del podcast sulla SEO Primo test Per prima cosa, in data 18 giugno 2022 Luisella crea una puntata pertinente ad un articolo del blog, in particolare sul posizionamento SEO. Dopo di che: fa l’embedding della puntata podcast nell’articolo esistente inserisce i dati strutturati del podcast nel sito. Cosa è successo dopo il 18 giugno al suo articolo? Il traffico e il posizionamento dell’articolo sono aumentati. Lo stesso articolo era posizionato in 26° posizione per la parola chiave “competenze SEO” prima di queste operazioni. Nel giro di poche settimane, l’articolo è passato dalla 26° posizione all’8° ed è poi rimasta stabile. Secondo test In data 2 agosto Luisella ha revisionato e inserito il podcast dedicato all’argomento struttura del sito web nell’articolo. Ecco cosa è successo dopo il 2 agosto: Dall’immagine notiamo che da quella data il posizionamento e il traffico sono migliorati. Terzo test In data 11 luglio ho inserito il podcast dedicato a “content strategy” nell’articolo https://www.luisellacurcio.it/seo/posizionamento-seo/content-strategy/ Ecco cosa è successo: La parola “content strategy” è passata dalla 10° posizione alla 6° posizione. In sintesi, abbiamo visto come il podcast abbia influito positivamente sulla SEO in termini di posizionamento. Le operazioni di embedding del podcast all’interno di ogni articolo hanno aumentato il posizionamento delle singole parole chiave. Inoltre, nelle descrizioni di ogni singola puntata del podcast sono stati inseriti link in entrata agli articoli del suo blog che sono apparse non solo in Anchor, ma anche in Spotify, Amazon Music, Google podcasts, Apple Podcast. Infine, una piccola spinta, l’ha data anche l’inserimento dei dati strutturati, implementati però successivamente. Come implementare i dati strutturati per il podcast: segui le indicazioni contenute al link per l’inserimento dei dati strutturati:  https://schema.org/PodcastEpisode. Inserisci i dati strutturati e convalidali con https://validator.schema.org/. 2. Gli effetti della SEO sul podcast Dopo aver visto i risultati dei test degli effetti del podcast sulla SEO, verifichiamo se è vero anche il contrario, cioè se la SEO ha effetti sul podcast. La risposta è sì. Per spiegarlo, facciamo questa prova. Digitiamo su Google la parola chiave “calendario editoriale SEO”. Appare in prima posizione l’articolo del blog di Luisella dove è stato fatto l’embedding di una puntata pertinente. In pratica, il contenuto in cui è stata collocata una risorsa ha ottenuto una visibilità maggiore e immediata rispetto ad altri contenuti. Un po’ quello che accade con l’embedding dei video di YouTube degli articoli. Google posiziona i podcast nella SERP? Sì, e lo si evince proprio dal risultato in SERP per la ricerca della parola chiave Podcast SEO. Il podcast si è posizionato nel box di Google dedicato ai podcast.  Inoltre lo si deduce dai dati rilevati da GPM a una settimana dopo dalla pubblicazione. Come Ottimizzazione il podcast per la SEO Ottimizzare un podcast per la SEO vuol dire intercettare le richieste degli utenti in Search e rispondere a quello che cerca l’utente finale. Questo si traduce in un aumento della visibilità del tuo brand.  Nella descrizione degli episodi del podcast è possibile inserire link che portano verso il tuo sito web, il tuo blog e i tuoi canali social: questo si traduce nei primi due casi in aumento dei link in entrata al tuo sito web. L’ottimizzazione del podcast è un processo importante che inizia molto prima della pubblicazione delle puntate sulle piattaforme di ascolto. Significa lavorare a un piano editoriale che risponde ai tuoi obiettivi ma anche ai bisogni degli utenti. Questo si traduce nello scegliere con cura l’argomento, il titolo, la descrizione, nonché la trascrizione degli episodi. Ottimizzando questi elementi per i motori di ricerca attraverso la strategia SEO aumenta visibilità, posizionamento e autorevolezza del tuo brand. Perché implementare una strategia multicanale? Facendo un breve recap dei test effettuati, si comprende che gli effetti del podcast sul posizionamento non sono immediati. Se un podcast non viene trainato dalla SEO oppure da strategie di social media marketing è molto difficile trovarlo singolarmente in Google Search o in una qualsiasi piattaforma di podcasting. Specie in presenza di chiavi di ricerca molto competitive. Podcast e SEO se lavorano in sinergia hanno impatto l’uno sull’altro sul miglioramento della visibilità online di un brand. Ma il podcast ha bisogno di altre strategie social e SEO per essere veicolato. Google sta lavorando molto sui contenuti audio e presto dovrebbero essere inseriti nello stesso Knowledge graph nella tool bar di immagini, video, maps… Speriamo presto!Quando ciò succederà avere un podcast sarà importante per la spinta sulla visibilità del brand. D’altro canto, la SEO per il podcast si dimostra essenziale e può aumentare la visibilità del podcast attraverso l’embed delle puntate e l’inserimento dei link nelle risorse pertinenti. Questo dimostra quanto già ribadito ampiamente nell’articolo sulla multicanalità. Il podcast ha bisogno di essere inserito in un ecosistema comunicativo fatto di sinergie tra le diverse discipline digitali: SEO, Social Media Marketing, Newsletter, ecc. Questo perché ogni canale ha un suo linguaggio, raggiunge target diversi e soddisfa esigenze del pubblico diverse. Multicanalità e podcast: come creare una strategia multi-channel Leggi tutto Dunque, se hai già un podcast e non hai ancora un tuo sito web, valuta attentamente i benefici che ne avresti in termini di posizionamento e visibilità. Se invece non hai ancora un podcast ma hai un sito web, sfrutta il podcast per incrementare il tuo posizionamento sul web. In entrambi i casi, come Podcast Coach posso aiutarti a mettere in piedi una strategia marketing su misura. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Fino a pochi anni fa non sapevo neppure cosa fosse. Oggi non potrei farne a meno. Mi sono resa conto che, anche se è un fenomeno in crescita, non sono molte le persone che sanno davvero rispondere alla domanda cos’è un podcast. Prima dell’arrivo di internet non esisteva questa tecnologia, mentre oggi si sta creando un ecosistema che vede molti player coinvolti. Pertanto, inizia ad esserci la necessità di fare chiarezza e dare al podcast un significato, raccontarne la storia e lo sviluppo. Te ne parlo in questo articolo. Cos’è un podcast: la definizione Partiamo dal significato di podcast. Il termine podcast nasce nel 2004 dal connubio di due parole iPod — che significa letteralmente “baccello” o “capsula” — e Broadcast — che indica la diffusione massiva di una trasmissione radio—. È il giornalista del “Guardian” Ben Hammersley ad usarlo per la prima volta in un articolo dedicato all’evoluzione dell’ascolto on demand delle trasmissioni radio in seguito all’introduzione sul mercato del lettore mp3 di Apple. Lo sviluppo della tecnologia RSS (Really Simple Syindication), uno dei formati di distribuzione più popolari di contenuti tramite web, insieme al nuovo dispositivo iPod danno vita alla diffusione di un nuovo format di contenuti audio. Da qui si comprende quanto Apple sia stata determinante nello sviluppo dei podcast. È infatti la prima a crearne una sezione dedicata all’interno di iTunes. Feed RSS: definisce una struttura adatta a contenere un insieme di notizie, ciascuna delle quali sarà composta da vari campi (nome autore, titolo, testo, riassunto, …). Quando si pubblicano delle notizie in formato RSS, la struttura viene aggiornata con i nuovi dati; visto che il formato è predefinito, un qualunque lettore RSS potrà presentare in una maniera omogenea notizie provenienti dalle fonti più diverse. – Fonte Wikipedia Questo però non spiega cos’è un podcast. Per darne una definizione di podcast più completa possiamo dire che è un contenuto audio inedito nativo fruibile via internet tramite un computer o un dispositivo mp3. Per contro possiamo dire cosa non è un podcast: una trasmissione radio in differita, in quanto non sarebbe inedita;la trasformazione in audio di un video, perché non è nativa;un audiolibro, perché il contenuto nasce con uno scopo diverso. Le caratteristiche del podcast possiamo riassumerle così: asincrono: la produzione e l’ascolto dell’audio avviene in momenti diversi, quindi non come succede con la radio.Offline: l’audio è scaricabile sui propri dispositivi e fruibili in altri momentiOn demand: è l’ascoltatore che decide quando ascoltare e riascoltare il contenuto La storia del podcast Dopo averti spiegato cos’è un podcast, voglio fare un accenno alla sua storia che, se pur molto recente, è di per sé interessante e contrassegnata da momenti decisivi. Agli inizi degli anni 2000, in seguito alle due grandi innovazioni tecnologiche, iPod e feed RSS, sono soprattutto le emittenti radiofoniche a mettere online alcuni programmi del palinsesto per l’ascolto in differita. Accanto a queste repliche, compaiono poi i primi esperimenti di produzioni editoriali per lo più giornalistiche che dimostrano un primo interesse del pubblico verso contenuti on demand. La vera svolta è nel 2014 con l’uscita di Serial, una serie podcast true crime che racconta un fatto di cronaca avvenuto negli Stati Uniti nel 1999. Il racconto a episodi, sapientemente realizzato con un mix di voci, suoni, musiche e racconti, ottiene un riscontro tale da riaccendere l’attenzione sul questo nuovo mezzo, il podcast. Dagli USA arriviamo in Italia con un fenomeno simile. Nel 2017 esce Veleno, l’inchiesta giornalistica in formato audio prodotta da La Repubblica incentrata su un fatto di cronaca vera italiana. Le puntate sono così accattivanti da innescare quel bulimico desiderio di ascoltare immediatamente i successivi, tipico delle serie TV. Questa è infatti la prima serie podcast in italiano a creare un boom di ascolti e lanciare il fenomeno nel nostro Paese, se pur ancora limitata per lo più agli utilizzatori Apple. Ci pensa Spotify nel 2018 a contribuire ad allargare il mercato degli ascolti per gli utenti Android. Dopo l’acquisizione di Gimlet Media e Parcast si inserisce di fatto come player in un mercato in forte espansione. Il podcast però non è mai stato così popolare come negli ultimi mesi. Le statistiche rese note da Voxnest a fine 2019 già dimostravano un forte incremento degli ascolti in Italia rispetto ai precedenti 12 mesi ma il trend è continuato a crescere a doppia cifra nel 2020 con un +15% rispetto al 2019 (fonte Nielsen). Come ascoltare podcast La prima cosa che consiglio a chi vuole iniziare a fare podcast è essere ascoltatori. Sembra una cosa scontata, ma non lo è. Ascoltare podcast ti aiuta a conoscere lo strumento, capire cosa funziona e cosa no. Come si ascolta un podcast? È molto semplice: ti bastano uno smartphone e un paio di cuffie. Questo è il modo migliore per fruirne quando e dove vuoi. Le piattaforme di raccolta e distribuzione accolgono i feed RSS caricati dai creator e rendono disponibile il contenuto audio per l’ascolto. Ora che sai cos’è un podcast, anche il funzionamento non avrà segreti. Sui dispositivi IOS è presente in modo nativo l’applicazione Apple Podcast dai cui è possibile accedere ai contenuti gratuiti selezionando il nome del podcast o la categoria, ascoltarli online oppure scaricarli per fruirne offline. Per seguire gli aggiornamenti puoi iscriverti alla serie preferita, ma solo quest’app consente di recensirne il contenuto. Su Android è Spotify che fa da piattaforma principale di ascolto. Puoi cercare il podcast dallo stesso motore di ricerca della musica e inserirlo in una playlist insieme ai tuoi artisti preferiti. Anche qui la funzione “follow” ti consente di ricevere le novità pubblicate dai podcaster. Tra i player gratuiti si sta posizionando anche Google Podcasts con un’app dedicata per l’ascolto, ma esistono molte altre piattaforme minori di distribuzione di podcast con un catalogo simile. La differenza la fanno i contenuti creati in esclusiva per la piattaforma di riferimento, un po’ come fanno Netflix o Amazon Prime Video per la TV. Le piattaforme di ascolto non sono le uniche fonti per ascoltare podcast. Grazie alla vocal search puoi chiedere agli smart speaker di farti ascoltare il tuo podcast preferito. Ti basterà lanciare il comando di azione del tuo dispositivo per attivare la riproduzione degli episodi. Non tutti i contenuti podcast però sono gratuiti. Esistono realtà come Audible o Storytel che prevedono un accesso su abbonamento per l’ascolto. La modalità garantisce contenuti di alto livello ed esclusivi.Ciò non toglie che moltissime produzioni di qualità, professionali e non, siano disponibili gratuitamente. A te la scelta e la voglia di scoprirne. Conclusioni Le nuove tecnologie hanno dato la possibilità di ascoltare podcast on demand e in mobilità sui propri dispositivi personali: questa è la chiave di successo di questo media. Lo hai trovato utile? 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Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Negli ultimi anni il binomio podcast e giornalismo ha riscosso parecchio successo tra il pubblico. Content curation, informazione, documentari, cronaca, approfondimenti su notizie di attualità, sono alcuni dei modi in cui molti giornalisti hanno utilizzato e utilizzano i podcast per raggiungere un pubblico più ampio e per offrire contenuti di qualità in modo più diretto e fruibile.  Ma al di là di queste modalità di informazione più frequenti e tipiche, c’è un’altra forma di giornalismo per la quale si presta molto bene il podcast, ed è lo slow journalism. Questo è un termine che, come vedremo, si contrappone al giornalismo main stream e si affianca a un modo di fare informazione più accurato e dedito alle storie e alle persone che stanno dietro a una notizia. Come si può usare il podcast per fare giornalismo in questa forma? Ne parliamo con Teresa Potenza, giornalista esperta in geopolitica, economia e cultura Mediorientale, nonché autrice di Ponti Invisibili, il podcast che ha sancito il suo ingresso nel mondo dell’audio come strumento di giornalismo. Cos’è lo Slow Journalism Lo Slow journalism è un approccio al giornalismo che sottolinea la qualità rispetto alla quantità, puntando a fornire una comprensione più approfondita e ponderata dei fatti rispetto alla semplice diffusione di notizie in tempo reale. Si concentra sulla storia dietro le notizie, cercando di capire i contesti e le implicazioni a lungo termine, e di fornire informazioni complete e accurate per aiutare i lettori a prendere decisioni informate. Si contraddistingue anche per essere indipendente dalle news acchiappa clic, dalle agenzie giornaliere che devono seguire i trend. Dà spazio alle storie, quindi anche alle persone. Podcast e giornalismo: intervista a Teresa Potenza Chi è Teresa Potenza Ho preso il tesserino nel 2005 e da quel momento ho lavorato per testate italiane e internazionali sia a Milano che a Londra, finché poi ho fatto un viaggio in Siria che mi ha un po’ cambiato davvero tutto. Fino a quel momento mi occupavo di economia, turismo, esteri e sono sempre proprio gli esteri il tema che mi ha appassionato. Quando sono arrivata in Siria ho cominciato a lavorare come giornalista finché è scoppiata la guerra che mi ha costretta a ritornare. Da lì, negli anni ho lavorato ancora per testate italiane e internazionali finché ho deciso di specializzarmi proprio in Medio Oriente e in geopolitica. Quell’esperienza in Siria mi ha messo in connessione non solo con culture diverse, ma anche con fatti forti, come una guerra, che ho capito che volevo andare al di là delle notizie cosiddette “cotte e mangiate”. Ho capito che dovevo dare attenzione all’approfondimento, alle persone che fanno la notizia, dare voce proprio a quelle persone che ci possono raccontare fatti che forse sono lontani, ma forse in realtà ci possono riguardare molto da vicino. Come ti sei avvicinata al podcasting? Prima di tutto da fruitrice. Penso di aver cominciato, come tanti, nel 2020, nei mesi del primo, durissimo lockdown. Nel podcast ho sempre apprezzato il fatto di non sentirmi un numero, ma qualcuno a cui qualcun altro sta parlando. Mi è sempre piaciuta questa connessione. E poi il fatto che la voce riesce a trasmettere anche le emozioni. Da qui ho deciso di approcciarmi al podcast stando dall’altra parte. Ho pensato sarebbe stato anche interessante per me usarlo come mezzo per raccontare la mia storia, ma anche naturalmente quella degli altri. Ed è così che è nato Ponti Invisibili, il podcast in cui racconto la mia storia in Siria. Ho scelto un taglio narrativo e non giornalistico me è stata la scelta migliore proprio per andare al di là dei fatti, perché sì lo spunto è la mia storia però poi c’è molto altro, è un viaggio interiore sia per me sia per chi lo fa insieme a me. Concept Ponti Invisibili e processo di creazione Leggi tutto Che obiettivi ti eri posta con il podcast dal punto di vista professionale? Nel momento in cui ho capito che volevo occuparmi di slow journalism in questo modo, ho pensato che la cosa migliore da fare fosse davvero mettermi in gioco e raccontare la mia storia per far vedere come si possono raccontare fatti, notizie e persone. Non c’è soltanto il modo veloce ma anche un modo più lento, più accurato e più empatico, se vogliamo, più sensibile. Così ho pensato che fosse anche utile per la mia professione per dedicarmi proprio a quello che mi piace, cioè fare giornalismo. Mi piace definire questo podcast come il mio biglietto da visita. Podcast e giornalismo: che consiglio dai a chi si occupa di informazione? È un approccio che va davvero esplorato. Per le testate che raccontano già storie però in altro modo, credo che potrebbero davvero aprirsi a loro volta delle nuove opportunità e anche delle nuove strade. Secondo me può fare bene alle grandi testate e ai grossi nomi. Stessa cosa per i miei colleghi giornalisti. Con il podcast possono davvero avere un modo in più per arrivare anche alle testate con cui vogliono collaborare, un modo in più per specializzarsi in un settore e arrivare poi alle persone che alla fine sono coloro che fanno le storie. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast User experience cos’è Chiamata anche esperienza utente, la UX User Experience è la qualità dell’esperienza globale che una persona sperimenta quando usa un servizio o un prodotto fisico o digitale. Spesso è un termine associato alla navigazione di un sito web. Visto che il concetto ha a che fare con le percezioni e le sensazioni provate dagli utenti, per estensione mi piace parlare di user experience anche quando ci si riferisce al podcast. Io la definisco esperienza di ascolto, ed è un termine che uso per descrivere le emozioni che gli ascoltatori vivranno durante l’ascolto del podcast. Con questa definizione non mi riferisco alla Overall Listening Experience (OLE) che invece è una misura di valutazione specifica dell’audio, che mira a includere tutti i possibili fattori che possono influenzare il piacere dell’utente durante l’ascolto (dalla qualità audio ai metodi di riproduzione, tanto per citarne alcuni). E non mi riferisco neppure all’esperienza di utilizzo delle piattaforme di ascolto podcast, come Apple Podcast, Amazon Music, Spotify, Google Podcasts, Spreaker ecc. Sulla loro modalità di fruizione non possiamo intervenire e dunque di fatto non è sotto il nostro controllo. Con esperienza di ascolto faccio riferimento a tutte quelle componenti del podcast che possiamo controllare e che rendono piacevole il momento dell’ascolto e che includono: qualità del contenuto qualità dell’audio facilità di interazione. Ciò che voglio fare in questo articolo è aiutarti a capire cosa puoi fare tu per rendere l’esperienza di ascolto del tuo podcast ancora più piacevole per il tuo pubblico.  Perché l’esperienza di ascolto è importante Come abbiamo detto, la user experience rappresenta il grado di soddisfazione di un utente dopo aver navigato su un sito web o in generale dopo aver interagito con un prodotto digitale. La finalità è quella di rendere più fluida e piacevole possibile l’esperienza complessiva dell’utente affinché si raggiungano due obiettivi: aumentare le conversioni fidelizzare gli utenti in modo che tornino da noi in futuro. È un parametro talmente importante che Google lo ha introdotto tra i fattori di ranking e per misurarlo usa delle metriche ben precise, come ad esempio il tempo di permanenza sul sito, la frequenza di rimbalzo e la percentuale di clic dai motori di ricerca.  La user experience mira a rendere più fluida e piacevole l’esperienza complessiva dell’utente per raggiungere due obiettivi: aumentare le conversioni fidelizzare gli utenti in modo che tornino da noi in futuro. Allo stesso modo, quando un ascoltatore vive un’esperienza di ascolto podcast piacevole è più propenso ad ascoltare fino in fondo e a continuare ad ascoltare altri contenuti.  Dunque non è un aspetto di poca importanza.  Tanto più considerando il fatto che Il pubblico oggi è molto più attento di qualche anno fa a ciò che ascolta. Non siamo più agli albori del podcasting quando bastava mettersi al microfono, improvvisare qualcosa e magari avere anche dei discreti risultati.  Con l’ingresso nel mercato di aziende e realtà più o meno grandi, il numero delle produzioni podcast è aumentato ed è aumentata anche la qualità sia dei contenuti che dell’audio. L’utente non si accontenta più. Cerca qualcosa di gradevole da ascoltare, che lo faccia emozionare e non lo disturbi dal punto di vista uditivo. Migliorare l’esperienza di ascolto, dunque, non è più un’opzione, ma una necessità, se vuoi combattere la guerra dell’attenzione ad armi quanto più possibile pari. Cosa puoi fare per migliorarla? Eccoti una check-list di punti su cui agire. La Check-list per migliorare l’esperienza di ascolto Se hai già un podcast, prova ad analizzare il tuo contenuto alla luce di questi 9 punti e valuta su quale aspetto hai bisogno di migliorare. 1. C’è un filo conduttore? Di cosa parla il tuo podcast? Il messaggio di fondo è chiaro ed sempre coerente in tutto il tuo progetto oppure spazi tra argomenti tra i più disparati senza una logica comune? Avere un unico filo conduttore non significa dover parlare sempre e solo di un unico argomento. Significa dare un senso chiaro e definito agli argomenti di cui parliamo in modo da poterli racchiudere sotto un comune denominatore. Se questo aspetto non è chiaro per te, non lo sarà nemmeno per i tuoi ascoltatori. 2. C’è coerenza tra Value Proposition, titolo e contenuto? Di Value Proposition ne ho già parlato in un altro articolo. È uno dei pilastri di un buon progetto editoriale. Definire e dichiarare la proposta di valore serve a te podcaster per mantenere la rotta lungo tutto lo sviluppo del contenuto, e aiuta il tuo pubblico a seguire il fil-rouge che lega insieme le varie puntate. Per cui, quando prepari un episodio chiediti sempre: questo contenuto in che modo risponde alla value proposition? Il contenuto è coerente con questa dichiarazione? Il titolo, per definizione è la sintesi estrema di questa dichiarazione e deve trasmetterla in modo chiaro. Value Proposition: il primo passo per creare un podcast efficace Leggi tutto 3. Stai rispettando le aspettative del pubblico? Questo punto richiama il precedente ma amplia ancora di più il concetto. Quando dichiariamo la value proposition, facciamo una promessa all’ascoltatore. Il pubblico si aspetta di trovare contenuti in linea con quanto dichiarato, sia per contenuto, sia per target. Se dico che mi rivolgo al pubblico generalista non posso poi usare un linguaggio troppo tecnico che nessuno comprende se non gli addetti ai lavori. Quando le aspettative sono disattese, perdiamo ascoltatori. 4. Com’è strutturato il tuo piano editoriale? A prescindere dal format e dal concept che hai scelto di adottare per il tuo podcast, l’intero piano editoriale deve essere pensato per accompagnare l’ascoltatore in un viaggio virtuale all’interno del tuo mondo. Non puoi pensare di iniziare con argomenti complessi senza prima aver preparato il terreno e introdotto concetti di base. Struttura il piano editoriale come se fosse un funnel: crea consapevolezza, educa e nutri il tuo pubblico gradualmente. 5. Com’è strutturata la tua puntata tipo? Gli ascoltatori sono ciechi per definizione. Non possono vedere il percorso che hai preparato per loro, ma puoi aiutarli ad immaginarlo. Lo fai creando contesti sonori e schemi ricorrenti che guidano l’ascoltatore e lo aiutano ad orientarsi all’interno delle tue puntate podcast. Qual è il tuo schema interno? Format podcast: cosa sapere per prepararlo Leggi tutto 6. Titoli e descrizioni sono chiari ed esaustivi? Questo è un argomento che richiama le aspettative e la coerenza dei contenuti. Titoli clickbait e descrizioni delle puntate che disattendono il reale contenuto del podcast non aiutano a fidelizzare il pubblico. Puoi fregarlo una volta, ma poi non ci casca più.  7. Quanto è facile interagire con te? Si dice che il podcast sia una comunicazione a senso unico. In realtà questo è vero fino a un certo punto. Se inseriamo Call to Action chiare e semplici da ricordare, rendiamo più facile per l’utente contattarci. DON’T MAKE ME THINK (non farmi pensare) è il concetto di fondo della User Experience. Voglio trovare subito ciò che cerco e nel modo più semplice possibile. Questo significa che oltre a dirle a voce, bisogna inserire le CTA nelle descrizioni degli episodi, con tutti i riferimenti diretti per entrare in contatto con noi. Chi ascolta non sempre può prendere appunti e di sicuro non può ricordare a lungo tutti gli indirizzi email o i contatti social che diciamo. Aiutiamo il pubblico a raggiungerci con dei link in descrizione. 8. Com’è la tua performance al microfono? Ci ho dedicato un intero articolo a questo punto. Anche se non siamo professionisti della comunicazione orale, ci sono delle regole che è bene rispettare per far sì che l’esperienza di ascolto sia piacevole. Il valore del contenuto si esalta quando c’è una buona performance al microfono. Sto parlando di: ritmo, tono e modulazione della voce enfasi e punti principali messi in risalto uso corretto delle pause esposizione chiara e logica dei contenuti. Aircheck podcast: come migliorare la performance al microfono Leggi tutto 9. Com’è la tua qualità audio? Chi pensa che sia sufficiente fare un buon contenuto per coinvolgere gli ascoltatori tralasciando di fatto la qualità audio, si sbaglia. La qualità del suono è importante tanto quanto quella del contenuto. Solo che per mancanza di conoscenze, competenze, tempo e risorse, a volte si sacrifica.  Fatto è meglio che perfetto si dice, e io sono d’accordo, se l’alternativa è non fare nulla. Ma fino a un certo punto.  Un minimo di attenzione alla qualità audio è, non solo opportuna, ma necessaria per rendere gradevole l’ascolto e non costringere il pubblico a sorbirsi un suono disturbato e fastidioso. A lungo andare le persone si stancano e abbandonano. Per cui mi spiace deluderti, ma la qualità dell’audio fa la differenza. La user experience del podcast contempla le emozioni che il pubblico vive durante l’ascolto. Se il sound è sporco, confuso e crea frizioni, le emozioni saranno tutt’altro che positive.  Non serve spendere tanti soldi in attrezzatura sofisticata per fare la differenza, a volte basta saper usare gli strumenti nel modo giusto per migliorare il risultato. Perciò, se il podcast è uno strumento a supporto del tuo brand, fai attenzione alla qualità dell’esperienza di ascolto che offri al tuo pubblico. La voce è il nostro biglietto da visita, e al pari di un sito web, di un logo, di un feed sui social parla di noi e del nostro brand.  Se vuoi sfruttare al meglio questo strumento per fare marketing e vuoi fare un level up del podcast, contattami e valuteremo insieme come migliorare la user experience del tuo podcast. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast I parametri UTM sono uno strumento importante in fase di analisi della strategia di marketing. Servono a capire la reale efficacia dei canali di comunicazione usati nel proprio business. Ci consentono di monitorare l’impatto di ciascuno di essi, conoscere gli interessi del proprio target, valutare le performance dei contenuti pubblicati e persino misurare le conversioni.  Il podcast è uno dei canali di comunicazione che completano l’ecosistema comunicativo di un brand, piccolo o grande che sia. Come tale, se usato come strumento di marketing, contribuisce a sostenere il business portando traffico verso i canali di conversione, come ad esempio il sito web.  Tuttavia, essendo il podcast un contenuto audio e per certi versi quasi più immateriale di un contenuto visivo e testuale, come si fa a misurarne l’efficacia, a tracciarne l’impatto e a isolarlo rispetto a tutti gli altri canali di comunicazione? Usando i parametri UTM. In questo articolo ti spiegherò cosa sono e come usarli per tracciare il traffico verso il tuo sito web, proveniente dal podcast. Tracciamento dei dati: a cosa serve Se hai un sito web e questo è anche il tuo canale di conversione diretta, è importante capire anche quali sono le fonti di traffico in entrata, ovvero è importante capire da dove le persone arrivano verso il nostro sito web. Il traffico in entrata potrebbe arrivare da: motori di ricerca, magari in risposta a una query di ricerca dai social, se hai condiviso link diretti verso il tuo sito newsletter campagna di advertising. Ma in che misura ciascun canale di comunicazione contribuisce al traffico in entrata verso il nostro sito? Quali pagine visitano gli utenti? Sono tutti aspetti importanti da conoscere perché ci consentono di misurare l’efficacia della nostra strategia di marketing e monitorare le aree di miglioramento. Google Analytics per tracciare i dati A questo proposito, Google Analytics (G.A.) è uno strumento potentissimo, anzi direi LO strumento di analisi per eccellenza: è gratuito ed è messo a disposizione da Google per monitorare il proprio sito web. Ti consente di analizzare tutte le tue fonti di traffico e il comportamento degli utenti.  Infatti sulla base di alcune logiche di aggregazione, G.A. classifica in modo schematico la provenienza del traffico, permettendoti di analizzarli in modo mirato.  Può capitare che G.A. non riesca a determinare in modo corretto alcune fonti di traffico o non abbia elementi sufficienti per classificarle e quindi alcune informazioni confluiscono tutte in una voce di traffico indiretto che, di fatto, fa perdere la capillarità delle analisi. Tra questi dati “non censiti” potrebbero esserci anche quelli provenienti dal podcast, ovvero dai link inseriti nelle descrizioni del podcast.  Ti ho già parlato dell’importanza delle descrizioni degli episodi del podcast sia per il posizionamento sui motori di ricerca, sia per il coinvolgimento degli ascoltatori, che per canalizzare il traffico verso i tuoi canali di conversione diretta. Il podcast infatti è un ottimo strumento per raggiungere un pubblico in target e fidelizzarlo. Ma poi per poter convertire concretamente quegli ascolti in qualcosa di più, è necessario convogliare gli ascoltatori verso un sito web o un altro canale. Tutto questo è possibile farlo, appunto, attraverso i link diretti inseriti nelle descrizioni. Ora, e qui arriviamo al fulcro dell’argomento di oggi: come si fa a isolare l’impatto di queste fonti di traffico e monitorarne l’efficacia? Parametri UTM: cosa sono I parametri UTM non sono altro che tag, o pezzettini di codice che, se aggiunti alla URL da monitorare, consentono di tracciare in maniera corretta la provenienza del traffico web. Infatti gli UTM sono spesso usati per monitorare le singole campagne di advertising. Per individuare quali specifici annunci portano maggiori conversioni e quali campagne invece presentano scarse performance. Se non mastichi molto questo tipo di informazioni, ti aiuto facendoti un esempio semplice. Immagina di attivare due campagne di advertising su Facebook con parametri diversi tra loro (ad esempio per grafica o copy differenti, oppure gruppi di target diversi), che puntano entrambe sulla stessa pagina web del tuo sito.  Su GA, il traffico proveniente da queste campagne sarà identificato tutto come fonte Facebook, senza la spaccatura per singola campagna. Come fai a sapere quale delle due campagne ti ha portato più traffico? Qui intervengono i tag UTM che ti consentono di personalizzare la URL e isolare il traffico di ogni singola campagna. Questo in sostanza il loro funzionamento. In modo simile, i parametri UTM possono essere usati anche per tracciare il traffico web proveniente dagli ascoltatori del podcast. In che modo? Come si creano QUESTI parametri? Impostare i parametri UTM per il podcast Lo strumento gratuito più comunemente usato per impostare gli UTM, si chiama Campaing URL Builder. Funziona in modo semplice perché è una struttura guidata attraverso la compilazione di un modulo online. Ti basta inserire l’URL della pagina web che vuoi monitorare e aggiungere le informazioni inerenti la fonte di traffico alla quale collegarla.  Una volta che hai compilato questo modulo, lo strumento ti genera una nuova URL che tu potrai copiare e incollare nelle note degli episodi in corrispondenza della pagina web che stai comunicando agli ascoltatori. Facciamo un esempio. Se volessi tracciare il traffico web di uno dei miei articoli di blog e inserire il link nelle note dell’episodio corrispondente, dovrò copiare la URL originale e inserirla nel modulo come primo elemento. Dopodiché dovrò identificare gli estremi della destinazione del link. Nell’immagine qui sotto vedi un esempio di compilazione. Come vedi, alcuni campi sono contrassegnati da un asterisco perché obbligatori. Altri invece sono opzionali e puoi compilarli se li reputi applicabili al tuo caso. Sembra tutto complicato ma, una volta capito il meccanismo è super semplice.  Il toocreerà un link personalizzato, come puoi vedere nell’immagine sottostante, che sarà tracciato da GA in modo corretto e separato dalle altre fonti di traffico. Questo ti permetterà di capire quanti utenti hanno visitato il tuo sito web provenendo proprio dal podcast.  Il consiglio che posso darti è di usare uno standard per tracciare il traffico proveniente dal podcast. Raccogli i dati dei tracciamenti in un foglio excel per costruire e mantenere un format chiaro. È un lavoro aggiuntivo da fare, non lo nego. Ma se vuoi sapere quanto il podcast incide sul tuo traffico web e capire se sta funzionando come strumento di marketing, è tempo ben speso.  Come dico sempre, non sono gli ascolti il parametro per capire se il tuo podcast sta avendo successo. Gli ascolti sono una condizione necessaria per raggiungere i tuoi obiettivi. Ma il vero successo si misura in KPI. Sapere che azioni compiono gli ascoltatori dopo averti ascoltato, ti aiuterà a capire se il podcast sta portando valore al tuo business e sta funzionando come canale di comunicazione. Il tracciamento dei dati è un ottimo modo per canalizzare queste informazioni ed è gratuito. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast » Competenze chiave per fare un podcast Il Podcast Model Canvas è il frutto di un processo che ho affinato nel tempo lavorando a fianco di professionisti e privati nella realizzazione dei loro progetti audio. Infatti, oltre ad aver messo a punto la mia personale strategia di comunicazione per la serie Podcast per il Business, ho analizzato anche tutte le attività necessarie per mettere in piedi un progetto audio sostenibile e che funzioni. Questa analisi mi ha portata ad adattare, per il podcast, uno strumento già ampiamente usato con successo nell’innovazione dei modelli business: il Business Model Canvas. Partendo da quello schema ho riformulato una mappa strategica per avere una visione chiara e nitida di ciò che ti serve prima di avviare il tuo podcast. Come dico sempre, il podcast è un vero e proprio progetto, dunque va pensato esattamente come tale. L’approccio non è diverso da quel che si riserverebbe ad una qualunque altra tipologia di business o progetto commerciale. Entriamo dunque nel merito di questo prezioso strumento per capire di che si tratta e come usarlo al meglio. Cos’è e a cosa serve il Podcast Model Canvas In pratica, il Podcast Model Canvas è uno schema grafico che ti permette di visualizzare tutti gli elementi costitutivi il tuo podcast in modo sintetico ma altamente strategico. È un tool che ti aiuta a valutare quali azioni intraprendere, quali delegare e su quali investire nel modo migliore possibile. È composto da 9 blocchi così suddivisi: partner strategici: indica chi può aiutarti nella realizzazione del podcast, i tuoi alleati;attività fondamentali: quali attività servono per realizzare concretamente il progetto;value proposition: la tua proposta di valore all’ascoltatore;personalità: indica lo stile, la modalità di relazione che vuoi instaurare con l’ascoltatore;ascoltatori ideali: a chi ti rivolgi realmente;risorse necessarie: cosa ti occorre perché tutto funzioni;canali: dove distribuirai e comunicherai il tuo progetto audio;costi strutturali: quali tipi di costi devi prevedere e come suddividerli;flussi di ricavo: come puoi mettere a frutto il tuo progetto. Il Podcast Model Canvas è una sorta di board visivo che raggruppa tutte le informazioni da tenere sotto controllo. Il principio su cui si basa, come già anticipato, è il medesimo del Business Model Canvas, usato ampiamente dalle aziende e dai manager prima di avviare un business. In questo caso, l’ho studiato appositamente per un progetto di podcast. Include gli aspetti operativi ma anche i partner strategici da coinvolgere che possano supportarti nella realizzazione, l’analisi dei costi sia in termini economici che di risorse emotive. Riflette quali sono i canali di comunicazione prescelti, la personalità che vuoi mettere in campo, il valore che offri, il ritorno che vuoi raggiungere e come vuoi farlo. Hai mai sentito l’espressione “the big picture”? Ecco credo che possa ben spiegare cos’è il Podcast Model Canvas: una quadro generale complessivo del tuo progetto. Come usare il Podcast Model Canvas Perché questo strumento riveli la sua massima efficacia è fondamentale che tu ti riservi del tempo per compilarlo. L’approccio deve essere creativo ma al tempo stesso ponderato. Ogni singola area deve essere valutata e stimata in modo realistico, non utopistico. Entra nel dettaglio il più possibile senza tralasciare aspetti che se pur minimi possono fare la differenza nella globalità del progetto. Se lo ritieni utile, coinvolgi qualcuno che ti aiuti a fare brainstorming e a ipotizzare anche più scenari. Nessuno ti vieta infatti di compilare più Podcast Model Canvas per lo stesso progetto. Per compilarlo, quello che ti consiglio di fare è prendere un bel foglio formato A3, tanti bei pennarelli o post-it colorati e scrivere a mano per tirar fuori tutta la tua creatività. Se su alcune aree trovi difficoltà, lascia passare qualche giorno e riprendi il lavoro in un secondo momento. Vedrai che lasciar sedimentare le idee ti aiuteranno a svilupparne di nuove e di migliori. Solo quando sei sicuro o sicura di aver predisposto la tua versione definitiva puoi formalizzare lo schema su un foglio elettronico. Cosa inserire concretamente in ciascuno dei 9 blocchi che costituiscono il Podcast Model Canvas? A questo ti rispondo tra un attimo. PMC: perché utilizzarlo Dopo averti descritto cos’è il Podcast Model Canvas, ti spiego perché dovresti usarlo nella tua strategia. Il presupposto fondamentale per trarre il maggior beneficio da un podcast è che sia un progetto sostenibile. Ciò significa che deve essere creato tenendo conto delle tue disponibilità in termini di tempo e risorse, attivando un processo che possa essere mantenuto. Se così non fosse, rischieresti di abbandonarlo in men che non si dica. Il podcast non è un contenuto mordi e fuggi né tantomeno qualcosa che si può improvvisare, soprattutto se vogliamo sia un prodotto marketing a supporto del nostro business.  L’investimento di tempo ed energie, se fatto con criterio, certamente ripaga. E perché sia così, motivazione e organizzazione devono diventare le keywords del tuo vocabolario e del tuo mindset, specie se sei freelance e le attività ricadono per lo più su di te. Pianificare le attività e sapere in anticipo cosa occorre per partire è il primo passo per avere successo. Ecco perché ho messo a punto questo strumento. Sono convinta che il podcast apra nuove opportunità, ma richiede un certo effort perché possa dare dei risultati, e mantenerlo nel tempo può essere una sfida. Una sfida, però, che vale la pena accettare. Una delle cose che ho imparato seguendo i corsi di marketing e di comunicazione (e che non mi stancherò mai di dire) è che creare contenuti è l’unica cosa che davvero può fare la differenza nella costruzione del proprio personal brand. Grazie ai contenuti le persone ti conoscono, ti apprezzano, ti seguono e ti scelgono. Lo dimostra anche il risultato di un sondaggio realizzato dal Content Marketing Institute nel 2021 su un campione di 1707 professionisti composto da Content Creator, Marketing Manager, General Manager, ecc… appartenenti a diversi settori. Nel report si legge che la stragrande maggioranza degli intervistati aveva raggiunto i propri obiettivi di business proprio grazie ai contenuti.  Parliamo di: aumentare la riconoscibilità del brandcostruire credibilità e fiduciafidelizzare i clienti esistentigenerare nuovi contattie infine aumentare le vendite. E il podcast ha tutte le carte in regola per essere un contenuto in grado di raggiungere tutti questi obiettivi. Ciò che però fa davvero la differenza nell’ottenere l’attenzione e la fiducia delle persone è la costanza nel creare contenuti. Essere costanti è una delle cose più difficili e pochi riescono davvero ad esserlo. Ciò nonostante non è impossibile. Ed è qui che entra in gioco la sostenibilità di un podcast: con la giusta strategia e visione d’insieme si può favorire la perseveranza. Come? Pianificando il tuo progetto audio. Pianificare il tuo progetto con il Podcast Model Canvas Nel 2020, complice la pandemia e il maggior tempo a disposizione, c’è stata un’impennata di nuovi podcast. Molte persone hanno provato a mettersi in gioco con un nuovo mezzo di comunicazione in forte crescita e hanno pubblicato le prime puntate. Poi, però, molti di questi progetti sono rimasti incompiuti, molto probabilmente anche perché non erano sostenibili nel lungo periodo. Chi ha proseguito ha avuto un bel vantaggio in termini di posizionamento. Non è difficile immaginare che tutto ciò che puoi prevedere in anticipo ti aiuterà a sviluppare con maggiore consapevolezza il tuo podcast e capire dove intervenire. Può trattarsi di semplificare qualche processo o scegliere un format più idoneo alle tue capacità, competenze e risorse.  Questo è il metodo che applico anche con i miei clienti perché ogni persona e ogni progetto ha le proprie peculiarità e le proprie esigenze.  Ci avevi mai pensato? È un’analisi semplice ma non semplicistica. Fa sicuramente la differenza. Ti starai chiedendo “Ok, bello ma come posso farlo?”. Ecco, ora che ti ho spiegato in dettaglio cos’è il Podcast Model Canvas, voglio regalarti un bonus! Ti basterà infatti scaricare gratuitamente lo schema del Podcast Model Canvas cliccando su questo link. Podcast Model Canvas Avrai a tua disposizione sia il template che una guida per capire come compilarlo efficacemente. Quello che ti propongo oggi è di mettere a punto il tuo personale PMC. Sia che tu stia solo pensando di iniziare un tuo podcast, sia che tu ne abbia già avviato uno e voglia raddrizzare il tiro.  Se lo userai sarò ben lieta di ricevere il tuo feedback e ti dico fin da subito che se avrai bisogno di ulteriore supporto sono disponibile per un confronto insieme.  Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Fattore 1% è il libro di Luca Mazzucchelli, psicologo e psicoterapeuta diventato famoso per aver preso una sana abitudine. Ha infatti trovato un modo alternativo, moderno e fresco di parlare dei temi più tradizionali e non della psicologia: questa materia che tanto ci appassiona e di cui vorremmo sapere tutto per districarci nei nostri labirinti. Diventati virali, i suoi 900 video raccolti nel suo canale Youtube, lo hanno reso celebre per la sua genuinità. È direttore della rivista “Psicologia Contemporanea“, che divulga la psicologia scientifica in Italia. In questo libro ci parla di come prendere una nuova abitudine partendo da un punto di osservazione alternativo. Trama di Fattore 1% Piccole abitudini per grandi risultati Il titolo del libro di Luca Mazzucchelli è già un suggerimento: piccole abitudini per grandi risultati. Come arriviamo infatti a raggiungere dei risultati concreti e tangibili, magari anche sfidanti? La risposta è proprio questa: un passo per volta. Non si tratta tuttavia solo di suddividere un obiettivo in micro obiettivi. Tutt’altro. La prima parte del libro è un lungo e profondo excursus sulla reale motivazione che ci spinge a voler adottare una nuova abitudine. Non si tratta di un fuori tema ma di quella che in realtà dev’essere una presa di coscienza per capire quali sono i valori che contano nella nostra vita, in che direzione vogliamo che essa vada. Le abitudini non sono altro che la somma delle nostre azioni all’interno di una giornata, una settimana, anni. Potresti pensare che non ci sia molta differenza tra svolgere bene il proprio lavoro — che è una necessità, altrimenti diventa difficile fare la spesa e pagare le bollette — e decidere di iniziare a correre. Ciò che accomuna queste attività è il modo in cui mentalmente ci approcciamo ad esse. La tua giornata lavorativa è fatta di tante piccole abitudini. Prova a pensare ad esse e a come si relazionano con gli obiettivi della tua vita. Se parliamo di andare a correre, idem. Proviamo a scrivere nero su bianco su carta, il perché di questa scelta. Vogliamo un fisico più asciutto perché arriva l’estate o abbiamo capito che fare movimento è fondamentale se abbiamo superato i 40? (Ammetto, questa ultima parte è un po’ autobiografica…). Fattore 1% Mazzucchelli include al suo interno degli esercizi da fare, — utili a livello universale e non solo per decidere quali abitudini modificare o prendere —, spiegazioni concrete, oltreché tips da sottolineare. La mia recensione Fattore 1% è innanzitutto un libro molto piacevole così come il tono e i modi di Luca Mazzucchelli. Se ti aspetti il classico libro metodico con i vari step in cui apprendere un’abitudine in 21 giorni, allora sei nel posto sbagliato o, meglio qui sei nel posto giusto, ma non è il tipo di libro di cui ti parlerò. Quel che ho apprezzato molto è proprio il punto di vista diverso che mi ha offerto Luca in questo piccolo manuale del cuore. Possiamo cercare di avere più forza di volontà e diventare piccole macchinette esecutrici con lo scopo di perseguire l’obiettivo. In questo caso, finalmente riuscire a far nostra una nuova abitudine. Il punto non è questo. Forse ci riusciremo, tuttavia ci vogliono più che 21 giorni affinché essa diventi realmente un tassello del nostro quotidiano. Il tempo andrà misurato in mesi. Il vero punto di svolta parte dall’inizio di questo processo: sederci con un foglio bianco davanti e chiedersi con estrema sincerità perché questa abitudine è davvero importante per noi. Per farlo, più che rispondere un tanto o poco, dovrò partire da quella che è la mia mappa dei valori. La prima domanda è quindi: “Cosa è importante per me nella mia vita?”. Non c’è una risposta giusta o sbagliata ovviamente. Da questo presupposto costruiremo le azioni che ci accompagnano durante la giornata, un pezzettino alla volta, un 1% alla volta, perché non dobbiamo essere dei supereroi. Fare un gradino per volta ci darà più stabilità e fiducia in noi stessi. Sarà capitato anche a te di gettare la spugna dopo pochi giorni di corsa e sentire quel pizzico di frustrazione e la vocina “tu non ce la fai mai…”. Inoltre, in Fattore 1%, Luca ci da diversi consigli pratici per metterci in tasca quell’1% in più di volta in volta. Ad esempio: usare delle to do list, che siano scritte su carta o messe in vista sulla home page del nostro smartphone, per ricordarci quanto è importante il motivo per cui vogliamo fare quelle azioni (piuttosto che trascorrere ore a vuoto sui social);indossare un bracciale che ci ricordi quotidianamente perché vogliamo impegnarci a raggiungere un risultato ossia un oggetto sempre ben visibile che àncori quel pensiero;possiamo chiedere feedback alle persone che ci conoscono, come benzina per la nostra volontà: mostriamo loro i nostri progressi e prendiamoci ogni tanto una pacca sulla spalla per modellare i comportamenti che vogliamo implementare. Come suggerisce Luca Mazzucchelli, infine, dobbiamo “credere in quello che non c’è”, ovvero avere più fiducia e meno fretta. I risultati arrivano mano a mano e anche se quell’1% ci sembra quasi inutile, dopo 10 giorni sarà un 10%. Frasi indimenticabili di Luca Mazzucchelli in Fattore 1% “Se vuoi svegliarti felice,vai a dormire grato”. “Non puoi scegliere il tuo futuro,ma puoi decidere le abitudini che lo cambieranno”. “Tu sei il risultato delle abitudiniche hai adottato negli ultimi 5 anni”. Letture e Podcast consigliati Il mio consiglio di lettura va su un altro libro di Luca Mazzucchelli: Prova a cambiare – Giochi e pensieri per crescere ogni giorno, edito da Sperling & Kupfer. Parlando di podcast, non mancherò di citare sempre il suo, G.U.R.U., che puoi trovare su Audible. Una lettura alternativa che ti segnalo è The Miracle morning – Trasforma la tua vita un mattino alla volta prima delle 8:00 di Hal Elrod. un programma di 30 giorni fatto di: affermazioni , meditazioni, scrittura , lettura, esercizi e visualizzazioni.  Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...

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