Podcast producer: chi è e cosa fa

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Il podcast producer è un professionista che coordina e supervisiona tutta la produzione di un podcast dalla progettazione alla distribuzione fino alla promozione. Può ricoprire diversi ruoli nello stesso progetto e ha la responsabilità verso il committente della gestione di tutti i processi.

Fino a una manciata di anni fa la figura del podcast producer in Italia era pressoché sconosciuta. È una delle professioni emergenti del panorama digitale, anche se in America, dove è nato il podcast, è già ampiamente nota e diffusa.

Per alcuni avviare un podcast potrebbe essere sembrare un gioco da ragazzi. Se si comincia in modo amatoriale per sperimentare e divertirsi non c’è nulla di male e, anzi, è l’occasione per mettersi alla prova con strumenti nuovi. In questo caso, anche un tutorial gratuito sull’uso delle attrezzature può essere un inizio.

Se vuoi alzare un po’ l’asticella e produrre un podcast professionale che ti aiuti a raggiungere i tuoi obiettivi personali o aziendali, allora forse hai bisogno di un produttore di podcast che ti aiuti nella creazione del tuo prodotto audio.

Esattamente, cosa fa un podcast producer e quali sono le sue competenze? Nell’articolo ti spiego responsabilità e ruoli di questa figura professionale partendo dalla mia personale esperienza e dal lavoro svolto insieme ad altri professionisti del settore.

Ti parlerò anche delle competenze necessarie per sapere come diventare podcast producer e infine come capire se hai bisogno di un producer o di un podcast coach.

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Chi è il podcast producer e cosa fa

Il podcast producer è una figura chiave nel team di produzione audio. È responsabile del coordinamento delle attività necessarie per realizzare il podcast e della maggior parte delle decisioni riguardanti la linea produttiva. Definisce la parte strategica, economica, organizzativa e tecnica della produzione. 

Nella sua veste di supervisore, è il punto di riferimento tra cliente e squadra di produzione podcast. Dunque si occupa di progetti podcast su commissione.

Il suo lavoro inizia con l’ascolto del cliente. In questa fase la sua capacità relazionale è fondamentale per accogliere richieste ed esigenze specifiche, comprenderle e successivamente tradurle in una proposta creativa coerente e personalizzata.

Di solito, tutte le informazioni che raccoglie in questa primissima fase sono verbalizzate in un documento di brief condiviso che servirà a preparare un preventivo dettagliato, un retroplanning ed eventuali specifiche tecniche.

A questo punto si avviano i motori della macchina produttiva. Ad esempio comporre la squadra giusta, fare lo scouting delle voci o degli ospiti, curare la scrittura dei copioni, seguire la regia in studio di registrazione, supportare gli speaker, gestire o supervisionare il processo di post produzione, monitorare le metriche del podcast, occuparsi della parte contrattuale e finanziaria di tutte le parti coinvolte.

Alcune attività possono essere in capo allo stesso podcast producer, altre delegate a un team di professionisti che reputa di volta in volta più adatti al tipo di progetto. In definitiva però, essendo il responsabile di tutta la produzione, deve conoscere gli impatti di ciascuna funzione e intervenire laddove è necessario per garantire il successo del progetto finale.

produzione podcast

Principali responsabilità di un podcast producer

Entriamo un po’ più nello specifico e delineiamo meglio alcune delle principali responsabilità che implica ricoprire il ruolo di produttore di podcast.

Riguardano 4 fasi specifiche:

  • pre produzione
  • produzione
  • post produzione
  • promozione

Analisi del brand

In pre produzione il podcast producer dedica lo stadio iniziale ad analizzare: identità del brand, tono di voce, obiettivi, contesto comunicativo aziendale, settore di appartenenza, competitor, piano strategico interno e, non ultimo, il budget. Questa attività è propedeutica a eseguire un prodotto coerente con la linea comunicativa del brand.

Alcuni brand strutturati hanno già linee guida definite e scritte in documenti interni da cui attingere. In altri casi è essenziale fare domande specifiche e tirar fuori l’anima del brand. Ad ogni modo, la comunicazione è essenziale.

Progetta strategie di podcast marketing

In base a quanto condiviso in fase di analisi, il podcast producer prepara una strategia marketing per il podcast che possa inserirsi nella dinamica aziendale e supportare il piano strategico interno.


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Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business


È importante coinvolgere tutti gli stakeholder dell’azienda per avere il commitment. Senza di esso, è difficile se non impossibile garantire l’intero processo di produzione, con gravi ricadute in termini di tempi e costi finali.

Seleziona e coordina il team di produzione

Se la strategia proposta è approvata e c’è il commitment allora il produttore inizia a selezionare il team di professionisti da coinvolgere nel progetto. Sulla scelta influiscono principalmente: concept, soggetto narrativo, budget e desiderata del cliente.

Il team può già essere parte organica della struttura interna della casa di produzione, ad esempio fonici audio, curatori editoriali, marketer.

In molti casi lo stesso producer può ricoprire uno o più di questi ruoli. Tuttavia, potrebbero servire figure specifiche per il tipo di podcast commissionato: autori specializzati in determinati settori, speaker o talent che prestino voce e nome al progetto, tecnici del suono attrezzati per specifiche riprese audio.

È il producer che coordina l’intero team scandendo i tempi di ciascuna fase e assicurandosi che le scadenze siano rispettate.

progettare podcast

Gestisce e supervisiona il processo di produzione

In qualità di figura centrale tra il team di produzione e il cliente, il podcast producer supervisiona tutta l’attività facendo in modo che le parti siano sempre allineate sul da farsi.

  • Segue la cura editoriale dei testi accertandosi che siano coerenti con il concept e il tono di voce del brand.
  • Si preoccupa di far approvare gli script dal referente del committente.
  • Coordina e dirige le riprese audio, editing e montaggio.
  • Approfondisce eventuali aspetti legali su citazioni, musica e fonti audio.
  • Si accerta che il cliente sia costantemente aggiornato sull’avanzamento del progetto e ogni task condivisa e approvata secondo i tempi e i modi stabiliti.
  • Cura la distribuzione sulle piattaforme di ascolto.

Supporta le attività di marketing e promozione

Sulla base di quanto previsto e condiviso con il brand sia in termini di ruoli sia di budget, il producer si preoccupa di seguire le attività di promozione del podcast siano esse svolte dal cliente stesso, sia se delegata totalmente.

Il supporto è necessario perché spesso il cliente, o chi per esso, non conosce le dinamiche di promozione del podcast e potrebbe non sfruttarle appieno.

Competenze trasversali e tecniche del podcast producer

Visto il ruolo complesso e polivalente che ricopre il produttore di podcast, è ovvio che sulla sua figura convergono più competenze. Alcune di queste sono comuni alla figura di Podcast Coach di cui parleremo più avanti.

Da una parte ci sono le competenze tecniche o hard skill che riguardano l’insieme di conoscenze acquisite nei percorsi di formazione e nell’esperienza diretta.

Dall’altra si contrappongono le competenze trasversali o soft skill che comprendono tutte quelle caratteristiche e attitudini personali che definiscono il modo di agire e interagire con altre persone. Sono le abilità proprie di una persona. Alcune possono essere innate, altre migliorate o stimolate grazie al proprio background personale e professionale.

Soft Skill 

Ecco alcune competenze trasversali necessarie per diventare podcast producer.

  • Capacità comunicativa: saper ascoltare in primis, essere in grado di esprimersi in modo chiaro e trasparente senza fraintendimenti e mantenere aperto il dialogo anche nelle situazioni di stress.
  • Team working: lavorare in gruppo può non essere semplice se le figure sono completamente diverse tra loro e hanno modalità e approcci diversi. Riuscire a collaborare con tutti è necessario per portare a casa il risultato.
  • Capacità organizzativa: pianificazione e organizzazione sono essenziali per rispettare i tempi ed essere efficienti. Qui le doti di project management sono di grande aiuto sia per prevedere eventuali criticità che per preparare e valutare in modo realistico il planning.
  • Spirito d’iniziativa: aiuta a sviluppare e proporre idee essendo disposti anche ad assumersi qualche rischio.
  • Precisione: essere accurati e diligenti rassicura sempre il cliente e il collaboratore. Essendo responsabili di un progetto, la precisione deve a cascata essere richiesta a tutto il team di produzione.
  • Leadership: gestire più persone e creare un clima di collaborazione e proattività serve a lavorare tutti verso uno stesso obiettivo.

Hard skill 

Alcune delle competenze tecniche che il podcast producer deve avere sono:

  • conoscenza del settore podcast: tenersi informato sulle evoluzioni del mercato, i trend, le novità, gli eventi, le nuove produzioni e i quanto è già stato prodotto.
  • Conoscenza sull’uso degli strumenti di editing audio: saper utilizzare i vari tipi di attrezzature necessarie per registrare, editare e post produrre un podcast, uso dei microfoni e delle workstation audio digitale (DAW) è sempre utile anche se in alcuni progetti si può scegliere di affidarsi a un fonico audio. Questa skill si rende necessaria anche per valutare la fattibilità o meno di alcune scelte creative.
  • Conoscenza di marketing: visto che il podcast è un canale di comunicazione adatto per fare branding e content è opportuno sapere come muoversi per promuovere e progettare strategie adatte.
  • Capacità di project management: il podcast è un progetto complesso che si sviluppa su più task e si distribuisce su più figure professionali con fasi consequenziali e talvolta sovrapposte. Una competenza sulla gestione dei progetti serve a tenere le fila di tutto senza perdere il senno.
  • Capacità di scrittura: sebbene non sempre sia necessario essere anche autori dei testi, il podcast producer deve conoscere bene la lingua italiana e saper curare e revisionare i testi perché siano adatti all’audio, alla narrazione e al tono di voce del brand.
scrittura del podcast

Come si diventa podcast producer

Sebbene nell’ultimo anno e mezzo siano sorti diversi percorsi formativi per imparare a creare podcast, in modo più o meno professionale, in effetti non esiste ancora una formazione specifica per podcast producer

Essendo una di quelle nuove professioni digitali nate con l’evoluzione comunicativa audio, si è delineata nel corso di questi ultimi anni e continua a definirsi. Un po’ come gli Youtuber o gli Instagram Bloggers o gli Influencer, nati con i social e il web poi via via riconosciute come vere e proprie professioni.

Per cui è facile trovare podcast producer che arrivano da esperienze professionali molto diverse tra loro. Alcuni arrivano dalle produzioni video, altri dalla radio, altri ancora dal marketing, dal project management, dalle produzioni musicali o da formazioni umanistiche.

Questa commistione di saperi è un valore aggiunto. Di sicuro il background che ognuno porta con sé definisce lo stile e la specializzazione in cui opera come produttore di podcast.

Personalmente applico la mia lunga esperienza in management e controllo di gestione unita alle competenze tecniche di digital marketing per progettare podcast orientati al business sia per liberi professionisti che aziende. A questo aggiungo formazione specifica in ambito podcast marketing, in scrittura testi per l’audio e in conduzione radiofonica.

L’esperienza sul campo, però, è fondamentale. Così come il networking. Per iniziare, è utile seguire progetti semplici, crearsi dei casi studio in differenti contesti e settori, collaborare come junior podcast producer insieme a produzioni più grosse o con professionisti più esperti, per poi arrivare alla gestione autonoma di quelli via via più complessi.

Podcast Producer e podcast Coach: quale ti serve?

Qual è la differenza sostanziale tra le due figure professionali? Il podcast producer gestisce l’intera produzione di un podcast commissionato. In pratica attua la desiderata del suo cliente e pensa a tutto. 

Il podcast coach è una figura di affiancamento, di guida e supporto nell’accompagnare i clienti nel processo di creazione e lancio di un loro podcast. Le sue attività riguardano la progettazione, la scelta degli strumenti, la strategia di marketing, la formazione, la post produzione e tutto ciò che serve per aiutare il cliente a pubblicare un podcast professionale. 

In questo caso il cliente ha una parte attiva nella creazione del podcast e può contare sull’aiuto di un professionista che lo guidi in tutte le fasi.

Se sei un’azienda o un professionista che vuole commissionare la creazione di un podcast, avrai bisogno di un podcast producer.

Se pensi che possa fare al caso tuo, contattami direttamente e fisseremo una call conoscitiva. 

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Qui sotto puoi ascoltare due esempi di produzioni audio da me gestite in qualità di podcast producer. Il primo è Storie nel Carrello co-prodotto con Matteo Scandolin per Bennet S.p.A. e il secondo è Le Alleate prodotto per SeoSpirito S.r.l. sul progetto LeRosa


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Google Analytics per tracciare i dati A questo proposito, Google Analytics (G.A.) è uno strumento potentissimo, anzi direi LO strumento di analisi per eccellenza: è gratuito ed è messo a disposizione da Google per monitorare il proprio sito web. Ti consente di analizzare tutte le tue fonti di traffico e il comportamento degli utenti.  Infatti sulla base di alcune logiche di aggregazione, G.A. classifica in modo schematico la provenienza del traffico, permettendoti di analizzarli in modo mirato.  Può capitare che G.A. non riesca a determinare in modo corretto alcune fonti di traffico o non abbia elementi sufficienti per classificarle e quindi alcune informazioni confluiscono tutte in una voce di traffico indiretto che, di fatto, fa perdere la capillarità delle analisi. Tra questi dati “non censiti” potrebbero esserci anche quelli provenienti dal podcast, ovvero dai link inseriti nelle descrizioni del podcast.  Ti ho già parlato dell’importanza delle descrizioni degli episodi del podcast sia per il posizionamento sui motori di ricerca, sia per il coinvolgimento degli ascoltatori, che per canalizzare il traffico verso i tuoi canali di conversione diretta. Il podcast infatti è un ottimo strumento per raggiungere un pubblico in target e fidelizzarlo. Ma poi per poter convertire concretamente quegli ascolti in qualcosa di più, è necessario convogliare gli ascoltatori verso un sito web o un altro canale. Tutto questo è possibile farlo, appunto, attraverso i link diretti inseriti nelle descrizioni. Ora, e qui arriviamo al fulcro dell’argomento di oggi: come si fa a isolare l’impatto di queste fonti di traffico e monitorarne l’efficacia? Parametri UTM: cosa sono I parametri UTM non sono altro che tag, o pezzettini di codice che, se aggiunti alla URL da monitorare, consentono di tracciare in maniera corretta la provenienza del traffico web. Infatti gli UTM sono spesso usati per monitorare le singole campagne di advertising. Per individuare quali specifici annunci portano maggiori conversioni e quali campagne invece presentano scarse performance. Se non mastichi molto questo tipo di informazioni, ti aiuto facendoti un esempio semplice. Immagina di attivare due campagne di advertising su Facebook con parametri diversi tra loro (ad esempio per grafica o copy differenti, oppure gruppi di target diversi), che puntano entrambe sulla stessa pagina web del tuo sito.  Su GA, il traffico proveniente da queste campagne sarà identificato tutto come fonte Facebook, senza la spaccatura per singola campagna. Come fai a sapere quale delle due campagne ti ha portato più traffico? Qui intervengono i tag UTM che ti consentono di personalizzare la URL e isolare il traffico di ogni singola campagna. Questo in sostanza il loro funzionamento. In modo simile, i parametri UTM possono essere usati anche per tracciare il traffico web proveniente dagli ascoltatori del podcast. In che modo? Come si creano QUESTI parametri? Impostare i parametri UTM per il podcast Lo strumento gratuito più comunemente usato per impostare gli UTM, si chiama Campaing URL Builder. Funziona in modo semplice perché è una struttura guidata attraverso la compilazione di un modulo online. Ti basta inserire l’URL della pagina web che vuoi monitorare e aggiungere le informazioni inerenti la fonte di traffico alla quale collegarla.  Una volta che hai compilato questo modulo, lo strumento ti genera una nuova URL che tu potrai copiare e incollare nelle note degli episodi in corrispondenza della pagina web che stai comunicando agli ascoltatori. Facciamo un esempio. Se volessi tracciare il traffico web di uno dei miei articoli di blog e inserire il link nelle note dell’episodio corrispondente, dovrò copiare la URL originale e inserirla nel modulo come primo elemento. Dopodiché dovrò identificare gli estremi della destinazione del link. Nell’immagine qui sotto vedi un esempio di compilazione. Come vedi, alcuni campi sono contrassegnati da un asterisco perché obbligatori. Altri invece sono opzionali e puoi compilarli se li reputi applicabili al tuo caso. Sembra tutto complicato ma, una volta capito il meccanismo è super semplice.  Il toocreerà un link personalizzato, come puoi vedere nell’immagine sottostante, che sarà tracciato da GA in modo corretto e separato dalle altre fonti di traffico. Questo ti permetterà di capire quanti utenti hanno visitato il tuo sito web provenendo proprio dal podcast.  Il consiglio che posso darti è di usare uno standard per tracciare il traffico proveniente dal podcast. Raccogli i dati dei tracciamenti in un foglio excel per costruire e mantenere un format chiaro. È un lavoro aggiuntivo da fare, non lo nego. Ma se vuoi sapere quanto il podcast incide sul tuo traffico web e capire se sta funzionando come strumento di marketing, è tempo ben speso.  Come dico sempre, non sono gli ascolti il parametro per capire se il tuo podcast sta avendo successo. Gli ascolti sono una condizione necessaria per raggiungere i tuoi obiettivi. Ma il vero successo si misura in KPI. Sapere che azioni compiono gli ascoltatori dopo averti ascoltato, ti aiuterà a capire se il podcast sta portando valore al tuo business e sta funzionando come canale di comunicazione. Il tracciamento dei dati è un ottimo modo per canalizzare queste informazioni ed è gratuito. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Ci sono dei casi in cui è meglio per te non creare un podcast? La risposta è sì, e tra poco li vedremo insieme. Forse questa dichiarazione può sembrarti strana visto che come Podcast Coach aiuto le persone a creare un loro progetto audio. Ma sono anche dell’idea che, come ogni cosa, vada approcciato con la giusta predisposizione e le giuste motivazioni. Il rischio altrimenti è creare un prodotto che non porta valore né a te né al tuo pubblico, e quindi non ascolterebbe nessuno. Per cui, se sei nella fase in cui alla parola podcast ti brillano gli occhi e non vedi l’ora di partire in quarta, è mio dovere farti prima riflettere su alcune errate motivazioni che potrebbero spingerti verso una decisione sbagliata. Perché proprio un podcast? La primissima domanda che faccio a chi vuole cominciare un percorso con me è questa: perché hai deciso di creare proprio un podcast e non usare altri mezzi di comunicazione? Non tutti se la pongono e non tutti hanno la risposta pronta. Altre volte le idee sono chiare, ma le risposte suggeriscono che forse è meglio dedicare tempo e denaro a creare qualcosa di diverso che non sia il podcast. Vediamo insieme in quali casi è meglio non creare un podcast. Voglio fare podcast per diventare popolare? Molti podcaster che conosco in effetti sono diventati popolari proprio grazie al loro show. Puntata dopo puntata hanno saputo conquistare il pubblico ed entrare letteralmente nella quotidianità delle persone. Ed è proprio questo il punto: se hanno avuto successo con il loro podcast è perché sono riusciti a creare un prodotto di valore che il pubblico ha apprezzato. La popolarità è arrivata dopo, non è stata la leva scatenante. Anzi, molti di questi podcaster neanche si aspettavano un simile successo. Dunque se pensi di fare un podcast per soddisfare esclusivamente il tuo ego, beh potresti restare deluso. Sono pochi i podcast che raggiungono vette di ascolti tali da rendere famosi i podcaster. E in ogni caso c’è sempre dietro un gran lavoro di contenuti. Competenze chiave per fare un podcast Leggi tutto Lo faccio perché lo fan tutti? Il podcasting è un mercato in forte espansione, aumentano gli ascoltatori e aumentano le produzioni. Aziende, privati, liberi professionisti e istituzioni si sono lanciati nel meraviglioso mondo dell’audio per divulgare contenuti. Il fatto che i grandi player del mercato (Spotify, Amazon, YouTube, per citarne alcuni) stiano investendo nel podcast indica che la domanda c’è. Benissimo. Creare un podcast in un mercato in crescita è utile per ritagliarsi un proprio posizionamento e presidiare nuove piattaforme. Ma se non hai una buona idea da condividere o contenuti utili per il tuo pubblico, cavalcare l’onda tanto per esserne parte non ti porterà alcun successo. Meglio ponderare la cosa e aspettare di buttar fuori l’idea giusta che il pubblico apprezzerà. Credo che il podcast sia un modo per fare soldi? La monetizzazione è un aspetto interessante del podcasting. Tuttavia, pochi sanno che guadagnare con il podcast è più difficile di quanto si pensi. Che si tratti di pubblicità dinamica, episodi sponsorizzati, crowdfounding, il punto è sempre uno: serve un pubblico per monetizzare. E il pubblico te lo crei con il tempo, la costanza e il valore che offri.  Se credi di fare soldi facili, dovrai ricrederti. Piuttosto, concentrati sul creare un podcast per divulgare la tua esperienza, i tuoi valori e contenuti utili agli ascoltatori. Il resto arriverà. Lo faccio per vendere i miei prodotti e servizi? Il podcast marketing è un ottimo modo per promuovere il proprio business, ma non è uno spot pubblicitario. Sebbene un messaggio commerciale indiretto possa starci, l’effetto televendita è completamente fuori luogo.  Le persone non sono interessate ad ascoltare per 10, 20 o 30 minuti un messaggio di vendita diretta. Vogliono imparare, intrattenersi, ricevere informazioni o formazione utile. Per l’advertising ci sono strumenti e contesti più idonei del podcast.  Come si attiva il processo di acquisto con il podcast Leggi tutto La mia target audience ascolterebbe un podcast? Converrai con me che il vero protagonista del podcast è il pubblico. Per cui, se per ragioni demografiche l’audience a cui ti rivolgi è ben lontana dall’uso della tecnologia audio, beh forse è meglio pensare a qualche altro canale di comunicazione.  Per esempio, i dati divulgati da Ipsos nell’ottobre 2021 nella sua Digital Audio Survey sul profilo degli ascoltatori dimostrano che il 44% è under 35. Questo potrebbe farti capire che un pubblico in là con l’età potrebbe preferire strumenti più tradizionali del podcast per fruire di contenuti. Ipsos, Digital Audio Survey 2021 Quando ha senso creare un podcast? Creare podcast è un lavoro che richiede impegno, energie e risorse. Se le tue motivazioni sono quelle di donare e condividere contenuti utili e di valore al tuo pubblico, allora sei sulla strada giusta. Diversamente, forse è meglio rivalutare le tue decisioni.  Pensa sempre che gli ascoltatori donano il loro tempo per ascoltarti, e il tempo è la risorsa più preziosa che possediamo. Usalo bene anche tu e non deludere le loro aspettative.  La soddisfazione più grande è ricevere feedback di apprezzamento e gratitudine per il valore che hai condiviso. Questo è ciò che io chiamo successo.  Dunque, tu perché vorresti fare un podcast? Contattami per fissare la tua call gratuita di 30′ e raccontami la tua idea di podcast. Sarò felice di accompagnarti in questa avventura. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Negli ultimi anni il binomio podcast e giornalismo ha riscosso parecchio successo tra il pubblico. Content curation, informazione, documentari, cronaca, approfondimenti su notizie di attualità, sono alcuni dei modi in cui molti giornalisti hanno utilizzato e utilizzano i podcast per raggiungere un pubblico più ampio e per offrire contenuti di qualità in modo più diretto e fruibile.  Ma al di là di queste modalità di informazione più frequenti e tipiche, c’è un’altra forma di giornalismo per la quale si presta molto bene il podcast, ed è lo slow journalism. Questo è un termine che, come vedremo, si contrappone al giornalismo main stream e si affianca a un modo di fare informazione più accurato e dedito alle storie e alle persone che stanno dietro a una notizia. Come si può usare il podcast per fare giornalismo in questa forma? Ne parliamo con Teresa Potenza, giornalista esperta in geopolitica, economia e cultura Mediorientale, nonché autrice di Ponti Invisibili, il podcast che ha sancito il suo ingresso nel mondo dell’audio come strumento di giornalismo. Cos’è lo Slow Journalism Lo Slow journalism è un approccio al giornalismo che sottolinea la qualità rispetto alla quantità, puntando a fornire una comprensione più approfondita e ponderata dei fatti rispetto alla semplice diffusione di notizie in tempo reale. Si concentra sulla storia dietro le notizie, cercando di capire i contesti e le implicazioni a lungo termine, e di fornire informazioni complete e accurate per aiutare i lettori a prendere decisioni informate. Si contraddistingue anche per essere indipendente dalle news acchiappa clic, dalle agenzie giornaliere che devono seguire i trend. Dà spazio alle storie, quindi anche alle persone. Podcast e giornalismo: intervista a Teresa Potenza Chi è Teresa Potenza Ho preso il tesserino nel 2005 e da quel momento ho lavorato per testate italiane e internazionali sia a Milano che a Londra, finché poi ho fatto un viaggio in Siria che mi ha un po’ cambiato davvero tutto. Fino a quel momento mi occupavo di economia, turismo, esteri e sono sempre proprio gli esteri il tema che mi ha appassionato. Quando sono arrivata in Siria ho cominciato a lavorare come giornalista finché è scoppiata la guerra che mi ha costretta a ritornare. Da lì, negli anni ho lavorato ancora per testate italiane e internazionali finché ho deciso di specializzarmi proprio in Medio Oriente e in geopolitica. Quell’esperienza in Siria mi ha messo in connessione non solo con culture diverse, ma anche con fatti forti, come una guerra, che ho capito che volevo andare al di là delle notizie cosiddette “cotte e mangiate”. Ho capito che dovevo dare attenzione all’approfondimento, alle persone che fanno la notizia, dare voce proprio a quelle persone che ci possono raccontare fatti che forse sono lontani, ma forse in realtà ci possono riguardare molto da vicino. Come ti sei avvicinata al podcasting? Prima di tutto da fruitrice. Penso di aver cominciato, come tanti, nel 2020, nei mesi del primo, durissimo lockdown. Nel podcast ho sempre apprezzato il fatto di non sentirmi un numero, ma qualcuno a cui qualcun altro sta parlando. Mi è sempre piaciuta questa connessione. E poi il fatto che la voce riesce a trasmettere anche le emozioni. Da qui ho deciso di approcciarmi al podcast stando dall’altra parte. Ho pensato sarebbe stato anche interessante per me usarlo come mezzo per raccontare la mia storia, ma anche naturalmente quella degli altri. Ed è così che è nato Ponti Invisibili, il podcast in cui racconto la mia storia in Siria. Ho scelto un taglio narrativo e non giornalistico me è stata la scelta migliore proprio per andare al di là dei fatti, perché sì lo spunto è la mia storia però poi c’è molto altro, è un viaggio interiore sia per me sia per chi lo fa insieme a me. Concept Ponti Invisibili e processo di creazione Leggi tutto Che obiettivi ti eri posta con il podcast dal punto di vista professionale? Nel momento in cui ho capito che volevo occuparmi di slow journalism in questo modo, ho pensato che la cosa migliore da fare fosse davvero mettermi in gioco e raccontare la mia storia per far vedere come si possono raccontare fatti, notizie e persone. Non c’è soltanto il modo veloce ma anche un modo più lento, più accurato e più empatico, se vogliamo, più sensibile. Così ho pensato che fosse anche utile per la mia professione per dedicarmi proprio a quello che mi piace, cioè fare giornalismo. Mi piace definire questo podcast come il mio biglietto da visita. Podcast e giornalismo: che consiglio dai a chi si occupa di informazione? È un approccio che va davvero esplorato. Per le testate che raccontano già storie però in altro modo, credo che potrebbero davvero aprirsi a loro volta delle nuove opportunità e anche delle nuove strade. Secondo me può fare bene alle grandi testate e ai grossi nomi. Stessa cosa per i miei colleghi giornalisti. Con il podcast possono davvero avere un modo in più per arrivare anche alle testate con cui vogliono collaborare, un modo in più per specializzarsi in un settore e arrivare poi alle persone che alla fine sono coloro che fanno le storie. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Target audience è un termine che bene o male tutti, almeno una volta, hanno sentito menzionare. Nel marketing si usa spesso per indicare il “segmento di pubblico” a cui sono destinati i prodotti e i servizi di un brand. Ciò di cui parleremo in questo articolo è come il pubblico target diventa rilevante in fase di produzione di un podcast, e quali fattori bisogna tenere conto rispetto ad altri canali di comunicazione. Dunque, target audience: cos’è? e soprattutto perché è importante definirla prima ancora di cominciare a creare i contenuti del nostro podcast? Cosa si intende con il termine Target Audience Possiamo definire la target audience di un podcast come il nostro pubblico di riferimento, cioè il gruppo di persone a cui ci si rivolge. Identifica, in pratica, i destinatari della nostra comunicazione. Il termine stesso target, sottintende che questo pubblico non sia generico ma sia specifico e che accolga persone con caratteristiche, esigenze, interessi o obiettivi comuni. Possono essere utenti molti diversi tra loro, accomunati, però, da fattori sostanziali che li definisce come gruppo o categoria. Avere in testa questo concetto è importantissimo quando si comunica. A cosa serve identificare un pubblico Chi abbiamo di fronte determina sempre il modo in cui comunichiamo. Facciamo un esempio. Immagina di spiegare a un bambino di 6 anni il tipo di lavoro che svolgi ogni giorno. Quali parole sceglieresti? Con che profondità di dettagli lo spiegheresti? Ora, immagina di spiegare che lavoro svolgi a un tuo collega. Quali parole useresti? Con che profondità racconteresti i dettagli del tuo lavoro? L’argomento di fondo è sempre lo stesso: spiegare il tuo lavoro a qualcuno. A cambiare, in un caso e nell’altro è solo quel qualcuno. È vero, apparentemente si tratta solo di un interlocutore diverso. In realtà con quel qualcuno di diverso, cambia tutto il resto. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto Qualunque tipo di comunicazione, a prescindere dal canale che si usa per farla, è sempre un processo bidirezionale. Ed è un processo anche piuttosto complesso perché è influenzato da: contesto livello di confidenza età sesso cultura luogo in cui si vive tipo di relazione che abbiamo con quella o con quelle persone. Tutto questo processo è sicuramente più semplice impostarlo quando abbiamo fisicamente qualcuno di fronte a noi. Perché lo vediamo, siamo in grado di decifrare i segnali che ci arrivano anche dal linguaggio del corpo, dalle sensazioni che percepiamo e che regolano di conseguenza il modo in cui ci relazioniamo con quella persona. Siamo in grado di scegliere più facilmente che linguaggio usare, quale tono, quale registro. Ma cosa succede quando questo pubblico non è fisico? quando non lo possiamo vedere concretamente, come per esempio succede con il podcast? Perché è importante individuare la Target Audience nel podcast Parlare a qualcuno che non vediamo e non conosciamo complica un po’ le cose. Eppure nel podcast quel pubblico è reale, esiste. Parliamo davvero a qualcuno che ci ascolta, anche se non risponde in modo diretto alla nostra comunicazione. Come si fa a parlare a qualcuno che non si è mai visto? Beh la risposta è semplice: ce lo dobbiamo immaginare. E per potercelo immaginare, dobbiamo prima scegliercelo.  Dobbiamo decidere a chi rivolgere la nostra comunicazione. Ed è una scelta che va fatta già nella fase iniziale del progetto, e non in fase di produzione. Nel podcast, a seconda del pubblico a cui scegliamo di rivolgerci, potrebbero cambiare: il concept, lo stile di comunicazione, il piano editoriale, la frequenza di pubblicazione, la durata degli episodi, il giorno di pubblicazione, i canali di promozione attraverso cui veicolarlo, le persone da coinvolgere nel progetto. Tutti aspetti che possono cambiare radicalmente il processo di produzione. Non è quindi un aspetto di secondaria importanza. Come si definisce il proprio target nel podcast Il target si sceglie ragionando su più fattori. gli obiettivi il tipo di argomento il punto di vista con cui si sviluppa la profondità con cui si affronta un argomento le finalità del progetto  la competenza e l’esperienza possedute su uno specifico argomento. Gli obiettivi Se stai facendo un podcast per il tuo business, quindi lo stai usando come strumento di marketing, dovresti pensare a quali persone sarebbe strategicamente più utile raggiungere attraverso il podcast perché portino valore al tuo business. Potrebbero essere potenziali clienti, ma anche potenziali partner. Obiettivi di marketing e di podcast: perché è importante allinearli? Leggi tutto Argomento Non tutte le persone saranno interessate a quello di cui vuoi parlare. Semplicemente per mancanza di interesse o di esigenze specifiche. Potresti parlare di genitorialità, ma va da sé che se una persona non ha figli e non ruota attorno ai bambini, è più difficile che sia coinvolto nell’argomento. Punto di vista A parità di argomento, potrebbe cambiare il modo in cui ne parli o la prospettiva da cui affronti il tema, e dare così una connotazione più specifica che potrebbe interessare più ad un pubblico piuttosto che un altro. Questo è un aspetto importante anche per differenziarsi dai competitor. Profondità dei contenuti La profondità con cui vuoi affrontare l’argomento si riallaccia un po’ all’esempio di prima. A un bambino di 6 anni se racconti il tuo lavoro, probabilmente sarai molto più generico rispetto a un collega. Questo perché cambia il livello di conoscenza di fondo del tuo target. Quindi domandati: quando voglio essere tecnico o dettagliato in quello di cui parlo? Finalità del progetto Per finalità intendo il tipo di reazione che si vuole suscitare con il podcast. Deve essere un prodotto per sensibilizzare un pubblico, per educare, per intrattenere, per informare? Qual è lo scopo? Competenza ed esperienza Il tuo livello di preparazione sull’argomento determina anche il pubblico a cui puoi rivolgerti in modo che tu abbia sempre autorevolezza e ottenga la fiducia degli ascoltatori. Questo non significa che tu debba metterti in cattedra a impartire lezioni ma nemmeno sembrare improvvisato sull’argomento. Questa è la prima analisi che dovresti fare prima di capire a quale target rivolgerti. E diciamo che è già un gran lavoro di scrematura. Una volta fatto questo passaggio, definire la tua target audience diventa molto molto più facile. Ma non è un lavoro che termina qui, ovviamente. Perché ora bisogna concentrarsi sui dettagli e arrivare a definire l’ascoltatore ideale. Questo è un passaggio chiave che si fa partendo da una serie di valutazioni, di domande che ci possiamo porre e che ci portano ad una risposta. Ed è uno dei passaggi che spiego molto bene in una delle lezioni del breve corso Trasforma la tua idea in un podcast vincente in 7 giorni che è un inizio di progettazione del proprio podcast che ti da tutti gli strumenti base per partire con il tuo progetto. Ad oggi ben oltre 200 persone lo hanno già seguito e se vorrai potrai essere parte di questo gruppo. 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Voglio stravolgere un concetto. Non perché una mattina mi sono svegliata all’improvviso con un’idea stramba ma, a ragion veduta, ho fatto una riflessione. Dopo aver sottoposto a un sondaggio una cinquantina di liberi professionisti che usano il podcast in modo continuativo nella loro comunicazione online, mi sono resa conto che tutto sommato avevo ragione. Il branded podcast non è solo per i grandi brand, ma anche per i piccoli brand che vogliono farsi conoscere. Per piccoli brand mi riferisco a tutti quei liberi professionisti, i freelance, che ogni giorno lavorano al proprio personal branding. In che modo i liberi professionisti usano il podcast? Per raggiungere quali obiettivi? Ecco cosa è emerso dal sondaggio. Gli obiettivi del branded podcast Il branded podcast è un contenuto audio che comunica un messaggio commerciale parlando dei valori e dell’identità del brand oppure dei propri prodotti e servizi senza essere una pubblicità. In modo indiretto, ma al tempo stesso coinvolgente, fa conoscere chi è e cosa fa. Il branded podcast lavora sulla brand awareness, costruendo quella credibilità e autorevolezza che rafforza la reputazione di un brand. Se questo obiettivo è valido per le grandi aziende, tanto più lo è per il proprio personal branding. In tutti gli ambiti, la comunicazione accresce la relazione con il proprio pubblico e questo non fa altro che posizionare il brand nella mente delle persone. La consapevolezza di un marchio genera fiducia che, a sua volta, porta ad essere scelti proprio per le caratteristiche distintive e i valori che trasferisce. L’audio ha il potere forte di arrivare dove i testi scritti si fermano: fa leva su una relazione più intima tant’è che risulta più efficace per rafforzare una community già esistente o per crearne una. Parlando di numeri e di obiettivi, dal sondaggio è emerso che i liberi professionisti usano il podcast brand principalmente per la propria brand awareness, seguito dalla possibilità di stringere nuove partnership commerciali sia con altri professionisti che in altri contesti lavorativi afferenti la loro attività. obiettivi del podcast per i liberi professionisti Nelle attività di content marketing, il 32,5% di essi lo preferisce ad altri media perché bypassa le ansie che un testo scritto o un video mette loro di fronte. Nel 17% dei casi il podcast è più efficace per stringere una relazione con il proprio pubblico. I risultati del branded podcast per il personal branding Gli obiettivi sono chiari: lavorare sulla consapevolezza e l’autorevolezza del proprio personal branding. Ma i risultati? In modo del tutto schiacciante, tutti hanno confermato la forza del podcast nel posizionare in modo autorevole il proprio brand personale online, con risultati che nel 72,5% dei casi hanno addirittura superato le aspettative. La crescita del proprio business di conseguenza ne ha beneficiato, anche se non tutti nella stessa percentuale. Come ogni attività di content marketing, il ritorno sull’investimento (ROI) è strettamente legato agli obiettivi che ci si è posti. Non sempre i dati sono quantificabili quando si parla di brand awareness perché il beneficio è indiretto. Questo spiega perché nel 50% dei casi il ROI misurabile arriva al 5%. In ogni caso nel sondaggio è emerso che il 17% dei liberi professionisti ha raggiunto un ROI tra il 10-20%, mentre un 20% del campione ha realizzato un ritorno che supera il 20% dell’investimento. Di pari passo cresce il fatturato afferente il business del libero professionista, riconducibile all’attività di podcasting. Il 52,5% dichiara una crescita fino al 10%, il 22% tra il 10 e il 20%, il 18% tra il 30 e il 50% di incremento e 7,5% supera il 50% di fatturato da quando ha iniziato a usare il podcast come strumento di marketing. % crescita del fatturato riconducibile all’attività di podcasting Quando il podcast brand funziona davvero Mi occupo di marketing e di podcast per professione, ma stavolta ho chiesto direttamente ai podcaster intervistati un parere su come far funzionare davvero questo media. Nell’ordine, questi i consigli dei professionisti: progettare prima di iniziare: struttura bene la strategia e il posizionamento, partendo dal target e dal piano editoriale per individuare le leve giuste per il tuo business.Formazione: impara ad usare lo strumento attraverso corsi o consulenza di esperti per non ritrovarsi ad abbandonare il progetto poco dopo aver iniziato.Iniziare avendo la costanza di continuare ad accrescere le proprie competenze e perfezionarsi anche nella parte tecnica. Il podcast brand si inserisce bene nella strategia di content marketing ma va supportata da attività connesse, quali ad esempio i social, il proprio sito web e l’uso delle newsletter. Nessuno di questi strumenti da solo porta beneficio al proprio personal branding. Tutti assumono importanza perché lavorano su diversi fronti come parte di un ingranaggio. Il branded podcast, in fondo, è parte di questo meccanismo, anche se sei un libero professionista. E tu, hai mai pensato di iniziare un tuo podcast? Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Il topic cluster è una tecnica usata in ambito SEO (Search Engine Optimization) per organizzare i contenuti di un sito web e ottimizzarli per i motori di ricerca. Se hai un blog è probabile che tu abbia sentito parlare di questo metodo. Quello che forse non sai è che puoi applicare questa tecnica SEO anche nel tuo podcast, con i dovuti accorgimenti. Di SEO e Podcast ne abbiamo già parlato ampiamente sia in questo blog che in due episodi del mio podcast, precisamente nell’episodio 27 in un’intervista a Luisella Curcio, Consulente SEO e Podcaster, e nell’episodio 28 quando ho parlato di ottimizzazione dei contenuti. Se non li hai ancora ascoltati ti consiglio di recuperarli così avrai una panoramica più completa dell’argomento. In questo articolo ci concentreremo su come organizzare e ottimizzare i contenuti del tuo podcast, usando una tecnica efficace chiamata Topic Cluster Model, utile soprattutto a chi ha un podcast divulgativo e continuativo che tratta argomenti attinenti al proprio business. Cos’è il Topic Cluster Model Come ho scritto all’inizio, il Topic Cluster Model è una tecnica molto usata in ambito SEO perché  ti permette di classificare gli argomenti del tuo sito in modo da creare una struttura gerarchica di contenuti facilmente navigabile e intuitiva sia per il lettore che per i motori di ricerca. È un modello che riguarda quindi in modo specifico i siti web. Quello che però ho compreso e analizzato lavorando su diversi progetti è che questa tecnica si può adattare anche alla creazione dei piani editoriali del podcast, migliorando sia il suo posizionamento sui motori di ricerca che la fruizione dei contenuti da parte degli ascoltatori. Per spiegarti meglio come puoi usare questa tecnica nel podcast faccio prima una breve spiegazione del modello applicato a un sito web e poi analogamente trasferiamo questo metodo nel podcast. Il modello si compone di 3 elementi fondamentali: Le pillar page I cluster content I link interni. SEO e Podcast: gli impatti sul posizionamento online Leggi tutto Le pillar page, chiamate anche pagine pilastro, sono contenuti che trattano in modo ampio e generale un argomento centrale del tuo sito web. Danno quindi una panoramica completa dell’argomento. Sono pagine o post blog piuttosto articolati e lunghi che fungono da base per altri articoli correlati più approfonditi. I cluster content sono proprio gli articoli correlati alla pillar page che approfondiscono ed entrano più nel dettaglio dell’argomento. Di solito questi contenuti rispondono a chiavi di ricerca a coda lunga, cioè più specifici rispetto a una keyword generica. I link interni, lo dice la parola stessa, sono tutti i collegamenti tra pagine pillar e cluster article che si inseriscono all’interno dei testi per dare all’utente la possibilità di ampliare la conoscenza su un argomento di interesse. In un sito web possono esserci quindi un numero definito di pillar page che trattano gli argomenti centrali del tuo business e poi una serie di articoli cluster che approfondiscono questi temi. La tecnica Topic Cluster applicata al podcast Ora, se volessimo trasferire questo metodo nell’ottimizzazione dei contenuti di un podcast, la logica è pressoché la stessa. Si tratterà di creare degli episodi pilastro, degli episodi cluster di approfondimento a quello principale e poi tutta una serie di rimandi e collegamenti che aiutano l’ascoltatore a recuperare facilmente altre informazioni correlate allo stesso argomento. Certo, questa è una tecnica che non si può applicare a tutti i tipi di podcast, perché se stai creando ad esempio un genere narrativo, questa tecnica ha poco senso. Però è molto utile se invece stai creando o vorresti creare un podcast divulgativo con contenuti informativi o educativi. Di solito, quando facciamo content marketing, e quindi Podcast Marketing, in qualunque settore si operi, ci sono sempre 4 o 5 argomenti chiave su cui si basa la nostra comunicazione. Questi sono i nostri pillar, cioè i contenuti fondamentali che definiscono la struttura portante del nostro messaggio. Da questi derivano contenuti più specifici che entrano in profondità e ampliano gli argomenti. Immagina una struttura ad albero, in cui il tronco è il messaggio principale del tuo podcast, da esso si estendono 5 o 6 rami grossi che sono i tuoi argomenti fondamentali che si ramificano a loro volta in cluster topic. Esempio di Topic Cluster per podcast Se vogliamo fare un esempio pratico, la puntata sviluppata su questo articolo e che puoi ascoltare nel player in alto è l’episodio cluster della puntata pillar n. 27 su SEO e Podcast dove io e Luisella parliamo in modo completo ma non approfondito di tutte le implicazioni della SEO nel Podcast e viceversa. Nella puntata 28 ho invece approfondito l’argomento sull’ottimizzazione dei contenuti e nella puntata 30 ti parlo della struttura del piano editoriale in ottica SEO. Affronto dunque il tema in modo molto più dettagliato, cosa che non avrei potuto fare nell’episodio 27: sarebbe stato lunghissimo e forse poco utile. Allo stesso tempo, citandoti i vari episodi ad esso collegati, ho creato dei link interni, ovvero dei rimandi ad altri episodi. Li potrai ascoltare per avere una panoramica più ampia e dettagliata dell’argomento SEO e Podcast. I link veri e propri, li puoi inserire nella descrizione dell’episodio. In modo l’ascoltatore avrà tutti gli strumenti necessari per accedere alle informazioni che gli servono. Crea una content strategy Diciamo che a livello organizzativo è tutto sommato un’attività piuttosto semplice. Ciò che in realtà presuppone l’adozione del Topic Cluster Model è un’accurata pianificazione delle parole chiave e dei contenuti, nonché la creazione di una struttura di navigazione logica per il cluster.  In pratica ti serve una strategia, meglio ancora se fatta insieme a un consulente SEO. Tuttavia, se vuoi cominciare a strutturare i tuoi contenuti già in questa ottica organizzativa posso darti alcuni suggerimenti per partire. Per prima cosa mappa 5 o 10 problemi macro che riscontra la tua audience. Se hai già una tua attività di business saprai già quali sono i bisogni principali del tuo target. Puoi partire da quelli. Questa se vuoi è la fase più delicata perché richiede una visione strategica del tuo business e una conoscenza approfondita delle tue buyer personas. Il secondo step è quello di classificare ciascun bisogno in macro argomento. Dopo di che, fai una ricerca di parole chiave per ciascun argomento. Tira fuori le keyword correlate, in modo che i tuoi contenuti rispondano a intenti di ricerca specifici e a coda lunga. Infine mappa tutti i contenuti correlati che possono derivare da ciascun argomento principale. Crea una struttura di sotto-temi che puoi sviluppare per approfondire i vari argomenti. Per fare questa attività può esserti utile usare una mappa mentale, in modo da avere uno schema grafico immediato. Successivamente, però, ti consiglio di usare un foglio excel per strutturare tutti i contenuti. Così avrai una visione chiara e definita degli episodi pillar, dei relativi episodi cluster e dei vari link interni tra di essi.  Ammetto che inizialmente può essere un lavoro complesso. Ma ti assicuro che farlo in fase di progettazione di un podcast ti aiuta ad avere una visione più chiara di tutto il tuo progetto. Avrai meno difficoltà a creare contenuti nel tempo perché il grosso del lavoro sarà già fatto a monte. Inoltre fare una content strategy di questo tipo ti aiuta anche a comunicare meglio i tuoi contenuti sui vari canali e, se hai già un tuo sito, portare questa struttura nel tuo blog. Ribadisco però che il supporto di un consulente SEO a tal proposito è la scelta migliore da fare. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Il podcast è un ottimo modo per promuovere il proprio business e negli ultimi anni sono tanti i professionisti e le aziende che si sono interessati a questo canale di comunicazione. Forse sei tra quelli hanno scoperto il podcast da poco e ti incuriosisce sapere come funziona, o magari ne ascolti tantissimi e l’idea di averne uno tutto tuo ti alletta molto, oppure credi che la tua attività per essere al passo coi tempi debba assolutamente avere un proprio canale audio o, forse, vuoi solo differenziarti dalla concorrenza. Ecco, se in qualche modo senti di appartenere a una (o più) di queste categorie e stai pensando di creare un podcast, allora è il momento di chiedersi: “il podcast è davvero il canale di comunicazione adatto a me e al mio business?”. Perché se c’è una cosa che devi sapere è che il podcast è un lavoro duro: richiede tempo, risorse e impegno. Devi esserne consapevole prima di cominciare. E allora facciamo chiarezza e vediamo insieme quali aspetti e quali domande possono aiutarti a capire se il podcast è il canale di comunicazione che fa al caso tuo. Come scegliere il canale di comunicazione giusto Facciamo una premessa. Come ho spiegato nell’articolo sulla multicanalità, i canali di comunicazione online sono tanti e hanno caratteristiche diverse tra loro per linguaggio, formato, target, tempi di fruizione e logiche comunicative. Restando in ambito digital, troviamo: Sito webBlogPodcast marketingVideo marketingNewsletterSEOSocial mediaDigital PRAdv. Alcuni canali di marketing sono a mio avviso necessari per qualunque business, altri possono essere selezionati e integrati nella propria strategia solo dopo una valutazione interna precisa. Certo, è sempre bene diversificare e avere più touchpoint attivi possibili per intercettare il pubblico in target. In questo modo moltiplicheresti le possibilità di convertire i prospect e aumentare le vendite. Ma sarebbe impensabile usare ottimamente tutti i canali di comunicazione senza impiegare risorse adeguate in termini di tempo, budget ed energie. Per contro, essere presenti su tutti canali senza sfruttarli appieno o usandoli in modo discontinuo perché poche le risorse da investire, non ti porterà da nessuna parte. Devi fare una scelta e identificare lo strumento marketing più adatto a te. Come si fa a scegliere? La verità è che non esiste il canale di comunicazione migliore o peggiore in assoluto. Esistono strategie giuste per ogni business che definiscono percorsi marketing in cui ciascun canale fa la sua parte e contribuisce al risultato. La scelta dipende dal tipo di messaggio, target e obiettivi. Questo vale per tutti i canali di comunicazione, compreso il podcast. Entriamo un po’ più nello specifico e capiamo se il podcast si addice al tuo business. Come capire se il podcast è il canale di comunicazione adatto a te Credo che il modo migliore per trovare le risposte giuste sia scavare in profondità ed essere disposti a farsi domande a volte un po’ scomode. Come per gli altri canali marketing, anche il podcast ha un suo “codice” e perché funzioni bisogna conoscerlo e applicarlo. Se si parte da presupposti sbagliati, si possono prendere vere e proprie cantonate che ti faranno sprecare tempo, energia e soldi. Non ne vale la pena, te lo assicuro. Quelle che ti menziono ora sono tutti elementi da tenere presente se vorrai integrare il podcast marketing nella tua strategia di comunicazione. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto Che tipo di contenuti vuoi trasmettere? Il podcast, sebbene sia un ottimo modo per promuovere il proprio business, non è lo strumento giusto per lanciare messaggi commerciali diretti. Nessuno ascolterebbe un contenuto di 10-20-30 minuti o più in cui si fa solo pubblicità. Le persone che dedicano tempo ad ascoltare un contenuto cercano risposte, intrattenimento, ispirazione, motivazione, informazione. Di certo non promozioni spudorate. Per l’advertising ci sono altri contesti più adeguati. Quindi, se credi di avere contenuti utili da divulgare, di cui sei esperto o appassionato, allora il podcast può fare al caso tuo. Chi è la tua target audience? Se hai già un’attività avviata, probabilmente conoscerai bene le esigenze della tua target audience. Sai quali sono gli argomenti di interesse, i bisogni, i desideri. Ma quanto conosci le abitudini del tuo pubblico? È importante farsi questa domanda per capire in primis se il podcast può essere lo strumento giusto per il tuo target e in secondo luogo quale format o strategia di divulgazione sia migliore. Chiediti: Si tratta di profili che ascolterebbero un podcast?Quanto tempo avrebbero da dedicare ai contenuti?Usano già strumenti idonei all’ascolto? Mettiti nei loro panni e immagina quale sarebbe l’esperienza di fruizione. Hai tempo da investire? Per fare un podcast ci vuole un po’ più tempo di un post sui social o di un articolo di blog ma anche molto meno tempo di un buon video su YouTube. Devi mettere in conto che ci sono attività di produzione che possono richiedere diverse ore di lavoro e competenze tecniche da acquisire (o delegare). Con una buona pianificazione e organizzazione si può trovare la quadra giusta, l’importante è che tale impegno venga mantenuto nel tempo. Non c’è niente di peggio che iniziare un progetto e mollarlo dopo due o tre episodi perché ci si rende conto che non si è in grado di portare avanti il lavoro. Qual è il tuo budget? Tutte le produzioni podcast hanno un impatto sul conto economico. Di gratis non c’è niente. Puoi certamente contenere i costi facendo scelte oculate, così come ho spiegato nell’articolo su come creare un podcast a budget ridotto. Ma qualcosa dovrai pur spendere, specie se il podcast sarà il tuo strumento di marketing e quindi rappresentare il tuo brand. Ecco alcune delle voci che potrebbero influire sul budget: attrezzaturahosting providerlicenze musicalicorsi di formazionesoftware di registrazionecosti di graficaconsulenze personalizzate. La bilancia può pendere in modo diverso su una o più voci a seconda del tipo di progetto che vuoi realizzare, la durata, la tua esperienza e competenza, il tempo a disposizione e il livello di qualità. Il podcast è un canale che ti metterebbe a tuo agio? Questo è un elemento emotivo da non sottovalutare. E naturalmente mi riferisco a chi vuole creare un podcast in prima persona. C’è una componente psicologica legata all’ascolto della propria voce registrata che a volte spaventa. Ma è questione di abitudine e allenamento. Di solito passa dopo il primo impatto. C’è tuttavia un altro aspetto legato alla voce. È uno degli organi in grado di svelare molto di noi: la personalità, le emozioni, le intenzioni, l’identità. Dobbiamo essere disposti a donare una parte di noi agli altri ed esporci al pubblico in tutta la nostra interezza. Questo in realtà è il bello del podcast, perché proprio grazie alla voce possiamo costruire una relazione più autentica e intima con gli ascoltatori, ma all’inizio potresti provare imbarazzo, specie nei confronti dei tuoi amici e conoscenti. Prendila come un atto di coraggio. Come aprire il proprio canale di comunicazione podcast Molte aziende decidono di investire nella creazione di branded podcast commissionando l’intera produzione a un team dedicato gestito da un podcast producer. Le figure professionali che ruotano intorno a un produzione podcast sono autori, tecnici audio, curatori, speaker, sound designer, graphic designer, marketer. Qui il livello di qualità richiesto è alto e il budget è determinante. Ma non tutte le produzioni sono commissionate per intero. Alcuni ottimizzano risorse interne e acquistano da altri professionisti solo alcuni servizi. Se sei un libero professionista e non hai esperienza puoi decidere di investire tempo per acquisire competenze e seguire corsi di formazione in autonomia, oppure seguire un percorso di coaching podcast che ti guida passo passo dalla progettazione alla pubblicazione del tuo podcast. In ogni caso, la prima valutazione da fare è se il podcast è il canale di comunicazione che fa per te. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Una decina d’anni fa forse nessuno in Italia avrebbe saputo spiegare cosa fosse un corporate podcast. Anzi, a dirla tutta forse neanche cosa fosse un podcast in generale. Eppure oggi questo media, apparentemente così giovane, sta avendo il suo picco di popolarità, come indicano i report annuali di statistica. Non sorprende, quindi, che piccoli e grandi brand stiano iniziando a inserirlo nella loro strategia di comunicazione.  Di fatto, i podcast si stanno rivelando utili per ampliare il proprio pubblico di riferimento, presidiare nuovi contesti comunicativi e migliorare la brand awareness verso i potenziali clienti. Ma pochi sanno che possono anche supportare le aziende nel favorire una migliore comunicazione interna.  I corporate podcast sono una risposta efficace proprio alle nuove esigenze comunicative che i modelli organizzativi odierni hanno fatto emergere con l’adozione di smart e remote working. Un’applicabilità sicuramente più estesa e interessante di quella a cui siamo abituati. Come un’azienda può usarlo e con quali vantaggi? Te ne parlo in questo articolo portandoti esempi utili da cui trarre spunto. Cos’è il corporate podcast Partiamo col dire che il corporate podcast è un contenuto audio ad uso interno destinato a collaboratori e manager di vari livelli gerarchici. È un podcast aziendale privato fruibile esclusivamente attraverso canali riservati, come ad esempio: intranet aziendale;piattaforme proprietarie;piattaforme di e-learning.  A differenza del Branded Podcast che si rivolge a un pubblico esterno e ha come obiettivo quello di promuovere l’immagine aziendale, il corporate podcast ha ambiti di applicazione più funzionali. In particolare è usato per: diffondere conoscenza;promuovere la cultura aziendale;creare engagement tra i dipendenti;trasferire messaggi e informazioni chiare a tutta la popolazione aziendale.  Dunque è un canale di comunicazione interna particolarmente interessante per HR Manager e per chi è responsabile della gestione formativa e informativa aziendale. Soprattutto se consideriamo come sono cambiati i modelli organizzativi con l’estensione dello smart working. Perché usare un podcast aziendale per la comunicazione interna? Le caratteristiche del podcast, in termini di fruibilità, distribuzione e capillarità, lo rende adatto ad assolvere le esigenze comunicative delle aziende odierne. Arriva in modo agile dove altri canali non arrivano. Il modo di lavorare è cambiato, così come i modelli di comunicazione e quelli organizzativi. Il nostro modo di interagire con i colleghi è diverso e abbiamo un diverso approccio alla tecnologia. Non a caso, secondo gli osservatori più autorevoli e Forbes, la trasformazione digitale è uno dei principali trend HR per il 2022. Il lavoro da remoto ha decentralizzato tante attività e ha reso necessaria una grande capacità di comunicazione interna. Allo stesso tempo ha creato un distacco sociale collettivo che ha alzato una sorta di barriera invisibile tra le persone. Cosa impensabile fino a un paio di anni fa, quando la condivisione era il cuore pulsante delle relazioni professionali e personali.  Vivere in un contesto simile significa prendere atto del fatto che non è possibile interagire direttamente con tutta la popolazione aziendale con le stesse modalità del passato. Ripristinare lo stesso clima di interazione e coinvolgimento di un tempo, adattandolo alle nuove metodologie di lavoro – in smart working o miste – è oggi una sfida ancora più grande. Se già è difficile farlo in contesti piccoli, immaginiamo come questo possa essere attuato in un contesto complesso e multiforme come quello delle grandi aziende, in cui spesso i dipendenti sono dislocati in aree geografiche molto distanti tra loro. È chiaro, quindi, quanto sia fondamentale il ruolo della comunicazione interna per restare aggiornati sulle attività, sugli obiettivi e sulla strategia dell’azienda, ma soprattutto per mantenere alta la motivazione dei dipendenti. Un buon flusso comunicativo rafforza i legami, diffonde la cultura e i valori dell’azienda, migliorandone l’immagine e la credibilità.  Diciamo che svolge anche un ruolo sociale. La qualità della comunicazione aziendale interna impatta in modo diretto e deciso anche sul clima generale in cui si lavora. Di conseguenza, anche sui risultati che si raggiungono. Ho sempre immaginato i flussi comunicativi di un’azienda come una linfa. Parte dalle radici, che possiamo paragonare al management, e raggiunge capillarmente ogni singola foglia, cioè ogni singolo collaboratore, e poi ritorna in modo circolare. La linfa è un nutrimento e, se mai dovesse mancare, la pianta ne morirebbe. Così come l’azienda subirebbe seri danni se la comunicazione non raggiungesse capillarmente tutta la rete di dipendenti. Questo può accadere quando gli strumenti che si sono sempre usati, per esempio, non sono più adeguati al contesto attuale. Ma è proprio qui che il corporate podcast può subentrare. Come usare il podcast aziendale interno Ecco alcuni modi in cui è possibile usare il corporate podcast in azienda: per attività formative, come ad esempio l’e-learning, una delle modalità più usate e più diffuse. Spesso i contenuti audio possono essere usati ad integrazione di altri percorsi di formazione, sotto forma di approfondimenti, follow-up o esercizi individuali.Per informare i dipendenti su alcune iniziative o progetti posti in atto dall’azienda.Per creare un percorso conoscitivo dell’organizzazione, della struttura e della cultura aziendale. Per esempio per i nuovi dipendenti, come fosse un vero e proprio servizio di accoglienza per chi inizia a lavorare in azienda e ancora non conosce come è organizzata. Per includere nelle attività aziendali tutti quei dipendenti che, per via della natura del lavoro che svolgono, sono ubicati presso gli stabilimenti, nei punti vendita o viaggiano sul territorio. Un modo per sentirsi parte del grande team. Per divulgare procedure interne, condividere best practice o principi di etica aziendale.  Questi sono solo alcuni esempi che, tuttavia, rendono l’idea dell’applicabilità di un corporate podcast come strumento di comunicazione interna.  La produzione di contenuti audio aziendali può essere gestita da personale interno all’azienda supportato da professionisti esterni per le fasi più tecniche, oppure commissionata interamente. A seconda poi delle finalità e dei contenuti, il corporate podcast può avere portare voce dei propri dipendenti o dell’amministratore delegato oppure quella di speaker professionisti. In ogni caso, la scelta migliore dipenderà dal progetto stesso. Vantaggi del corporate podcast I vantaggi che derivano dall’utilizzo del corporate podcast sono diversi: i podcast umanizzano il contenuto. Non c’è niente da fare, la voce ha il potere di connettere emotivamente le persone, molto più di una mail o di una circolare interna. Questo tipo di connessione sarebbe già sufficiente ad accorciare quella distanza sociale di cui parlavo prima.Facilità di fruizione: i podcast per definizione sono on demand e nomadici, cioè possono essere ascoltati anche in contesti diversi da quelli lavorativi, per esempio mentre si è in viaggio. Immaginate un commerciale o un capo area che è in continuo movimento, magari in macchina, tra un cliente e l’altro o tra i punto vendita. Potrebbe sfruttare gli spostamenti per tenersi aggiornato con le informazioni dell’azienda e sentirsi parte della squadra, anche a distanza.Facilità di gestione: possono essere raggruppati per tematica di interesse, per progetti o finalità, costruendo una comunicazione più ordinata e fruibile. Ben catalogata, in sostanza.Misurazione degli ascolti: rispetto a tanti altri strumenti come le mail, gli articoli del blog aziendale, ecc… è più facile misurarne la fruizione. Un metodo utile per capire quanto la comunicazione prodotta arriva alle persone, di conseguenza, quanto viene fruita.  Diventa, di fatto, un canale riservato a chi è abilitato e rafforza il legame tra i dipendenti stessi perché crea anche quel senso di community.  I contenuti audio per l’azienda, creati ad hoc da professionisti, permettono di parlare a tutti i collaboratori in una modalità decisamente più vicina e flessibile rispetto ad altri strumenti di diffusione delle informazioni tradizionali.  Conclusioni Insomma, i vantaggi non mancano e sono tante le applicazioni di un podcast aziendale per migliorare la comunicazione rivolta a tutti i collaboratori. Una carta in più da giocare per migliorare sia la qualità del lavoro che i risultati. Oltretutto, potresti fare la differenza e venire incontro ai nuovi bisogni dei tuoi collaboratori.  Se sei un manager o un imprenditore e vuoi accorciare le distanze tra azienda e dipendenti, posso aiutarti a integrare il corporate podcast nella tua strategia di comunicazione per evolvere e migliorare l’engagement dei collaboratori. Contattami direttamente scrivendomi a ester@estermemeo.it per una call gratuita. Sarò lieta di aiutarti. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
4 ore alla settimana di Tim Ferriss è un titolo volutamente provocatorio che susciterà diverse emozioni. Una e una sola è l’etichetta che resterà sulla copertina di questo libro:  bestseller. Venduto in 29 Paesi e tradotto in svariate lingue.  Tim Ferriss dice tutto ciò che fa e fa tutto ciò che dice.  Ha iniziato la sua carriera lavorativa come semplice impiegato ed è arrivato a ideare e dirigere una società multinazionale con postazioni wireless in tutto il mondo. Le strategie che svela in questo libro gli hanno permesso di vivere tante vite, anche diverse tra loro. È diventato un attore, un campione mondiale di tango e di kickboxing. Ha imparato diverse lingue che parla fluentemente, tra cui coreano e giapponese.  Trama di 4 ore alla settimana La vera trama di 4 ore alla settimana di Tim Ferriss sta nel titolo per esteso: “Ricchi e felici lavorando 10 volte meno“. Non è uno slogan fuori moda. Al termine di questo articolo capirai a quale tipo di ricchezza Tim si sta riferendo.  Credo che gli insegnamenti che riusciamo a trarre da un libro siano direttamente proporzionali all’apertura mentale che abbiamo nel leggerlo. Se me lo permetti, vorrei invitarti a porti la seguente domanda: “E se il limite di ciò che ritengo possibile e realizzabile fosse solo nella mia testa?“.   È la stessa che mi feci io. Dopo aver iniziato a leggere il libro e i racconti di Tim Ferriss. Del tutto titubante. Il suo stile di vita basato sulla sua unica volontà di voler lavorare poco e trascorrere interi periodi in vacanza. Mi chiesi se non fosse appannaggio della cultura americana e poco attuabile in Italia. Il libro non è solo da leggere: è un vero e proprio eserciziario. Un percorso per imparare come diventare ricchi. Spesso, infatti, verrai esortato dallo scrittore a non proseguire se prima non avrai terminato un esercizio! Secondo Tim Ferriss esiste una nuova categoria di persone: i nuovi ricchi. Sono coloro che hanno sviluppato una concezione su come guadagnare di più svincolandosi dal fattore tempo. Tim farà riferimento ai nuovi ricchi in tutto il libro e il suo scopo è esattamente quello di fare entrare il lettore in sintonia con questa visione. Indurlo a porsi le domande attorno alle quali ruota la vita dei nuovi ricchi:  come lavorare di meno; come lavorare in modo più efficiente. Gli elementi lavoro e tempo sono fondamentali. Rispetto al passato in cui queste due variabili erano direttamente proporzionali fra loro. “Più lavori e più guadagni” per Tim Ferriss altro non è che uno slogan fuori moda. Per i nuovi ricchi l’obiettivo è: “Meno si lavora e più tempo si ha per sé stessi”.  Meno e meglio. A questo punto è necessaria una brevissima premessa sulla differenza tra efficacia ed efficienza.  Essere efficace significa sapere cosa fare per raggiungere il proprio obiettivo, lavorativo o personale. Essere efficienti significa non solo sapere cosa fare ma farlo impiegando le risorse minime indispensabili e ottimizzando(ne) il rendimento. I contenuti e le strategie per diventare efficienti che Tim Ferriss regala in questo libro si basano sulla famosa regola 80/20 di Pareto. Se vogliamo davvero diventare efficienti, dobbiamo infatti imparare come stabilire le priorità. Riconoscere le urgenze dalle emergenze e soprattutto sapere su quali attività chiave o clienti dobbiamo concentrarci. Vilfredo Pareto fu un nostro connazionale: ingegnere, economista e sociologo, vissuto a cavallo del 1900. In una delle sue opere formulò una teoria che spiegava come fosse distribuita la ricchezza secondo quella che fu poi nominata “Legge di Pareto”. Più recentemente denominata regola 80/20. Tutto ruota intorno a quel 20% di attività (o cause) che sprigionano l’80% degli effetti sulla nostra vita, positivi o negativi che essi siano. La regola 80/20 può essere applicata a qualunque area della nostra vita, personale e lavorativa, che tu sia un impiegato, un imprenditore o disoccupato. Pensiamo alle attività che disperdono le nostre energie: le telefonate, le riunioni non necessarie e tutte quelle azioni che non ci portano a nulla.  Nella vita privata, o di coppia, pensiamo a quei pochi gesti che, se fatti, possono cambiare radicalmente l’andamento di una relazione. Possiamo riassumere che l’80% degli output dipende da un 20% di input.    Tra gli esercizi proposti da Tim Ferriss vi è questo. Giornalmente, per capire se stiamo portando avanti attività utili e produttive oppure mangia-tempo, proviamo a porci di tanto in tanto queste domande: se questa fosse l’unica attività che porto a termine oggi, sarei soddisfatto? questa attività rientra fra quelle prioritarie per raggiungere il mio obiettivo? Anche la definizione degli obiettivi assume un nuovo aspetto nella visione dei nuovi ricchi. Non si tratta più solo di un traguardo da raggiungere, di fatturato o quale promozione si vuole ottenere. La domanda alla quale rispondere non è quindi più “Cosa voglio ottenere?” bensì è “Cosa mi emoziona?”. Non a caso il piano per raggiungere l’obiettivo prefissato è la dreamline. Nel libro Tim spiega in modo molto accurato come redigerla. Ora capirai perché dissi che non avremmo parlato solo di ricchezza in senso materiale. Il tempo a disposizione per noi stessi e per la nostra famiglia non lo è, tuttavia è uno dei beni più inestimabili. Ricordi le due variabili lavoro e tempo? La mia recensione Il libro 4 ore alla settimana di Tim Ferriss ha un obiettivo preciso: stimolarci a cambiare il nostro modo di pensare. Per alcuni di noi sarà un cambiamento radicale, altri non lo crederanno possibile e altri ancora lo faranno perché hanno una voglia matta di cambiare la propria vita. Per lo meno ci proveranno.  Portare a termine gran parte degli esercizi proposti in questo libro, porterà inevitabilmente ad acquisire un nuovo mindset.  Le domande che puoi farti sono: “è un libro solo per imprenditori? o per chi vuole diventarlo?”. Sinceramente la mia risposta è no. Penso possa essere utile a tutti coloro che vogliono avere una visione differente, a chi vuole concentrarsi su nuove soluzioni. La regola 80/20 di Pareto è immediatamente fruibile anche per chi svolge un’attività impiegatizia, diventando immediatamente più efficiente già dopo la prima settimana. Nelle giornate di lavoro spesso il cartellino impone le classiche 40 ore settimanali tuttavia le ore in cui si svolgono attività realmente utili a conseguire gli obiettivi prefissati, sono probabilmente un paio.  Per chi dirige un’attività in proprio la situazione è analoga (se non più ardua!) perché essere il capo di sé stessi richiede una disciplina severa. Sapere come organizzare il proprio lavoro, prefissarsi degli obiettivi e misurare la propria efficienza senza inventare scuse a sé stessi. Se stai cercando lavoro ti sarà decisamente utile per capire quali sono le attività chiave da fare giornalmente e che non si possono più limitare all’invio di curricula. “Come applicare la legge 80/20 da domani?”. Vorrei condividere qui con te le prime due azioni che decisi di attuare appena terminata la lettura dell’ultima pagina. Ero in vacanza e avevo parecchio tempo quindi lo feci senza mentire a me stessa. Nel mio caso, quando lavoravo come impiegata, mi sentivo spesso frustrata dalla mancanza di tempo. Si trattava quindi di individuare il 20% delle cause della perdita dell’80% del mio tempo e delle mie energie. Dovevo:   distinguere quali erano le attività o le persone che mi rubavano del tempo; nel mio caso le telefonate di chi voleva solo lamentarsi o di chi non mi chiedeva se avevo dieci minuti disponibili (essere disponibili è un conto, essere perennemente a disposizione di tutti è un’altra cosa);decidere a quali e-mail rispondere immediatamente e quali invece potevano essere riscontrate in 24 ore o magari delegate. A livello personale invece decisi di:   trasformare il tempo che trascorrevo sui social in tempo utile, selezionando le pagine e le community da seguire;investire il tempo guadagnato per la mia formazione personale, per esempio per seguire webinar online o vedere video in inglese. Il cambiamento tuttavia è un percorso che richiede del tempo “per scrostarsi di dosso”, come dice Tim, delle abitudini. Da qualche parte però bisognerà pur cominciare se si vuole ottenere risultati diversi da quelli avuti sino ad oggi. Ecco, infine, quali sono le 5 strategie che mi porto a casa da questo libro:   definire un obiettivo e la sua dreamline ossia una mappa temporale per raggiungerlo; 2. non legare il nostro reddito unicamente al nostro tempo; 3. la legge 80/20 di Pareto può essere applicata a diversi ambiti; 4. delegare e automatizzare le attività quando possibile; 5. coltivare un’ignoranza selettiva facendo un semi-digiuno mediatico.  Ho cercato di applicare questi concetti sia alla mia vita professionale che privata, dal digiuno dai tg alla gestione delle lavatrici. Posso dire di essere ugualmente informata e a nessuno, in casa, sono mai più mancate le mutande pulite. Ma questa è un’altra storia 🙂 Frasi indimenticabili di 4 ore alla settimana di Tim Ferriss “Smettetela di chiedere pareri e cominciate a proporre soluzioni”. “Non lasciatevi condizionare dagli sciocchi o diventerete uno di loro”. “Eliminate prima di delegare”. Libri e podcast consigliati Se hai già letto 4 ore alla settimana, per rimanere sintonizzato con lo stile diretto e concreto di Tim Ferriss, ti consiglio di leggere anche 4 ore alla settimana per il tuo corpo e chef in 4 ore. Altri due titoli parimenti provocatori che utilizzano le metafore del corpo e della cucina per praticare l’automiglioramento come stile di vita. Infine, le parole efficienza, miglioramento e strategia non possono che farmi consigliare il libro di Seth Godin La Mucca Viola, che puoi leggere qui. Cerchi un podcast a tema? Decisamente The Tim Ferriss Show, in lingua originale, nominato per tre anni di seguito “Best of” di Apple Podcasts. Disponibile anche su Spotify. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Fattore 1% è il libro di Luca Mazzucchelli, psicologo e psicoterapeuta diventato famoso per aver preso una sana abitudine. Ha infatti trovato un modo alternativo, moderno e fresco di parlare dei temi più tradizionali e non della psicologia: questa materia che tanto ci appassiona e di cui vorremmo sapere tutto per districarci nei nostri labirinti. Diventati virali, i suoi 900 video raccolti nel suo canale Youtube, lo hanno reso celebre per la sua genuinità. È direttore della rivista “Psicologia Contemporanea“, che divulga la psicologia scientifica in Italia. In questo libro ci parla di come prendere una nuova abitudine partendo da un punto di osservazione alternativo. Trama di Fattore 1% Piccole abitudini per grandi risultati Il titolo del libro di Luca Mazzucchelli è già un suggerimento: piccole abitudini per grandi risultati. Come arriviamo infatti a raggiungere dei risultati concreti e tangibili, magari anche sfidanti? La risposta è proprio questa: un passo per volta. Non si tratta tuttavia solo di suddividere un obiettivo in micro obiettivi. Tutt’altro. La prima parte del libro è un lungo e profondo excursus sulla reale motivazione che ci spinge a voler adottare una nuova abitudine. Non si tratta di un fuori tema ma di quella che in realtà dev’essere una presa di coscienza per capire quali sono i valori che contano nella nostra vita, in che direzione vogliamo che essa vada. Le abitudini non sono altro che la somma delle nostre azioni all’interno di una giornata, una settimana, anni. Potresti pensare che non ci sia molta differenza tra svolgere bene il proprio lavoro — che è una necessità, altrimenti diventa difficile fare la spesa e pagare le bollette — e decidere di iniziare a correre. Ciò che accomuna queste attività è il modo in cui mentalmente ci approcciamo ad esse. La tua giornata lavorativa è fatta di tante piccole abitudini. Prova a pensare ad esse e a come si relazionano con gli obiettivi della tua vita. Se parliamo di andare a correre, idem. Proviamo a scrivere nero su bianco su carta, il perché di questa scelta. Vogliamo un fisico più asciutto perché arriva l’estate o abbiamo capito che fare movimento è fondamentale se abbiamo superato i 40? (Ammetto, questa ultima parte è un po’ autobiografica…). Fattore 1% Mazzucchelli include al suo interno degli esercizi da fare, — utili a livello universale e non solo per decidere quali abitudini modificare o prendere —, spiegazioni concrete, oltreché tips da sottolineare. La mia recensione Fattore 1% è innanzitutto un libro molto piacevole così come il tono e i modi di Luca Mazzucchelli. Se ti aspetti il classico libro metodico con i vari step in cui apprendere un’abitudine in 21 giorni, allora sei nel posto sbagliato o, meglio qui sei nel posto giusto, ma non è il tipo di libro di cui ti parlerò. Quel che ho apprezzato molto è proprio il punto di vista diverso che mi ha offerto Luca in questo piccolo manuale del cuore. Possiamo cercare di avere più forza di volontà e diventare piccole macchinette esecutrici con lo scopo di perseguire l’obiettivo. In questo caso, finalmente riuscire a far nostra una nuova abitudine. Il punto non è questo. Forse ci riusciremo, tuttavia ci vogliono più che 21 giorni affinché essa diventi realmente un tassello del nostro quotidiano. Il tempo andrà misurato in mesi. Il vero punto di svolta parte dall’inizio di questo processo: sederci con un foglio bianco davanti e chiedersi con estrema sincerità perché questa abitudine è davvero importante per noi. Per farlo, più che rispondere un tanto o poco, dovrò partire da quella che è la mia mappa dei valori. La prima domanda è quindi: “Cosa è importante per me nella mia vita?”. Non c’è una risposta giusta o sbagliata ovviamente. Da questo presupposto costruiremo le azioni che ci accompagnano durante la giornata, un pezzettino alla volta, un 1% alla volta, perché non dobbiamo essere dei supereroi. Fare un gradino per volta ci darà più stabilità e fiducia in noi stessi. Sarà capitato anche a te di gettare la spugna dopo pochi giorni di corsa e sentire quel pizzico di frustrazione e la vocina “tu non ce la fai mai…”. Inoltre, in Fattore 1%, Luca ci da diversi consigli pratici per metterci in tasca quell’1% in più di volta in volta. Ad esempio: usare delle to do list, che siano scritte su carta o messe in vista sulla home page del nostro smartphone, per ricordarci quanto è importante il motivo per cui vogliamo fare quelle azioni (piuttosto che trascorrere ore a vuoto sui social);indossare un bracciale che ci ricordi quotidianamente perché vogliamo impegnarci a raggiungere un risultato ossia un oggetto sempre ben visibile che àncori quel pensiero;possiamo chiedere feedback alle persone che ci conoscono, come benzina per la nostra volontà: mostriamo loro i nostri progressi e prendiamoci ogni tanto una pacca sulla spalla per modellare i comportamenti che vogliamo implementare. Come suggerisce Luca Mazzucchelli, infine, dobbiamo “credere in quello che non c’è”, ovvero avere più fiducia e meno fretta. I risultati arrivano mano a mano e anche se quell’1% ci sembra quasi inutile, dopo 10 giorni sarà un 10%. Frasi indimenticabili di Luca Mazzucchelli in Fattore 1% “Se vuoi svegliarti felice,vai a dormire grato”. “Non puoi scegliere il tuo futuro,ma puoi decidere le abitudini che lo cambieranno”. “Tu sei il risultato delle abitudiniche hai adottato negli ultimi 5 anni”. Letture e Podcast consigliati Il mio consiglio di lettura va su un altro libro di Luca Mazzucchelli: Prova a cambiare – Giochi e pensieri per crescere ogni giorno, edito da Sperling & Kupfer. Parlando di podcast, non mancherò di citare sempre il suo, G.U.R.U., che puoi trovare su Audible. Una lettura alternativa che ti segnalo è The Miracle morning – Trasforma la tua vita un mattino alla volta prima delle 8:00 di Hal Elrod. un programma di 30 giorni fatto di: affermazioni , meditazioni, scrittura , lettura, esercizi e visualizzazioni.  Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Trovare la frequenza ideale di pubblicazione di un podcast è un gioco di equilibri. La decisione deve tenere conto di diversi fattori, tra cui: il tipo di contenuto il pubblico a cui si rivolge il tempo e le risorse necessarie per preparare il contenuto gli obiettivi di progetto che ti sei posto la tipologia di format podcast scelta la durata dei singoli episodi. Una delle leve che ti consiglio di tenere conto è l’impatto che la frequenza di pubblicazione può avere sull’engagement della tua target audience. La costanza è un elemento importantissimo per fidelizzare il pubblico e lo è anche il non deludere le aspettative.  Se per esempio diciamo ai nostri ascoltatori che uscirà una nuova puntata ogni settimana, ci stiamo prendendo un formale impegno verso di loro. Certo, nessuno ci verrà mai a rimproverare se disattendiamo queste aspettative, ma di sicuro sarà molto più difficile fidelizzare gli ascolti se non rispettiamo un calendario editoriale che noi stessi abbiamo dichiarato.  Il pubblico è il vero protagonista del podcast e senza pubblico non avrai ascolti, che sono una condizione necessaria per raggiungere i tuoi obiettivi. Ecco perché tra i fattori che ti ho citato all’inizio ci sono anche gli obiettivi.  Obiettivi di marketing e di podcast: perché è importante allinearli? Leggi tutto Oltre a questo ti suggerisco di valutare molto bene quanto tempo puoi dedicare alla preparazione di ciascuna puntata e di quanto può costarti produrla, in termini di impegno e di budget, se per esempio deleghi parte del lavoro di produzione. Per cui non esiste una regola fissa per stabilire la frequenza di pubblicazione di un podcast. Tutto va valutato in base al tipo di podcast che stai realizzando. E questa è una valutazione che va fatta già in fase di progettazione, non a produzione terminata. A tal proposito, ti sarà utile redigere il Podcast Model Canvas, uno schema sintetico in grado di darti una visione d’insieme immediata sugli effort necessari a realizzare un podcast e fare le scelte migliori rispetto alle tue esigenze e disponibilità. Puoi scaricare gratuitamente il Podcast Model Canvas a questo link. Cos’è il Podcast Model Canvas? Leggi tutto Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
La mucca viola di Seth Godin è un best seller indiscusso nel panorama del marketing ed è un libro che deve leggere chiunque voglia sapere come distinguersi sul mercato e perché è importante farlo. Seth Godin oltre ad essere autore di diversi libri, è un imprenditore statunitense, oratore ai Ted Talks, noto per aver sviluppato importanti concetti quali il permission marketing, viral e direct marketing. Un approccio che ha decisamente cambiato non solo la vision dell’attività di marketing ma ne ha anche traslato la fase d’azione. Dal post vendita, il marketing entra in gioco sin dalla produzione. Al giorno d’oggi ogni imprenditore dovrebbe al contempo essere capace di agire anche come uomo di marketing. La mucca viola di Seth Godin ci spiega perché è così importante. Trama di La mucca viola La trama di La mucca viola di Seth Godin si sviluppa intorno al concetto di straordinarietà. Esatto, per differenziarsi sul mercato c’è bisogno di aggiungere necessariamente questo ingrediente alla ricetta del nostro brand.  Essere una mucca viola in mezzo a tante mucche marroni. Farsi notare, banalmente. Questo è quello che si potrebbe pensare, semplificando in realtà la trama del libro.  Creare una mucca viola è tutt’altro che banale.  Significa conoscere il proprio mercato, i pensieri del proprio target di clienti, i suoi bisogni. A volte anticiparli. La mossa vincente è infatti trovare una nicchia di mercato e in essa cercare il nostro pubblico, i nostri clienti. Meglio ancora se diamo vita ad un prodotto o servizio tagliato su misura per la nostra nuova nicchia. Oggi, ogni utente riceve migliaia di stimoli attraverso i canali social, la televisione, i giornali. Mentre un tempo era sufficiente pagare degli spazi pubblicitari per lanciare un prodotto, in piena fase post-produzione, al giorno d’oggi bisogna saper nuotare in un mare già pieno zeppo di pesci, di ogni tipo e dimensione. La competizione non riguarda solamente il prezzo ma tante variabili, sino al valore percepito.  Quel che diventa indispensabile è saper pagare (e ripagare) l’attenzione che un potenziale cliente ci dedicherà. Una volta che avremo aperto con lui un canale di comunicazione (per esempio attraverso una newsletter), sarà grazie al permission marketing che avremo appunto il suo permesso di parlargli di quello che ci sta a cuore: il nostro prodotto o il nostro servizio.  Quell’attenzione tuttavia va guadagnata, soprattutto in un momento in cui, come succede per esempio sui social, il nostro potenziale cliente non è affatto lì per acquistare bensì sta svagando.  “Purple cow” è la nuova P che va ad aggiungersi alle 7 P del marketing che influenzano il successo di un prodotto o servizio: prodottoprezzopromozioneposizionamentopubblicitàpackagingpassaparolapermesso. Creare l’effetto wow che si traduce nella mucca viola, consta del dover uscire dagli schemi dell’ordinarietà. A volte, pensare in un modo diverso che vada oltre all’out of the box tanto decantato da molte aziende, rappresenta un modo autentico e originale di rompere gli schemi.  Ti è mai capitato in passato di avere un’idea originale e di pensare che fosse ridicola o che ti avrebbero deriso? Ecco, forse eri sulla strada buona per dar vita alla tua mucca viola!   La mia recensione Potrei riassumere la mia recensione de La mucca viola di Seth Godin in una sola frase: sii straordinario.  Potresti pensare che sia una banalità. In parte potrebbe esserlo ma è pur vero che molte persone oggi hanno letteralmente paura di essere originali. Di osare. Ecco perché potresti scoprire che creare una mucca viola in realtà non è una missione impossibile, riservata solo a grandi menti o grandi budget. Il concetto di creare una mucca viola si basa sul pensiero che “il contrario di straordinario è ottimo” (cit. La mucca viola). Oggi i prodotti ottimi non bastano più, ne è pieno zeppo il mercato. Così come non è utile investire di più in spazi pubblicitari per vendere i propri prodotti o servizi.  Non è nemmeno il prezzo a definire la strategia di vendita del tuo prodotto. Puoi essere tra i più cari ma rivolgerti ad una piccola nicchia la quale è disposta a pagarti più di altri perché il valore da loro percepito (del tuo prodotto) è superiore a quello della concorrenza.  Per creare prodotti straordinari, secondo Seth Godin, ne devi essere un appassionato e devi pensare nello stesso modo in cui pensano i tuoi clienti. Devi conoscere tutti i tuoi limiti ed esplorarli: prova ad essere “di più” e “di meno”. Prova a fare un elenco delle peculiarità della tua azienda: è la più …? Oppure, è la meno …? La mucca viola di Seth Godin non svela una ricetta magica per creare una mucca viola. In essa tuttavia è ben indicato il processo che, se messo in atto, con molta probabilità non potrà che portarti alla tua mucca viola. Ecco di seguito i 5 punti chiave del processo di Seth Godin: Dopo aver fatto una buona impressione alle persone che entrano in contatto con noi, chiediamo loro il permesso di parlargli e di comunicare ciò che abbiamo da dire (permission marketing);Tra le persone che ci seguono, identifichiamo il gruppo di persone volenterose di provare in anteprima le novità del mercato (Seth Godin li chiama gli starnutitori in quanto il loro verbo si diffonderà tra gli altri consumatori più pigri come un virus);Forniamo agli starnutitori gli strumenti per diffondere l’idea e la notizia del nostro prodotto; diamogli una sorta di copione, facendoli sentire coinvolti nel processo aziendale;Una volta che la nostra mucca viola è entrata in azione, non stiamo a guardare finché si esaurirà; deleghiamo ad un altro team il compito di mungere la mucca e mettiamoci al lavoro per creare un’altra mucca viola! Nuovi prodotti/servizi o nuove varianti a quella esistente;Reinvestire. Ripetuto all’infinito. La mucca viola fa per te se sei alla ricerca di un modo per rilanciare il tuo business che non decolla o che è in un mercato stagnante. Fa per te se aspiri alla carriera di imprenditore e vuoi sapere qual è il modo più avvincente di posizionare un brand sul mercato o come entrare in una nicchia di mercato.  Frasi indimenticabili di La mucca viola “La cosa veramente rischiosa è essere prudenti.”“Nella stragrande maggioranza dei casi i prodotti di successo sono studiati fin dal primo momento per avere successo.”“Il contrario di straordinario è ottimo”. Letture e Podcast consigliati “Il vicolo cieco” di Seth Godin, risponde alla vocina interna che ci chiede se insistere nel nostro progetto o se non sia meglio rinunciare. Sempre dello stesso autore, iper consigliato “Questo è marketing” perché, come cita il payoff “non puoi essere visto finché non impari a vedere”.  Se è vero che anche le parole che pronunciamo o scriviamo fanno la differenza, “Exactly what to say” di Phil M. Johns è il libro che fa al caso nostro. È inoltre un’utile chicca per tenere allenato il nostro inglese con una scorrevole lettura in lingua originale. Infine, Akimbo è il podcast realizzato proprio da Seth Godin e nel quale tratta alcuni – e non solo – degli argomenti accennati nella Mucca viola.  Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa La comunicazione non è fatta solo di parole. È fatta anche di linguaggio del corpo, di espressioni facciali e di tanti altri segnali non verbali che comunicano il nostro stato d’animo e le intenzioni. Il tono della voce è tra questi e può avere un impatto enorme su chi ci ascolta al pari di ciò che si dice. Uno stesso contenuto può comunicare agli ascoltatori del podcast cose diverse a seconda del tono della voce usato. Possiamo risultare rassicuranti, amichevoli, provocatori, istituzionali, professionali o ironici. Questa componente, insieme a ritmo, volume, intensità e intenzione, influenza il tipo di rapporto con il nostro pubblico.  Quale tono della voce è meglio usare quando si fa podcast? Eh sì perché spesso succede che ci preoccupiamo tanto della qualità dei contenuti e della qualità dell’audio (come è giusto che sia, ovviamente!), ma poi non pensiamo che il modo in cui esprimiamo quegli stessi contenuti è altrettanto importante. Cosa rivela di noi il tono della voce Il tono della voce rivela di noi molto più di quello che rivelano le nostre parole. Se dicessimo “non sono affatto arrabbiata” ma dalla nostra voce trapela irritazione, rigidità e distanza, nessuno crederebbe alle tue parole. La voce è un importante mezzo di comunicazione e di espressione. E, almeno nella nostra cultura occidentale, La voce esprime e trasmette le nostre emozioni attraverso mille sfumature; riesce a comunicare gioia, tristezza, paura, collera, disprezzo, tenerezza, indipendentemente dal significato delle parole. Questo vuol dire che fa trapelare le nostre intenzioni, i nostri stati d’animo e la personalità. La voce è uno strumento identitario, che quasi ci mette a nudo e mostra agli altri chi siamo.Ecco perché il podcast è considerato un media più autentico, in grado di stabilire più connessione con gli altri, nonostante sia quasi del tutto uni direzionale.  Ecco, il tono di voce influisce sulla percezione che gli altri hanno di noi. Ci identifica. Il che non significa che noi siamo davvero solo quella roba lì. Ma in un contenuto audio, dove la voce è lo strumento principale che usiamo per comunicare, il tono della voce significa moltissimo. User experience e podcast: checklist per migliorare l’esperienza di ascolto Leggi tutto Gli effetti del tono della voce nella comunicazione audio Il modo in cui parliamo, oltre a quello che diciamo, influisce sulla percezione che gli altri hanno su di noi e può attrarre, respingere, stimolare azioni o lasciare indifferenti.  Non possiamo piacere a tutti, e questo lo abbiamo detto più volte anche in altre puntate. E non è nemmeno questo l’obiettivo. Ma come per tutta la comunicazione, a noi interessa attrarre le persone giuste per il nostro brand e il nostro business.  Il tono di voce che usiamo dunque deve poterci aiutare a raggiungere questo risultato. Come? Ecco 3 fattori su cui il tono della voce influisce nella comunicazione di brand: Posizionamento Riconoscibilità Performance Intenzione e posizionamento Il primo è lavorare sulla nostra presenza al microfono, sulla personalità. Come vogliamo essere percepiti dagli altri? Un amicone, un compagno di viaggi, un punto di riferimento nel settore, una persona assertiva, oppure una presenza neutra?  Questo è un concetto importante perché il posizionamento è fortemente influenzato dal modo in cui comunichiamo. Solo che a volte noi crediamo di comunicare un certo tipo di posizionamento ma il percepito è diverso.  Ascoltiamoci e chiediamo a qualcuno di ascoltarci e restituirci un feedback al riguardo. Può essere utilissimo per misurare l’eventuale gap tra la nostra intenzione e la percezione reale. Autenticità e riconoscibilità Non commettiamo l’errore di replicare la personalità al microfono di qualcun altro. Per almeno due semplici ragioni: non riusciremo a mantenere a lungo questa pantomima non risulteremo riconoscibili e autentici nei confronti del pubblico.  Le persone non sono stupide, se ci seguono in altri contesti comunicativi, sanno qual è il nostro modo di comunicare, ci conoscono. E se risultiamo diversi al microfono, non saremo riconoscibili e si creerebbe quella distanza che farà sembrare il tutto una finzione.  È invece importantissimo mantenere la propria identità, il proprio stile comunicativo e, forse è il caso di dirlo, essere coerenti anche con il proprio tone of voice. Creerà sicuramente un legame più duraturo e autentico con i nostri ascoltatori e saremo coerenti in tutta la nostra comunicazione. Aircheck podcast: come migliorare la performance al microfono Leggi tutto Equilibrio tra performance e personalità Essere se stessi sempre ma con la consapevolezza che stiamo parlando a un microfono e a un pubblico, per cui la qualità della performance non può essere la stessa di quando parliamo al bar con i nostri amici. È importante metterci l’energia giusta. Usare un tono della voce energico, sorridente, che trasmette sensazioni positive e renda la nostra performance piacevole. Sulla qualità della performance al microfono ne ho già parlato ampiamente, e ti rimando a quei contenuti per approfondire meglio l’argomento.  Quello che però bene sempre ricordare che l’equilibrio tra performance e personalità è ciò che premia sempre. Come podcaster non è richiesto essere attori o doppiatori, né tanto meno speaker radiofonici, ma espressivi e coinvolgenti sì. E anche in questo caso il riascolto è essenziale per misurare la performance. Lo hai trovato utile? 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La curiosità di leggere Dimmi chi sei di Riccardo Scandellari è nata in me quando iniziai a seguire i post della sua rubrica su Linkedin. Saziavano la mia pausa pranzo ed erano ottimi spunti di riflessione. Piccoli sassolini lanciati in uno stagno che con cerchi concentrici sempre più grandi, mi hanno portata a esplorare anche il suo blog. Skande.com è il manifesto di un “marketing elegante, etico e creativo” (cit.). Uno dei blog di business più seguito in Italia. Da appassionata di libri, eccomi qui a parlare di quello che a mio parere non è solo un libro da leggere ma è un manuale del personal branding da studiare. Ammetto di aver impiegato parecchi giorni a leggerlo perchè, in effetti, ho ripassato più volte molti dei concetti enunciati e sottolineato molto. Ti presento il libro di Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding nonché consulente e formatore personale ed aziendale. Docente nelle migliori business school e relatore ai maggiori eventi italiani in tema di comunicazione digitale e marketing. Trama di “Dimmi chi sei, Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti” La trama di “Dimmi chi sei” è la chiave del libro non solo in quanto titolo bensì perché è la domanda intorno alla quale si sviluppa una buona strategia di marketing. In particolar modo, la tua strategia di comunicazione digitale. Un viaggio che parte proprio dalla risposta alla domanda: dimmi chi sei tu. Perché é così importante saperlo? Saranno i tuoi valori, i contenuti che vuoi diffondere e il modo in cui racconterai tutto ciò che saprà fare la differenza sul mercato. Per essere credibile devi essere autentico, dare la possibilità alle persone di immedesimarsi in te e nei tuoi valori. Un buon motivo per conoscerli tu stesso, diversamente sarà molto difficile che tu riesca a comunicarli – a parole o tra le righe dei tuoi post – e crearti un seguito di persone. Personal branding significa costruire la propria credibilità sul mercato. Come saprai già avere una buona reputazione richiede del tempo. In questi mesi (non è altro che così che devi misurarli) tu dovrai metterci un ingrediente raro: la costanza. Riccardo ci dice che per poter avere un blog a livello professionale (per trarne un reddito, per intenderci) è necessario avere almeno mille persone che ci seguono. Come fare per avere 1.000 followers? Immagina di coltivare almeno 3 contatti al giorno e, in un anno, avrai costruito una relazione con circa 1.000 persone. Sono le stesse persone con cui interagiamo già tutti i giorni: visitano i nostri profili social, mettono un like ai nostri post, a volte ci lasciano un commento, condividono un nostro contenuto o, in alcuni casi, ci inviano un messaggio privato. Costruire una relazione non significa attivare un bot (un sistema di messaggistica automatizzata, per esempio tramite Messenger) bensì scrivere un messaggio personale, in poche parole: aprire un canale di comunicazione. Dobbiamo ricordarci che oggi non esistono più solo i contatti online perché esse si fondono sempre più con la vita reale offline. In mezzo a quelle 1.000 ci saranno sicuramente persone alla quale avremo modo di stringere la mano ad un evento o forse con cui collaborare. Puoi scegliere quale tipologia di comunicatore essere: ostentativo – auto celebrandoti – o utile. Se sarai ostentativo farai vedere una tua foto mentre partecipi a un corso oppure fotograferai il diploma ricevuto. Se vorrai essere utile condividerai cosa avrai imparato partecipando a quel  corso. Il tuo valore aggiunto non sarà percepito dalle persone che ti seguono solo perché tu glielo comunicherai. Il più delle volte si leggerà tra le tue righe, trasparirà dall’utilità dei tuoi contenuti. Se ti stai chiedendo come scrivere contenuti utili, prova a pensare alle domande che poni tu stesso nelle tue ricerche in rete. Essere ovunque e incessantemente, per divulgare i tuoi post, può essere una scelta. Essere su un paio di piattaforme, con costanza e contenuti di qualità farà la differenza. La buona notizia è che la corsia delle persone costanti non è sempre affollata! Oggi più che mai, hai bisogno di trovare ciò che ti rende unico. Il personal branding è il tuo marchio di fabbrica. Da che cosa vuoi essere riconosciuto? “Dimmi chi sei” tirerà fuori la tua autenticità per raggiungere il maggior pubblico possibile. Non ti aiuterà a scegliere né decidere quale maschera indossare. La mia Recensione “Dimmi chi sei” è una delle domande più difficili a cui mi sono trovata a rispondere ultimamente. Non è sufficiente dire come ti chiami, dove vivi e che lavoro fai. Chi sei tu veramente e che cosa vuoi ottenere? Il come che ti permetterà di raggiungere i tuoi obiettivi, siano essi personali o professionali, nascerà infatti da queste due risposte messe insieme. Io sto ancora provando a darmi una risposta, ad essere sincera. Cosa vogliamo fare da grandi e che tipo di persona vogliamo essere – a fatti, non a parole – richiede una profonda conoscenza di sé. In parte anche un’accettazione che non significa però riconoscere di essere fatti in un certo modo e così restare. La vera conquista sta nello scovare le nostre caratteristiche più belle e farle brillare come stelle. Farci conoscere per ciò che siamo, nella più bella versione. A patto che sia genuina. Riconoscere anche gli atteggiamenti o le nostre abitudini meno costruttive è, al contempo, un grandissimo passo perché ciò ci permetterà di dismetterle. “Dimmi chi sei” è un manuale di personal branding che ti guida, mano nella mano, dalla presa di coscienza del sé, sino alla definizione di una strategia di comunicazione online. Se io volessi imparare a fare questo mestiere – fare del mio nome un vero e proprio brand – vorrei sicuramente apprendere tutti i segreti e le tecniche da chi già lo ha fatto. Ecco perché ho scelto il libro scritto dal blogger di business più seguito in Italia. In questo libro Riccardo Scandellari ripone tutta la sua esperienza e il suo metodo parlando di Skande.com, fondato nel 2012. Un successo consolidato insomma. A chi consiglio questo libro? Non solo a blogger o influencer. Lo consiglio a tutti coloro che vogliono apprendere l’arte di fare personal branding: come farlo bene (se già lo si fa ma senza risultati) o come iniziare a farlo. Vorrei sottolineare che il tema non è solo da valutare a livello personale ossia che si voglia o meno aprire un blog e trarne profitto. Chiunque abbia un’attività, online e offline, è importante che entri nell’ottica di idee di dover comunicare il proprio chi sono e non solo il proprio prodotto. Motivo per cui, il personal branding aziendale è un tema sempre più attuale e anche le società più quotate stanno tenendo appositi corsi alle persone con ruoli chiave all’interno dei propri team. Per gli addetti ai lavori, invece, decisamente un must have da avere nel carrello. Frasi indimenticabili di “Dimmi chi sei” “Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: Dimmi chi sei.”“Ci sono persone in ascolto: è necessario avere chiaro chi vuoi essere prima di capire quanto ti costerà diventarlo.”“Questa non è più l’era dei follower, ma delle connessioni vere, in cui l’esigenza primaria, come creatore e distributore di contenuti, è comprendere esattamente ciò che il lettore si aspetta per rimanere connesso a te.” Letture e Podcast consigliati Sempre di Riccardo Scandellari, se vuoi approfondire il tema del personal branding, ti consiglio i libri “Rock’n’Blog” e “Promuovi te stesso”. Per quanto concerne il personal branding aziendale, ti consiglio di leggere “Personal branding per l’azienda: Valorizzare l’azienda posizionando le sue persone chiave” di Luigi Centenaro e Silvia Zanella. Infine, in collaborazione con Audible, Riccardo Scandellari ha realizzato dei Podcast sul marketing. Quello che ti consiglio di ascoltare è “Brand You. Comunicazione e reputazione digitale” che approfondisce naturalmente le strategie di personal branding. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa La value proposition è forse l’aspetto di comunicazione marketing più importante per il tuo business. In essa sono contenuti tutti gli elementi che determinano in cosa ti differenzi nel mercato e perché i potenziali clienti dovrebbero scegliere te anziché i tuoi competitor. Parte sempre da una vision chiara del tuo business ed è il punto di incontro tra la tua offerta e il pubblico a cui ti rivolgi. È una delle primissime analisi che ogni imprenditore e libero professionista deve fare prima di posizionarsi sul mercato.  Dalla sua definizione derivano di conseguenza le scelte strategiche in termini di comunicazione, relazioni e investimenti. Ciò significa che si riflette in ogni singolo prodotto o servizio che proponi, e a loro volta essi concorrono a concretizzare la tua value proposition.  Il podcast è un prodotto che offri al mercato e perché sia uno strumento di marketing efficace deve avere una sua value proposition chiara ed essere esplicita. A maggior ragione se stai usando il podcast per promuovere il tuo business. In tal caso, la proposta di valore dovrà essere allineata a quella del tuo brand. In questo articolo vedremo insieme il significato di value proposition nel podcast, quali strumenti usare per costruirla e un esempio per capirla bene. Cos’è la value proposition Prima di declinare la definizione nel podcast, partiamo dal concetto generale. Ci servirà per comprendere meglio l’applicazione specifica. Letteralmente, value proposition significa proposta di valore e indica quali sono i benefici che il tuo brand offre ai tuoi clienti. È una vera e propria dichiarazione di intenti che racchiude in sé i punti di forza del tuo brand, gli elementi caratterizzanti e la risposta ai bisogni o ai desideri del tuo target di riferimento. In pratica, spiega in modo sintetico la tua unicità e risponde a quella domanda pungolante, a cui tuttavia devi saper rispondere se hai (o vuoi lanciare) un business:  “Perché una persona dovrebbe acquistare qualcosa proprio da te e non da altri?”. Non importa se hai appena aperto la partita IVA o se sei in attività da tempo. Se non lo hai già fatto, ora è davvero il momento di determinare quale sia la tua promessa di valore. Sappi però che se non hai ben chiara qual è la tua vision, beh… difficilmente potrai farla percepire ai tuoi futuri clienti.  Definire la value proposition richiede un lavoro di analisi e di ricerca, di sé e del proprio mercato. Capire, in sostanza, quali sono i tuoi punti di forza e il tuo elemento differenziante.  Sulla carta sembra una cosa piuttosto semplice da fare, ma ti assicuro che è una delle cose che mette più in crisi quando si inizia a lavorare a un proprio progetto. E sai perché? Perché anche quando siamo consapevoli del nostro valore facciamo una gran fatica a comunicarlo.  Eppure è necessario farlo perché è uno dei fattori più importanti per la conversione. Serve a: far capire immediatamente ai tuoi clienti cosa offri;puntare su ciò che ti differenzia dai tuoi competitor;uscire dalla morsa della “leva del prezzo”;attrarre i clienti “giusti”, che condividono i tuoi valori e probabilmente ti seguiranno nel tempo;incrementare di conseguenza le tue vendite. Per farti capire l’importanza di definire la value proposition, considera questo: la percezione del valore che una persona attribuisce a un prodotto o servizio va sempre oltre le caratteristiche intrinseche degli stessi. È legata ai significati che ad essi conferisce sulla base dei personali bisogni e desideri. Riguarda le emozioni che prova, l’esperienza che vive e l’impatto che quel prodotto o servizio avrà nella sua vita.  Nota: l’impatto che i tuoi prodotti hanno nella vita delle persone… cioè cosa appaga? e in che modo lo fa? Facciamo qualche esempio: sentirsi più al sicuro, più in forma, più esclusivi, avere la sensazione di risparmiare tempo o denaro. Questi sono esempi calzanti delle sensazioni che può evocare una value proposition ben definita. Ora, tenendo a mente tutti questi aspetti, trasliamo la definizione di value proposition nel podcast. Linee guida per scegliere bene il format del podcast Leggi tutto Proposta di valore nel podcast Fin qui tutto bene, ma… se parlo di podcast cambia qualcosa? No. La value proposition del podcast indica in modo chiaro e sintetico qual è il beneficio per l’ascoltatore. È la promessa trasformativa che offri con i tuoi contenuti audio. Include l’essenza del messaggio, il target a cui si rivolge e il motivo per cui dovrebbe ascoltarlo.  Il podcast può essere un ottimo canale di comunicazione per far conoscere il tuo brand. È un prodotto di marketing a tutti gli effetti e, in quanto tale, anch’esso deve avere la sua value proposition. Per quale motivo? Facciamo un gioco: immagina che il podcast sia una prodotto novità esposto in mezzo agli altri sullo scaffale del supermercato. Se il packaging è studiato bene probabilmente catturerà la tua attenzione e poi, se stuzzica il tuo interesse, prima di acquistarlo leggerai tutti i lati della confezione per capire di che si tratta e se è adatto a te. In pratica valuterai la proposta di valore che quel prodotto sta dichiarando. Darai un occhio al prezzo e se per te il valore percepito è superiore, lo acquisterai.  Ora, a parità di tipo di prodotto, perché compreresti o non compreresti proprio quello? È chiaro. Esattamente come succede per qualunque altra cosa in vendita sul mercato, una persona sceglie di ascoltare un podcast quando è chiara la sua proposta di valore. Dunque, ecco cosa succede quando dichiari esplicitamente nel podcast la tua proposta di valore: i tuoi ascoltatori capiscono subito cosa offri;in cosa ti differenzi da altri podcast dello stesso argomento;riesci ad attirare gli ascoltatori giusti;puoi incrementare più facilmente i tuoi ascolti. Ecco perché possiamo dire che definire la tua value proposition è il primo passo per creare un podcast efficace.  Come puoi costruirla e con quali strumenti? Usando anche in questo caso lo stesso metodo applicato per definire la value proposition di un brand. Value proposition canvas Il modello che sta alla base della definizione di una proposta di valore è il Value Proposition Canvas. Si tratta di uno strumento che ti permette di analizzare in modo sintetico i tuoi segmenti di clientela e la tua offerta per trovarne i punti di incontro. Questo schema ti aiuta ad avere una visione d’insieme e focalizzarti su come rispondere ai bisogni dei tuoi clienti. È spesso usato per la definizione di uno dei blocchi del Business Model Canvas in fase di analisi strategica di un business. Vediamo come declinare la versione originale di questo modello per ricavare la value proposition del tuo podcast. Specifico che il metodo che ti propongo è pensato in modo particolare a un podcast marketing di supporto al tuo business. Tuttavia, i principi su cui si basa sono validi per qualunque tipo di podcast. Parti sempre dalle tre sezioni del cerchio, cioè dal profilo dei tuoi potenziali ascoltatori. Questo è un passaggio fondamentale. Il podcast funziona quando mette al centro l’utente, non noi stessi. Per cui tutto ciò che decidi di realizzare va pensato per essere a loro utile, in funzione di bisogni, desideri ed emozioni (paure) che li muovono.  Un suggerimento: parti pensando a chi sono i tuoi attuali clienti, che caratteristiche li accomuna, cosa cercano nei tuoi servizi e cosa acquistano. Dopo di che esplora eventuali profili correlati a cui potresti dedicare il tuo podcast. Nel compilare le sezioni del quadrato, lavora su questi tre aspetti: il modo in cui il messaggio del podcast risponderebbe alle esigenze del tuo pubblico, come la tua specifica esperienza sull’argomento potrebbe fare la differenzache tipo di benefici ne ricaverebbe l’ascoltatore in termini di maggiori vantaggi o minori problemi. Ora traduci in una o due frasi il succo della tua analisi. Immagina la value proposition del podcast come l’elevator pitch del tuo progetto: cosa diresti al tuo potenziale ascoltatore per convincerlo ad ascoltarti? Attenzione, proprio perché si chiama elevator perché dev’essere breve come una corsa in ascensore! Esempio di proposta di valore podcast Per comprendere bene cosa si intende per value proposition di un podcast, prendiamo come esempio il mio Podcast per il Business. Quando ho iniziato a progettarlo volevo che per i miei ascoltatori fosse ben chiaro il messaggio che intendevo trasmettere.  La promessa che stavo facendo sarebbe stata un vantaggio per loro? E se sì, in quale misura? In una sola frase sintetica, ho racchiuso tutto: messaggio e beneficio. “Podcast per il Business è lo spazio in cui condivido idee e spunti pratici per aiutarti a rendere il podcast un alleato strategico per il tuo business.” Di cosa parlo? di un podcast, lo strumento che ho scelto per comunicare;di come farlo diventare anche il tuo alleato;lo farò utilizzando nozioni ma anche spunti concreti e pratici;di come puoi integrarlo nel business e quindi nella tua strategia di marketing;strategico per il business, per far crescere la tua attività. Momento tips: se stai affrontando un blocco nel tradurre in parole la tua proposta di valore, prova ad ascoltare altri podcast o quelli che ascolti abitualmente. Scoprire qual è la loro value proposition, ti sarà di aiuto.  Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa La scelta del titolo di un podcast è uno degli aspetti che, spesso, mette alla prova la creatività di chi sta progettando una serie audio. Per questo motivo ho pensato di racchiudere in questo articolo le 7 regole da seguire per trovare un titolo efficace. In qualità di Podcast Coach ho avuto modo di riscontrare che, anche per i miei coachee, la scelta del titolo non è sempre stata immediata. Prima di iniziare, voglio spiegarti brevemente perché è così importante scegliere bene il titolo di un podcast. Ci sono diverse analogie che accomunano un podcast e un prodotto commerciale. Il primo è un contenuto del quale gli utenti scelgono di fruire in modo consapevole, vagliando le tante proposte presenti sulle piattaforme di ascolto. La scelta di un podcast da parte degli ascoltatori, è dettata da diversi fattori tra cui sicuramente i loro interessi e bisogni personali, proprio come succederebbe nella scelta di un qualsiasi altro prodotto fisico rispetto ad un altro.  Ci sono, tuttavia, degli elementi attrattivi specifici che facilitano questa scelta, nonché una delle regole che il marketing usa quando studia un nuovo prodotto da mettere in commercio, e sono: il naming;il packaging. Come fa l’utente a capire se un determinato podcast risponde ad un suo bisogno?  Devono essere chiari alcuni elementi visivi capaci di creare un ingaggio e trasmettere un messaggio definito ed identificativo. Se ci riferiamo al podcast, il titolo è uno di questi (anche se non l’unico) proprio come il naming lo è per un prodotto commerciale.  Chiarito il perché, vediamo ora quali sono le 7 regole per scegliere un titolo podcast che funzioni. 1. Nome podcast facile da ricordare Scegli un titolo semplice e facile da ricordare per tutte le persone, indipendentemente dalla nicchia a cui ti rivolgi. Parole troppo difficili o che possono essere confuse, potrebbero portare a un risultato indesiderato. Più il titolo ha capacità di rimanere impresso nella mente di una persona, più è facile per l’utente cercarlo sulle piattaforme.  A questo proposito, è doveroso fare un accenno al funzionamento delle piattaforme di ascolto. Esse contengono al loro interno un motore di ricerca che funziona diversamente da quello di Google. Mentre il motore di ricerca di Google suggerisce le parole o gli intenti di ricerca, durante la digitazione (quindi anche nel caso in cui dovessimo sbagliare a digitare una lettera), nelle piattaforme di ascolto, se il nome del podcast non viene digitato correttamente, non si riceve alcun suggerimento ed è necessario effettuare un nuovo tentativo di ricerca. Naturalmente, se un ascoltatore non ricorda esattamente com’è scritto il titolo del tuo podcast, non lo troverà subito. Infine, se il tuo podcast si rivolge ad una nicchia, cioè a un pubblico specializzato e magari utilizza un linguaggio tecnico, il mio consiglio è quello di utilizzare nel titolo termini facili da ricordare e da scrivere. 2. Scegli un titolo podcast senza punteggiatura Come avrai intuito, la motivazione richiama il punto precedente. La possibilità che il nostro potenziale ascoltatore commetta un errore di digitazione, perché non si ricorda se ci siano due punti, punto e virgola o altro, è dietro l’angolo. Stessa cosa vale per l’utilizzo di acronimi puntati: per quanto possano sembrare adatti al contenuto delle puntate, rischiano di rendere difficoltosa la ricerca per l’utente. È vero, una fetta di ascoltatori fidelizzati probabilmente salverà il tuo podcast tra i preferiti. L’obiettivo di ogni podcaster, però, è anche quello di raggiungere nuovi ascoltatori ed è quindi un buon motivo per cui facilitare loro la ricerca. 3. Nome Breve  Inventa un titolo che sia composto da una, due o tre parole al massimo.  Prova a pensare: hai mai visto un prodotto a scaffale che ha per nome un’intera frase? Suppongo di no.  Il motivo si ricollega a ciò che ho detto in precedenza: il titolo del podcast deve essere ricordato e, affinché ciò accada, deve essere di impatto e immediato. Deve essere capace di racchiudere in pochissime parole il messaggio che vuoi trasmettere al tuo pubblico e lo scopo del tuo podcast in modo tale che l’utente capisca subito di cosa si tratta.  Capisco che non sia facile sintetizzare dei concetti in poche parole: non a caso si parla di dono della sintesi! Hai mai provato a scrivere una tua bio in 180 caratteri? È un esercizio che, in un primo momento, può risultare difficile in quanto significa scegliere accuratamente le parole da utilizzare affinché le sfumature del loro significato possano condensare i concetti chiave della nostra bio. 4. Nome del podcast inedito Scegli un nome inedito per il tuo podcast. Una regola molto importante è quella di verificare sempre, a priori, che non esistano altri podcast con lo stesso titolo. I motivi sono essenzialmente due: creeresti confusione nell’ascoltatore che troverà nei risultati di ricerca due podcast con lo stesso nome;se vorrai creare una landing page che nella URL contenga il titolo del tuo podcast, sarà più semplice trovare un dominio libero da acquistare. Se ti stai chiedendo come verificare se esistono altri podcast con lo stesso titolo che vorresti dare al tuo, è presto detto. Fai una ricerca sulle piattaforme di distribuzione come Apple Podcast, Spotify, Spreaker o sul sito Chartable.com con il titolo esatto che vuoi utilizzare per verificare un’eventuale sovrapposizione. Dopo di che cerca nella SERP di Google, per escludere l’esistenza di domini, pagine social, community o altri canali che abbiano lo stesso nome che vorresti usare tu e che potrebbero sottrarre traffico utile alla ricerca organica del tuo podcast. Personalmente mi è capitato di dover cambiare il titolo del podcast perché quello inizialmente scelto combaciava con il nome di un’associazione no profit molto presente sul web e i cui contenuti e mission differivano totalmente dal mio messaggio. Ma soprattutto, il suo posizionamento sui motori di ricerca non mi avrebbe giovato in termini di visibilità. 5. Titolo e contenuto nella stessa lingua Usa un titolo nella stessa lingua in cui sono redatti i contenuti degli episodi del podcast: in italiano se il tuo podcast è in lingua italiana e in inglese o in un’altra lingua se questa è quella dei tuoi contenuti.  Voglio richiamare la tua attenzione sul fatto che scegliere un titolo in una lingua diversa non è da considerarsi un errore. Omologare, tuttavia, la lingua del titolo del podcast a quella dei contenuti, soddisfa l’obiettivo di trasmettere subito un messaggio chiaro all’utente, facendo capire che gli episodi saranno realizzati in quella stessa lingua. Inoltre, le piattaforme di ascolto raggruppano i contenuti di tutte le lingue ed è, quindi, più facile indirizzare gli ascoltatori con un titolo in linea.  6. Evita di usare il tuo nome nel titolo È meglio evitare di inserire il tuo nome personale nel titolo del podcast, a meno che tu non sia una persona già molto popolare e conosciuta, con un forte personal branding che farebbe capire subito all’utente quale tipo di contenuto aspettarsi. In realtà, anche in questo caso, il proprio nome personale non trasmetterebbe necessariamente un messaggio chiaro e immediato relativo al fulcro del podcast.  Voglio farti un esempio pratico, parlando di Neil Patel, famosissimo esperto di marketing digitale a livello mondiale e, pertanto, una persona decisamente conosciuta nel suo settore. Quando ha lanciato il suo podcast non ha usato come titolo il proprio nome e cognome, piuttosto ha deciso di intitolarlo “Marketing School”. Si tratta di una scelta orientata a chiarire subito e in modo inconfutabile l’argomento su cui vertevano gli episodi: lezioni di marketing, appunto. Se vuoi supportare il tuo brand personale, anziché usare il tuo nome nel titolo, potresti pensare di usare quello di un tuo progetto. Ad esempio, il podcast LinkedIn Mindset è lo stesso di un progetto editoriale dell’autore Luca Bozzato. 7. SEO friendly Scegli un titolo SEO friendly laddove è possibile in quanto questo permetterà al tuo podcast di comparire con più probabilità nella SERP di Google. Utilizzare le stesse parole chiave che l’utente digita nella search intent, può agevolarti nel posizionamento nei risultati di ricerca.  Se per il tuo business stai presidiando delle parole chiave e il tuo podcast risponde a un preciso bisogno degli utenti, è consigliabile sfruttare la ricerca organica. Avrai così più chance di posizionarti insieme ad altri contenuti che riguardano la tua stessa attività, migliorando, di conseguenza, la discoverability del tuo podcast.  Diventare Wedding Planner sfrutta un intento di ricerca. Naturalmente, non è automatico che, così facendo, il tuo podcast comparirà tra i primi risultati di ricerca. Se conosci un po’ i fattori di ranking della SEO, infatti, saprai che sono tanti i fattori che concorrono al posizionamento. Cosa può aiutarti a capire cosa stanno cercando le persone sul web?  Google e Youtube sono due importanti motori di ricerca da cui puoi attingere, digitando le parole chiave che ti rappresentano nel campo di ricerca. In aggiunta a ciò, puoi usare dei SEO tool come Ubersuggest per avere una panoramica delle keywords utilizzate. Conclusioni Siamo arrivati alla fine di questo articolo e spero di averti dato una panoramica sufficientemente ampia per iniziare a pensare al titolo del tuo podcast. Se ne stai progettando uno o vorresti iniziare a farlo, contattami per richiedere una consulenza personalizzata. Detto ciò, voglio rassicurarti: se trovare un titolo del tuo podcast che racchiuda tutto ciò che esso rappresenta ti risulta difficile, è assolutamente normale. Serve solo un po’ di pazienza e un bell’esercizio di brainstorming. Il mio consiglio, in questo caso, è usare carta e penna per liberare la creatività. Scrivere a mano funziona molto di più che non scrivere idee su un foglio elettronico. Se vuoi approfondire ulteriormente altri aspetti utili legati alla scelta del titolo di un podcast, ti invito a leggere anche questo articolo. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Su come fare personal branding si fa un gran parlare ma fino a un paio di anni fa quasi non ne conoscevo l’importanza. Quando ero dipendente in azienda non mi importava promuovere me stessa o le mie competenze. Pensavo che la cosa non mi riguardasse affatto. In fondo tutto ciò che poteva arrivarmi in termini di carriera e opportunità credevo fosse quasi “dovuto” per aver fatto un buon lavoro. E invece no. Se non ero io a credere per prima alle mie potenzialità, di certo non potevano farlo gli altri. La mia comunicazione era totalmente assente all’interno dell’azienda ma anche sui social. Chi lavorava con me sapeva in che modo operavo e le caratteristiche che mi distinguevano. Ma cosa facevo per costruirmi un brand personale che andasse oltre le quattro persone del mio ufficio? Nulla. Era ovvio che senza questo non potevo aspettarmi più di quello che avevo. Grazie ad alcuni professionisti di personal branding, da cui ho imparato tantissimo, oggi so che far conoscere la propria competenza, esperienza e pensiero serve a creare relazioni, network e opportunità. Tanto più oggi che sono una libera professionista. Gli strumenti che si possono usare per farlo sono diversi, tra cui il podcast. Prima di parlarti di come fare personal branding con il podcast, partiamo dall’inizio: cos’è e a chi serve. Cos’è il personal branding Fare personal branding significa promuovere se stessi costruendo una immagine professionale che possa identificarti per ciò che sei, i tuoi valori, la tua competenza, esperienza e credibilità. È l’arte di saper creare una marca personale in base alla quale ci differenziamo dagli altri per i nostri tratti distintivi. La capacità di saper comunicare ciò che ti caratterizza, ti posizionerà nella mente delle persone. Sarà sulla base della percezione che gli altri avranno di te che ti sceglieranno, in qualunque ambito, che siano clienti, collaboratori, datori di lavoro o partner commerciali. Nella nostra epoca digitale, l’obiettivo è creare una propria web reputation diventando riconoscibili e credibili come brand. Citando le parole di Riccardo Scandellari nel suo libro Dimmi chi sei, “il gioco del branding è facile: sei ciò che dici e quello che mostri di apprezzare”Dimmi chi Sei È vero, il gioco è facile ma creare una brand image è un’attività vera e propria, un investimento in termini di tempo ed energie che richiede costanza e lavoro. La reputazione è un elemento importante per il posizionamento personale e le aspettative degli altri non sono da sottovalutare. Tutto si gioca sulla credibilità e sulla fiducia che ne deriva. Ma funziona se sai comunicarlo. Potresti essere il migliore nel tuo settore ma se nessuno sa chi sei, allora non c’è neanche partita. Perché fare personal branding oggi A meno che tu non voglia essere una commodity, se vuoi fare breccia nel cuore delle persone, devi rendere evidente il valore che hai da offrire. Siamo in un momento storico in cui chiunque prima di acquistare un prodotto si informa, legge recensioni, valuta le caratteristiche e lo confronta con altri similari. A prescindere dal prezzo, ciò che acquistiamo è il valore che percepiamo. Nel personal branding il prodotto siamo noi ed è questo che bisogna comunicare. L’obiettivo è riuscire a valorizzarti per farti scegliere e preferire come freelance, come dipendente o partner per le tue caratteristiche differenzianti. Il posizionamento personale definisce il modo in cui conti di competere e vincere e quindi sapersi distinguere. Puntare solo sul prezzo non è vincente nel medio-lungo termine. Pensa al motivo per il quale siamo disposti a spendere centinaia o forse migliaia di euro per acquistare un prodotto della nostra marca preferita. Ad esso leghiamo un valore emotivo o di autorealizzazione che, il più delle volte, va al di là di quello intrinseco. La stessa cosa accade tra le persone. Scegliamo chi ci attrae per affinità, per valori condivisi, per la percezione di fiducia che trasmettiamo. I nostri punti di forza forse riguardano il modo in cui gestiamo un progetto, la precisione nei dettagli, la capacità di comprendere le esigenze del cliente, la creatività o forse il rispetto delle scadenze.Non è detto che le nostre caratteristiche piaceranno a tutti. E non è necessario che sia così. Attireremo le persone per cui questi punti di forza saranno importanti per loro. Dunque il primo passo è capire qual è il tuo valore, la tua mission e cosa ti rende unico. Il secondo è comunicarlo. Ma prima di parlare di comunicazione, facciamo un altro step. A chi serve il personal branding Nell’introduzione ti raccontavo della mia esperienza in azienda come dipendente. In quel lungo periodo di attività il mio personal branding era inesistente. Oggi da freelance ho cambiato registro comunicativo ma se mi guardo indietro mi rendo conto dell’errore di non aver costruito una mia marca personale già allora. Il personal branding è importante per tutti. Facciamo qualche esempio? Se fossi un dipendente o un top manager e aspiri a fare carriera e cambiare segmento, dovresti rinforzare le tue competenze o addirittura riqualificarti professionalmente per essere più appetibile sul mercato. In tal caso dovrai fare un lavoro di riposizionamento per accedere a nuove opportunità. Un imprenditore, invece, avrebbe un altro obiettivo: rafforzare la propria credibilità in azienda per aumentare la visibilità e la reputazione del proprio business. Tutto ciò che comunicherà influirà sulle scelte dei potenziali clienti o fornitori rispetto ai competitor.Ma anche un giovane che ha appena terminato gli studi avrebbe bisogno di farsi conoscere per entrare nel mercato del lavoro, ad esempio usando al meglio Linkedin e facendosi conoscere per le proprie competenze o risultati raggiunti. Per i liberi professionisti investire sul personal branding è praticamente necessario. Fare promozione personale non dipende dal tipo di professione o inquadramento che abbiamo nel lavoro. È legata ai nostri obiettivi.Quali strumenti possiamo usare per il self branding? I social, per esempio, ma anche il blog, i video, gli eventi off line e anche un media in forte crescita come il podcast. Promuovere il brand personale con il podcast Il podcast per il personal branding ha tanti vantaggi. Vale la pena esplorare questo nuovo media in forte crescita proprio perché ha potenzialità diverse rispetto ad altri e riesce a valorizzare bene la personalità di chi lo usa. Ho già accennato ai vantaggi del podcast parlando di Content Marketing e Podcast: la sua modalità di fruizione così flessibile è un forte valore aggiunto alla tua comunicazione. Chi ascolta decide quando, per quanto tempo e dove farlo. Essendo on demand attrae un pubblico targettizzato che sceglie spontaneamente cosa ascoltare. Non solo, dedica del tempo prezioso. Un tempo decisamente superiore alla fruizione di un post sui social o di una lettura veloce di un post blog. Ma ciò su cui voglio farti riflettere è che con il podcast esprimi tutta la tua personalità attraverso la voce, la modalità con cui affronti gli argomenti, la logica di sviluppo dei contenuti e tutta la tua esperienza. Se anche affrontassi la stessa tematica di qualcun altro, il tuo stile sarà sempre diverso. Questa è la leva differenziante. L’autorevolezza e la credibilità saranno evidenti dall’empatia della tua voce. Essendo poi un media in espansione è ancora un oceano blu rispetto ad altri strumenti di personal branding. C’è poca concorrenza. E si sa che chi parte prima meglio si posiziona. Non deve essere certo l’unico obiettivo che ti poni per usare il podcast, ma è un vantaggio da tenere presente. Con i freelance con cui ho avuto il piacere di lavorare per realizzare contenuti podcast, l’obiettivo era proprio il loro personal branding, comunicando il valore del loro prodotto: se stessi. Ma anche in questo caso, nulla va lasciato al caso. Si progetta, si analizza e si sceglie il miglior modo di comunicare. Se stai pensando di valorizzate la tua brand image, potresti trovare nel podcast la risposta e io sarò lieta di aiutarti a farlo. Cominciamo? Ester MemeoPodcast Coach e Producer. Curiosa tanto per cominciare, ma anche volitiva e tenace. Motociclista per passione, milanese per nascita. Ha stravolto la sua carriera aziendale per dare vita a un suo progetto personale che poi è diventato molto altro. Oggi il podcast è il suo lavoro e aiuta chi inizia da zero a realizzare il suo progetto. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Tutto Montemagno di Marco Montemagno è l’ultimo libro appena uscito! Anzi, no. In realtà non lo trovi ancora in libreria né online. Questa volta lo zio Monty ha deciso di pubblicarlo in anteprima per il suo seguito su 4books. Ecco, essendo un’abbonata, non ho aspettato un secondo a leggerlo (questa è la parte in cui me la tiro un po’ ma permettimelo, per questa volta) e voglio raccontartelo. Questo libro ha lo scopo di riassumere tutti i suoi pensieri, nel corso degli anni, senza avere la pretesa di enunciare verità assolute. Come farebbe lui, vorrei dirti dico subito per chi è questo libro, così puoi decidere non solo se leggere il libro ma anche il mio articolo. Anche se, in cuor mio, io spero proprio che tu rimanga qui ancora per due minuti (giusto il tempo di lettura).  È infatti un libro per chi vuole scegliere una via diversa e puntare su sé stesso. Tema ahimè attuale. L’ahimè è dovuto al fatto che in questo periodo cambiare attività sta diventando per molti una necessità più che una scelta. È anche un libro rivolto a chi vuole esplorare una via parallela, chi magari ha invece un lavoro stabile e ne è felice ma vorrebbe sperimentare e capire cosa offre il mondo del digitale.  Trama di Tutto Montemagno di Marco Montemagno La trama di Tutto Montemagno te la racconto, così come Marco Montemagno l’ha raccontata a me. Esatto, perchè su 4books puoi leggere il libro così come ascoltarlo. Se ti dicessi che la narrazione audio è direttamente dalla voce di Marco, con le sue divagazioni mentre cerca la posizione sulla sua poltrona o guarda fuori i lavori dalla finestra o se la ride perchè è inciampato nella lettura cosa mi diresti? Correresti ad iscriverti per sentirti l’audio credo. È stato come se stesse riscrivendo il libro del libro. Non è una lettura pedissequa, cosa che rende l’audio ancora più coinvolgente e vale già tutto il canone di 4books! Così come piace a Marco Montemagno, questo libro non dev’essere letto necessariamente dall’inizio alla fine. Ci sono al suo interno 8 capitoli che non tengono il filo di un racconto bensì ognuno può essere letto come inizio o fine. Essere approfondito, studiato e riletto in quanto ogni capitolo tratta un argomento: essere, agire, comunicare, comprendere e via dicendo. ” Agire” è il mio preferito in assoluto perché se poi non fai, cosa leggi a fare? La trama di Tutto Montemagno di Marco Montemagno è un filone di insegnamenti su come affrontare il mondo del web, per rilanciarsi e creare una propria attività online. I capitoli sono mini guide per dei temi chiave per iniziare a strutturare ed organizzare la propria attività online (e da remoto): stop agli alibi che ci ritraggono senza tempo e senza soldi;la scelta dei collaboratori: appassionati, capaci di scrivere email concise; comunicare verso informare: oggi tante aziende lanciano comunicati ma pochi messaggi e spesso scelgono male i canali attraverso i quali farlo. Le storie conquistano;cosa significa vendere e come gestire una trattativa (passaggio che mi ha vista appassionata);reali opportunità oggi di lavorare e guadagnare nel mondo digitale;haters e truffe: si, ci sono eccome! Come le gestiamo?ultimo solo in ordine cronologico, innovare. La magia della Mucca Viola. La mia recensione di Tutto Montemagno Inizio la mia recensione di Tutto Montemagno con una domanda che rivolgo a te: “Che differenza vuoi che faccia per lui se domani io e te ci mettiamo in proprio oppure no?” Nessuna, esatto. Credo che quella di Marco sia più un’azione di risveglio delle coscienze. Mettersi in proprio sta diventando un’alternativa che molti devono valutare, coi suoi pro e contro. Il messaggio riguarda la velocità con cui il mondo del lavoro sta cambiando e nel frattempo alcune persone non si sono rese conto che il loro lavoro è già sparito o sta per essere sostituito dalla tecnologia. Pensare di cercare una nuova certezza in un nuovo posto fisso, è di fatto l’unica azione certa che porterà ad avere un futuro instabile.  Attualmente, la più grande garanzia che si possa avere è proprio quella di sviluppare competenze parallele in modo da avere le giuste abilità per cavalcare le onde del mercato del lavoro.  Nel mio caso, caro Monty, sappi che è stata tutta colpa tua. O merito tuo. Tutti i libri che leggevo, sul marketing e la crescita personale, mi stavano mettendo in realtà sul binario del “freelancismo” :-). Quando, inaspettatamente, la mia vita ha subito una di quelle che io chiamo curve a gomito, ho dovuto tirare una riga e decidere in fretta. Continuare o cambiare? Ed ecco che ho messo su quel foglio tutto quello che sapevo e ho capito che non avevo (più) niente da perdere. Ed eccomi qua, scrivere è parte di quel progetto. Detto tra noi Monty, oramai… visto che siamo in ballo… che ne diresti se io scrivessi anche per 4books?!? In definitiva la presa di coscienza ci sta tutta ed è bene tenerla in tasca, pronta all’uso insieme alle nostre competenze T. Gioca d’anticipo come dice Marco e sviluppale oggi. Ti torneranno comunque sempre utili. Chissà che non diventino un’alternativa valida nel momento in cui riesci ad unirle ad una passione. L’emergenza del 2020 ha radicalmente modificato il nostro modo di lavorare e di questi cambiamenti dobbiamo prenderne atto. Alcuni di questi tuttavia potrebbero essere le anticamere di nuove opportunità.  In uno schioccare di dita, lo smart working, che sembrava appannaggio solo di alcuni big player del mercato, è diventato ordinario. È la nuova modalità agile di lavorare.  La domanda che più mi ha fatto riflettere è che lascio qui aperta, nel finale di questa recensione è la seguente: “saresti pronto a scommettere che eventi simili al Covid non succederanno più?”. Frasi indimenticabili di Tutto Montemagno  “Non abbiamo il controllo assoluto su ogni variabile, ma possiamo gestire le più importanti: dedizione, studio, vocazione”. “Quando apri un libro cosa ti aspetti? Vuoi immagazzinare informazioni o vuoi sentirti diverso quando avrai finito il libro?”. “Non siamo mai stati allenati a pensare in modo intraprendente”. Letture e podcast consigliati Se ti piace lo stile coinvolgente e analitico di Marco Montemagno, non puoi perderti “Lavorability” che racconta delle 10 abilità da sviluppare per tenere il passo con il mondo del lavoro che cambia. Sempre di Marco, il mio consiglio va su “Codice Montemagno”, una guida per diventare imprenditore di te stesso nel mondo del digital.  Un altro caso studio degno di nota nel mondo digital è Salvatore Aranzulla. Nel suo libro “Il metodo Aranzulla” ci racconta la sua esperienza. Non è solo la storia di successo di chi ha saputo sfruttare le potenzialità del web per reinventarsi ma di chi l’ha fatto, trasformando la propria passione per l’informatica in un’impresa redditizia, tra le più seguite in Italia. Un podcast che ha attirato la mia curiosità è Entreprneur on Fire che ad oggi conta oltre 2.000 episodi tra cui le interviste del lunedì ad un imprenditore di successo. Tra quelli già intervistati vi sono Tony Robbins e Tim Ferriss. Compito di ognuno di loro è condividere il momento memorabile e il più grande fallimento della loro carriera, dando delle risorse utili agli ascoltatori, imprenditori in erba. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Nei diversi libri e contesti di marketing in cui mi sono imbattuta fino ad oggi sul tema della multicanalità, pochi, se non pochissimi, menzionano il podcast tra i canali di marketing. Un gran peccato visto che è uno dei trend in forte crescita degli ultimi 5 anni in Italia, nonché mezzo di comunicazione innovativo. Ritengo sia opportuno parlarne, sia per stimolare una maggiore consapevolezza sulle potenzialità del podcast in una strategia di multichannel marketing, sia per fornire esempi utili alle aziende e ai liberi professionisti che vogliono usare il podcast per promuovere il proprio business. In questo articolo partiremo dal significato di multicanalità, sviscereremo le differenze rispetto a omnicanalità e cross-canalità per poi concentrarci sull’utilità di inserire il podcast in questo tipo di strategia di comunicazione e fornire qualche esempio (che non guasta mai!). Cosa si intende per comunicazione multicanale Per multicanalità si intende un approccio marketing che usa diversi canali di comunicazione a fronte di un’unica strategia. In pratica il messaggio è uno solo ma è declinato su piattaforme e contesti differenti. Nella logica multichannel ogni canale funziona separatamente dagli altri, non c’è dialogo tra di essi. La comunicazione è replicata in ciascun ambiente tenendo conto dei rispettivi linguaggio, regole, tempi, tono e talvolta audience. Di base, quindi, declinare lo stesso messaggio non significa necessariamente fare un copia-incolla di esso senza criterio. Significa trasmettere la stessa strategia (in alcuni casi anche il medesimo calendario editoriale) rendendo coerente la comunicazione a prescindere dal luogo in cui l’utente ne fruirà. Per canali digitali e offline, organici e a pagamento, mi riferisco ad esempio a: blogsito webSEOtutti i social mediavideo marketingapp mobilenewsletterGoogle AdsDigital PRsocial Advpodcast marketing. Quando nella tua attività, grande o piccola che sia, implementi il marketing multicanale stai facendo due cose: aumenti le tue opportunità di interazione con i prospect;offri agli utenti la possibilità di seguire i tuoi contenuti sulle loro piattaforme preferite. Gestire più canali contemporaneamente con criteri di comunicazione diversi richiede tempo, certo. Quel che però devi considerare è che oggi il Customer Journey di ogni utente è molto più complesso rispetto al passato. La quasi totalità delle decisioni di acquisto avvengono dopo diversi step e interazioni su canali differenti sia a livello online/offline, sia web/social. Zmot Handbook Research Ciascun utente, me e te compresi, combinano percorsi sempre diversi in base ai canali che ritiene più idonei o che preferisce. Questo porta ai cosiddetti Multi-Channel Funnels. Dunque, per fare qualche esempio, una persona può intercettare i tuoi contenuti sul blog a seguito di una ricerca organica specifica, scoprire che hai un podcast trovando il player delle tue puntate, ascoltare gli audio per approfondire un argomento, seguirti sui social, tornare sul sito web, iscriversi alla tua newsletter, seguire altri contenuti, appassionarsi al tuo brand e acquistare. Ovviamente, se sei presente su tutti questi canali. Differenze tra Multicanalità, Omnicanalità e cross-canalità Con la multicanalità è la strategia ad essere al centro di tutto, mentre l’utente si sposta tra un canale e l’altro o ti intercetta nei vari touchpoint seguendo un suo personale customer journey. Tanti canali separati, un unico messaggio. Come vedremo più avanti, il multichannel si sposa molto bene con il podcast marketing. Con la omnicanalità è l’utente al centro di tutto. I canali sono comunicanti tra loro e lavorano all’unisono seguendo l’utente nei vari touchpoint. In pratica una persona potrebbe iniziare un’operazione su un canale e terminarlo su un altro senza soluzione di continuità. I canali si aggiornano in base all’ultima azione dell’utente, riducendo di molto i tempi di conversione. Il marketing omnichannel è ormai una prerogativa per certi contesti, ma non è una strategia applicabile al podcast, almeno non per ora.  La cross canalità è invece interessante per chi vuole integrare il podcast tra i propri canali di comunicazione. In questo contesto, l’utente inizia un’azione su una piattaforma e poi la conclude in un altra ma con azioni separate e ben distinte. Nel mondo del retail ne è un esempio il click & collect in cui il cliente acquista online e poi ritira la merce in un negozio fisico. Nel mondo del podcast, potrebbe essere l’inserimento nell’audio di parole chiave specifiche da usare poi su altre piattaforme per la conversione. Podcast e multicanalità: esempi Il podcast marketing è un canale dalle grandi potenzialità che ben si inserisce nella strategia di comunicazione di qualunque brand. Che tu sia libero/a professionista oppure azienda, con i contenuti audio lavori sia in termini di brand marketing che di content marketing. Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Leggi tutto Come abbiamo visto, in una logica di multicanalità lo stesso messaggio è diffuso su più canali, seguendo un piano editoriale univoco ma tenendo conto delle specificità di ciascuna piattaforma. Nota bene: tanti canali, un’unica strategia, per cui prima di tutto ne serve una. Questo è il motivo per cui spingo molto sul fatto che gli obiettivi del podcast devono essere allineati agli obiettivi del tuo business. La comunicazione deve essere sempre coerente con la tua identità, messaggio e valori, senza spiazzare l’utente. Come usare il podcast in una strategia di multichannel marketing? Facciamo qualche esempio pratico: Blog e podcast Scrivi un articolo blog in modo strutturato secondo le logiche SEO. Lo stesso tema lo affronti con una puntata podcast in cui argomenti il tuo punto di vista, le tue riflessioni in modo naturale e spontaneo e senza la rigidità di un testo scritto. Quello stesso episodio lo incorpori nel tuo articolo blog. Dall’altro lato, nelle descrizioni degli episodi podcast inserisci i link del tuo blog post in cui trovare altro materiale correlato. In questo caso ha intercettato due tipi di utenti: chi ha trovato il tuo contenuto da una ricerca organica ha letto l’articolo e scoperto il podcast;chi ha ascoltato il podcast sulle piattaforme di ascolto viene a conoscenza del tuo articolo blog. Newsletter e podcast Nelle puntate podcast puoi invitare gli ascoltatori a iscriversi alla newsletter magari a fronte di una risorsa gratuita da scaricare oppure per ricevere contenuti di approfondimento riservati alla tua community che non troverebbe altrove. Viceversa, nella tua newsletter puoi condividere i tuoi nuovi episodi podcast su argomenti a cui la tua community è interessata. Social e podcast La puntata podcast può facilmente essere declinata sui social in diverse modalità: Reels Instagram, TikTok, short YouTube: estrapola gli highlight audio della tua puntata e condividili sotto forma di video con immagini statiche, audiogrammi e/o video intervista se presenti.Instagram post e caroselli: spacchetta i contenuti in tips, citazioni, riflessioni inerenti gli argomenti da te affrontati in puntata.LinkedIn: fai una sintesi dell’argomento trattato nella puntata e condividila con la tua rete professionale sotto forma di post, newsletter, documenti pdf. TIPS: I contenuti presenti nella newsletter di Linkedin sono indicizzati da Google e possono comparire nella SERP se rispondono a un intento di ricerca. Inoltre, puoi persino incorporare al suo interno il player di Spotify per l’ascolto diretto delle tue puntate. Vantaggi e svantaggi della multicanalità A questo punto dell’articolo possiamo tirare le somme sui pro e contro della multicanalità e farci un’idea di come e perché operare in tal senso nella nostra strategia di marketing. In parte ne abbiamo già parlato, ma sintetizzando i vantaggi del multichannel sono: ampliare la propria target audience: avere più touchpoint significa avere più opportunità di intercettare un utente laddove si trova e preferisce stare.generare traffico verso altri canali: chi ti scopre su un canale potrebbe entrare nel tuo contesto comunicativo e conoscere altri contenuti.offrire un’esperienza utente diversificata: anche se lo stesso utente frequenta più canali, potrebbe essere più propenso a fruire dei tuoi contenuti in modalità diverse in base al momento della giornata, alle sue abitudini, al tempo a disposizione. Non sottovalutare questo aspetto.attivare i funnel marketing: alcuni canali sono più orientati a lavorare sulla consapevolezza e la conoscenza del brand, altri lavorano di più sul nurturing e la fidelizzazione. Ma tutti concorrono a creare il customer journey che porta alla conversione. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto Più che di svantaggi della multicanalità parlerei di punti di attenzione da tenere presente: pianificazione: non puoi prescindere da questo step fondamentale che richiede visione a breve, medio e lungo termine. Potrebbero volerci tempo e magari l’aiuto di un digital strategy che ti segua nella preparazione di un piano marketing adeguato.Organizzazione: tanti canali, formati diversi, linguaggi diversi. Ciò significa che per fare tutto devi organizzare bene le attività. Su questo fronte ho personalmente ritenuto utile dedicare in agenda momenti precisi (e non barattabili) da dedicare alle attività di marketing.Disciplina e costanza: niente arriva in tempi brevi e con poco sforzo, anche se a tutti piace il detto “poca spesa, massima resa”. Per i risultati migliori ci vuole pazienza. Il posizionamento è un processo lento ma duraturo se fatto con costanza. Per cui non mollare. Ricorda che più touchpoint hai a disposizione, maggiori opportunità hai di conversione. Conclusioni Il podcast marketing ti offre l’opportunità di entrare in connessione con le persone e attrarle con modalità che altri canali non ti danno. Pensa solo alla durata di ascolto che supera i 30 minuti di media giornaliera (dati IPSOS 2021): quanto contenuto puoi divulgare in un periodo così lungo? Se vuoi sapere come implementare il podcast nella tua strategia multicanale, scrivimi direttamente e fissiamo una telefonata conoscitiva. Nel frattempo ti invito a seguire il mio podcast per il business pensato esattamente per chi vuole usare il podcast come alleato strategico per il proprio business. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa In quest’articolo voglio parlarti di come creare una sigla efficace per il tuo podcast, partendo dal comprendere cos’è e perché è importante che ci sia all’interno delle puntate. Se attualmente sei nella fase di creazione del tuo prodotto podcast oppure ci stai pensando e ti stai documentando su cosa fare e come realizzarlo, allora questo articolo ti sarà molto utile perché è ricco di spunti pratici.  Analizzeremo quali sono gli elementi che la compongono da cui trarre input utili per iniziare da subito a creare la sigla del tuo podcast. Quella che condividerò è la mia esperienza diretta di Podcast Coach, maturata nel tempo, assistendo nuovi podcaster in erba. Cos’è una sigla podcast e perché è importante?  La sigla di un podcast è un breve motivo sonoro che funge da elemento introduttivo al programma, in questo caso al podcast stesso. Ha un breve testo, una musica di sottofondo e dura in genere tra i 10 e i 15 secondi. Il motivo è ricorrente, ossia si ripete così com’è, esattamente per ogni puntata podcast.  Vi sono, tuttavia, alcuni casi nei quali le sigle possono variare leggermente da una puntata all’altra, relativamente al testo che le compongono. Infatti, in alcuni casi la sigla può fungere anche da presentazione dell’argomento specifico trattato nella puntata o degli ospiti che seguiranno, per cui lo script può variare lievemente. Per esempio, la sigla del podcast “Dieci Tredici”, di cui curo il montaggio audio, è contraddistinta sempre dalla stessa durata, struttura e musica. Solo la parte finale della sigla varia di volta in volta in base all’ospite che verrà intervistato.  Perché può cambiare il testo ma l’elemento sonoro è sempre lo stesso? Perché il motivo sonoro dona al podcast un’impronta identitaria. La base musicale sempre identica crea familiarità e rende riconoscibile il tuo podcast.  Come avrai capito, la sigla è un elemento talmente importante che consiglio vivamente di prevederla ed inserirla in ogni puntata, indipendentemente dal format podcast che si è scelto di adottare.  La sigla è a tutti gli effetti la trasposizione della Value Proposition: una delle primissime cose su cui è necessario ragionare quando si decide di iniziare a progettare un podcast, in quanto elemento di ingaggio per i nuovi ascoltatori. La sigla dà all’ascoltatore la percezione di capire dove si trova e, soprattutto, se si trova nel posto giusto. Fornisce le coordinate dell’intero podcast al nuovo ascoltatore che, magari, anziché partire dal trailer, inizia dalla prima puntata che trova nella lista degli episodi. Come creare la miglior sigla senza sbagliare Sono 4 gli elementi che contraddistinguono una sigla podcast efficace e che non possono mancare: presentare te stesso: chi sei, di cosa ti occupi, in che veste stai parlando. Ad esempio sei un esperto nella materia di cui parli? ti occupi di quello per lavoro oppure sei un appassionato e stai creando un podcast per parlare di una tua passione? Le persone vogliono sapere chi sei e perché proprio tu ne stai parlando.Presentare il programma del podcast: cosa devono aspettarsi gli ascoltatori, di cosa parlerai e qual è la tematica generale che tratti nel tuo podcast.Far capire per chi è questo podcast: per esempio se sto facendo un podcast in cui parlo di fotografia per principianti, è ovvio che sarà totalmente diverso da un podcast che parla di fotografia per esperti. A seconda dell’argomento, cambia il target e il modo in cui parlerò per rivolgermi al mio pubblico.Chiarire il motivo per cui dovrebbero ascoltarti: oltre a voler sapere chi sei, il tuo potenziale ascoltatore vuole sapere qual è la promessa trasformativa che proponi. In sostanza, cos’hai da offrire? La vera sfida è condensare questi concetti in pochissime parole. È tutt’altro che semplice ma non scoraggiarti: servirà concentrazione, buona volontà e tanti tentativi. Nella progettazione del tuo podcast, la preparazione della sigla è una delle prime cose a cui pensare. È proprio sintetizzando al massimo il concetto che hai in testa, che inizi a capire se l’idea può funzionare. È il momento in cui capisci se il tutto ha un senso.  Se non riesci a scriverlo in poche righe è perché, forse, la tua idea ha bisogno di maturare ancora un po’ oppure va modificata e rielaborata. Inoltre, comporre la sigla ti permette di capire che mood vuoi dare al tuo podcast, quale stile sonoro, con che sfumatura vuoi veicolare il tuo messaggio. Come registrare la sigla podcast Immaginiamo che tu abbia scritto il testo definitivo della sigla e che abbia già immaginato anche un genere musicale in abbinamento. È giunto il momento di scegliere come preparare la sigla del tuo podcast. Hai di fronte a te tre diverse strade tra cui scegliere: registrarla con la tua voce, scegliere una base musicale da una libreria di brani royalty free e montarla in autonomia con un software di montaggio;registrarla con la tua voce e affidare il montaggio ad un fonico o a un podcast producer; rivolgerti a un doppiatore professionista per la registrazione della voce o acquistare un jingle “chiavi in mano” che alcune aziende vendono. Quello che cambia da una scelta all’altra è: il budget che hai a disposizione;il risultato che vuoi ottenere;il livello di professionalità che vuoi dare;la tua capacità di usare un programma di editing e montaggio. Tutte motivazioni valide e funzionali al tempo stesso. Un aspetto su cui voglio richiamare la tua attenzione è quello di usare musiche con licenza royalty free per non violare il diritto di autore degli artisti. Online troverai tanti cataloghi musicali sia free che a pagamento, tuttavia, per orientarti nella ricerca ti rimando alla mia guida sulla scelta della musica per il podcast. Se hai in progetto di realizzare il tuo podcast personale e vorresti richiedermi una consulenza personalizzata, sarò felice di essere la tua Podcast Coach. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Lo sapevi che gli elementi visivi di un podcast sono importanti? Anzi, lo sono così tanto che non puoi sbagliarli. Devono essere scelti con cura.   Capisco che ti possa sembrare un paradosso accostare l’aggettivo visivo ad un podcast, cioè un contenuto audio. Eppure, sono di fondamentale importanza in quanto sono anch’essi strumenti capaci di ingaggiare i tuoi ascoltatori. In particolare, aumentano la visibilità del tuo podcast sulle piattaforme di ascolto e nei motori di ricerca. Non sono risultati di poco conto. Nel podcast, come in ogni altro mezzo di comunicazione, aumentare la visibilità dei contenuti è strategico in quanto questi rivestono un ruolo centrale nella strategia di digital marketing che abbiamo deciso di adottare. I contentuti sono il cuore. Sono il valore aggiunto che ci permette di avvicinare le persone al nostro brand. Nelle puntate precedenti di Podcast per il Business abbiamo visto come il podcast può diventare un asset del nostro business. Rende infatti i contenuti disponibili e fruibili per molto tempo. Dobbiamo, tuttavia, superare una barriera iniziale. Se sui social network l’utente consuma i contenuti in modo passivo, per mano di un algoritmo che li propone in base ai suoi interessi, nel caso del podcast è l’ascoltatore che sceglie cosa ascoltare in modo consapevole.   Farci scegliere dal nostro ascoltatore è la sfida. Ecco perché in questo articolo voglio svelarti quelli che per me sono tre elementi visivi che non puoi assolutamente sbagliare: titolo;copertina;descrizione. Ingaggiare visivamente i nuovi ascoltatori Il podcast non è un programma radiofonico che passa in diretta a cui assistiamo passivamente. Come quando gironzoliamo per una libreria in cerca di un libro che ci ispiri, anche per il podcast, questi sono gli elementi visivi più importanti grazie ai quali una persona decidere se avvicinarsi a noi.   Potremmo anche aver creato contenuti di grande valore nel nostro podcast ma se non studiamo un titolo accattivante, una copertina che attiri l’attenzione e una descrizione esaustiva capace di incuriosire, beh, ci stiamo giocando un’opportunità.  Io dico sempre che il podcast è un prodotto commerciale a tutti gli effetti. Generalmente gratuito ma pur sempre un prodotto a scaffale che può essere scelto oppure no. Nessun prodotto commerciale si presenta al pubblico senza un nome, senza una veste grafica o un packaging, e tanto meno senza una descrizione che spieghi cos’è e cosa contiene.  1. Il titolo Il titolo del podcast è il naming del nostro prodotto. Esprime l’identità, le caratteristiche e il posizionamento. Trasmette un messaggio immediato. A volte esplicito, altre volte più evocativo ma senza dubbio chiaro e diretto. Porta con sé significati, concetti e sfumature dell’argomento che tratta. Proprio quella linea di colore che potrebbe differenziarci da un altro podcast che tratta il medesimo argomento. A a volte non è semplice scegliere il titolo di un podcast. Un suggerimento è quello di isolare il fulcro del messaggio: l’elemento su cui porre l’attenzione. In poche parole deve racchiudere un concetto immediato. Ecco perché a volte la ricerca del titolo giusto può essere più lunga e difficile del previsto. Spoiler: nelle prossime puntate vedremo anche quali sono alcune caratteristiche di un buon titolo. 2. La copertina del podcast Discorso analogo riguarda la grafica di copertina. Prendiamo sempre come esempio quello che succede con un prodotto commerciale che viene lanciato sul mercato. Quante volte hai sentito parlare dell’importanza che il packaging ricopre nella sua promozione? Non svolge solo un ruolo funzionale. È strategico per il posizionamento e per la comunicazione del prodotto stesso. Deve raccontare al consumatore qualcosa. Essere capace di attrarre e trasmettere un messaggio sensoriale oltre che estetico.  Se parliamo di podcast, il packaging equivale alla sua copertina. Deve essere capace di ingaggiare le persone perché comunica un messaggio e questo deve essere coerente con il significato che vuoi dare al tuo podcast. Penso che la copertina sia l’ingrediente che esplicita ed esalta, allo stesso tempo, il significato del titolo stesso.   Di fatto, la copertina è un elemento visivo assolutamente complementare al titolo, laddove questo non sia di immediata comprensione. 3. La descrizione La descrizione del podcast è in ordine di rilevanza l’ultimo elemento visivo che può catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Non per questo il meno importante. È anzi, a mio parere, una parte essenziale di un podcast. Ed è quella immediatamente visibile dopo gli altri due.  Esattamente come quando entriamo in una libreria: prima ci attirano il titolo e la copertina, poi leggiamo la descrizione nella quarta di copertina.  Se quello che c’è scritto ci incuriosisce e ci fornisce quei pochi, ma giusti, elementi per capire se quel prodotto fa davvero al caso nostro, meriterà la nostra attenzione. A quel punto, è fatta.  Dunque, cosa scriviamo nella descrizione del nostro podcast per agganciare davvero l’interesse di un potenziale ascoltatore? Ricordi quando ti ho parlato di value proposition del podcast? In sintesi, la descrizione dovrebbe racchiudere i 3 elementi principali del nostro podcast: il target;l’argomento; la promessa che facciamo all’ascoltatore.  In poche parole, tutto ciò che serve all’utente per sentirsi stimolato all’ascolto. Per cui non c’è niente di più chiaro della value proposition da scrivere nella descrizione che abbiamo a disposizione per far conoscere il nostro prodotto.  Attenzione! Mi riferisco alla descrizione di tutta la serie, non a quella delle singole puntate. Queste ultime, naturalmente, saranno scritte seguendo una logica simile ma si riferiranno essenzialmente all’argomento specifico della puntata in questione.  Ora, per capire quanto questa triade di elementi: titolo, copertina e descrizione possa influenzare o meno la scelta di un ascoltatore, che ne dici di fare anche tu una prova? Vai sulla piattaforme di ascolto che utilizzi abitualmente e scorri, in una categoria di tuo interesse, i podcast che compaiono in elenco. Prova a riflettere su quali di questi cattura di più la tua attenzione.  Poniti queste semplici domande: quali caratteristiche noti? Su cosa ti sei soffermato? Questo è un ottimo esercizio per applicare lo stesso concetto sul tuo podcast se stai pensando di progettarne uno. Tanto più sei nuovo/a nel mondo del podcasting, tanto più devi conquistarti dei nuovi ascoltatori! Tengo a sottolineare che questi tre elementi visivi – copertina, titolo e descrizione – non sono gli unici decisivi per ingaggiare gli ascoltatori e farci scegliere. È ovvio che hanno un impatto altrettanto decisivo la notorietà dell’autore, le recensioni, magari il consiglio di un amico. I 3 elementi visivi di cui ti ho parlato in questo articolo sono, tuttavia, fondamentali sia in fase di progettazione del tuo prodotto audio, sia per capire se quel libro può interessarci oppure no. Ricordi l’esempio della libreria? Bene, adotta questa tecnica anche nel podcast. Se sei interessato a creare un tuo podcast personale, segui tutte le puntate di Podcast per il Business. E se ti va l’idea di conoscermi un po’ di più, passa a trovarmi su Instagram o Linkedin, dove condivido tips su questi temi. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa “Perché fare un podcast?” è una domanda che mi viene rivolta spesso e forse è la stessa che ti sei posto anche tu, almeno una volta. Quando si parla di podcast per il business, liberi professionisti e piccoli imprenditori sono generalmente incuriositi da questo tipo di comunicazione. Allo stesso tempo, mi rendo conto che hanno ancora qualche remora sul fatto di integrarlo all’interno della propria strategia.  Il podcast è davvero uno strumento così utile per il business? La domanda è lecita, ed è per questo che proverò a darti 4 buoni motivi per considerarlo come tale. Ogni canale di comunicazione incontra interessi diversi e si adatta a modalità di fruizione specifiche per gli utenti. Per cui non esiste un canale migliore di un altro in assoluto. Tuttavia, il podcast ha delle caratteristiche tali da renderlo più o meno capace di catturare l’attenzione del tuo potenziale cliente. Come vedremo nell’articolo, fare un podcast significa: Umanizzare i tuoi contenutiDiventare riconoscibileConvertire i tuoi prospectAllargare la tua audience 1. Umanizza i tuoi contenuti Il primo motivo per cui il podcast diventa efficace è che ti consente di umanizzare i tuoi contenuti. Cosa necessaria per avvicinare le persone al tuo brand, specie in un contesto comunicativo come quello attuale in cui siamo saturi di contenuti. Sai qual è il livello di attenzione delle persone online? Davvero basso. Secondo gli ingegneri di Google siamo arrivati a una soglia di 8 secondi al massimo. E no, non succede perché il nostro cervello è cambiato. Non siamo diventati all’improvviso dei distratti cronici o disinteressati a tutto. È cambiata la mole di informazioni a cui siamo sottoposti. Cosa succede al nostro cervello quando riceviamo una così grande quantità di informazioni? Succede che fa una selezione e sceglie a chi o a cosa destinare l’attenzione in base a ciò che ispira ad esso fiducia. Questo vale per te, per me, e per i milioni di utenti là fuori. Uno dei libri che è stato parte della mia formazione professionale, “Dimmi chi sei” di Riccardo Scandellari (Skande), spiega molto bene in che modo la nostra attenzione ricade su chi reputiamo autorevole. Parlando dei social, cita come nello scrolling continuo di contenuti ci soffermiamo principalmente sui contenuti di coloro che stimiamo e con cui abbiamo stabilito una connessione, perché nel tempo hanno conquistato la nostra fiducia. In pratica è il Brand a fare la differenza, in misura nettamente maggiore rispetto al valore dei contenuti stessi. Questo è avvalorato da ciò che riporta una ricerca Ipsos citata da Salvatore Russo nel suo ultimo libro &Love Story. Le persone oggi scelgono a quale brand avvicinarsi in funzione: dell’impatto che avranno sulla loro vitadai valori di cui si fa portavocedelle scelte etiche che porta avanti. Vuoi sapere perché il podcast può fare la differenza? La voce, e l’audio in generale, ha il potere di trasmettere più fiducia rispetto ad altri media. Le persone si fidano di chi parla loro. Lo dimostra anche questo grafico per il Trust Index 2021 La radio, che è il mezzo più vicino al podcast, è di gran lunga il media su cui riponiamo maggiore fiducia rispetto agli altri, social in primis. Con la nostra voce abbiamo il potere di trasmettere le emozioni, le intenzioni di un messaggio, il nostro stile comunicativo, la nostra personalità e identità. È difficile mentire con la voce. Ecco perché, umanizzare il contenuto, aiuta ad avvicinare le persone al nostro brand. E di conseguenza al nostro business. 2. Fare un podcast ci rende riconoscibili Con il podcast entriamo nelle orecchie delle persone e parliamo loro a tu per tu in un contesto totalmente intimo. Diventiamo una presenza familiare nella quotidianità di chi ci ascolta. Una voce la riconosceresti tra mille, perché è unica. L’unicità ci rende riconoscibili. “Le persone che seguono il podcast hanno un’attenzione particolare e un’attenzione diversa, sono più fidelizzati. Hanno un’attenzione differente nella comunicazione anche rispetto a quella che può essere una comunicazione su YouTube. C’è una qualità più alta delle relazioni che si vengono a costruire. Poi le relazioni e nel momento in cui diventano relazioni di business possono trasformarsi in obiettivi da poter raggiungere insieme”. Sebastiano Dato Le persone riservano un’attenzione diversa quando ascoltano podcast. Quel che fa la differenza è proprio l’intimità che la fruizione di quel tipo di contenuto porta con sé. Non c’è distrazione visiva come nei video, chi parla ha solo la voce come mezzo di connessione. Questo fa del podcast lo strumento ideale per aprire un dialogo con i propri ascoltatori. Si chiama marketing di relazione. E questo è un suo elemento distintivo.  3. Convertire potenziali prospect Se usiamo il podcast per fare marketing, per farci conoscere e per divulgare delle informazioni utili, la conversione diretta di un ascoltatore magari non avviene dopo l’ascolto di una puntata di podcast.  Inneschiamo tuttavia un processo, attiviamo un canale di comunicazione che ci fa entrare in connessione con quella persona che, ascoltandoci oggi e ascoltandoci domani, porta alla costruzione di una relazione.  Questo è il vantaggio della comunicazione audio. Fidelizziamo la nostra audience, creiamo uno spazio di relazione. Creiamo un legame più profondo con le persone. Nella puntata del mio Podcast per il Business che puoi ascoltare qui sotto, ho intervistato Matteo Neroni, psicologo e psicoterapeuta e autore del podcast Liberamente. Ascoltare la sua diretta esperienza ti farà comprendere in che modo fare podcast può servire al tuo brand. Qui trovi un estratto di quanto da lui stesso detto. “Per quanto mi riguarda, e parto dalla fine, parto dalla situazione attuale che cinque anni fa pensavo fosse semplicemente utopica, grazie al podcast posso dire oggi di essere un professionista estremamente soddisfatto. Ho l’agenda piena di pazienti e oggi in maniera molto molto fiera posso dire che questi pazienti vengono praticamente tutti il 90% proprio dal podcast. Sono tutte persone che hanno ascoltato i miei audio e che nel corso del tempo hanno poi maturato dentro loro stessi il desiderio di iniziare un percorso di crescita personale insieme con me attraverso la forma della psicoterapia. Matteo Neroni Oltre alla loro esperienza, io stessa ho provato l’efficacia del podcast marketing. Infatti, più volte dopo aver ascoltato alcuni podcast ho poi contattato quelle persone per acquistare i loro prodotti e servizi.  Questo perché nel tempo ho iniziato a conoscerli e man mano a fidarmi. Sapevo qual era la loro visione e il loro stile. Li ho scelti proprio per questo.  4. Ampliare l’audience Esattamente, fare un podcast può permetterci di raggiungere anche chi non è incline a usare altri mezzi di comunicazione. Come? Il nostro stile di vita ci porta ad avere sempre meno tempo e spesso anche tenerci informati o imparare cose nuove. Anche semplicemente trascorrere un momento di intrattenimento, diventa difficile nella routine quotidiana.  Il podcast può rivelarsi il mezzo grazie al quale raggiungiamo quella fetta di persone che per il loro stile di vita fanno fatica a trovare il tempo per leggere degli articoli in tranquillità o guardare dei video online. Magari mentre guidano, portano i figli a calcetto o fanno sport, riescono a dedicare del tempo a fruire di contenuti che a loro interessano.  Se avessi avuto già l’abitudine di ascoltare i podcast quando lavoravo in azienda e trascorrevo due ore ogni giorno nel traffico milanese, quanto tempo avrei potuto impiegare in modo più proficuo! Una volta che li ho conosciuti, come avrai capito, non ho più smesso.  Diversificare la nostra comunicazione facendo un podcast, anche se abbiamo già un blog, un canale Youtube e siamo presenti sui social, può farci raggiungere anche quelle persone che normalmente non leggono un articolo di blog, non guardano un video e non stanno sui social.  Perché non offrire loro questa opportunità tramite un podcast? Magari proprio grazie al tuo? Se ci stai pensando e vuoi scoprire come inserire il podcast nella tua strategia di comunicazione online, mandami un vocale su Telegram oppure contattami via mail e fissiamo subito una call conoscitiva gratuita. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa La risposta veloce è No, ma ora vedremo il perché partendo dallo spiegare cosa sono i contenuti duplicati.  Contenuti duplicati: cosa sono? Il termine contenuti duplicati riguarda la disciplina della SEO. Si tratta di testi o blocchi di testo completamente identici pubblicati su pagine web diverse, quindi accessibili da URL differenti. Si parla di contenuti duplicati interni, se questi differenti link si trovano all’interno dello stesso dominio, oppure esterni se sono presenti su domini diversi. Dal punto di vista SEO i contenuti duplicati rappresentano un problema in quanto di fronte a una medesima query di ricerca esistono più contenuti con la stessa risposta. Google non capisce quale URL offre il contenuto più rilevante per l’utente e potrebbe considerare questa pratica un inganno nel tentativo di generare più traffico verso i propri siti. Infatti, a causa dei contenuti duplicati Google potrebbe penalizzare il dominio e far perdere dunque visibilità e posizionamento.  Ecco perché è altamente rischioso usare gli stessi contenuti su più pagine di uno o più siti, anche se appartenenti alla stessa fonte. I contenuti duplicati non sono solo il testo una pagina web o di un articolo blog, ma anche il titolo e la sua meta description, che sono di fatto tra gli elementi più rilevanti nell’ottimizzazione SEO on-page. E per evitare ricadute in ambito SEO dovute alla duplicazione, è giusto che anche questi due elementi siano unici. Descrizioni episodi podcast: come scriverle in modo efficace Leggi tutto Contenuti duplicati e podcast: qual è il legame? Nell’articolo su come ottimizzare le descrizioni podcast per i motori di ricerca, spiego che la distribuzione della stessa puntata su più piattaforme podcast, crea di fatto link diversi per ciascuna app di ascolto ma con il medesimo titolo e la medesima meta description, che ereditano dal hosting provider con il quale è stata distribuita. Per esempio: se hai prodotto una puntata podcast che risponde alla query di ricerca come creare una sigla podcast, e quella stessa puntata l’hai distribuita su Apple Podcast, Spotify, Spreaker e altre app, nella SERP di Google compariranno tutti i link di queste piattaforme e tutti avranno lo stesso titolo e la stessa descrizione. Potenzialmente saremmo in presenza di un contenuto duplicato. È davvero così? Come dicevo all’inizio no. In questo caso si tratta di una semplice distribuzione su più piattaforme di uno stesso contenuto e non la pubblicazione di contenuti identici su più siti. Questo infatti non è penalizzante, ma anzi presidiare la SERP con più link sullo stesso argomento non fa altro che aiutare il tuo posizionamento. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa User experience cos’è Chiamata anche esperienza utente, la UX User Experience è la qualità dell’esperienza globale che una persona sperimenta quando usa un servizio o un prodotto fisico o digitale. Spesso è un termine associato alla navigazione di un sito web. Visto che il concetto ha a che fare con le percezioni e le sensazioni provate dagli utenti, per estensione mi piace parlare di user experience anche quando ci si riferisce al podcast. Io la definisco esperienza di ascolto, ed è un termine che uso per descrivere le emozioni che gli ascoltatori vivranno durante l’ascolto del podcast. Con questa definizione non mi riferisco alla Overall Listening Experience (OLE) che invece è una misura di valutazione specifica dell’audio, che mira a includere tutti i possibili fattori che possono influenzare il piacere dell’utente durante l’ascolto (dalla qualità audio ai metodi di riproduzione, tanto per citarne alcuni). E non mi riferisco neppure all’esperienza di utilizzo delle piattaforme di ascolto podcast, come Apple Podcast, Amazon Music, Spotify, Google Podcasts, Spreaker ecc. Sulla loro modalità di fruizione non possiamo intervenire e dunque di fatto non è sotto il nostro controllo. Con esperienza di ascolto faccio riferimento a tutte quelle componenti del podcast che possiamo controllare e che rendono piacevole il momento dell’ascolto e che includono: qualità del contenuto qualità dell’audio facilità di interazione. Ciò che voglio fare in questo articolo è aiutarti a capire cosa puoi fare tu per rendere l’esperienza di ascolto del tuo podcast ancora più piacevole per il tuo pubblico.  Perché l’esperienza di ascolto è importante Come abbiamo detto, la user experience rappresenta il grado di soddisfazione di un utente dopo aver navigato su un sito web o in generale dopo aver interagito con un prodotto digitale. La finalità è quella di rendere più fluida e piacevole possibile l’esperienza complessiva dell’utente affinché si raggiungano due obiettivi: aumentare le conversioni fidelizzare gli utenti in modo che tornino da noi in futuro. È un parametro talmente importante che Google lo ha introdotto tra i fattori di ranking e per misurarlo usa delle metriche ben precise, come ad esempio il tempo di permanenza sul sito, la frequenza di rimbalzo e la percentuale di clic dai motori di ricerca.  La user experience mira a rendere più fluida e piacevole l’esperienza complessiva dell’utente per raggiungere due obiettivi: aumentare le conversioni fidelizzare gli utenti in modo che tornino da noi in futuro. Allo stesso modo, quando un ascoltatore vive un’esperienza di ascolto podcast piacevole è più propenso ad ascoltare fino in fondo e a continuare ad ascoltare altri contenuti.  Dunque non è un aspetto di poca importanza.  Tanto più considerando il fatto che Il pubblico oggi è molto più attento di qualche anno fa a ciò che ascolta. Non siamo più agli albori del podcasting quando bastava mettersi al microfono, improvvisare qualcosa e magari avere anche dei discreti risultati.  Con l’ingresso nel mercato di aziende e realtà più o meno grandi, il numero delle produzioni podcast è aumentato ed è aumentata anche la qualità sia dei contenuti che dell’audio. L’utente non si accontenta più. Cerca qualcosa di gradevole da ascoltare, che lo faccia emozionare e non lo disturbi dal punto di vista uditivo. Migliorare l’esperienza di ascolto, dunque, non è più un’opzione, ma una necessità, se vuoi combattere la guerra dell’attenzione ad armi quanto più possibile pari. Cosa puoi fare per migliorarla? Eccoti una check-list di punti su cui agire. La Check-list per migliorare l’esperienza di ascolto Se hai già un podcast, prova ad analizzare il tuo contenuto alla luce di questi 9 punti e valuta su quale aspetto hai bisogno di migliorare. 1. C’è un filo conduttore? Di cosa parla il tuo podcast? Il messaggio di fondo è chiaro ed sempre coerente in tutto il tuo progetto oppure spazi tra argomenti tra i più disparati senza una logica comune? Avere un unico filo conduttore non significa dover parlare sempre e solo di un unico argomento. Significa dare un senso chiaro e definito agli argomenti di cui parliamo in modo da poterli racchiudere sotto un comune denominatore. Se questo aspetto non è chiaro per te, non lo sarà nemmeno per i tuoi ascoltatori. 2. C’è coerenza tra Value Proposition, titolo e contenuto? Di Value Proposition ne ho già parlato in un altro articolo. È uno dei pilastri di un buon progetto editoriale. Definire e dichiarare la proposta di valore serve a te podcaster per mantenere la rotta lungo tutto lo sviluppo del contenuto, e aiuta il tuo pubblico a seguire il fil-rouge che lega insieme le varie puntate. Per cui, quando prepari un episodio chiediti sempre: questo contenuto in che modo risponde alla value proposition? Il contenuto è coerente con questa dichiarazione? Il titolo, per definizione è la sintesi estrema di questa dichiarazione e deve trasmetterla in modo chiaro. Value Proposition: il primo passo per creare un podcast efficace Leggi tutto 3. Stai rispettando le aspettative del pubblico? Questo punto richiama il precedente ma amplia ancora di più il concetto. Quando dichiariamo la value proposition, facciamo una promessa all’ascoltatore. Il pubblico si aspetta di trovare contenuti in linea con quanto dichiarato, sia per contenuto, sia per target. Se dico che mi rivolgo al pubblico generalista non posso poi usare un linguaggio troppo tecnico che nessuno comprende se non gli addetti ai lavori. Quando le aspettative sono disattese, perdiamo ascoltatori. 4. Com’è strutturato il tuo piano editoriale? A prescindere dal format e dal concept che hai scelto di adottare per il tuo podcast, l’intero piano editoriale deve essere pensato per accompagnare l’ascoltatore in un viaggio virtuale all’interno del tuo mondo. Non puoi pensare di iniziare con argomenti complessi senza prima aver preparato il terreno e introdotto concetti di base. Struttura il piano editoriale come se fosse un funnel: crea consapevolezza, educa e nutri il tuo pubblico gradualmente. 5. Com’è strutturata la tua puntata tipo? Gli ascoltatori sono ciechi per definizione. Non possono vedere il percorso che hai preparato per loro, ma puoi aiutarli ad immaginarlo. Lo fai creando contesti sonori e schemi ricorrenti che guidano l’ascoltatore e lo aiutano ad orientarsi all’interno delle tue puntate podcast. Qual è il tuo schema interno? Format podcast: cosa sapere per prepararlo Leggi tutto 6. Titoli e descrizioni sono chiari ed esaustivi? Questo è un argomento che richiama le aspettative e la coerenza dei contenuti. Titoli clickbait e descrizioni delle puntate che disattendono il reale contenuto del podcast non aiutano a fidelizzare il pubblico. Puoi fregarlo una volta, ma poi non ci casca più.  7. Quanto è facile interagire con te? Si dice che il podcast sia una comunicazione a senso unico. In realtà questo è vero fino a un certo punto. Se inseriamo Call to Action chiare e semplici da ricordare, rendiamo più facile per l’utente contattarci. DON’T MAKE ME THINK (non farmi pensare) è il concetto di fondo della User Experience. Voglio trovare subito ciò che cerco e nel modo più semplice possibile. Questo significa che oltre a dirle a voce, bisogna inserire le CTA nelle descrizioni degli episodi, con tutti i riferimenti diretti per entrare in contatto con noi. Chi ascolta non sempre può prendere appunti e di sicuro non può ricordare a lungo tutti gli indirizzi email o i contatti social che diciamo. Aiutiamo il pubblico a raggiungerci con dei link in descrizione. 8. Com’è la tua performance al microfono? Ci ho dedicato un intero articolo a questo punto. Anche se non siamo professionisti della comunicazione orale, ci sono delle regole che è bene rispettare per far sì che l’esperienza di ascolto sia piacevole. Il valore del contenuto si esalta quando c’è una buona performance al microfono. Sto parlando di: ritmo, tono e modulazione della voce enfasi e punti principali messi in risalto uso corretto delle pause esposizione chiara e logica dei contenuti. Aircheck podcast: come migliorare la performance al microfono Leggi tutto 9. Com’è la tua qualità audio? Chi pensa che sia sufficiente fare un buon contenuto per coinvolgere gli ascoltatori tralasciando di fatto la qualità audio, si sbaglia. La qualità del suono è importante tanto quanto quella del contenuto. Solo che per mancanza di conoscenze, competenze, tempo e risorse, a volte si sacrifica.  Fatto è meglio che perfetto si dice, e io sono d’accordo, se l’alternativa è non fare nulla. Ma fino a un certo punto.  Un minimo di attenzione alla qualità audio è, non solo opportuna, ma necessaria per rendere gradevole l’ascolto e non costringere il pubblico a sorbirsi un suono disturbato e fastidioso. A lungo andare le persone si stancano e abbandonano. Per cui mi spiace deluderti, ma la qualità dell’audio fa la differenza. La user experience del podcast contempla le emozioni che il pubblico vive durante l’ascolto. Se il sound è sporco, confuso e crea frizioni, le emozioni saranno tutt’altro che positive.  Non serve spendere tanti soldi in attrezzatura sofisticata per fare la differenza, a volte basta saper usare gli strumenti nel modo giusto per migliorare il risultato. Perciò, se il podcast è uno strumento a supporto del tuo brand, fai attenzione alla qualità dell’esperienza di ascolto che offri al tuo pubblico. La voce è il nostro biglietto da visita, e al pari di un sito web, di un logo, di un feed sui social parla di noi e del nostro brand.  Se vuoi sfruttare al meglio questo strumento per fare marketing e vuoi fare un level up del podcast, contattami e valuteremo insieme come migliorare la user experience del tuo podcast. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Fino a pochi anni fa non sapevo neppure cosa fosse. Oggi non potrei farne a meno. Mi sono resa conto che, anche se è un fenomeno in crescita, non sono molte le persone che sanno davvero rispondere alla domanda cos’è un podcast. Prima dell’arrivo di internet non esisteva questa tecnologia, mentre oggi si sta creando un ecosistema che vede molti player coinvolti. Pertanto, inizia ad esserci la necessità di fare chiarezza e dare al podcast un significato, raccontarne la storia e lo sviluppo. Te ne parlo in questo articolo. Cos’è un podcast: la definizione Partiamo dal significato di podcast. Il termine podcast nasce nel 2004 dal connubio di due parole iPod — che significa letteralmente “baccello” o “capsula” — e Broadcast — che indica la diffusione massiva di una trasmissione radio—. È il giornalista del “Guardian” Ben Hammersley ad usarlo per la prima volta in un articolo dedicato all’evoluzione dell’ascolto on demand delle trasmissioni radio in seguito all’introduzione sul mercato del lettore mp3 di Apple. Lo sviluppo della tecnologia RSS (Really Simple Syindication), uno dei formati di distribuzione più popolari di contenuti tramite web, insieme al nuovo dispositivo iPod danno vita alla diffusione di un nuovo format di contenuti audio. Da qui si comprende quanto Apple sia stata determinante nello sviluppo dei podcast. È infatti la prima a crearne una sezione dedicata all’interno di iTunes. Feed RSS: definisce una struttura adatta a contenere un insieme di notizie, ciascuna delle quali sarà composta da vari campi (nome autore, titolo, testo, riassunto, …). Quando si pubblicano delle notizie in formato RSS, la struttura viene aggiornata con i nuovi dati; visto che il formato è predefinito, un qualunque lettore RSS potrà presentare in una maniera omogenea notizie provenienti dalle fonti più diverse. – Fonte Wikipedia Questo però non spiega cos’è un podcast. Per darne una definizione di podcast più completa possiamo dire che è un contenuto audio inedito nativo fruibile via internet tramite un computer o un dispositivo mp3. Per contro possiamo dire cosa non è un podcast: una trasmissione radio in differita, in quanto non sarebbe inedita;la trasformazione in audio di un video, perché non è nativa;un audiolibro, perché il contenuto nasce con uno scopo diverso. Le caratteristiche del podcast possiamo riassumerle così: asincrono: la produzione e l’ascolto dell’audio avviene in momenti diversi, quindi non come succede con la radio.Offline: l’audio è scaricabile sui propri dispositivi e fruibili in altri momentiOn demand: è l’ascoltatore che decide quando ascoltare e riascoltare il contenuto La storia del podcast Dopo averti spiegato cos’è un podcast, voglio fare un accenno alla sua storia che, se pur molto recente, è di per sé interessante e contrassegnata da momenti decisivi. Agli inizi degli anni 2000, in seguito alle due grandi innovazioni tecnologiche, iPod e feed RSS, sono soprattutto le emittenti radiofoniche a mettere online alcuni programmi del palinsesto per l’ascolto in differita. Accanto a queste repliche, compaiono poi i primi esperimenti di produzioni editoriali per lo più giornalistiche che dimostrano un primo interesse del pubblico verso contenuti on demand. La vera svolta è nel 2014 con l’uscita di Serial, una serie podcast true crime che racconta un fatto di cronaca avvenuto negli Stati Uniti nel 1999. Il racconto a episodi, sapientemente realizzato con un mix di voci, suoni, musiche e racconti, ottiene un riscontro tale da riaccendere l’attenzione sul questo nuovo mezzo, il podcast. Dagli USA arriviamo in Italia con un fenomeno simile. Nel 2017 esce Veleno, l’inchiesta giornalistica in formato audio prodotta da La Repubblica incentrata su un fatto di cronaca vera italiana. Le puntate sono così accattivanti da innescare quel bulimico desiderio di ascoltare immediatamente i successivi, tipico delle serie TV. Questa è infatti la prima serie podcast in italiano a creare un boom di ascolti e lanciare il fenomeno nel nostro Paese, se pur ancora limitata per lo più agli utilizzatori Apple. Ci pensa Spotify nel 2018 a contribuire ad allargare il mercato degli ascolti per gli utenti Android. Dopo l’acquisizione di Gimlet Media e Parcast si inserisce di fatto come player in un mercato in forte espansione. Il podcast però non è mai stato così popolare come negli ultimi mesi. Le statistiche rese note da Voxnest a fine 2019 già dimostravano un forte incremento degli ascolti in Italia rispetto ai precedenti 12 mesi ma il trend è continuato a crescere a doppia cifra nel 2020 con un +15% rispetto al 2019 (fonte Nielsen). Come ascoltare podcast La prima cosa che consiglio a chi vuole iniziare a fare podcast è essere ascoltatori. Sembra una cosa scontata, ma non lo è. Ascoltare podcast ti aiuta a conoscere lo strumento, capire cosa funziona e cosa no. Come si ascolta un podcast? È molto semplice: ti bastano uno smartphone e un paio di cuffie. Questo è il modo migliore per fruirne quando e dove vuoi. Le piattaforme di raccolta e distribuzione accolgono i feed RSS caricati dai creator e rendono disponibile il contenuto audio per l’ascolto. Ora che sai cos’è un podcast, anche il funzionamento non avrà segreti. Sui dispositivi IOS è presente in modo nativo l’applicazione Apple Podcast dai cui è possibile accedere ai contenuti gratuiti selezionando il nome del podcast o la categoria, ascoltarli online oppure scaricarli per fruirne offline. Per seguire gli aggiornamenti puoi iscriverti alla serie preferita, ma solo quest’app consente di recensirne il contenuto. Su Android è Spotify che fa da piattaforma principale di ascolto. Puoi cercare il podcast dallo stesso motore di ricerca della musica e inserirlo in una playlist insieme ai tuoi artisti preferiti. Anche qui la funzione “follow” ti consente di ricevere le novità pubblicate dai podcaster. Tra i player gratuiti si sta posizionando anche Google Podcasts con un’app dedicata per l’ascolto, ma esistono molte altre piattaforme minori di distribuzione di podcast con un catalogo simile. La differenza la fanno i contenuti creati in esclusiva per la piattaforma di riferimento, un po’ come fanno Netflix o Amazon Prime Video per la TV. Le piattaforme di ascolto non sono le uniche fonti per ascoltare podcast. Grazie alla vocal search puoi chiedere agli smart speaker di farti ascoltare il tuo podcast preferito. Ti basterà lanciare il comando di azione del tuo dispositivo per attivare la riproduzione degli episodi. Non tutti i contenuti podcast però sono gratuiti. Esistono realtà come Audible o Storytel che prevedono un accesso su abbonamento per l’ascolto. La modalità garantisce contenuti di alto livello ed esclusivi.Ciò non toglie che moltissime produzioni di qualità, professionali e non, siano disponibili gratuitamente. A te la scelta e la voglia di scoprirne. Conclusioni Le nuove tecnologie hanno dato la possibilità di ascoltare podcast on demand e in mobilità sui propri dispositivi personali: questa è la chiave di successo di questo media. Lo hai trovato utile? 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C’è una frase che dico spesso: “dietro ogni porta c’è tutto quello che ancora non sai di essere“. È questo il mio perché. Oltrepassare la soglia per vedere quali altri talenti possiamo scoprire di avere. Se solo una manciata di anni fa mi avessero detto che avrei iniziato a fare podcast non ci avrei creduto. Il mondo della comunicazione e del marketing mi ha sempre affascinata ma il mio percorso di studi, in realtà, aveva preso una strada totalmente diversa. E anche le mie iniziali scelte professionali: numeri, budget, analisi di bilancio, business plan, tutte cose che con le parole e i suoni avevano poca o nessuna affinità. Spesso mi domandavo se ciò che stavo facendo era davvero quello che avrei voluto (e potuto!) fare per tutto il resto della mia vita. La risposta era sempre no, ma non trovato l’ispirazione giusta per cambiare. In quei momenti di riflessione ripensavo alla fatidica domanda “come ti vedi tra 10 anni” ma, lo ammetto, non avevo alcuna risposta. Sono una persona curiosa e mi piace acquisire nuove competenze, cimentarmi in qualcosa di diverso. Ho bisogno di continui stimoli per trovare l’entusiasmo in ciò che faccio. Per molti il cambiamento è sinonimo di indecisione. Io lo reputo una fonte di rinnovamento. Il mio perché Perché fare podcast? Finché non ho varcato io stessa la soglia del mio “mondo ordinario”, non sapevo di poter realizzare qualcosa di più di quanto già stavo facendo. Avrei voluto scrivere un libro di racconti (in realtà è un sogno che non ho mai abbandonato e, chissà, magari un giorno…) perché la scrittura mi è sempre piaciuta, fin da ragazza. A scuola amavo tutte le materie umanistiche e a detta delle insegnanti ero anche piuttosto portata. Poi dall’adolescenza e per buona parte della mia vita, misi da parte la scrittura senza neanche rendermene conto. Mio padre voleva che mi dedicassi a cose “più concrete”, qualcosa che potesse diventare un lavoro vero e mantenermi una volta adulta. Avrei voluto studiare comunicazione o lettere e invece studiai economia. Ero anche brava e finì per piacermi. Almeno fino a che non scattò qualcos’altro. Il bisogno di scrivere tornò a sorprendermi come un vecchio pacco ritrovato in soffitta di cui non ricordavo l’esistenza. Una volta aperto, non riuscii a richiuderlo. Per questo mi rimisi a studiare e scelsi un master in comunicazione e marketing. Poi scoprii i podcast e mi resi conto che erano un’affascinante “tres d’union” tra scrittura e musica. Le storie sapientemente narrate con un’atmosfera sonora di accompagnamento, mi rapivano. Ricominciai a scrivere taccuini di pensieri, a riscoprire ciò che credevo di non possedere più. E volevo dirlo al mondo, con la mia voce. Fare un podcast coniugava scrittura e creatività, voce e musica. Volevo comunicare ed essere ascoltata, trasformarmi, creare qualcosa che ritenevo concreto per me, distinguermi. Quello è stato il mio “varcare la soglia“. “Cambiare cappello significa cambiare idee, avere un’altra visione del mondo”C.G. Jung I miei valori, la mia identità Il simbolo che mi identifica è la farfalla, come il logo stilizzato che racchiude la mia identità. Questi sono i valori che associo a questo elemento e che mi rappresentano. Cambiamento Evolvo e miglioro a contatto con le persone con cui lavoro, professionisti nel loro ambito che mi fanno entrare nel loro mondo per poi poterlo raccontare, cambiando prospettiva ma mantenendo la loro autenticità e identità. Libertà La libertà può essere conquistata solo a patto di sapersi sciogliere dai conformismi e dal coraggio di guardare oltre. Il mio lavoro è legato alla creatività, alle idee. E le idee nascono dove si ha la forza di pensare in modo differente, di sperimentare qualcosa di nuovo. Con il podcast si apre un nuovo modo di comunicare. Diversità Del mio lavoro amo la personalità di ciascuna storia, le sfumature che la rendono unica. È l’elemento distintivo che esalta la propria identità. Come ho iniziato a fare podcast Non amo improvvisare e prima di fare una cosa voglio studiarla, comprenderla. Il podcast mi affascinava per l’intimità che trasmetteva e la possibilità di mettere a frutto la propria creatività, vederne il risultato finale. Ma era un mondo sconosciuto come alla maggior parte delle persone. Così mi iscrissi a un corso di podcasting e poi a un altro e un altro ancora fino a conoscere le dinamiche che ci sono dietro la creazione di un progetto complesso. La mia formazione continua tuttora perché questo media è in costante evoluzione. Le conoscenze di copywriting e di narrazione mi hanno aiutata nella stesura dei testi del mio primo podcast. Ho sperimentato il viaggio dell’eroe in una storia autobiografica senza veli. Mi sono cimentata con l’editing della voce e con il sound design adatto a ciò che volevo esprimere. Mi sono scoperta, a me stessa e al mondo. Quel progetto è stato un nuovo inizio. Il desiderio di cambiare era più forte della paura di sbagliare. Da ascoltatrice e poi da podcaster, compresi il potenziale comunicativo del podcast e lo rapportai a tutte le tecniche di marketing che già adottavo. Era di gran lunga il modo più interessante per avvicinare le persone e creare una relazione. Dunque perché fermarmi a un solo podcast? Con il secondo mi spinsi oltre, e fu branded podcast. Come superare le difficoltà di fare podcast È senza dubbio complesso fare un podcast, richiede diverse abilità e tanta organizzazione. Non solo, richiede pianificazione, visione strategica, analisi del mercato, progettualità, specie se lo scopo è usarlo per promuovere il proprio business. Ma spesso l’ostacolo più grande siamo noi e ci facciamo prendere dalle paure che accomunano chi vuole iniziare a fare un podcast. All’inizio ignoravo tutto questo e se non fosse stato per la formazione e la consulenza podcast a cui mi sono affidata, mi sarei arresa prima del previsto. A volerla dire tutta, avevo grande motivazione ma brancolavo nel buio. Come Podcast Coach e Producer vorrei portarti a varcare quella soglia e scoprire ciò che ancora non sai di poter realizzare, riscoprire un modo nuovo di comunicare che tu sia libero professionista o azienda. Con la consulenza podcast ti aiuto a creare il tuo progetto con il piede giusto, anche se parti da zero. Sono diventata freelance per scelta, lasciando un impiego a tempo indeterminato, perché credo nella libertà di esprimere ciò che siamo. Per i brand che hanno voglia di innescare un cambiamento nella loro comunicazione, di andare oltre la solita storia, io ci sono. Vuoi far parte di questo cambiamento? Se hai qualche curiosità e vuoi conoscermi meglio, sono qui! Scrivimi a contattami@estermemeo.it e sarò lieta di risponderti. Ti aspetto! Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati [...] Read more...
Sfatiamo il mito secondo cui per iniziare a fare un podcast basti avere un microfono. Se hai letto i miei precedenti articoli sai bene che fare podcast significa a tutti gli effetti progettare un prodotto di marketing. E se sei un professionista sai anche che per un nuovo progetto non basta avere l’idea, bisogna renderla possibile e capire cosa serve per attuarla. Tra questi due passaggi, idea-realizzazione, potrebbero passare mesi o forse anni se ti fai bloccare dalle 3 paure che ti spiego tra poco. Tutto ciò che è nuovo e non appartiene ai nostri strumenti di lavoro può spaventare. Ma spesso siamo noi l’ostacolo più grande perché ci facciamo fermare da ciò che non conosciamo. Forse anche tu, come me agli inizi, stai facendo lo stesso errore. Ma voglio rassicurarti, perché si tratta di paure superabili se sai come affrontarle. In questo articolo mi rivolgo soprattutto a chi ha un’attività e vuole iniziare a fare un podcast per posizionare il proprio brand nel mercato. Ti porterò anche la mia esperienza diretta su quanto ho riscontrato lavorando al mio primissimo progetto podcast La Gabbia. Quali sono queste paure? Vediamole insieme e poi se ti va condividimi le tue riflessioni con un messaggio. 1. Non so di cosa parlare Quante volte ho sentito dire questa frase e quante di queste si è risolta più facilmente di quel che si pensava. Quando si ha un’attività di business, che tu sia un libero professionista o abbia un’impresa, ci si raffronta ogni giorno con i bisogni e i problemi dei clienti. Le loro domande, i loro dubbi sono di per sé una grande fonte di ispirazione per i tuoi contenuti. Spesso pensiamo che certi argomenti siano scontati e che non interessino a nessuno perché per noi sono pane quotidiano. Ma quanti di questi potrebbe essere utile spiegare al tuo potenziale cliente? La tua esperienza sul campo e anche la tua visione su certi argomenti possono rassicurare chi ti ascolta e far loro comprendere in che modo lavori e trovare risposta ai loro dubbi. La mia esperienza Quando ho iniziato a fare podcast non avevo una mia attività di business. Lavoravo in azienda come dipendente e la ricerca degli argomenti è stata inizialmente una barriera. Poi ho riflettuto sui motivi per cui avrei voluto fare un podcast: volevo condividere un messaggio che mi stava a cuore e raccontare una parte del mio vissuto su quell’argomento. Ero alla volta di un cambiamento dopo un periodo difficile e la rinascita personale e professionale smuoveva riflessioni forti che potevano essere di ispirazione a qualcun altro. Suggerimenti per te: Se hai un business e vuoi promuovere il tuo brand, parti dai problemi dei tuoi clienti e parla di soluzioni: quali sono le domande frequenti che ricevi? quali sono i motivi che frenano i tuoi prospect nel prendere certe decisioni? come li hai aiutati in passato? Porta esempi semplici in cui le persone possano ritrovarsi.Parla della tua esperienza, delle difficoltà che hai incontrato in prima persona e come le hai superate. L’immedesimazione è una potente arma persuasiva perché significa entrare in connessione con gli altri. Parla di una tua passione, porta in campo ciò che sai e desideri condividere con appassionati come te di un particolare argomento.Trasforma i contenuti che hai già prodotto per la tua comunicazione online e usali per creare contenuti audio per il podcast. 2. Non ho tempo per fare podcast Per qualunque progetto ci vuole tempo. E il tempo è denaro. Il podcast è content marketing un po’ come il blog e, anche se non è un canale diretto di vendita, può convertire gli ascoltatori in potenziali clienti. Ti parlerò di conversione in uno dei prossimi articoli, ma intanto voglio fare una riflessione. Pensare di sprecare tempo in qualcosa che non sai a priori se funzionerà è comprensibile ma è allo stesso tempo limitante. Si spendono tanti soldi in advertising per parlare a potenziali clienti che non è detto siano interessati ai nostri prodotti o servizi. Il podcast raggiunge audience ben targettizzate perché è un contenuto on demand che è l’utente stesso a scegliere di voler ascoltare. Di sicuro è più disposto di altri a prestarci la sua attenzione. Perché non sfruttarla? Se gli obiettivi sono chiari e desideri davvero comunicare, spesso è solo una questione di buona organizzazione. Lo so che non è facile e ci sono sempre mille priorità. Credimi, ho le stesse difficoltà anche io. Tuttavia sai che nessun progetto prende vita da solo se non lo si pianifica e ci si attiene a un programma. Il segreto è considerarlo una task al pari di altre attività e darsi una scadenza sostenibile ma non procrastinabile. La mia esperienza Considerando che durante la preparazione di La Gabbia lavoravo full time e facevo spesso orari straordinari, il tempo era davvero risicato. Ho ragionato sulla mia effettiva disponibilità in termini di tempo e poi: ho stilato un planning che tenesse conto di tutto: lavoro, famiglia, svago e preparazione del podcast. Mi sono data delle scadenze e ho inserito in agenda dei momenti da dedicare esclusivamente al podcast, proprio come per altre attività. Ho diluito nel tempo la pubblicazione delle puntate facendole uscire ogni 15 giorni anziché settimanalmente così da avere una gestione più ragionevole. Cosa ti suggerisco: Ragiona in ottica di investimento, non di costo: il podcast non è un contenuto volatile, resta online fino a che lo vorrai tu. Ci sarà sempre chi ti ascolterà anche a distanza di anni. Fai un programma dettagliato di tutte le attività che dovrai gestire e valuta cosa puoi ricalibrare per ritagliarti tempo per la creazione di un podcast.Sperimenta un processo ideale e poi aggiusta il tiro: un programma serrato se non è sostenibile ti porterà inevitabilmente allo sconforto, con il rischio di abbandonare a metà strada il progetto.Fatti ispirare da chi ha già sperimentato il podcast con successo e chiedi loro consigli al riguardo. Il confronto è sempre efficace per capire come procedere. 3. Non so da dove cominciare Tra tutti, penso che questo sia il problema più grande di chi vuole iniziare a fare podcast per sé o la propria impresa. È comprensibile ed è legata al fatto che non si conosce così bene il podcast come mezzo di comunicazione e non si vuole sbagliare. Fortunatamente, in questi ultimi anni sul podcast si è scritto molto e ci sono molti strumenti a disposizione per imparare: corsi online e in presenza, tutorial, libri. Questi strumenti sono utili per approcciarsi al podcast e capire quali dinamiche ci sono dietro e quali abilità abbiamo già e possiamo mettere a frutto e quali invece bisogna fortificare. Passare dalla teoria alla pratica autonomamente richiede tuttavia una buona dose di motivazione, chiarezza di obiettivi e sperimentazione. La mia esperienza Ho iniziato con un corso per principianti per avere le basi di partenza e conoscere i tipi di format, l’uso degli strumenti, la scelta dell’attrezzatura e la distribuzione del podcast. Da lì ho sperimentato in autonomia mettendomi letteralmente in gioco. Non avevo obiettivi di business ma solo obiettivi personali. Ho preparato un piano editoriale, scritto i testi, scelto la musica, comprato gli strumenti giusti e poi mi sono buttata. È stato un grande arricchimento personale adoperarmi in una avventura del tutto nuova ed è l’esperienza che mi ha cambiato sotto tanti punti di vista. Tuttavia, col senno di poi, ho capito che certi errori avrei potuto evitarli e sfruttare meglio le potenzialità del progetto. Ecco perché ho poi deciso di farmi affiancare da chi ne sapeva più di me sulle parti tecniche e sulla strategia. Questo salto mi ha permesso di perfezionarmi, di creare altri podcast e specializzarmi. È stata questa esperienza a portarmi dove sono oggi. Ed è questo vissuto che mi permette di capire le dinamiche di chi inizia da zero e le difficoltà che si incontrano. Avere un Podcast Coach che ti segue passo passo per me è stato fondamentale. Per cui il mio suggerimento è: formati e informati: iscriviti a newsletter o frequenta blog che trattano questo argomento;chiedi supporto a un professionista per farti seguire o per alleggerirti il carico nelle attività che non riesci a gestire in autonomia. Per iniziare a fare podcast, i corsi sono utili a sapere cosa serve per attuare l’idea in progetto. Il passo successivo è farsi seguire da chi può concretamente aiutarti a realizzarlo. Questo ti consentirà di: focalizzare meglio gli obiettivirisparmiare tempo nella progettazione e realizzazionepuntare a un prodotto professionale. Ti sei ritrovato in uno o più di questi 3 problemi? Se stai pensando di iniziare un podcast e non sai da dove partire, posso aiutarti a valutare la tua idea, progettarla e seguirti in tutto il processo di realizzazione. Contattami per una call conoscitiva! Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Scegliere il miglior format del podcast da usare nel tuo progetto non è affatto una decisione banale. Una scelta piuttosto che un’altra può stravolgere completamente lo sviluppo di un intero progetto. Ora, immagina di avere a tua disposizione una guida per capire come scegliere quello giusto e quali sono i fattori determinanti che devi considerare in questa fase. Tieni presente che, la scelta del format podcast influisce su: organizzazione del progetto tempi di realizzazione budget investito coinvolgimento del pubblico autorevolezza del brand. Ecco perché in fase di definizione di un progetto audio è bene mettersi a tavolino e chiarirsi le idee. E per farlo, in questo articolo ti fornisco le linee guida per scegliere il format del tuo podcast in modo corretto, per te e il tuo progetto. Cosa si intende per format del podcast Il termine format podcast indica la struttura o lo schema con il quale un programma audio è confezionato. In pratica, ne definisce la modalità di svolgimento.  È più facile comprenderlo se prendiamo come esempio i programmi televisivi e i programmi radiofonici. Ognuno di essi si basa su un format che ne definisce: regole tempi scaletta palinsesto interventi numero di conduttori stile di conduzione tecniche di montaggio. Questi sono gli stessi elementi che ritroviamo anche nel podcast. Ciò che contraddistingue un format podcast da un altro è la sistematicità di alcuni elementi che si ripetono puntata dopo puntata e che ne definiscono la riconoscibilità. Ogni programma, dunque, ha un suo schema identitario, sebbene sia possibile (e persino utile) clusterizzarli sulla base di caratteristiche comuni. Così come per la Tv esistono talk show, talent show, reality e via dicendo, anche nell’audio esistono varie tipologie di podcast, come spiego in questo articolo.  Format podcast: cosa sapere per prepararlo Leggi tutto I fattori determinanti per la scelta del format podcast La bussola per definire in modo corretto il format del tuo podcast è tenere presenti questi 7 elementi e la relazione tra ciascuno di essi: scelta editoriale stile narrativo numero di voci struttura editoriale stile di conduzione risorse a disposizione obiettivi del progetto. Ogni format podcast infatti risente di una molteplicità di fattori e spesso è il frutto di una combinazione di questi 7 elementi. Vediamoli uno per uno. Scelta editoriale La scelta editoriale è ciò che determina la direzione del progetto, e ricalca le idee e la visione dell’autore o del brand committente. Per il tema che si decide di sviluppare può essere più adatto un format invece che un altro. Pensiamo ad esempio a tutti i podcast di divulgazione e di informazione: difficilmente si adatterebbero a una fiction. La docuserie, ad esempio, è un format basato su una scelta editoriale ben precisa. Stile narrativo e numero di voci Lo stile narrativo indica il modo in cui vengono raccontati e strutturati gli argomenti. Questo implica anche la definizione del ruolo del narratore o speaker all’interno delle puntate e il suo livello di interazione con altri ospiti o personaggi. Potrebbe trattarsi di una interazione diretta, come nel caso delle conversazioni a due o più voci, oppure indiretta, come la raccolta di contributi audio esterni.  Se nella definizione del concept è prevista la partecipazione di più voci, devi determinare la modalità e il livello di coinvolgimento. Ad esempio, se sei un conduttore che intervista un ospite, il livello di interazione sarà diverso tra le due voci. Se invece sei un co-conduttore, la conversazione viaggerà su uno stesso livello.  Struttura editoriale La struttura editoriale risente molto dello stile narrativo. Potresti scegliere di raccontare una vicenda che si sviluppa su un arco temporale distribuito su più episodi e sviluppare una trama orizzontale. In tal caso la scelta di un format seriale è l’unica possibile.  Quando invece il singolo argomento si esaurisce in un unico episodio è più facile adottare un format episodico, come possono esserlo un podcast divulgativo o informativo. Sulla differenza tra podcast seriale e podcast episodico, ho scritto un articolo dedicato. Qual è la differenza tra podcast seriale e podcast episodico? Leggi tutto Stile di conduzione Nello stile di conduzione c’entrano molto non solo la personalità dello speaker stesso, ma anche del brand che viene con esso  rappresentato. Rientra in questo ambito anche il mood del podcast, ovvero l’atmosfera che si desidera ricreare: intima, ironica, formale, didattica, colloquiale. Alcuni format esprimono meglio di altri il carattere che si sceglie di adottare. Non è necessario essere doppiatori o professionisti della dizione per poter acquisire un buono stile di conduzione. La formazione specifica unita alla pratica sul campo e a un buon aircheck insieme a un professionista del podcasting, ti aiuteranno a migliorare le tue qualità oratorie. Aircheck: come migliorare la performance al microfono Leggi tutto Risorse a disposizione Tra le risorse necessarie per fare un podcast includo: tempo, per creare i contenuti, organizzare le attività con gli eventuali ospiti, gestire la comunicazione, monitorare i dati; competenze tecniche e strategiche oltre che relazionali; budget per acquisire nuove competenze, per produrre e delegare alcune attività. Al di là del gusto personale con cui vorrai realizzare il tuo podcast, sappi che devi inevitabilmente fare i conti con le implicazioni legate a ciascun format. Mi spiego meglio. I format narrativi o le fiction richiedono abilità di scrittura, tempo e budget più elevati di un un format free talk. Questo perché hanno una struttura editoriale complessa, un sound design ricercato e richiedono competenze che non sempre si possiedono.  Viceversa, un free talk o un format intervista potrebbero richiedere meno abilità tecniche ma più capacità organizzative per gestire tutti gli speaker coinvolti. Valuta bene vantaggi e svantaggi di ciascun format prima di imbatterti in un progetto che non potrai portare a compimento. Come creare un podcast a budget ridotto Leggi tutto Obiettivi di progetto Il format podcast è strettamente legato agli obiettivi di progetto e agli obiettivi personali. Se sei un libero professionista e vuoi lavorare sul tuo posizionamento, potresti scegliere di creare un podcast che ti rappresenti e tiri fuori i tuoi punti di forza.  La scelta può essere diversa da caso a caso: un doppiatore potrebbe scegliere un format narrativo che gli permetta di evidenziare le sue doti espositive. Un giornalista potrebbe essere più propenso a gestire un format intervista oppure una docuserie.  Come vedi ciascun format potrebbe essere il mix di tutti questi fattori. Ciò che devi ricordare è che la scelta è da fare già in fase progettuale. Vediamo ora alcuni tra i format podcast più usati e qualche esempio. I format podcast più popolari Come dicevo nei precedenti paragrafi, proprio come accade per i programmi Tv, esistono diversi format di podcast. Sebbene talvolta si assista a format davvero molto originali, la maggior parte di essi si possono catalogare in base ad alcune caratteristiche ricorrenti, ad esempio per stile di conduzione, per scelta editoriale, per stile narrativo, o un mix di tutti questi elementi. Per questo possiamo identificare facilmente alcune tra le tipologie di podcast più usate dai produttori. Ecco l’elenco dei più popolari formati podcast: Talk a una voce Conversazione libera o free talk Intervista Repurposed content Fiction Narrazione Docuserie Miniserie Rubrica Podcast live Video podcast Audio dramma. Naturalmente, alcuni di questi format sono come abiti su misura per alcuni generi podcast, tanto che spesso i termini usati per identificare le tipologie di appartenenza spesso coincidono tra loro. Per esempio, i podcast fiction sono sia un genere che un format, così come le docuserie identificano spesso podcast di indagine giornalistica. E questo a volte crea confusione sulla corretta classificazione. Conclusioni Il mio consiglio su quale format scegliere per il tuo podcast è innanzitutto ascoltare altri podcast per capire cosa ti piace e cosa non ti piace. Dopodiché è importante analizzare le tue competenze e le tue risorse, in modo da bilanciare tutte le energie e creare un podcast che sia sostenibile per te lungo tutto il processo. È questa la strategia che insegno e che uso nei progetti dei miei clienti, insieme a tutte le altre valutazioni di progettazione per evitare di imbarcarsi in progetti più grandi di noi che rischiano poi di naufragare. Ecco perché il corso di podcast online che ho progettato parte proprio dal mindset e dalla strategia. Qui puoi scoprire tutti i livelli di apprendimento e iniziare fin da subito a lavorare a un podcast davvero realizzabile per te. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast producer: chi è e cosa fa Il podcast producer è un professionista che coordina e supervisiona tutta la produzione di un podcast dalla progettazione alla distribuzione fino alla promozione. Può ricoprire diversi ruoli nello stesso progetto e ha la responsabilità verso il committente della gestione di tutti i processi. Contenuti nascondi 1 Chi è il podcast producer e cosa fa 2 Principali responsabilità di un podcast producer 2.1 Analisi del brand 2.2 Progetta strategie di podcast marketing 2.3 Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business 2.4 Seleziona e coordina il team di produzione 2.5 Gestisce e supervisiona il processo di produzione 2.6 Supporta le attività di marketing e promozione 3 Competenze trasversali e tecniche del podcast producer 3.1 Soft Skill 3.2 Hard skill 4 Come si diventa podcast producer 5 Podcast Producer e podcast Coach: quale ti serve? Fino a una manciata di anni fa la figura del podcast producer in Italia era pressoché sconosciuta. È una delle professioni emergenti del panorama digitale, anche se in America, dove è nato il podcast, è già ampiamente nota e diffusa. Per alcuni avviare un podcast potrebbe essere sembrare un gioco da ragazzi. Se si comincia in modo amatoriale per sperimentare e divertirsi non c’è nulla di male e, anzi, è l’occasione per mettersi alla prova con strumenti nuovi. In questo caso, anche un tutorial gratuito sull’uso delle attrezzature può essere un inizio. Se vuoi alzare un po’ l’asticella e produrre un podcast professionale che ti aiuti a raggiungere i tuoi obiettivi personali o aziendali, allora forse hai bisogno di un produttore di podcast che ti aiuti nella creazione del tuo prodotto audio. Esattamente, cosa fa un podcast producer e quali sono le sue competenze? Nell’articolo ti spiego responsabilità e ruoli di questa figura professionale partendo dalla mia personale esperienza e dal lavoro svolto insieme ad altri professionisti del settore. Ti parlerò anche delle competenze necessarie per sapere come diventare podcast producer e infine come capire se hai bisogno di un producer o di un podcast coach. Chi è il podcast producer e cosa fa Il podcast producer è una figura chiave nel team di produzione audio. È responsabile del coordinamento delle attività necessarie per realizzare il podcast e della maggior parte delle decisioni riguardanti la linea produttiva. Definisce la parte strategica, economica, organizzativa e tecnica della produzione.  Nella sua veste di supervisore, è il punto di riferimento tra cliente e squadra di produzione podcast. Dunque si occupa di progetti podcast su commissione. Il suo lavoro inizia con l’ascolto del cliente. In questa fase la sua capacità relazionale è fondamentale per accogliere richieste ed esigenze specifiche, comprenderle e successivamente tradurle in una proposta creativa coerente e personalizzata. Di solito, tutte le informazioni che raccoglie in questa primissima fase sono verbalizzate in un documento di brief condiviso che servirà a preparare un preventivo dettagliato, un retroplanning ed eventuali specifiche tecniche. A questo punto si avviano i motori della macchina produttiva. Ad esempio comporre la squadra giusta, fare lo scouting delle voci o degli ospiti, curare la scrittura dei copioni, seguire la regia in studio di registrazione, supportare gli speaker, gestire o supervisionare il processo di post produzione, monitorare le metriche del podcast, occuparsi della parte contrattuale e finanziaria di tutte le parti coinvolte. Alcune attività possono essere in capo allo stesso podcast producer, altre delegate a un team di professionisti che reputa di volta in volta più adatti al tipo di progetto. In definitiva però, essendo il responsabile di tutta la produzione, deve conoscere gli impatti di ciascuna funzione e intervenire laddove è necessario per garantire il successo del progetto finale. Principali responsabilità di un podcast producer Entriamo un po’ più nello specifico e delineiamo meglio alcune delle principali responsabilità che implica ricoprire il ruolo di produttore di podcast. Riguardano 4 fasi specifiche: pre produzioneproduzionepost produzionepromozione Analisi del brand In pre produzione il podcast producer dedica lo stadio iniziale ad analizzare: identità del brand, tono di voce, obiettivi, contesto comunicativo aziendale, settore di appartenenza, competitor, piano strategico interno e, non ultimo, il budget. Questa attività è propedeutica a eseguire un prodotto coerente con la linea comunicativa del brand. Alcuni brand strutturati hanno già linee guida definite e scritte in documenti interni da cui attingere. In altri casi è essenziale fare domande specifiche e tirar fuori l’anima del brand. Ad ogni modo, la comunicazione è essenziale. Progetta strategie di podcast marketing In base a quanto condiviso in fase di analisi, il podcast producer prepara una strategia marketing per il podcast che possa inserirsi nella dinamica aziendale e supportare il piano strategico interno. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto È importante coinvolgere tutti gli stakeholder dell’azienda per avere il commitment. Senza di esso, è difficile se non impossibile garantire l’intero processo di produzione, con gravi ricadute in termini di tempi e costi finali. Seleziona e coordina il team di produzione Se la strategia proposta è approvata e c’è il commitment allora il produttore inizia a selezionare il team di professionisti da coinvolgere nel progetto. Sulla scelta influiscono principalmente: concept, soggetto narrativo, budget e desiderata del cliente. Il team può già essere parte organica della struttura interna della casa di produzione, ad esempio fonici audio, curatori editoriali, marketer. In molti casi lo stesso producer può ricoprire uno o più di questi ruoli. Tuttavia, potrebbero servire figure specifiche per il tipo di podcast commissionato: autori specializzati in determinati settori, speaker o talent che prestino voce e nome al progetto, tecnici del suono attrezzati per specifiche riprese audio. È il producer che coordina l’intero team scandendo i tempi di ciascuna fase e assicurandosi che le scadenze siano rispettate. Gestisce e supervisiona il processo di produzione In qualità di figura centrale tra il team di produzione e il cliente, il podcast producer supervisiona tutta l’attività facendo in modo che le parti siano sempre allineate sul da farsi. Segue la cura editoriale dei testi accertandosi che siano coerenti con il concept e il tono di voce del brand.Si preoccupa di far approvare gli script dal referente del committente.Coordina e dirige le riprese audio, editing e montaggio.Approfondisce eventuali aspetti legali su citazioni, musica e fonti audio.Si accerta che il cliente sia costantemente aggiornato sull’avanzamento del progetto e ogni task condivisa e approvata secondo i tempi e i modi stabiliti.Cura la distribuzione sulle piattaforme di ascolto. Supporta le attività di marketing e promozione Sulla base di quanto previsto e condiviso con il brand sia in termini di ruoli sia di budget, il producer si preoccupa di seguire le attività di promozione del podcast siano esse svolte dal cliente stesso, sia se delegata totalmente. Il supporto è necessario perché spesso il cliente, o chi per esso, non conosce le dinamiche di promozione del podcast e potrebbe non sfruttarle appieno. Competenze trasversali e tecniche del podcast producer Visto il ruolo complesso e polivalente che ricopre il produttore di podcast, è ovvio che sulla sua figura convergono più competenze. Alcune di queste sono comuni alla figura di Podcast Coach di cui parleremo più avanti. Da una parte ci sono le competenze tecniche o hard skill che riguardano l’insieme di conoscenze acquisite nei percorsi di formazione e nell’esperienza diretta. Dall’altra si contrappongono le competenze trasversali o soft skill che comprendono tutte quelle caratteristiche e attitudini personali che definiscono il modo di agire e interagire con altre persone. Sono le abilità proprie di una persona. Alcune possono essere innate, altre migliorate o stimolate grazie al proprio background personale e professionale. Soft Skill  Ecco alcune competenze trasversali necessarie per diventare podcast producer. Capacità comunicativa: saper ascoltare in primis, essere in grado di esprimersi in modo chiaro e trasparente senza fraintendimenti e mantenere aperto il dialogo anche nelle situazioni di stress.Team working: lavorare in gruppo può non essere semplice se le figure sono completamente diverse tra loro e hanno modalità e approcci diversi. Riuscire a collaborare con tutti è necessario per portare a casa il risultato.Capacità organizzativa: pianificazione e organizzazione sono essenziali per rispettare i tempi ed essere efficienti. Qui le doti di project management sono di grande aiuto sia per prevedere eventuali criticità che per preparare e valutare in modo realistico il planning.Spirito d’iniziativa: aiuta a sviluppare e proporre idee essendo disposti anche ad assumersi qualche rischio.Precisione: essere accurati e diligenti rassicura sempre il cliente e il collaboratore. Essendo responsabili di un progetto, la precisione deve a cascata essere richiesta a tutto il team di produzione.Leadership: gestire più persone e creare un clima di collaborazione e proattività serve a lavorare tutti verso uno stesso obiettivo. Hard skill  Alcune delle competenze tecniche che il podcast producer deve avere sono: conoscenza del settore podcast: tenersi informato sulle evoluzioni del mercato, i trend, le novità, gli eventi, le nuove produzioni e i quanto è già stato prodotto.Conoscenza sull’uso degli strumenti di editing audio: saper utilizzare i vari tipi di attrezzature necessarie per registrare, editare e post produrre un podcast, uso dei microfoni e delle workstation audio digitale (DAW) è sempre utile anche se in alcuni progetti si può scegliere di affidarsi a un fonico audio. Questa skill si rende necessaria anche per valutare la fattibilità o meno di alcune scelte creative.Conoscenza di marketing: visto che il podcast è un canale di comunicazione adatto per fare branding e content è opportuno sapere come muoversi per promuovere e progettare strategie adatte.Capacità di project management: il podcast è un progetto complesso che si sviluppa su più task e si distribuisce su più figure professionali con fasi consequenziali e talvolta sovrapposte. Una competenza sulla gestione dei progetti serve a tenere le fila di tutto senza perdere il senno.Capacità di scrittura: sebbene non sempre sia necessario essere anche autori dei testi, il podcast producer deve conoscere bene la lingua italiana e saper curare e revisionare i testi perché siano adatti all’audio, alla narrazione e al tono di voce del brand. Come si diventa podcast producer Sebbene nell’ultimo anno e mezzo siano sorti diversi percorsi formativi per imparare a creare podcast, in modo più o meno professionale, in effetti non esiste ancora una formazione specifica per podcast producer.  Essendo una di quelle nuove professioni digitali nate con l’evoluzione comunicativa audio, si è delineata nel corso di questi ultimi anni e continua a definirsi. Un po’ come gli Youtuber o gli Instagram Bloggers o gli Influencer, nati con i social e il web poi via via riconosciute come vere e proprie professioni. Per cui è facile trovare podcast producer che arrivano da esperienze professionali molto diverse tra loro. Alcuni arrivano dalle produzioni video, altri dalla radio, altri ancora dal marketing, dal project management, dalle produzioni musicali o da formazioni umanistiche. Questa commistione di saperi è un valore aggiunto. Di sicuro il background che ognuno porta con sé definisce lo stile e la specializzazione in cui opera come produttore di podcast. Personalmente applico la mia lunga esperienza in management e controllo di gestione unita alle competenze tecniche di digital marketing per progettare podcast orientati al business sia per liberi professionisti che aziende. A questo aggiungo formazione specifica in ambito podcast marketing, in scrittura testi per l’audio e in conduzione radiofonica. L’esperienza sul campo, però, è fondamentale. Così come il networking. Per iniziare, è utile seguire progetti semplici, crearsi dei casi studio in differenti contesti e settori, collaborare come junior podcast producer insieme a produzioni più grosse o con professionisti più esperti, per poi arrivare alla gestione autonoma di quelli via via più complessi. Podcast Producer e podcast Coach: quale ti serve? Qual è la differenza sostanziale tra le due figure professionali? Il podcast producer gestisce l’intera produzione di un podcast commissionato. In pratica attua la desiderata del suo cliente e pensa a tutto.  Il podcast coach è una figura di affiancamento, di guida e supporto nell’accompagnare i clienti nel processo di creazione e lancio di un loro podcast. Le sue attività riguardano la progettazione, la scelta degli strumenti, la strategia di marketing, la formazione, la post produzione e tutto ciò che serve per aiutare il cliente a pubblicare un podcast professionale.  In questo caso il cliente ha una parte attiva nella creazione del podcast e può contare sull’aiuto di un professionista che lo guidi in tutte le fasi. Se sei un’azienda o un professionista che vuole commissionare la creazione di un podcast, avrai bisogno di un podcast producer. Se pensi che possa fare al caso tuo, contattami direttamente e fisseremo una call conoscitiva.  Qui sotto puoi ascoltare due esempi di produzioni audio da me gestite in qualità di podcast producer. Il primo è Storie nel Carrello co-prodotto con Matteo Scandolin per Bennet S.p.A. e il secondo è Le Alleate prodotto per SeoSpirito S.r.l. sul progetto LeRosa.  Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Il libro Partire dal Perché di Simon Sinek non ha bisogno di molte presentazioni così come il suo autore. Speaker motivazionale e imprenditore britannico che ha lasciato il segno con il suo Ted Talks. Attualmente uno tra i più scaricati nel web. Il titolo originale è “Start With Why“. Un libro infatti che spiega perché alcune persone e aziende hanno più successo di altre. Lo fa partendo dal loro “perché“, la leva più potente per coinvolgere le persone. La trama di Partire dal Perché Il libro parte da un’analisi del motivo per cui noi, come tutti i consumatori, tendiamo a prendere decisioni. Solitamente pensiamo infatti di sapere determinate cose e sulla base di quelle agiamo, scegliamo. Se dovessimo tuttavia analizzare ogni singolo dato e sfaccettatura, prima di prendere una decisione, potremmo dire di essere certi di aver optato per la scelta migliore, di aver fatto la cosa giusta? Le analisi, appunto, portano a decisioni pressoché razionali. Per lo meno, le crediamo tali. Esse sono più spesso il frutto di un alcuni stili comunicativi delle aziende che intendono venderci i loro prodotti o servizi. Generalmente le vendite tradizionali si fanno seguendo queste metodologie: far leva sulle paure delle persone, come se il prodotto o servizio offerto potesse garantire protezione e risolverle;rendere il prodotto vantaggioso in termini di prezzo, le cosiddette offerte;voler emulare un personaggio pubblico che per esempio è testimonial dell’azienda venditrice;enunciando slogan informativi ormai di tempi passati, che non raccontano nulla di che, né sull’azienda, né sui prodotti o servizi che essa offre. In queste tipologie di vendita, è più spesso usata la manipolazione ma manca l’ingrediente principe attorno al quale Partire dal Perché crea l’aurea d’oro di interesse: l’ispirazione. Le tecniche elencate sopra portano in alcuni casi a dei clienti nuovi che, forse, in quel momento, trovano più vantaggioso il nostro prezzo o decidono di comprare il nostro prodotto sulla base di una percezione – o una deduzione – che sembra essere la migliore. Così facendo, le aziende dovranno continuamente inventarsi qualcosa per attirare l’attenzione del consumatore ed emergere sulla concorrenza. Ispirare le persone è tutt’altra faccenda: crea una relazione di lunga durata con il cliente, un attaccamento al brand, ai valori che condividerà egli stesso. Sarà disposto anche a pagare un prezzo maggiore rispetto a quello dei competitors, perché il valore percepito sarà superiore. Come si fa ad ispirare le persone? Ispirare le persone è una dote innata o si può imparare a farlo? Alcune persone usano questa tecnica senza nemmeno sapere che esiste. Altre la imparano e capiscono la differenza sostanziale tra manipolare ed ispirare. Simon Sinek nel suo famoso Ted Talk intitolato “The Golden Circle” spiega in modo affascinante come raccontare qualcosa alle persone ed ispirarle. Disegnando tre cerchi concentrici, la nostra presentazione toccherà tre livelli: The Golden Circle (immagine royalty free) quello più esterno (What) descriverà in generale cosa facciamo, qual è la nostra attività;il secondo livello parla di come lo facciamo (How) e sostanzialmente rappresenta i nostri USP (Unique Selling Point), quelli che davvero dovrebbero differenziare la nostra società o noi stessi;il cerchio più piccolo, centrale (Why) è il cuore del nostro speech e parla del perché lo facciamo, non solo quale scopo vogliamo raggiungere ma anche perseguendo quale ideale. Ogni leader che abbia la capacità di ispirare parla partendo dal cuore del Why e proseguendo verso l’esterno, dove il come e il cosa sono delle conseguenze. Quello che si costruirà con discorsi che siano in grado di ispirare le persone non sarà una base clienti bensì un vero e proprio seguito, una sorta di community di persone fedeli. Il Golden Circle permette di costruire connessioni con le persone, a livello emozionale. La mia recensione di Partire dal Perché Quando pensiamo al Golden Circle ed a Partire dal Perché la connessione con Steve Jobs è immediata. Ne parla Simon Sinek nelle primissime pagine del libro e non possiamo non ritrovare la sua voce e il suo “Stay hungry, stay foolish” tra le pagine. Apple non rappresenta un computer, Apple rappresenta un modo di pensare e di essere differente. Leggendo Partire dal Perché ho ripensato molto al modo in cui prendo solitamente le mie decisioni, in termini d’acquisto. Mi sono resa conto di quante siano le occasioni in cui effettivamente io faccia parte di un insieme di persone che vengono amabilmente manipolate. Saperlo mi da una nuova consapevolezza nel fare delle scelte. Così come mi mette in guardia da chi promuove smodatamente un Why cercando di far breccia nelle emozioni. Questa lettura mi ha aiutata a trovare una sorta di “quadra” in quanto realmente, essere convinti delle proprie scelte corrisponda ad un equilibrio tra il “sentire” di aver fatto il giusto acquisto e condividere gli obiettivi e gli ideali dell’azienda da cui abbiamo comprato. Declinando il Golden Circle in ambito aziendale, è necessario che l’effetto del Perché si propaghi nel tempo come il flusso delle onde, incessantemente. Assumere persone che devono essere motivate è differente dall’assumere persone che sono motivate di per sé e che è necessario ispirare, continuamente nel tempo. Un’azienda sana inoltre non sarà composta unicamente da persone visionarie. Queste dovranno essere affiancate da chi conosce il Come. Era il caso di Apple, in cui il visionario e il comunicatore era Steve Jobs mentre il How era il suo socio Steve Wozniak, co-fondatore di Apple. A chi consiglierei questo libro? Alle persone che vogliono affermare il proprio brand, a chi è a capo di un team, ad imprenditori ed imprenditrici, ad oratori e in generale a chiunque voglia essere ascoltato. Consiglierei questo libro a chiunque abbia l’obiettivo di parlare a una o più persone con l’intenzione di trasferire ciò in cui crede, non meramente vendere. Frasi indimenticabili di Simon Sinek “Le grandi compagnie non assumono bravi lavoratori e li motivano, ma assumono persone motivate e le ispirano.”“Le persone non comprano quello che facciamo, comprano il perché lo facciamo. Come lo fai dimostra semplicemente ciò in cui credi.”“L’obiettivo non è fare affari con tutti coloro che hanno bisogno di ciò che vendi. L’obiettivo è fare affari con persone che credono in ciò che hai.” Letture e Podcast consigliati Se hai intenzione di leggere Partire dal Perché (o lo hai già letto), la lettura successivamente immediata che ti consiglio è Trova il tuo perché sempre di Simon Sinek. Un altro interessante volume scritto dal medesimo autore è “Ultimo viene il leader” in cui oggetto di discussione è il team: perché alcuni team funzionano ed altri no. Questa volta, eccezionalmente, anziché suggerire un podcast specifico, mi sento di parlare del sito da cui personalmente non manco mai di trarre ispirazione: ted.com. A questo link è possibile scaricare delle playlist come gli 11 imperdibili Tedx che hanno segnato la storia dei Ted Talks, piuttosto che la playlist dei 25 video di Tedx più condivisi e discussi. Tra questi proprio quello di Simon Sinek: The Golden Circle. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...

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