Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business

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Per podcast marketing si intende l’uso di contenuti audio come strumento per accrescere il proprio business. Una strategia che si sta rivelando vincente, sia per l’impatto del podcast sul mercato italiano, sia per la natura stessa del mezzo.

Negli ultimi anni il podcast in Italia ha raggiunto tassi di crescita tra i più alti della comunicazione digitale, in termini di produzione e ascolti, aprendo così nuove opportunità per aziende e liberi professionisti.

I brand più attenti hanno cavalcato l’onda e hanno sfruttato questo nuovo media a loro vantaggio per presidiare piattaforme non ancora affollate. Se stai leggendo questo articolo forse non sei ancora tra questi, ma l’argomento ti interessa e vuoi capire come e perché il podcast è uno strumento da prendere in considerazione se hai un business.

Fare marketing con il podcast ha i suoi vantaggi. Come vedremo, le caratteristiche intrinseche del podcast lo annoverano di fatto come un format del tutto nuovo, capace di colmare gap di fruizione che altri canali non possono soddisfare.

La chiave sta nel capire in cosa si differenzia e quando diventa davvero uno strumento vincente. Iniziamo col dare un significato alla parola podcast marketing.

Cos’è il podcast marketing

Se vogliamo darne una definizione esaustiva dobbiamo partire dal significato di content marketing:

“Il content marketing è un processo di business che si basa sulla creazione e la diffusione di contenuti di qualità capaci di attrarre, coinvolgere e accompagnare un pubblico ben definito nel percorso decisionale, dalla scoperta del brand alla fase di acquisto.”

L’obiettivo del content marketing è quello di aumentare le vendite dei tuoi prodotti o servizi grazie alla diffusione di informazioni, consigli utili, esperienze o risposte ai problemi comuni del tuo target di riferimento. E quindi, rispondere ai bisogni delle persone e dare loro ciò che vogliono.

Probabilmente anche tu, che ora stai leggendo questo articolo, sei arrivato qui perché stavi cercando una risposta. Il content marketing fa questo: informa, educa, ispira e coinvolge per poi portarti a scegliere con più consapevolezza.

Il fatto è che di contenuti ne siamo ormai sommersi ed emergere è davvero difficile. Basti pensare a quanti risultati compaiono quando fai una domanda sui motori di ricerca.

Sarai d’accordo con me che oggi non è più solo la qualità di un prodotto o di un servizio a determinare le vendite. Se ci mettiamo per un attimo il cappello del consumatore, la risposta è chiara: tu e io acquistiamo spinti anche da altri fattori. Cerchiamo risposte ai nostri bisogni, consigli utili, esperienze in cui riconoscersi, cerchiamo soluzioni ai problemi. Ma soprattutto cerchiamo persone a cui affidarci.

E come facciamo a fidarci se non sappiamo chi c’è dietro a quel brand? Se non conosciamo i valori di cui si fa portavoce e quale etica porta avanti? Questo è ciò che si chiama marketing di relazione. Ed è questo su cui si basa il podcast marketing.

Dunque, qual è il segreto? Citando le parole dell’esperto di comunicazione d’impresa Salvatore Russo “un brand non deve essere perfetto, ma vero”. Questo vuol dire farsi conoscere per ciò che siamo, la personalità, il nostro tono di voce. Non in modo asettico. La perfezione non fa innamorare nessuno. Piuttosto, diventiamo attrattivi quando siamo veri.

È questa la chiave di successo: essere autentici. L’autenticità è ciò che porta ad instaurare una relazione con il tuo pubblico. Una relazione che giorno dopo giorno ti farà scegliere, grazie ai contenuti, fino a far diventare clienti i tuoi utenti.

Ed è qui che entra in gioco il podcast marketing. Ma prima di addentrarci nei vantaggi di usare questo strumento, diamo uno sguardo al panorama italiano del podcast.

I numeri del mercato podcast italiano

Il podcasting è in continua crescita, anche in Italia. Ha avuto il primo vero slancio a fine 2017, grazie alle inchieste giornalistiche di Pablo Trincia su un caso di cronaca italiano, con la serie Veleno. Questo succedeva solo tre anni dopo il boom registrato negli USA, con una serie altrettanto famosa dal titolo Serial.

Da quel momento, il mercato del podcasting in Italia non si è più fermato. Anzi, continua ad avanzare.

Per farti comprendere la portata di questo fenomeno, facciamo parlare i dati.
Qui sotto ti riporto un estratto di quelli divulgati nell’ultima Digital Audio Survey 2021 di Ipsos, che prende in considerazione solo esclusivamente il podcast nell’accezione più vera, cioè contenuti audio inediti nativi. Per capire meglio cos’è un podcast ti rimando all’articolo dedicato.

Nel 2021, la crescita degli ascoltatori è stata del +9,4% rispetto al 2020, anno che tra l’altro aveva già registrato un’impennata di ascolti e di produzioni trainata dall’effetto pandemia.

fonte Ipsos 2021

L’81% degli utenti ascolta podcast in casa, il restante si suddivide tra auto, mezzi di trasporto o nei tragitti in generale. Ma ciò che più trovo interessante è il fatto che il podcast si ascolta mentre si svolgono altre attività.

abitudini di ascolto podcast

Questo è spiegato dal fatto che la caratteristica del podcast è quella di essere:

  • nomadico, cioè lo ascolto ovunque mi trovo;
  • on demand, lo ascolto tutte le volte che voglio;
  • hands and eyes free: ho sguardo e mani libere.

Il che significa che si innesta in contesti finora non attraversati da nessun altro tipo di contenuto: mentre guido, mentre faccio la spesa, mentre faccio sport, mentre cucino o sbrigo le faccende di casa, mentre porto a spasso il cane. Tutti questi touch point sono preziosissimi in termini di marketing. Quanti altri canali ti consentono di assimilare informazioni mentre fai altro? Forse nessuno.

Infine, la durata degli ascolti medi di podcast è davvero notevole: fino a 20-30′ al giorno. Considerate le abitudini degli utenti quando navigano sui social e il livello di distrazione a cui siamo soggetti, è un dato molto interessante.

La ricerca completa puoi trovarla qui, ma ciò fa comprendere come ci sia in Italia una vera e propria “podcast revolution” che apre le porte a nuove opportunità sia in termini di posizionamento che di nuovo pubblico raggiungibile.

Indubbiamente, presidiare fin da subito un mercato in espansione è già di per sé un vantaggio. Anzi possiamo dire è la base di una strategia di podcast marketing vincente.

I vantaggi del podcast marketing

Se volessi riassumere in pochi concetti quali sono i vantaggi del podcast in una strategia di content marketing, li definirei così:

  • il potere della voce nel creare il massimo coinvolgimento dell’ascoltatore;
  • la flessibilità di fruizione di un contenuto audio mentre si svolgono contemporaneamente altre attività;
  • la relazione che si instaura con l’ascoltatore e la fiducia che ne deriva.

Sono tutti elementi che stanno alla base di una comunicazione efficace in termini di marketing. Riuscire a catturare l’attenzione dell’ascoltatore in un contesto sociale in cui la distrazione è componente preponderante, significa coinvolgere attraverso parole e suoni che stimolino immagini mentali immersive, fidelizzare un pubblico con contenuti utili e di valore per chi ascolta.

Tutto questo accade, però, quando il podcast è realizzato con una strategia ben precisa, progettato nei dettagli e adatto al target di riferimento. Non è sufficiente accendere un microfono e parlare. Il podcast marketing è un’altra cosa e presuppone un piano.

Quando podcast e marketing diventano una sinergia vincente

Per farsi strada nel cuore degli ascoltatori, facendo conoscere il brand, i prodotti e i servizi offerti, bisogna creare una strategia di marketing podcast.

L’errore che spesso sento fare è credere che il podcast sia uno spot pubblicitario. Sebbene il podcast marketing abbia come finalità un messaggio commerciale, non usa la push strategy per raggiungerla. Questo vale anche se il podcast è usato come strumento di personal branding.
È l’utente a scegliere di ascoltare quel contenuto, e non viceversa. Quindi la dinamica è rovesciata.

Il punto di forza è la relazione intima ed empatica con l’ascoltatore a generare fiducia e quindi vendite.

Dunque, il podcast diventa vincente se:

  • mette l’utente al centro con contenuti utili e nei quali possa immedesimarsi e sentirsi coinvolto
  • parte dalla definizione di obiettivi chiari
  • si rivolge a un target preciso
  • dà voce a un’identità aziendale o personale e ai valori che racchiude.

Tutto questo nasce da una progettazione iniziale che non si improvvisa ma si studia in funzione di ciò che si vuole raggiungere.

Conclusioni

In una strategia di successo, il podcast si inserisce come elemento innovativo, distintivo. Funziona e diventa vincente se si tengono conto gli asset su cui si poggia e si progetta fin dall’inizio.

P.S.: Potresti scoprire persino di non poterne più fare a meno!


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Network Mixology significa letteralmente “mischiare i propri contatti”. Umberto Gini non solo è bravo a mixarli per far crescere opportunità ma è prima di tutto un vero maestro in quella che è l’arte della gestione di contatti. Esatto, saper mantenere viva la propria cerchia di conoscenti, è infatti un’arte. Farlo in modo genuino non è una cosa da tutti e ancora meno scontata. Chi è Umberto Gini? Eclettico e vulcanico, appassionato di canottaggio, nato a Palermo e, dopo aver vissuto e fatto esperienze lavorative in diverse città, approda a Milano dove arriva a dirigere un’agenzia assicurativa e avvia una start up nel mondo del food. A sua detta, però, le start up più riuscite sono Virginia e Lorenzo: i suoi due figli. Come si gestisce la propria rete di contatti? Te lo racconto in questa recensione. Trama di Network Mixology La trama è prettamente autobiografica in quanto Umberto parla della sua rete di contatti raccontando anche l’incontro da cui ognuno di essi è nato, così come l’amicizia che spesso ne è seguita. La sua natura effervescente (lo immagino proprio così) di animatore della festa e risorsa con le idee chiare – e tante – viene fuori già quando da adolescente decide di fare il PR per le discoteche. Da qui l’indipendenza economica che lo sprona a viaggiare, insieme alla voglia di conoscere e di “fare marketing” nella vita – risposta che dà al titolare del negozio in cui a 18 anni lavora come commesso alla domanda “Ma tu, da grande, cosa vuoi fare?” – diventano terreno fertile in cui Umberto inizia incessantemente e con costanza, una semina che si rivelerà preziosa. Uno spirito imprenditoriale innato che lo porta a diventare socio di un negozio prima, agente generale di un’agenzia assicurativa poi, e al contempo fondatore di alcune start up, per esempio nel mondo del food. L’esigenza di scrivere questo libro, nasce in Umberto durante il lockdown in piena emergenza nel 2020. Lo scopo è quello di analizzare criticità e, in particolar modo, opportunità che possono nascere durante un periodo che ci ha segnati tutti e plasmati, profondamente, sia dal punto di vista professionale che personale. Network Mixology è un excursus tra settori, imprenditori, persone e aziende di successo, che hanno carpito ogni piccolo e grande cambiamento del mercato. I capitoli vedono quindi la collaborazione, sotto forma di intervista e riflessioni, di diversi personaggi, mentori e amici, che hanno contribuito alla formazione di Umberto. 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Ciò non si riduce al sapere chi contattare per chiedere il tal favore. Significa piuttosto alimentare questa rete chiedendosi spesso: come posso essere utile a questa persona?Conosco qualcuno che possa dargli spunti utili nel suo business?Ho letto questo articolo interessante, potrebbe esserlo anche per qualcuno di loro? Nella mia esperienza personale è successo proprio così. Da aspirante stratega mi sentivo spesso a disagio in questo pseudo-ruolo tuttavia quando ho iniziato a dimenticarmi di chiedere e ho iniziato a fare qualcosa di utile per gli altri, senza l’esigenza di un ritorno tangibile e a breve termine, la magia è avvenuta. A chi consiglio Network Mixology? A tutte quelle persone che pensano di non conoscere nessuno o che conoscono tante persone ma non trattano la propria rete di contatti come un elemento vivo e reciprocamente utile. Imprenditori o imprenditrici, aspiranti tali, impiegati, studenti. Non vi è differenza. Le opportunità nascono dalla condivisione, iniziamo noi per primi. Frasi da non dimenticare di Network Mixology “C’è una bella frase che dice se sei la persona più intelligente nella stanza… allora sei nella stanza sbagliata! L’imprenditore deve ambire ad avere persone che nel loro ambito siano più intelligenti di lui, più preparati. Liberati dal tuo ego… “. “Questa pandemia mi ha insegnato che scegliere la squadra sta alla base della serenità che si può costruire sulla professione. Mi chiedo: quanto costa non avere fiducia?”. “Scegli con chi stai e che energia avrai”. Letture e podcast consigliati Network Mixology è un libro che non solo insegna a gestire la propria rete di contatti ma contiene anche delle chicche preziose su come avere il giusto spirito imprenditoriale e promuovere la propria attività. A tal proposito ti consiglio anche la lettura del best seller Fai di te stesso un brand di Riccardo Scandellari oppure Dimmi chi sei, di cui puoi leggere la recensione in questo articolo, (anzi, l’uno non esclude l’altro perciò puoi comprarli tutti e due!) e infine Condivide et impera. Convinci con il cervello, persuadi con il cuore e influenza per come sei di Rudy Bandiera. Due podcast in tema con tutto quello che ti ho raccontato e con i libri che ti ho consigliato sono: Rudy Bandiera docet, disponibile su Apple Podcast, piuttosto che un podcast fatto all’insegna di “un marketing elegante che rispetta le persone e il cliente” (cit. R. Scandellari) che trova il suo imprinting in Brand you di Riccardo Scandellari, disponibile sulla piattaforma Audible. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
A prescindere dal mezzo che utilizziamo, ogni singolo giorno abbiamo a che fare con la comunicazione, contribuendo come mittenti e destinatari dell’informazione e, talvolta, della disinformazione. Il podcast è un media molto intimo che riesce a trasmettere molto della tua personalità e del tuo modo di comunicare, facendo percepire quali sono gli elementi distintivi del tuo brand. La comunicazione è fondamentale per instaurare una relazione con il pubblico e costruire quella fiducia che avvicina le persone al nostro brand. Essa, però, non si basa solo sullo stile comunicativo di una persona ma anche sulla qualità e sul valore dei contenuti trasmessi. Ecco perché informazione e la disinformazione giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione di oggi, anche attraverso l’utilizzo del podcast.    Esiste un modo per rendere più autorevole ciò che diciamo e voglio parlartene insieme a un’ospite che stimo tantissimo, sia come persona che come professionista. Ha investito gran parte della sua carriera sull’importanza di fare giornalismo costruttivo: vi presento Assunta Corbo. Intervista ad Assunta Corbo, giornalista Assunta Corbo è giornalista, Fondatrice del Constructive Network in Italia e di News48, autrice di “Dire, fare … ringraziare” e di “Empatia Digitale”, un saggio sul tema della comunicazione online e offline. Ti occupi di Giornalismo Costruttivo dal 2012 e, dal 2019, sei Founder di Costructive Network: il primo network italiano di professionisti dell’informazione che si dedica alla comunicazione costruttiva. Cos’è il giornalismo costruttivo e perché oggi è importante fare informazione in quest’ottica? “Il giornalismo costruttivo è un approccio all’informazione che rispetta profondamente il lettore: colui che il giornalista dovrebbe avere sempre in mente. Vedo il giornalismo costruttivo come un ritorno alla professione fatta in modo etico piuttosto che come qualcosa di nuovo. Significa rispettare il lettore e la notizia, essendo onesti ancor più che obiettivi. Quest’ultimo è un tema delicato perché noi giornalisti siamo esseri umani e l’obiettività è, a volte, difficile da mettere in atto. Dal momento in cui scegliamo una storia, abbiamo già fatto una scelta basata sulle nostre esperienze e sui valori in cui crediamo. Quando una storia ci appassiona, a mio avviso, è impossibile essere obiettivi tuttavia si può e si deve essere onesti. Essere onesti nel fare informazione significa non lasciare i fatti in sospeso e continuare a seguire una storia anche quando ha perso quell’interesse mediatico che, all’inizio, ci aveva portati a raccontarla minuto per minuto. Significa raccontare ciò che non funziona ma anche quello che sta funzionando, in ottica costruttiva. Questo è il giornalismo di cui abbiamo fortemente bisogno in questo momento storico, in cui la pandemia e la guerra hanno prodotto un tipo di informazione che ha appesantito le persone. È tempo di fare un’inversione e tornare a chiedersi Perché faccio il giornalista? Quali sono i miei principi e valori? Porto avanti quelli“. Fare informazione ed essere autorevole Il tema della fiducia sia nei confronti di chi fa informazione che nei confronti dei brand che si fanno sempre più portavoci di messaggi ad alto impatto sociale, è molto sentito in questo periodo storico, soprattutto dalle nuove generazioni. Tra l’altro è uno dei punti cardine del manifesto del Costructive Network. Quanto conta l’autorevolezza di chi fa informazione rispetto alla notizia? “Tantissimo. L’autorevolezza si costruisce proprio utilizzando quegli strumenti digitali, come può essere il podcast, piuttosto che i social. Questi ultimi sono spesso criticati in quanto hanno sicuramente delle sfumature che vanno controllate. Sono, di fatto, la grande opportunità per chi fa informazione, per far conoscere sé stesso e come lavora alle persone, i propri principi e come sceglie le storie. Ciò contribuisce a creare l’autorevolezza che accennavi: una persona o un professionista che condivide, racconta alla sua comunità qualcosa di valore. Oltretutto, oggi siamo diventati un po tutti “giornalisti”, nel senso che l’informazione arriva dai canali più disparati. Chiunque pubblica un contenuto sui social sta facendo informazione (o disinformazione) in qualche modo rispetto a chi lo fa per professione. Questo ruolo non reputo spetti solo ai giornalisti, bensì anche ai blogger in quanto anche loro sono degli informatori. Chi produce dei contenuti strutturati, come il podcast, sta facendo informazione. Ecco perché tutti noi dobbiamo prestare attenzione a creare una narrazione costruttiva, ossia a come strutturiamo le nostre storie.” La ricetta di un’informazione costruttiva Nell’ultimo biennio sono nati diversi podcast che fanno informazione, molto seguiti perché si sono imposti come fonte autorevole. La ricerca condotta da Spotify lo scorso autunno, su come sta cambiando il panorama culturale dei giovani (in particolare, Generazione Z e Millennials) e i mezzi attraverso i quali s’informano sui temi di attualità, sostiene che il 36% nutre maggior fiducia nei podcast rispetto ai media più tradizionali come radio, tv, giornali ecc. I podcaster, infatti, riescono a instaurare una connessione più intima con il loro pubblico e, di conseguenza, a trasmettere maggiore autenticità e affidabilità. Conta di più chi parla e la relazione con questi, rispetto alla notizia in sé. Qual è la ricetta per creare un’informazione costruttiva che contrasti la disinformazione o la misinformazione? “L’argomento è molto ampio e penso che sia questa l’epoca in cui dobbiamo tornare ai concetti di utilità e di responsabilità. Quando comunichiamo, mettiamo in circolo informazioni che inevitabilmente stiamo offrendo delle persone. Un messaggio è un insieme di parole – come scrivo in Empatia digitale – che lanciamo nel mondo; viene accolto da una o migliaia di persone, non importa quante, ma ricordiamo che dall’altra parte ci sono sempre delle persone. Chi inizia a scrivere, produrre o registrare un contenuto, per prima cosa, dovrebbe chiedersi se è utile. Nell’era dei social media ci siamo trovati spesso a raccontare quanto siamo bravi e quante cose straordinarie facciamo. In realtà, questi contenuti non sono utili a chi li riceve. Dobbiamo, invece, essere utili alle persone, trasferendo un insegnamento, anche quando raccontiamo qualcosa che chiaramente mette in luce il nostro lavoro e il nostro talento. In quanto alla disinformazione, è un’informazione sbagliata, scorretta, che non dà gli strumenti giusti alle persone. La disinformazione è fuorviante: è un’informazione che ti porta da un’altra parte, spesso veicolata, ahimè, dalla propaganda. Lo vediamo, per esempio, nella narrazione della guerra. La polarizzazione è un altro fenomeno gravissimo che mette le persone le une contro le altre nonostante sia tutto costruito dai media, da chi mette in circolo l’informazione.” Qual è l’informazione di qualità? “Bisogna fare, a priori, una distinzione tra la disinformazione e l’informazione di qualità e, successivamente, chiedersi qual è quella che accoglie tutte le sfumature e le offre al lettore, fornendo gli elementi che lo aiutino a comprendere la realtà e il contesto. Questo è il grande ruolo di responsabilità che ha chi fa informazione: raccontare e spiegare alle persone cosa succede, togliendole dal senso di impotenza di fronte a dei problemi giganteschi. Dare gli strumenti per interpretare numeri, statistiche e le visioni dei diversi professionisti intervistati. L’informazione di qualità educa il lettore, lo spettatore, l’ascoltatore, il pubblico e, in generale, la comunità. Si comincia a parlare sempre più di comunità che di pubblico dei giornali e dei media digitali. Per esempio, se pensiamo al giornalismo locale, la relazione del giornalista con la comunità è molto forte: ne conosce i problemi, li affronta e la aiuta a risolverli parlando con le istituzioni. Questo fenomeno si sta allargando anche a livello nazionale e internazionale. Il giornalista ha a che fare con la comunità, non più con un lettore.” Empatia Digitale: comunicare con responsabilità Il tuo ultimo libro Empatia Digitale esprime un concetto molto bello che voglio citare: “le parole sono di tutti, il contenuto è personale”. Sottintende la responsabilità che ciascuno di noi ha quando comunica ogni giorno, sui social, sui blog o tramite il podcast che, come abbiamo visto, riesce ad essere uno strumento potente. Inevitabilmente, quello che pubblichiamo non è più solo nostro ma diventa degli altri. 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Le persone, ormai, hanno imparato a riconoscere l’autenticità. Raccontare fallimenti, ed errori è una cosa che ci umanizza tantissimo, uscendo da quella logica di perfezione a cui i social ci abituano. Abbandoniamo l’idea che si debba necessariamente raccontare solo quello che sta funzionando. Questi sono, secondo me, i principi da cui partire per costruire una buona comunicazione e una narrazione costruita sull’autenticità.” Conclusioni Sono certa che tutte le informazioni condivise da Assunta Corbo, che ringrazio, ti abbiano dato degli ottimi spunti e un nuovo punto di vista per scegliere come comunicare, anche attraverso il tuo podcast. Per approfondire l’argomento, ti consiglio la lettura del libro di Assunta Corbo, Empatia Digitale – Le parole sono di tutti, il contenuto è il tuo edito da Do it Human: un valido manuale di istruzioni per comunicare in modo costruttivo, online e offline.  Puoi, inoltre, seguire Assunta Corbo sui suoi canali social e sul suo sito www.assuntacorbo.com Avrai capito quanto costruire il proprio stile comunicativo sia davvero importante. Se hai già in mente un progetto per il tuo podcast ma non sai da dove iniziare, scrivimi per richiedere una consulenza personalizzata. Sarò felice di essere la tua Podcast Coach. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Le tre principali differenze tra podcast seriale e podcast episodico riguardano la struttura narrativa, il numero di episodi e la distribuzione dei contenuti. La scelta di usare uno schema seriale oppure episodico consegue all’analisi sul formato podcast, ovvero sulla struttura con la quale si vuole presentare il contenuto al pubblico. È in fase di progettazione che si definisce il formato di un podcast sulla base di questi 4 macro elementi: scelta editoriale stile narrativo numero di voci struttura e distribuzione. Vediamo ora qual è la differenza tra podcast seriale e podcast episodico. Format podcast: cosa sapere per prepararlo Leggi tutto Il podcast episodico Una serie episodica è contraddistinta da un numero ampio di puntate e uno sviluppo verticale del contenuto. Ogni puntata è autoconclusiva, o come si dice anche “stand alone”. Non c’è quindi un legame narrativo tra un episodio e l’altro e si possono ascoltare in qualunque ordine.  Tuttavia gli episodi non sono totalmente slegati tra loro, perché ciascuno di essi sviluppa per micro argomenti la una stessa principale tematica del podcast e contiene elementi comuni che li rende identificabili come parte di una stessa serie. Questi elementi possono essere relativi alla struttura interna e al corredo sonoro. In questo tipo di formato la distribuzione del podcast è a cadenza regolare: giornaliera, settimanale, quindicinale, mensile.  Quando usare il formato episodico? Si adatta bene a podcast divulgativi, educativi, di news e informazione. Podcast episodici esempi Podcast per il Business è una serie episodica con cadenza settimanale. Ogni puntata affronta un tema specifico e autoconclusivo ma tutte le puntate sono riconducibili a un unico macro tema: come fare marketing con il podcast. Altri esempi di podcast episodici: DOI – Denominazione di origine inventata Formato dialogo, con puntate autoconclusive sul tema della cucina italiana. The Essential Podcast di informazione con cadenza giornaliera Morgana Un episodio mensile concentrato sulla storia di una “Morgana” sempre diversa. Puntate autoconclusive, elementi di riconoscibilità ben marcati che ne hanno definito una identità tutta propria. Il podcast seriale Un podcast seriale, o serie serializzata, è invece una narrazione estesa in cui l’arco narrativo si distribuisce su più puntate con una trama orizzontale.  Questo è il tipo di formato podcast che ben si adatta a fiction, storie e biografie in cui è presente un unico grande avvenimento e un personaggio centrale e il racconto suddiviso su più episodi. In questo caso, la serie podcast ha un numero definito di episodi ed è autoconclusiva.  Podcast seriali esempi Ponti Invisibili Una serie autobiografica di 9 puntate sviluppata con la tecnica dello Slow Journalism con una trama orizzontale. La Ballata dell’Andrea Doria Serie narrativa strutturata in 6 puntate per raccontare la storia del naufragio del lussuoso transatlantico. Veleno Docuserie con trama orizzontale, uno dei podcast più conosciuti in Italia. Conoscere la differenza tra podcast episodico e podcast seriale, ti aiuta a definire quale format usare nel tuo progetto. Questo è uno degli elementi che fanno parte del modulo sulla progettazione di un podcast del mio corso di podcast marketing Da Zero a Podcast disponibile in 3 diversi livelli di apprendimento. Vieni a scoprirlo cliccando sul banner. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Voglio stravolgere un concetto. Non perché una mattina mi sono svegliata all’improvviso con un’idea stramba ma, a ragion veduta, ho fatto una riflessione. Dopo aver sottoposto a un sondaggio una cinquantina di liberi professionisti che usano il podcast in modo continuativo nella loro comunicazione online, mi sono resa conto che tutto sommato avevo ragione. Il branded podcast non è solo per i grandi brand, ma anche per i piccoli brand che vogliono farsi conoscere. Per piccoli brand mi riferisco a tutti quei liberi professionisti, i freelance, che ogni giorno lavorano al proprio personal branding. In che modo i liberi professionisti usano il podcast? Per raggiungere quali obiettivi? Ecco cosa è emerso dal sondaggio. Gli obiettivi del branded podcast Il branded podcast è un contenuto audio che comunica un messaggio commerciale parlando dei valori e dell’identità del brand oppure dei propri prodotti e servizi senza essere una pubblicità. In modo indiretto, ma al tempo stesso coinvolgente, fa conoscere chi è e cosa fa. Il branded podcast lavora sulla brand awareness, costruendo quella credibilità e autorevolezza che rafforza la reputazione di un brand. Se questo obiettivo è valido per le grandi aziende, tanto più lo è per il proprio personal branding. In tutti gli ambiti, la comunicazione accresce la relazione con il proprio pubblico e questo non fa altro che posizionare il brand nella mente delle persone. La consapevolezza di un marchio genera fiducia che, a sua volta, porta ad essere scelti proprio per le caratteristiche distintive e i valori che trasferisce. L’audio ha il potere forte di arrivare dove i testi scritti si fermano: fa leva su una relazione più intima tant’è che risulta più efficace per rafforzare una community già esistente o per crearne una. Parlando di numeri e di obiettivi, dal sondaggio è emerso che i liberi professionisti usano il podcast brand principalmente per la propria brand awareness, seguito dalla possibilità di stringere nuove partnership commerciali sia con altri professionisti che in altri contesti lavorativi afferenti la loro attività. obiettivi del podcast per i liberi professionisti Nelle attività di content marketing, il 32,5% di essi lo preferisce ad altri media perché bypassa le ansie che un testo scritto o un video mette loro di fronte. Nel 17% dei casi il podcast è più efficace per stringere una relazione con il proprio pubblico. I risultati del branded podcast per il personal branding Gli obiettivi sono chiari: lavorare sulla consapevolezza e l’autorevolezza del proprio personal branding. Ma i risultati? In modo del tutto schiacciante, tutti hanno confermato la forza del podcast nel posizionare in modo autorevole il proprio brand personale online, con risultati che nel 72,5% dei casi hanno addirittura superato le aspettative. La crescita del proprio business di conseguenza ne ha beneficiato, anche se non tutti nella stessa percentuale. Come ogni attività di content marketing, il ritorno sull’investimento (ROI) è strettamente legato agli obiettivi che ci si è posti. Non sempre i dati sono quantificabili quando si parla di brand awareness perché il beneficio è indiretto. Questo spiega perché nel 50% dei casi il ROI misurabile arriva al 5%. In ogni caso nel sondaggio è emerso che il 17% dei liberi professionisti ha raggiunto un ROI tra il 10-20%, mentre un 20% del campione ha realizzato un ritorno che supera il 20% dell’investimento. Di pari passo cresce il fatturato afferente il business del libero professionista, riconducibile all’attività di podcasting. Il 52,5% dichiara una crescita fino al 10%, il 22% tra il 10 e il 20%, il 18% tra il 30 e il 50% di incremento e 7,5% supera il 50% di fatturato da quando ha iniziato a usare il podcast come strumento di marketing. % crescita del fatturato riconducibile all’attività di podcasting Quando il podcast brand funziona davvero Mi occupo di marketing e di podcast per professione, ma stavolta ho chiesto direttamente ai podcaster intervistati un parere su come far funzionare davvero questo media. Nell’ordine, questi i consigli dei professionisti: progettare prima di iniziare: struttura bene la strategia e il posizionamento, partendo dal target e dal piano editoriale per individuare le leve giuste per il tuo business.Formazione: impara ad usare lo strumento attraverso corsi o consulenza di esperti per non ritrovarsi ad abbandonare il progetto poco dopo aver iniziato.Iniziare avendo la costanza di continuare ad accrescere le proprie competenze e perfezionarsi anche nella parte tecnica. Il podcast brand si inserisce bene nella strategia di content marketing ma va supportata da attività connesse, quali ad esempio i social, il proprio sito web e l’uso delle newsletter. Nessuno di questi strumenti da solo porta beneficio al proprio personal branding. Tutti assumono importanza perché lavorano su diversi fronti come parte di un ingranaggio. Il branded podcast, in fondo, è parte di questo meccanismo, anche se sei un libero professionista. E tu, hai mai pensato di iniziare un tuo podcast? Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
L’autore di 100 € Bastano è Chris Guillebeau: appena trentenne ha già visitato oltre 175 paesi, imparando di volta in volta a tradurre in reddito le proprie idee. Il suo sito racchiude tutte le storie delle oltre 1.500 persone che ha intervistato negli anni, le quali hanno intrapreso un’attività in proprio. Tutti sono partiti da un’idea, con nulla o poco più di 100 €. La domanda che mi viene posta ogni volta che parlo o scrivo di questo libro è sempre la stessa: “Sono idee e strategie applicabili anche alla realtà italiana?”. Te lo svelo fra un paio di paragrafi. Trama di 100 € Bastano per reinventare la tua vita La trama di 100€ Bastano racconta svariati aneddoti di migliaia di persone, di diversa estrazione e nazionalità che, per necessità o per desiderio, si sono costruite una valida alternativa nella vita. Chi non aveva il lavoro e chi l’aveva al mattino e la sera lo ha perso. Tuttavia, il libro svela storie di professionisti che, pur avendo studiato per anni per esercitare la professione, una volta con le mani in pasta, sul campo, si sono resi conto di non avere passione alcuna per quel che facevano. Quindi è una finestra sulla speranza e sull’opportunità. Che il punto di partenza sia l’uno o l’altro estremo, lungo questo segmento non si enumerano dati statistici ma storie vere. Traslato ai giorni nostri, più che di passione potremmo parlare di restrizioni e limitazioni. Di vere e proprie necessità di doversi reinventare e creare nuove opportunità, se cercarle non basta. Ecco 3 strategie per trovare nuove idee, suggerite dall’autore: la dottrina del valore, aspira a creare prodotti o servizi di valore per qualcuno, affinché esso sia ciò a cui ambiscono e che considerano di pregio non tanto per il valore monetario ma per quello da essi percepito;fai del tuo cliente un eroe, procura loro qualcosa che faccia accrescere una loro competenza e far sì che sia stimato e apprezzato da amici e colleghi;vendi ciò che le persone vogliono davvero e non quello di cui tu pensi che abbiano bisogno, scava a fondo nei loro valori. Un altro strumento utile è sicuramente la griglia decisionale che in realtà può essere utilizzata a mio avviso anche per altri scopi. Nella colonna di sinistra elenchiamo le idee che abbiamo in mente, per esempio: idea 1, idea2, idea 3, … Lungo la linea delle colonne inseriamo i seguenti criteri: impatto, impegno, redditività, immagine, somma. Vediamo insieme cosa significano: che impatto avrà questa idea/iniziativa sulla tua clientela attuale o futura? quanto tempo e lavoro ti richiederà realizzare questo progetto?realisticamente parlando, quanto pensi che potrà renderti questo progetto? immagine: ti rappresenta questo progetto? 100 € Bastano è una fonte ricchissima di spunti pratici, strategie, piani d’azione, come per esempio il capitolo su come sondare il mercato in 7 mosse, fare il piano aziendale in una pagina piuttosto che la tua dichiarazione d’intenti in 140 battute. La mia recensione 100 € Bastano io lo chiamo “il libro delle lampadine”. A me ne ha accese tante. Ma come si cercano delle idee? Quella che può farti diventare una Mucca Viola? Il libro, come detto, è un manuale per produrre idee e le storie di chi lo ha fatto ci testimoniano che è possibile. La frase di Chirs Guillebeau che mi ha colpita, nella sua semplicità e grande verità, è quella in cui ci invita ad avere sempre l’obiettivo di far stare bene le persone perché nelle iniziative che portano beneficio a chi le compra risiede il seme della tua nuova attività. Come dicevo all’inizio dell’articolo, l’obiezione ricorrente su questo libro riguarda il fatto che le idee e attività proposte da avviare in proprio, siano effettivamente replicabili in Italia e non siano solo appannaggio della cultura americana. In effetti non tutte, questo è ovvio. Probabilmente non solo in Italia. Forse ci sarà pure qualcuno in Italia che possieda un ranch da affittare o che si voglia dedicare alla tostatura del caffè. Molte delle attività raccontate, dall’aprire un sito per vendere un e-book o uno stock di materassi, riflettono un modello che oggigiorno non è effettivamente replicabile secondo certi canoni. Vero è anche che se avessimo letto questo libro due anni fa, probabilmente avremmo creduto meno fattibile l’idea di diventare insegnante di yoga per dare lezioni online a donne in carriera e casalinghe. Oggi, in seguito allo stravolgimento globale dovuto alla pandemia, molte di queste ed altre attività online sono fiorite. Le piattaforme di videoconferenza hanno registrato il boom di download nella storia! Quel che negli anni è decisamente cambiato è anche il modo in cui le persone utilizzano internet, le possibilità che presenta e l’avvento dei social. Il vero messaggio di 100 € Bastano risiede nell’osservazione, senza giudizio, della realtà e delle potenzialità, guardando alle soluzioni. A chi consiglio il libro Lettura consigliata a tutte quelle persone che sono alla ricerca di uno spunto per reinventarsi, iniziare, tracciare una riga o un punto a capo. A chi, in questo momento, vuole trovare una via per (ri)adattarsi ad un mondo del lavoro cambiato, stravolto, tra remote e smart working. Il libro è esattamente questo: una guida per anime che vogliono decollare. Ti ritrovi in una di queste persone? Frasi indimenticabili di 100 € Bastano “Il segreto di una nuova e significativa professione e far sentire bene la gente”. “Per riuscire in un progetto commerciale, soprattutto uno di cui siete entusiasti, è consigliabile concentrarsi su tutte le attitudini in vostro possesso, probabilmente utili ad altri, e sulla loro combinazione”. “Lo scopo non è arricchirsi velocemente, ma realizzare qualcosa a cui le persone attribuiranno un valore tale da volerlo acquistare”. Letture e Podcast consigliati Sempre di Chirs Guillebeau potresti leggere The Money Tree, un libro che parla di come trovare fortuna nel proprio giardino. Per capire da quali meccanismi sono influenzati i nostri acquisti – e quindi quali idee possano trovar terreno fertile in un determinato gruppo di persone – ti consiglio il libro di Richard Shotton: La fabbrica delle scelte, edito da Roi Edizioni. Se sei su questo sito tuttavia forse preferirai anche ascoltare qualcosa! A questo link troverai proprio il Podcast di Chris Guillebeau, con le sue 101 storie per avere un guadagno extra. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Ci sono dei casi in cui è meglio per te non creare un podcast? La risposta è sì, e tra poco li vedremo insieme. Forse questa dichiarazione può sembrarti strana visto che come Podcast Coach aiuto le persone a creare un loro progetto audio. Ma sono anche dell’idea che, come ogni cosa, vada approcciato con la giusta predisposizione e le giuste motivazioni. Il rischio altrimenti è creare un prodotto che non porta valore né a te né al tuo pubblico, e quindi non ascolterebbe nessuno. Per cui, se sei nella fase in cui alla parola podcast ti brillano gli occhi e non vedi l’ora di partire in quarta, è mio dovere farti prima riflettere su alcune errate motivazioni che potrebbero spingerti verso una decisione sbagliata. Perché proprio un podcast? La primissima domanda che faccio a chi vuole cominciare un percorso con me è questa: perché hai deciso di creare proprio un podcast e non usare altri mezzi di comunicazione? Non tutti se la pongono e non tutti hanno la risposta pronta. Altre volte le idee sono chiare, ma le risposte suggeriscono che forse è meglio dedicare tempo e denaro a creare qualcosa di diverso che non sia il podcast. Vediamo insieme in quali casi è meglio non creare un podcast. Voglio fare podcast per diventare popolare? Molti podcaster che conosco in effetti sono diventati popolari proprio grazie al loro show. Puntata dopo puntata hanno saputo conquistare il pubblico ed entrare letteralmente nella quotidianità delle persone. Ed è proprio questo il punto: se hanno avuto successo con il loro podcast è perché sono riusciti a creare un prodotto di valore che il pubblico ha apprezzato. La popolarità è arrivata dopo, non è stata la leva scatenante. Anzi, molti di questi podcaster neanche si aspettavano un simile successo. Dunque se pensi di fare un podcast per soddisfare esclusivamente il tuo ego, beh potresti restare deluso. Sono pochi i podcast che raggiungono vette di ascolti tali da rendere famosi i podcaster. E in ogni caso c’è sempre dietro un gran lavoro di contenuti. Competenze chiave per fare un podcast Leggi tutto Lo faccio perché lo fan tutti? Il podcasting è un mercato in forte espansione, aumentano gli ascoltatori e aumentano le produzioni. Aziende, privati, liberi professionisti e istituzioni si sono lanciati nel meraviglioso mondo dell’audio per divulgare contenuti. Il fatto che i grandi player del mercato (Spotify, Amazon, YouTube, per citarne alcuni) stiano investendo nel podcast indica che la domanda c’è. Benissimo. Creare un podcast in un mercato in crescita è utile per ritagliarsi un proprio posizionamento e presidiare nuove piattaforme. Ma se non hai una buona idea da condividere o contenuti utili per il tuo pubblico, cavalcare l’onda tanto per esserne parte non ti porterà alcun successo. Meglio ponderare la cosa e aspettare di buttar fuori l’idea giusta che il pubblico apprezzerà. Credo che il podcast sia un modo per fare soldi? La monetizzazione è un aspetto interessante del podcasting. Tuttavia, pochi sanno che guadagnare con il podcast è più difficile di quanto si pensi. Che si tratti di pubblicità dinamica, episodi sponsorizzati, crowdfounding, il punto è sempre uno: serve un pubblico per monetizzare. E il pubblico te lo crei con il tempo, la costanza e il valore che offri.  Se credi di fare soldi facili, dovrai ricrederti. Piuttosto, concentrati sul creare un podcast per divulgare la tua esperienza, i tuoi valori e contenuti utili agli ascoltatori. Il resto arriverà. Lo faccio per vendere i miei prodotti e servizi? Il podcast marketing è un ottimo modo per promuovere il proprio business, ma non è uno spot pubblicitario. Sebbene un messaggio commerciale indiretto possa starci, l’effetto televendita è completamente fuori luogo.  Le persone non sono interessate ad ascoltare per 10, 20 o 30 minuti un messaggio di vendita diretta. Vogliono imparare, intrattenersi, ricevere informazioni o formazione utile. Per l’advertising ci sono strumenti e contesti più idonei del podcast.  Come si attiva il processo di acquisto con il podcast Leggi tutto La mia target audience ascolterebbe un podcast? Converrai con me che il vero protagonista del podcast è il pubblico. Per cui, se per ragioni demografiche l’audience a cui ti rivolgi è ben lontana dall’uso della tecnologia audio, beh forse è meglio pensare a qualche altro canale di comunicazione.  Per esempio, i dati divulgati da Ipsos nell’ottobre 2021 nella sua Digital Audio Survey sul profilo degli ascoltatori dimostrano che il 44% è under 35. Questo potrebbe farti capire che un pubblico in là con l’età potrebbe preferire strumenti più tradizionali del podcast per fruire di contenuti. Ipsos, Digital Audio Survey 2021 Quando ha senso creare un podcast? Creare podcast è un lavoro che richiede impegno, energie e risorse. Se le tue motivazioni sono quelle di donare e condividere contenuti utili e di valore al tuo pubblico, allora sei sulla strada giusta. Diversamente, forse è meglio rivalutare le tue decisioni.  Pensa sempre che gli ascoltatori donano il loro tempo per ascoltarti, e il tempo è la risorsa più preziosa che possediamo. Usalo bene anche tu e non deludere le loro aspettative.  La soddisfazione più grande è ricevere feedback di apprezzamento e gratitudine per il valore che hai condiviso. Questo è ciò che io chiamo successo.  Dunque, tu perché vorresti fare un podcast? Contattami per fissare la tua call gratuita di 30′ e raccontami la tua idea di podcast. Sarò felice di accompagnarti in questa avventura. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Per differenziarsi dalla concorrenza, oggi non è più sufficiente essere bravi nel proprio lavoro. Ormai, la qualità di un prodotto o di un servizio è praticamente la base per restare attivi sul mercato. I consumatori come me e te sono diventati molto più attenti di un tempo a ciò che acquistano e, a meno che tu non stia vendendo delle commodity, non è il prezzo a fare la differenza. Serve altro per distinguersi, qualcosa che ha più attinenza al come e al perché facciamo quello che facciamo, rispetto al solo cosa proponiamo. Su questo punto, il libro Partire dal perché di Simon Sinek parla chiaro, e se sei in cerca della tua proposta di valore ti consiglio di leggerlo. Avere una vision e una mission chiare, dunque, è il punto di partenza. Ma non finisce qui. Possiamo avere i valori più elevati, l’offerta migliore di questo mondo, l’elemento unico e originale che ci differenzia dagli altri, ma se nessuno sa che esistiamo, abbiamo un problema. Soprattutto se sei nella fase di avvio di una nuova attività, non puoi aspettare passivamente che siano gli altri a notare te e il tuo brand. Perché non esistiamo solo noi. La comunicazione è la linfa vitale di un business, piccolo o grande che sia. Senza di essa nessuno saprebbe cosa fai. Il fatto è che anche i tuoi competitor fanno la stessa cosa. Usano i canali di comunicazione per promuoversi e aumentare la propria visibilità. Dunque, cosa serve per distinguersi dalla concorrenza a livello comunicativo? È questo ciò di cui ti parlerò in questo articolo. Lo farò con la mia voce unita a quella di Elena Bizzotto, igienista dentale e podcaster, che ci racconterà come è riuscita a trovare il suo elemento differenziante e a trasformare la sua comunicazione e il suo business proprio grazie al podcast.  Intervista ad Elena Bizzotto Elena Bizzotto è la protagonista della prima intervista di Podcast per il Business. Igienista dentale, musicista, podcaster ed autrice di ben 4 podcast (spoiler: il quinto è in arrivo).  Ho avuto il piacere di intervistarla durante una chat vocale dell’Associazione Italiana Podcasting di cui è una delle fondatrici. “Elena, come sei arrivata al podcasting, considerando il tuo background e la tua professione, forse un po’ lontana da quelle tipicamente digitali?” “Sono arrivata al podcasting come una conseguenza naturale e inevitabile del mio background come musicista. L’audio è per me un canale preferenziale e io stessa ero (e sono) una grande ascoltatrice di podcast. All’inizio, mi sono avvicinata come utente, fino a diventare una podcast-addicted. I tragitti in macchina e tutti quei momenti “di fermo” per me sono utili per ascoltare i podcast.  Prima di raccontarmi, parto dal presupposto che amo moltissimo il mio lavoro e non volevo cambiarlo. Ho iniziato a lavorare come libera professionista senza avere minimamente la concezione di come dover affrontare il mio lavoro con la mentalità da imprenditrice.  Di fatto, sono entrata nel mondo della libera professione con la mentalità da dipendente dato che già a quell’epoca lavoravo anche 10 o 11 ore al giorno, sabati compresi. Ad un certo punto, mi sono resa conto che mi mancava quel mindset che, invece, dovrebbe appunto avere un imprenditore. In particolare, sentivo di non avere competenze legate agli strumenti, le conoscenze legate al mondo del business. Amando i podcast, è stato per me naturale scegliere questo canale per iniziare ad attingere a concetti e nozioni di marketing. Mano a mano è cresciuto in me il desiderio di creare qualcosa di mio e ho iniziato con un blog. Mi sono subito resa conto che nel mondo digitale, il sito era qualcosa di completamente mio su cui nessuno poteva mettere le mani o dire la sua. Era il mio luogo digitale.  Come il podcast mi ha aiutato a differenziarmi Nella realtà dei fatti, la scrittura non l’ho mai sentita come il mio strumento. Quindi è scattato in me qualcosa che mi ha portata a chiedermi “ma se io amo tantissimo ascoltare podcast e parlare con i miei pazienti, perché non iniziare a farlo?”. Spesso i miei pazienti mi dicevano “Dottoressa, questa cosa non me l’ha mai spiegata nessuno come ha fatto lei”.  Ecco, per spiegare le cose in ambito medico ci vuole del tempo. Nel mondo digitale però sappiamo che i social scorrono veloci ed i video devono essere di 20 secondi. Non si può parlare di concetti che richiedono del tempo per essere raccontati e spiegati, pensavo.  Ho sempre cercato di usare molto le metafore per semplificare e far immaginare i concetti. Ecco perché ho pensato che il podcast fosse perfetto! Èd è stato proprio il podcast a trasformarmi, piano piano, anche come professionista. Le mie colleghe erano allora presenti nel mondo digitale usavano tutte i canali social e lavorando molto col video. Io invece ho voluto differenziarmi dai competitor con il podcast. A dirla tutta, è stato proprio grazie a ciò, che il mio podcast è diventato un branded podcast: parlava di me come professionista… senza parlare di me.  Inoltre sono stata la prima igienista dentale ad usare il podcast come strumento di divulgazione e questo ha destato curiosità nel mio ambiente”. Raccontarsi in modo unico e personale “Elena, quali sono stati gli ostacoli che hai incontrato nell’attuare questa tua scelta comunicativa?” “I primi esperimenti li ho fatti a cavallo tra 2017 e 2018. Quando dicevo ai miei pazienti di avere un podcast, la loro reazione era di smarrimento. Perdevo più tempo a spiegare cosa fosse un podcast e a come ascoltarli, piuttosto che a spiegare loro l’argomento.  Ho cercato di facilitare questo aspetto, indirizzandoli al mio sito dove ogni puntata del podcast diveniva un articolo di blog, con al suo interno la versione audio da ascoltare.  “In riferimento ai tuoi obiettivi personali come ti ha aiutato il podcast a migliorarti come professionista?” È una grande opportunità di crescita personale. Assolutamente. Sarebbe riduttivo scegliere questa opzione solo in merito alla capacità di questo canale di differenziarci rispetto ai nostri competitor. Il fatto di dover raccontare, ingegnandomi su come farlo in maniera piacevole, mi ha reso ancora più brava. Inoltre, ho fatto un corso di aggiornamento come speaker, per acquisire più scioltezza e sicurezza nel parlare. Un qualcosa che mi è tornato utile naturalmente anche in tutti gli altri ambiti della mia figura professionale.  Quello che è successo è che, ad un certo punto, ti ritrovi a raccontare ciò che è la tua materia, nella tua maniera. Diventa unica e personale, ed è lì che ti differenzi rispetto agli altri colleghi. All’inizio spiegavo le cose diversamente ma non ne avevo consapevolezza. Fare podcast mi ha reso cosciente del fatto che la mia divulgazione è diversa da quella degli altri colleghi e delle altre colleghe.  Esattamente da questa consapevolezza incominci a capire quali sono i tuoi punti di forza quali quelli in cui puoi migliorare”. I nostri cambiamenti ci differenziano dagli altri “Che tipo di riscontro hai avuto in seguito alla scelta di usare il podcast nel tuo business?”. “Il primo cambiamento è stato quello di iniziare a dire consapevolmente – e con soddisfazione – anche dei bei “no”. Questa cosa mi ha fatto percepire diversamente come professionista.  Il secondo è che mi si sono aperte molte opportunità perché il mio obiettivo inizialmente era quello di diversificare il mio lavoro: entrare nel mondo della formazione;tenere delle lezioni all’università;insegnare ai master. Le mie entrate non provenivano più solo dal mio lavoro (ad ore) con il paziente ma da attività extra provenienti grazie al podcast”. “Quale consiglio daresti a chi oggi ha una libera professione e vorrebbe iniziare un podcast per fare marketing?”. “Iniziare subito! È fondamentale!  Oggi, a maggior ragione, non ci sono più scuse. Non bisogna neanche più impazzire per cercare tutorial, come ho fatto io. Soprattutto, se si svolge una professione in cui esiste già una componente di racconto – che sia anche solo raccontare il proprio mondo – vale la pena iniziare a farlo. È importante esserci, raccontare e farlo a modo proprio con la propria sensibilità, con la propria creatività”. “Elena, siamo arrivate all’ultima domanda di questa intervista: secondo te bisogna essere una grande azienda per usare il podcast per far crescere il proprio business?” Io credo assolutamente che un libero professionista possa trovare nella creazione di un podcast, uno strumento utilissimo. Basti pensare a quante volte rispondiamo, per esempio, alla domanda di un cliente. Magari questa stessa domanda ti viene posta spesso e ogni volta rispondi la stessa cosa.  I contenuti audio per seminare la concorrenza “Creare un contenuto audio che i clienti possono ascoltare, come se ti avessero lì, ti permette di ottimizzare lo sforzo. Se sei un libero o libera professionista puoi utilizzare il podcast per raccontare a tutti che lavori in maniera completamente diversa. Allora raccontiamoglielo! Usiamo la nostra voce che è uno strumento potentissimo per farci conoscere. La nostra voce è unica ed è senza dubbio un tratto che ci differenzia dalla nostra concorrenza. Dall’altra parte chi ti ascolta lo fa in maniera molto intensa. Quando mi mettevo le cuffie e ascoltavo per ore e ore questi podcast, mi sono sentita trasformata. Capivo il loro modo di lavorare, imparavo, entravo nel loro mondo di professionisti, sposavo i loro valori e il loro modo di affrontare il business.”  Tutti i riferimenti e i podcast di Elena Bizzotto li trovi sul suo sito. Conclusioni Per differenziarsi dalla concorrenza possiamo e dobbiamo lavorare su più fronti. Uno di questi è il modo in cui comunichiamo sul web e quali strumenti che usiamo per promuovere il nostro brand. Il podcast marketing si rivela una strategia vincente, specie se sei un libero o una libera professionista come Elena. A questo punto tocca a te decidere se vuoi stare un passo avanti alla concorrenza. Io posso aiutarti a creare la tua strategia di comunicazione audio che parli di te e del tuo brand. Iniziamo? Scrivimi all’indirizzo contattami@estermemeo.it e facciamo la differenza. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Le descrizioni degli episodi podcast sono uno strumento potente per attirare l’attenzione di nuovi ascoltatori e stimolare il loro interesse. Ma sono anche molto importanti per i motori di ricerca, in quanto aiutano i crawler a capire la natura del contenuto dell’episodio e a indicizzarlo correttamente nei risultati di ricerca. Una buona descrizione quindi può, non solo portare nuovi ascoltatori, ma aumentare la visibilità del tuo podcast. Il che significa aumentare la brand awareness, generare più lead, aumentare le conversioni, la reputazione del brand e la sua authority. E se mi segui da un po’ sai anche che il podcast è uno dei canali di comunicazione che se integrato in una strategia di marketing, concorre a posizionare il brand anche sui motori di ricerca. Uno degli elementi che aiutano il podcast a posizionarsi nei motori di ricerca è la descrizione degli episodi. E ora vedremo in che modo. Come ottimizzare le descrizioni podcast Sono due i fattori da tenere in considerazione per ottimizzare le descrizioni degli episodi podcast: la lunghezza del testo descrittivo le parole chiave pertinenti inserite al suo interno. Proprio come ho spiegato nell’articolo sulle descrizioni efficaci, prendendo come similitudine le meta description delle pagine web, è molto importante sfruttare i primi 160 caratteri della descrizione per spiegare subito la natura del contenuto e spingere l’utente a fare clic. Infatti questa dimensione equivale alle prime due righe di testo che sono visibili e leggibili sotto al titolo del contenuto che compare sulla SERP di Google. Tutto ciò che supera questo spazio è troncato. Analogamente, perché siano efficaci per ingaggiare l’utente, tutti i testi descrittivi degli episodi podcast devono usare lo stesso criterio, cercando di sfruttare al massimo quelle prime due righe per: dire subito di cosa tratta la puntata indicare perché dovrei ascoltarla usare parole chiave pertinenti. Quando Includiamo le parole chiave appropriate nella descrizione stiamo aiutando il crawler dei motori di ricerca a capire il contenuto dell’episodio e a indicizzarlo correttamente. Così quando un utente digita sulla barra di ricerca l’argomento o la domanda di suo interesse se esiste un nostro contenuto podcast che risponde a quell’intento di ricerca, e Google lo ha indicizzato correttamente, lo proporrà tra i risultati. Questo è lo scopo primario dell’ottimizzazione SEO delle descrizioni podcast per i motori di ricerca. Come usare le descrizioni per aumentare le visualizzazioni e i download del tuo podcast? Puoi usare le descrizioni podcast per aumentare le visualizzazioni e gli ascolti del tuo podcast in tre modi: distribuendo il podcast su tutte le piattaforme e canali disponibili inserendo link interni per altri episodi correlati e tutti i tuoi canali inserendo link di approfondimento e/o degli ospiti se presenti. Distribuzione sulle piattaforme podcast Se hai distribuito il tuo podcast su tutte le piattaforme di ascolto, la tua descrizione comparirà su ciascuna di esse e quindi i link che Google ti mostrerà nella SERP saranno tutti quelli riferiti alle app di ascolto su cui il contenuto è presente. Quindi ci sarà il link di Apple Podcast, di Spotify, di Spreaker se lo usi come host, di Anchor, di Amazon Music, ma anche del tuo sito web, se hai creato una pagina ad hoc, o di Youtube se hai fatto la distribuzione sul tuo canale. Insomma tutto ciò che può aver indicizzato il motore di ricerca sull’argomento. Avere la possibilità di comparire sulla SERP con più risultati è un grosso vantaggio. Ti aiuterà ad aumentare la visibilità e a posizionarti meglio per specifiche chiavi di ricerca, non solo per il titolo dell’episodio che hai scelto ma anche per la descrizione.  Qui ti riporto un esempio dei risultati di ricerca relativi al mio Podcast per il Business. Digitando la parola chiave podcast e seo in modalità anonima compaiono una serie di risultati che riportano: il carosello di Google Podcasts con 2 episodi del mio Podcast per il Business in 1a posizione dopo il carosello, il link di Soundcloud in cui ho distribuito l’ep. 27 in 2a posizione il link a un mio articolo blog in 3a posizione il link di Apple Podcast con uno dei miei episodi podcast in 4a posizione il link all’articolo del blog di Luisella Curcio con cui ho fatto un’intervista nel podcast. Query estratta in data 28/01/2023 Inserire link nelle descrizioni episodi podcast Inserire link cliccabili e parlanti nella descrizione dell’episodio aiuta l’ascoltatore a far scoprire altri contenuti da ascoltare, altre risorse da leggere o approfondire ed entrare così all’interno del nostro funnel marketing.  A quali link mi riferisco? Link di contatto, link ad altri episodi correlati, link a fonti e/o articoli blog, call to action pensati per portare l’ascoltatore verso altri strumenti strategici per il nostro business.  Insomma, tutto quello che serve per portare l’ascoltatore a un livello successivo, a farlo entrare nel nostro mondo attraverso altre porte. Se non inserisci i contatti o i tuoi riferimenti diretti, sarà difficile convertire gli ascoltatori in clienti.  Descrizioni degli episodi podcast esempio Ti riporto due esempi di descrizioni episodi podcast da cui puoi prendere spunto per la tua ottimizzazione: il podcast Strategia Digitale di Giulio Gaudiano Podcast per il Business, il mio podcast personale. Nella descrizione di di Strategia Digitale c’è subito un trafiletto ingaggiante che riporta le parole chiave contenute anche nel titolo, le fonti che vengono citate e i relativi link di riferimento, e una call to action a seguire tutti i canali dell’autore per approfondire altre tematiche o accedere a delle aree riservate come Patreon. Nelle note dell’episodio di Podcast per il Business trovi gli stessi elementi di cui sopra, ma in aggiunta un uso appropriato dei grassetti per evidenziare le parole chiave e/o i riferimenti principali, i link parlanti e cliccabili, una BIO dell’autrice, il link di approfondimento e una playlist Spotify con il mio portfolio.  Se hai fatto un bel lavoro di ottimizzazione delle descrizioni e il contenuto è indicizzato, è importante aggiungere tutte queste informazioni aggiuntive. Saranno i tuoi strumenti per convertire gli ascoltatori in potenziali clienti. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Il podcast producer è un professionista che coordina e supervisiona tutta la produzione di un podcast dalla progettazione alla distribuzione fino alla promozione. Può ricoprire diversi ruoli nello stesso progetto e ha la responsabilità verso il committente della gestione di tutti i processi. Fino a una manciata di anni fa la figura del podcast producer in Italia era pressoché sconosciuta. È una delle professioni emergenti del panorama digitale, anche se in America, dove è nato il podcast, è già ampiamente nota e diffusa. Per alcuni avviare un podcast potrebbe essere sembrare un gioco da ragazzi. Se si comincia in modo amatoriale per sperimentare e divertirsi non c’è nulla di male e, anzi, è l’occasione per mettersi alla prova con strumenti nuovi. In questo caso, anche un tutorial gratuito sull’uso delle attrezzature può essere un inizio. Se vuoi alzare un po’ l’asticella e produrre un podcast professionale che ti aiuti a raggiungere i tuoi obiettivi personali o aziendali, allora forse hai bisogno di un produttore di podcast che ti aiuti nella creazione del tuo prodotto audio. Esattamente, cosa fa un podcast producer e quali sono le sue competenze? Nell’articolo ti spiego responsabilità e ruoli di questa figura professionale partendo dalla mia personale esperienza e dal lavoro svolto insieme ad altri professionisti del settore. Ti parlerò anche delle competenze necessarie per sapere come diventare podcast producer e infine come capire se hai bisogno di un producer o di un podcast coach. Chi è il podcast producer e cosa fa Il podcast producer è una figura chiave nel team di produzione audio. È responsabile del coordinamento delle attività necessarie per realizzare il podcast e della maggior parte delle decisioni riguardanti la linea produttiva. Definisce la parte strategica, economica, organizzativa e tecnica della produzione.  Nella sua veste di supervisore, è il punto di riferimento tra cliente e squadra di produzione podcast. Dunque si occupa di progetti podcast su commissione. Il suo lavoro inizia con l’ascolto del cliente. In questa fase la sua capacità relazionale è fondamentale per accogliere richieste ed esigenze specifiche, comprenderle e successivamente tradurle in una proposta creativa coerente e personalizzata. Di solito, tutte le informazioni che raccoglie in questa primissima fase sono verbalizzate in un documento di brief condiviso che servirà a preparare un preventivo dettagliato, un retroplanning ed eventuali specifiche tecniche. A questo punto si avviano i motori della macchina produttiva. Ad esempio comporre la squadra giusta, fare lo scouting delle voci o degli ospiti, curare la scrittura dei copioni, seguire la regia in studio di registrazione, supportare gli speaker, gestire o supervisionare il processo di post produzione, monitorare le metriche del podcast, occuparsi della parte contrattuale e finanziaria di tutte le parti coinvolte. Alcune attività possono essere in capo allo stesso podcast producer, altre delegate a un team di professionisti che reputa di volta in volta più adatti al tipo di progetto. In definitiva però, essendo il responsabile di tutta la produzione, deve conoscere gli impatti di ciascuna funzione e intervenire laddove è necessario per garantire il successo del progetto finale. Principali responsabilità di un podcast producer Entriamo un po’ più nello specifico e delineiamo meglio alcune delle principali responsabilità che implica ricoprire il ruolo di produttore di podcast. Riguardano 4 fasi specifiche: pre produzioneproduzionepost produzionepromozione Analisi del brand In pre produzione il podcast producer dedica lo stadio iniziale ad analizzare: identità del brand, tono di voce, obiettivi, contesto comunicativo aziendale, settore di appartenenza, competitor, piano strategico interno e, non ultimo, il budget. Questa attività è propedeutica a eseguire un prodotto coerente con la linea comunicativa del brand. Alcuni brand strutturati hanno già linee guida definite e scritte in documenti interni da cui attingere. In altri casi è essenziale fare domande specifiche e tirar fuori l’anima del brand. Ad ogni modo, la comunicazione è essenziale. Progetta strategie di podcast marketing In base a quanto condiviso in fase di analisi, il podcast producer prepara una strategia marketing per il podcast che possa inserirsi nella dinamica aziendale e supportare il piano strategico interno. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto È importante coinvolgere tutti gli stakeholder dell’azienda per avere il commitment. Senza di esso, è difficile se non impossibile garantire l’intero processo di produzione, con gravi ricadute in termini di tempi e costi finali. Seleziona e coordina il team di produzione Se la strategia proposta è approvata e c’è il commitment allora il produttore inizia a selezionare il team di professionisti da coinvolgere nel progetto. Sulla scelta influiscono principalmente: concept, soggetto narrativo, budget e desiderata del cliente. Il team può già essere parte organica della struttura interna della casa di produzione, ad esempio fonici audio, curatori editoriali, marketer. In molti casi lo stesso producer può ricoprire uno o più di questi ruoli. Tuttavia, potrebbero servire figure specifiche per il tipo di podcast commissionato: autori specializzati in determinati settori, speaker o talent che prestino voce e nome al progetto, tecnici del suono attrezzati per specifiche riprese audio. È il producer che coordina l’intero team scandendo i tempi di ciascuna fase e assicurandosi che le scadenze siano rispettate. Gestisce e supervisiona il processo di produzione In qualità di figura centrale tra il team di produzione e il cliente, il podcast producer supervisiona tutta l’attività facendo in modo che le parti siano sempre allineate sul da farsi. Segue la cura editoriale dei testi accertandosi che siano coerenti con il concept e il tono di voce del brand.Si preoccupa di far approvare gli script dal referente del committente.Coordina e dirige le riprese audio, editing e montaggio.Approfondisce eventuali aspetti legali su citazioni, musica e fonti audio.Si accerta che il cliente sia costantemente aggiornato sull’avanzamento del progetto e ogni task condivisa e approvata secondo i tempi e i modi stabiliti.Cura la distribuzione sulle piattaforme di ascolto. Supporta le attività di marketing e promozione Sulla base di quanto previsto e condiviso con il brand sia in termini di ruoli sia di budget, il producer si preoccupa di seguire le attività di promozione del podcast siano esse svolte dal cliente stesso, sia se delegata totalmente. Il supporto è necessario perché spesso il cliente, o chi per esso, non conosce le dinamiche di promozione del podcast e potrebbe non sfruttarle appieno. Competenze trasversali e tecniche del podcast producer Visto il ruolo complesso e polivalente che ricopre il produttore di podcast, è ovvio che sulla sua figura convergono più competenze. Alcune di queste sono comuni alla figura di Podcast Coach di cui parleremo più avanti. Da una parte ci sono le competenze tecniche o hard skill che riguardano l’insieme di conoscenze acquisite nei percorsi di formazione e nell’esperienza diretta. Dall’altra si contrappongono le competenze trasversali o soft skill che comprendono tutte quelle caratteristiche e attitudini personali che definiscono il modo di agire e interagire con altre persone. Sono le abilità proprie di una persona. Alcune possono essere innate, altre migliorate o stimolate grazie al proprio background personale e professionale. Soft Skill  Ecco alcune competenze trasversali necessarie per diventare podcast producer. Capacità comunicativa: saper ascoltare in primis, essere in grado di esprimersi in modo chiaro e trasparente senza fraintendimenti e mantenere aperto il dialogo anche nelle situazioni di stress.Team working: lavorare in gruppo può non essere semplice se le figure sono completamente diverse tra loro e hanno modalità e approcci diversi. Riuscire a collaborare con tutti è necessario per portare a casa il risultato.Capacità organizzativa: pianificazione e organizzazione sono essenziali per rispettare i tempi ed essere efficienti. Qui le doti di project management sono di grande aiuto sia per prevedere eventuali criticità che per preparare e valutare in modo realistico il planning.Spirito d’iniziativa: aiuta a sviluppare e proporre idee essendo disposti anche ad assumersi qualche rischio.Precisione: essere accurati e diligenti rassicura sempre il cliente e il collaboratore. Essendo responsabili di un progetto, la precisione deve a cascata essere richiesta a tutto il team di produzione.Leadership: gestire più persone e creare un clima di collaborazione e proattività serve a lavorare tutti verso uno stesso obiettivo. Hard skill  Alcune delle competenze tecniche che il podcast producer deve avere sono: conoscenza del settore podcast: tenersi informato sulle evoluzioni del mercato, i trend, le novità, gli eventi, le nuove produzioni e i quanto è già stato prodotto.Conoscenza sull’uso degli strumenti di editing audio: saper utilizzare i vari tipi di attrezzature necessarie per registrare, editare e post produrre un podcast, uso dei microfoni e delle workstation audio digitale (DAW) è sempre utile anche se in alcuni progetti si può scegliere di affidarsi a un fonico audio. Questa skill si rende necessaria anche per valutare la fattibilità o meno di alcune scelte creative.Conoscenza di marketing: visto che il podcast è un canale di comunicazione adatto per fare branding e content è opportuno sapere come muoversi per promuovere e progettare strategie adatte.Capacità di project management: il podcast è un progetto complesso che si sviluppa su più task e si distribuisce su più figure professionali con fasi consequenziali e talvolta sovrapposte. Una competenza sulla gestione dei progetti serve a tenere le fila di tutto senza perdere il senno.Capacità di scrittura: sebbene non sempre sia necessario essere anche autori dei testi, il podcast producer deve conoscere bene la lingua italiana e saper curare e revisionare i testi perché siano adatti all’audio, alla narrazione e al tono di voce del brand. Come si diventa podcast producer Sebbene nell’ultimo anno e mezzo siano sorti diversi percorsi formativi per imparare a creare podcast, in modo più o meno professionale, in effetti non esiste ancora una formazione specifica per podcast producer.  Essendo una di quelle nuove professioni digitali nate con l’evoluzione comunicativa audio, si è delineata nel corso di questi ultimi anni e continua a definirsi. Un po’ come gli Youtuber o gli Instagram Bloggers o gli Influencer, nati con i social e il web poi via via riconosciute come vere e proprie professioni. Per cui è facile trovare podcast producer che arrivano da esperienze professionali molto diverse tra loro. Alcuni arrivano dalle produzioni video, altri dalla radio, altri ancora dal marketing, dal project management, dalle produzioni musicali o da formazioni umanistiche. Questa commistione di saperi è un valore aggiunto. Di sicuro il background che ognuno porta con sé definisce lo stile e la specializzazione in cui opera come produttore di podcast. Personalmente applico la mia lunga esperienza in management e controllo di gestione unita alle competenze tecniche di digital marketing per progettare podcast orientati al business sia per liberi professionisti che aziende. A questo aggiungo formazione specifica in ambito podcast marketing, in scrittura testi per l’audio e in conduzione radiofonica. L’esperienza sul campo, però, è fondamentale. Così come il networking. Per iniziare, è utile seguire progetti semplici, crearsi dei casi studio in differenti contesti e settori, collaborare come junior podcast producer insieme a produzioni più grosse o con professionisti più esperti, per poi arrivare alla gestione autonoma di quelli via via più complessi. Podcast Producer e podcast Coach: quale ti serve? Qual è la differenza sostanziale tra le due figure professionali? Il podcast producer gestisce l’intera produzione di un podcast commissionato. In pratica attua la desiderata del suo cliente e pensa a tutto.  Il podcast coach è una figura di affiancamento, di guida e supporto nell’accompagnare i clienti nel processo di creazione e lancio di un loro podcast. Le sue attività riguardano la progettazione, la scelta degli strumenti, la strategia di marketing, la formazione, la post produzione e tutto ciò che serve per aiutare il cliente a pubblicare un podcast professionale.  In questo caso il cliente ha una parte attiva nella creazione del podcast e può contare sull’aiuto di un professionista che lo guidi in tutte le fasi. Se sei un’azienda o un professionista che vuole commissionare la creazione di un podcast, avrai bisogno di un podcast producer. Se pensi che possa fare al caso tuo, contattami direttamente e fisseremo una call conoscitiva.  Qui sotto puoi ascoltare due esempi di produzioni audio da me gestite in qualità di podcast producer. Il primo è Storie nel Carrello co-prodotto con Matteo Scandolin per Bennet S.p.A. e il secondo è Le Alleate prodotto per SeoSpirito S.r.l. sul progetto LeRosa.  Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business La scelta del titolo di un podcast è uno degli aspetti che, spesso, mette alla prova la creatività di chi sta progettando una serie audio. Per questo motivo ho pensato di racchiudere in questo articolo le 7 regole da seguire per trovare un titolo efficace. In qualità di Podcast Coach ho avuto modo di riscontrare che, anche per i miei coachee, la scelta del titolo non è sempre stata immediata. Prima di iniziare, voglio spiegarti brevemente perché è così importante scegliere bene il titolo di un podcast. Ci sono diverse analogie che accomunano un podcast e un prodotto commerciale. Il primo è un contenuto del quale gli utenti scelgono di fruire in modo consapevole, vagliando le tante proposte presenti sulle piattaforme di ascolto. La scelta di un podcast da parte degli ascoltatori, è dettata da diversi fattori tra cui sicuramente i loro interessi e bisogni personali, proprio come succederebbe nella scelta di un qualsiasi altro prodotto fisico rispetto ad un altro.  Ci sono, tuttavia, degli elementi attrattivi specifici che facilitano questa scelta, nonché una delle regole che il marketing usa quando studia un nuovo prodotto da mettere in commercio, e sono: il naming;il packaging. Come fa l’utente a capire se un determinato podcast risponde ad un suo bisogno?  Devono essere chiari alcuni elementi visivi capaci di creare un ingaggio e trasmettere un messaggio definito ed identificativo. Se ci riferiamo al podcast, il titolo è uno di questi (anche se non l’unico) proprio come il naming lo è per un prodotto commerciale.  Chiarito il perché, vediamo ora quali sono le 7 regole per scegliere un titolo podcast che funzioni. 1. Nome podcast facile da ricordare Scegli un titolo semplice e facile da ricordare per tutte le persone, indipendentemente dalla nicchia a cui ti rivolgi. Parole troppo difficili o che possono essere confuse, potrebbero portare a un risultato indesiderato. Più il titolo ha capacità di rimanere impresso nella mente di una persona, più è facile per l’utente cercarlo sulle piattaforme.  A questo proposito, è doveroso fare un accenno al funzionamento delle piattaforme di ascolto. Esse contengono al loro interno un motore di ricerca che funziona diversamente da quello di Google. Mentre il motore di ricerca di Google suggerisce le parole o gli intenti di ricerca, durante la digitazione (quindi anche nel caso in cui dovessimo sbagliare a digitare una lettera), nelle piattaforme di ascolto, se il nome del podcast non viene digitato correttamente, non si riceve alcun suggerimento ed è necessario effettuare un nuovo tentativo di ricerca. Naturalmente, se un ascoltatore non ricorda esattamente com’è scritto il titolo del tuo podcast, non lo troverà subito. Infine, se il tuo podcast si rivolge ad una nicchia, cioè a un pubblico specializzato e magari utilizza un linguaggio tecnico, il mio consiglio è quello di utilizzare nel titolo termini facili da ricordare e da scrivere. 2. Scegli un titolo podcast senza punteggiatura Come avrai intuito, la motivazione richiama il punto precedente. La possibilità che il nostro potenziale ascoltatore commetta un errore di digitazione, perché non si ricorda se ci siano due punti, punto e virgola o altro, è dietro l’angolo. Stessa cosa vale per l’utilizzo di acronimi puntati: per quanto possano sembrare adatti al contenuto delle puntate, rischiano di rendere difficoltosa la ricerca per l’utente. È vero, una fetta di ascoltatori fidelizzati probabilmente salverà il tuo podcast tra i preferiti. L’obiettivo di ogni podcaster, però, è anche quello di raggiungere nuovi ascoltatori ed è quindi un buon motivo per cui facilitare loro la ricerca. 3. Nome Breve  Inventa un titolo che sia composto da una, due o tre parole al massimo.  Prova a pensare: hai mai visto un prodotto a scaffale che ha per nome un’intera frase? Suppongo di no.  Il motivo si ricollega a ciò che ho detto in precedenza: il titolo del podcast deve essere ricordato e, affinché ciò accada, deve essere di impatto e immediato. Deve essere capace di racchiudere in pochissime parole il messaggio che vuoi trasmettere al tuo pubblico e lo scopo del tuo podcast in modo tale che l’utente capisca subito di cosa si tratta.  Capisco che non sia facile sintetizzare dei concetti in poche parole: non a caso si parla di dono della sintesi! Hai mai provato a scrivere una tua bio in 180 caratteri? È un esercizio che, in un primo momento, può risultare difficile in quanto significa scegliere accuratamente le parole da utilizzare affinché le sfumature del loro significato possano condensare i concetti chiave della nostra bio. 4. Nome del podcast inedito Scegli un nome inedito per il tuo podcast. Una regola molto importante è quella di verificare sempre, a priori, che non esistano altri podcast con lo stesso titolo. I motivi sono essenzialmente due: creeresti confusione nell’ascoltatore che troverà nei risultati di ricerca due podcast con lo stesso nome;se vorrai creare una landing page che nella URL contenga il titolo del tuo podcast, sarà più semplice trovare un dominio libero da acquistare. Se ti stai chiedendo come verificare se esistono altri podcast con lo stesso titolo che vorresti dare al tuo, è presto detto. Fai una ricerca sulle piattaforme di distribuzione come Apple Podcast, Spotify, Spreaker o sul sito Chartable.com con il titolo esatto che vuoi utilizzare per verificare un’eventuale sovrapposizione. Dopo di che cerca nella SERP di Google, per escludere l’esistenza di domini, pagine social, community o altri canali che abbiano lo stesso nome che vorresti usare tu e che potrebbero sottrarre traffico utile alla ricerca organica del tuo podcast. Personalmente mi è capitato di dover cambiare il titolo del podcast perché quello inizialmente scelto combaciava con il nome di un’associazione no profit molto presente sul web e i cui contenuti e mission differivano totalmente dal mio messaggio. Ma soprattutto, il suo posizionamento sui motori di ricerca non mi avrebbe giovato in termini di visibilità. 5. Titolo e contenuto nella stessa lingua Usa un titolo nella stessa lingua in cui sono redatti i contenuti degli episodi del podcast: in italiano se il tuo podcast è in lingua italiana e in inglese o in un’altra lingua se questa è quella dei tuoi contenuti.  Voglio richiamare la tua attenzione sul fatto che scegliere un titolo in una lingua diversa non è da considerarsi un errore. Omologare, tuttavia, la lingua del titolo del podcast a quella dei contenuti, soddisfa l’obiettivo di trasmettere subito un messaggio chiaro all’utente, facendo capire che gli episodi saranno realizzati in quella stessa lingua. Inoltre, le piattaforme di ascolto raggruppano i contenuti di tutte le lingue ed è, quindi, più facile indirizzare gli ascoltatori con un titolo in linea.  6. Evita di usare il tuo nome nel titolo È meglio evitare di inserire il tuo nome personale nel titolo del podcast, a meno che tu non sia una persona già molto popolare e conosciuta, con un forte personal branding che farebbe capire subito all’utente quale tipo di contenuto aspettarsi. In realtà, anche in questo caso, il proprio nome personale non trasmetterebbe necessariamente un messaggio chiaro e immediato relativo al fulcro del podcast.  Voglio farti un esempio pratico, parlando di Neil Patel, famosissimo esperto di marketing digitale a livello mondiale e, pertanto, una persona decisamente conosciuta nel suo settore. Quando ha lanciato il suo podcast non ha usato come titolo il proprio nome e cognome, piuttosto ha deciso di intitolarlo “Marketing School”. Si tratta di una scelta orientata a chiarire subito e in modo inconfutabile l’argomento su cui vertevano gli episodi: lezioni di marketing, appunto. Se vuoi supportare il tuo brand personale, anziché usare il tuo nome nel titolo, potresti pensare di usare quello di un tuo progetto. Ad esempio, il podcast LinkedIn Mindset è lo stesso di un progetto editoriale dell’autore Luca Bozzato. 7. SEO friendly Scegli un titolo SEO friendly laddove è possibile in quanto questo permetterà al tuo podcast di comparire con più probabilità nella SERP di Google. Utilizzare le stesse parole chiave che l’utente digita nella search intent, può agevolarti nel posizionamento nei risultati di ricerca.  Se per il tuo business stai presidiando delle parole chiave e il tuo podcast risponde a un preciso bisogno degli utenti, è consigliabile sfruttare la ricerca organica. Avrai così più chance di posizionarti insieme ad altri contenuti che riguardano la tua stessa attività, migliorando, di conseguenza, la discoverability del tuo podcast.  Diventare Wedding Planner sfrutta un intento di ricerca. Naturalmente, non è automatico che, così facendo, il tuo podcast comparirà tra i primi risultati di ricerca. Se conosci un po’ i fattori di ranking della SEO, infatti, saprai che sono tanti i fattori che concorrono al posizionamento. Cosa può aiutarti a capire cosa stanno cercando le persone sul web?  Google e Youtube sono due importanti motori di ricerca da cui puoi attingere, digitando le parole chiave che ti rappresentano nel campo di ricerca. In aggiunta a ciò, puoi usare dei SEO tool come Ubersuggest per avere una panoramica delle keywords utilizzate. Conclusioni Siamo arrivati alla fine di questo articolo e spero di averti dato una panoramica sufficientemente ampia per iniziare a pensare al titolo del tuo podcast. Se ne stai progettando uno o vorresti iniziare a farlo, contattami per richiedere una consulenza personalizzata. Detto ciò, voglio rassicurarti: se trovare un titolo del tuo podcast che racchiuda tutto ciò che esso rappresenta ti risulta difficile, è assolutamente normale. Serve solo un po’ di pazienza e un bell’esercizio di brainstorming. Il mio consiglio, in questo caso, è usare carta e penna per liberare la creatività. Scrivere a mano funziona molto di più che non scrivere idee su un foglio elettronico. Se vuoi approfondire ulteriormente altri aspetti utili legati alla scelta del titolo di un podcast, ti invito a leggere anche questo articolo. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
4 ore alla settimana di Tim Ferriss è un titolo volutamente provocatorio che susciterà diverse emozioni. Una e una sola è l’etichetta che resterà sulla copertina di questo libro:  bestseller. Venduto in 29 Paesi e tradotto in svariate lingue.  Tim Ferriss dice tutto ciò che fa e fa tutto ciò che dice.  Ha iniziato la sua carriera lavorativa come semplice impiegato ed è arrivato a ideare e dirigere una società multinazionale con postazioni wireless in tutto il mondo. Le strategie che svela in questo libro gli hanno permesso di vivere tante vite, anche diverse tra loro. È diventato un attore, un campione mondiale di tango e di kickboxing. Ha imparato diverse lingue che parla fluentemente, tra cui coreano e giapponese.  Trama di 4 ore alla settimana La vera trama di 4 ore alla settimana di Tim Ferriss sta nel titolo per esteso: “Ricchi e felici lavorando 10 volte meno“. Non è uno slogan fuori moda. Al termine di questo articolo capirai a quale tipo di ricchezza Tim si sta riferendo.  Credo che gli insegnamenti che riusciamo a trarre da un libro siano direttamente proporzionali all’apertura mentale che abbiamo nel leggerlo. Se me lo permetti, vorrei invitarti a porti la seguente domanda: “E se il limite di ciò che ritengo possibile e realizzabile fosse solo nella mia testa?“.   È la stessa che mi feci io. Dopo aver iniziato a leggere il libro e i racconti di Tim Ferriss. Del tutto titubante. Il suo stile di vita basato sulla sua unica volontà di voler lavorare poco e trascorrere interi periodi in vacanza. Mi chiesi se non fosse appannaggio della cultura americana e poco attuabile in Italia. Il libro non è solo da leggere: è un vero e proprio eserciziario. Un percorso per imparare come diventare ricchi. Spesso, infatti, verrai esortato dallo scrittore a non proseguire se prima non avrai terminato un esercizio! Secondo Tim Ferriss esiste una nuova categoria di persone: i nuovi ricchi. Sono coloro che hanno sviluppato una concezione su come guadagnare di più svincolandosi dal fattore tempo. Tim farà riferimento ai nuovi ricchi in tutto il libro e il suo scopo è esattamente quello di fare entrare il lettore in sintonia con questa visione. Indurlo a porsi le domande attorno alle quali ruota la vita dei nuovi ricchi:  come lavorare di meno; come lavorare in modo più efficiente. Gli elementi lavoro e tempo sono fondamentali. Rispetto al passato in cui queste due variabili erano direttamente proporzionali fra loro. “Più lavori e più guadagni” per Tim Ferriss altro non è che uno slogan fuori moda. Per i nuovi ricchi l’obiettivo è: “Meno si lavora e più tempo si ha per sé stessi”.  Meno e meglio. A questo punto è necessaria una brevissima premessa sulla differenza tra efficacia ed efficienza.  Essere efficace significa sapere cosa fare per raggiungere il proprio obiettivo, lavorativo o personale. Essere efficienti significa non solo sapere cosa fare ma farlo impiegando le risorse minime indispensabili e ottimizzando(ne) il rendimento. I contenuti e le strategie per diventare efficienti che Tim Ferriss regala in questo libro si basano sulla famosa regola 80/20 di Pareto. Se vogliamo davvero diventare efficienti, dobbiamo infatti imparare come stabilire le priorità. Riconoscere le urgenze dalle emergenze e soprattutto sapere su quali attività chiave o clienti dobbiamo concentrarci. Vilfredo Pareto fu un nostro connazionale: ingegnere, economista e sociologo, vissuto a cavallo del 1900. In una delle sue opere formulò una teoria che spiegava come fosse distribuita la ricchezza secondo quella che fu poi nominata “Legge di Pareto”. Più recentemente denominata regola 80/20. Tutto ruota intorno a quel 20% di attività (o cause) che sprigionano l’80% degli effetti sulla nostra vita, positivi o negativi che essi siano. La regola 80/20 può essere applicata a qualunque area della nostra vita, personale e lavorativa, che tu sia un impiegato, un imprenditore o disoccupato. Pensiamo alle attività che disperdono le nostre energie: le telefonate, le riunioni non necessarie e tutte quelle azioni che non ci portano a nulla.  Nella vita privata, o di coppia, pensiamo a quei pochi gesti che, se fatti, possono cambiare radicalmente l’andamento di una relazione. Possiamo riassumere che l’80% degli output dipende da un 20% di input.    Tra gli esercizi proposti da Tim Ferriss vi è questo. Giornalmente, per capire se stiamo portando avanti attività utili e produttive oppure mangia-tempo, proviamo a porci di tanto in tanto queste domande: se questa fosse l’unica attività che porto a termine oggi, sarei soddisfatto? questa attività rientra fra quelle prioritarie per raggiungere il mio obiettivo? Anche la definizione degli obiettivi assume un nuovo aspetto nella visione dei nuovi ricchi. Non si tratta più solo di un traguardo da raggiungere, di fatturato o quale promozione si vuole ottenere. La domanda alla quale rispondere non è quindi più “Cosa voglio ottenere?” bensì è “Cosa mi emoziona?”. Non a caso il piano per raggiungere l’obiettivo prefissato è la dreamline. Nel libro Tim spiega in modo molto accurato come redigerla. Ora capirai perché dissi che non avremmo parlato solo di ricchezza in senso materiale. Il tempo a disposizione per noi stessi e per la nostra famiglia non lo è, tuttavia è uno dei beni più inestimabili. Ricordi le due variabili lavoro e tempo? La mia recensione Il libro 4 ore alla settimana di Tim Ferriss ha un obiettivo preciso: stimolarci a cambiare il nostro modo di pensare. Per alcuni di noi sarà un cambiamento radicale, altri non lo crederanno possibile e altri ancora lo faranno perché hanno una voglia matta di cambiare la propria vita. Per lo meno ci proveranno.  Portare a termine gran parte degli esercizi proposti in questo libro, porterà inevitabilmente ad acquisire un nuovo mindset.  Le domande che puoi farti sono: “è un libro solo per imprenditori? o per chi vuole diventarlo?”. Sinceramente la mia risposta è no. Penso possa essere utile a tutti coloro che vogliono avere una visione differente, a chi vuole concentrarsi su nuove soluzioni. La regola 80/20 di Pareto è immediatamente fruibile anche per chi svolge un’attività impiegatizia, diventando immediatamente più efficiente già dopo la prima settimana. Nelle giornate di lavoro spesso il cartellino impone le classiche 40 ore settimanali tuttavia le ore in cui si svolgono attività realmente utili a conseguire gli obiettivi prefissati, sono probabilmente un paio.  Per chi dirige un’attività in proprio la situazione è analoga (se non più ardua!) perché essere il capo di sé stessi richiede una disciplina severa. Sapere come organizzare il proprio lavoro, prefissarsi degli obiettivi e misurare la propria efficienza senza inventare scuse a sé stessi. Se stai cercando lavoro ti sarà decisamente utile per capire quali sono le attività chiave da fare giornalmente e che non si possono più limitare all’invio di curricula. “Come applicare la legge 80/20 da domani?”. Vorrei condividere qui con te le prime due azioni che decisi di attuare appena terminata la lettura dell’ultima pagina. Ero in vacanza e avevo parecchio tempo quindi lo feci senza mentire a me stessa. Nel mio caso, quando lavoravo come impiegata, mi sentivo spesso frustrata dalla mancanza di tempo. Si trattava quindi di individuare il 20% delle cause della perdita dell’80% del mio tempo e delle mie energie. Dovevo:   distinguere quali erano le attività o le persone che mi rubavano del tempo; nel mio caso le telefonate di chi voleva solo lamentarsi o di chi non mi chiedeva se avevo dieci minuti disponibili (essere disponibili è un conto, essere perennemente a disposizione di tutti è un’altra cosa);decidere a quali e-mail rispondere immediatamente e quali invece potevano essere riscontrate in 24 ore o magari delegate. A livello personale invece decisi di:   trasformare il tempo che trascorrevo sui social in tempo utile, selezionando le pagine e le community da seguire;investire il tempo guadagnato per la mia formazione personale, per esempio per seguire webinar online o vedere video in inglese. Il cambiamento tuttavia è un percorso che richiede del tempo “per scrostarsi di dosso”, come dice Tim, delle abitudini. Da qualche parte però bisognerà pur cominciare se si vuole ottenere risultati diversi da quelli avuti sino ad oggi. Ecco, infine, quali sono le 5 strategie che mi porto a casa da questo libro:   definire un obiettivo e la sua dreamline ossia una mappa temporale per raggiungerlo; 2. non legare il nostro reddito unicamente al nostro tempo; 3. la legge 80/20 di Pareto può essere applicata a diversi ambiti; 4. delegare e automatizzare le attività quando possibile; 5. coltivare un’ignoranza selettiva facendo un semi-digiuno mediatico.  Ho cercato di applicare questi concetti sia alla mia vita professionale che privata, dal digiuno dai tg alla gestione delle lavatrici. Posso dire di essere ugualmente informata e a nessuno, in casa, sono mai più mancate le mutande pulite. Ma questa è un’altra storia 🙂 Frasi indimenticabili di 4 ore alla settimana di Tim Ferriss “Smettetela di chiedere pareri e cominciate a proporre soluzioni”. “Non lasciatevi condizionare dagli sciocchi o diventerete uno di loro”. “Eliminate prima di delegare”. Libri e podcast consigliati Se hai già letto 4 ore alla settimana, per rimanere sintonizzato con lo stile diretto e concreto di Tim Ferriss, ti consiglio di leggere anche 4 ore alla settimana per il tuo corpo e chef in 4 ore. Altri due titoli parimenti provocatori che utilizzano le metafore del corpo e della cucina per praticare l’automiglioramento come stile di vita. Infine, le parole efficienza, miglioramento e strategia non possono che farmi consigliare il libro di Seth Godin La Mucca Viola, che puoi leggere qui. Cerchi un podcast a tema? Decisamente The Tim Ferriss Show, in lingua originale, nominato per tre anni di seguito “Best of” di Apple Podcasts. Disponibile anche su Spotify. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
C’è una frase che dico spesso: “dietro ogni porta c’è tutto quello che ancora non sai di essere“. È questo il mio perché. Oltrepassare la soglia per vedere quali altri talenti possiamo scoprire di avere. Se solo una manciata di anni fa mi avessero detto che avrei iniziato a fare podcast non ci avrei creduto. Il mondo della comunicazione e del marketing mi ha sempre affascinata ma il mio percorso di studi, in realtà, aveva preso una strada totalmente diversa. E anche le mie iniziali scelte professionali: numeri, budget, analisi di bilancio, business plan, tutte cose che con le parole e i suoni avevano poca o nessuna affinità. Spesso mi domandavo se ciò che stavo facendo era davvero quello che avrei voluto (e potuto!) fare per tutto il resto della mia vita. La risposta era sempre no, ma non trovato l’ispirazione giusta per cambiare. In quei momenti di riflessione ripensavo alla fatidica domanda “come ti vedi tra 10 anni” ma, lo ammetto, non avevo alcuna risposta. Sono una persona curiosa e mi piace acquisire nuove competenze, cimentarmi in qualcosa di diverso. Ho bisogno di continui stimoli per trovare l’entusiasmo in ciò che faccio. Per molti il cambiamento è sinonimo di indecisione. Io lo reputo una fonte di rinnovamento. Il mio perché Perché fare podcast? Finché non ho varcato io stessa la soglia del mio “mondo ordinario”, non sapevo di poter realizzare qualcosa di più di quanto già stavo facendo. Avrei voluto scrivere un libro di racconti (in realtà è un sogno che non ho mai abbandonato e, chissà, magari un giorno…) perché la scrittura mi è sempre piaciuta, fin da ragazza. A scuola amavo tutte le materie umanistiche e a detta delle insegnanti ero anche piuttosto portata. Poi dall’adolescenza e per buona parte della mia vita, misi da parte la scrittura senza neanche rendermene conto. Mio padre voleva che mi dedicassi a cose “più concrete”, qualcosa che potesse diventare un lavoro vero e mantenermi una volta adulta. Avrei voluto studiare comunicazione o lettere e invece studiai economia. Ero anche brava e finì per piacermi. Almeno fino a che non scattò qualcos’altro. Il bisogno di scrivere tornò a sorprendermi come un vecchio pacco ritrovato in soffitta di cui non ricordavo l’esistenza. Una volta aperto, non riuscii a richiuderlo. Per questo mi rimisi a studiare e scelsi un master in comunicazione e marketing. Poi scoprii i podcast e mi resi conto che erano un’affascinante “tres d’union” tra scrittura e musica. Le storie sapientemente narrate con un’atmosfera sonora di accompagnamento, mi rapivano. Ricominciai a scrivere taccuini di pensieri, a riscoprire ciò che credevo di non possedere più. E volevo dirlo al mondo, con la mia voce. Fare un podcast coniugava scrittura e creatività, voce e musica. Volevo comunicare ed essere ascoltata, trasformarmi, creare qualcosa che ritenevo concreto per me, distinguermi. Quello è stato il mio “varcare la soglia“. “Cambiare cappello significa cambiare idee, avere un’altra visione del mondo”C.G. Jung I miei valori, la mia identità Il simbolo che mi identifica è la farfalla, come il logo stilizzato che racchiude la mia identità. Questi sono i valori che associo a questo elemento e che mi rappresentano. Cambiamento Evolvo e miglioro a contatto con le persone con cui lavoro, professionisti nel loro ambito che mi fanno entrare nel loro mondo per poi poterlo raccontare, cambiando prospettiva ma mantenendo la loro autenticità e identità. Libertà La libertà può essere conquistata solo a patto di sapersi sciogliere dai conformismi e dal coraggio di guardare oltre. Il mio lavoro è legato alla creatività, alle idee. E le idee nascono dove si ha la forza di pensare in modo differente, di sperimentare qualcosa di nuovo. Con il podcast si apre un nuovo modo di comunicare. Diversità Del mio lavoro amo la personalità di ciascuna storia, le sfumature che la rendono unica. È l’elemento distintivo che esalta la propria identità. Come ho iniziato a fare podcast Non amo improvvisare e prima di fare una cosa voglio studiarla, comprenderla. Il podcast mi affascinava per l’intimità che trasmetteva e la possibilità di mettere a frutto la propria creatività, vederne il risultato finale. Ma era un mondo sconosciuto come alla maggior parte delle persone. Così mi iscrissi a un corso di podcasting e poi a un altro e un altro ancora fino a conoscere le dinamiche che ci sono dietro la creazione di un progetto complesso. La mia formazione continua tuttora perché questo media è in costante evoluzione. Le conoscenze di copywriting e di narrazione mi hanno aiutata nella stesura dei testi del mio primo podcast. Ho sperimentato il viaggio dell’eroe in una storia autobiografica senza veli. Mi sono cimentata con l’editing della voce e con il sound design adatto a ciò che volevo esprimere. Mi sono scoperta, a me stessa e al mondo. Quel progetto è stato un nuovo inizio. Il desiderio di cambiare era più forte della paura di sbagliare. Da ascoltatrice e poi da podcaster, compresi il potenziale comunicativo del podcast e lo rapportai a tutte le tecniche di marketing che già adottavo. Era di gran lunga il modo più interessante per avvicinare le persone e creare una relazione. Dunque perché fermarmi a un solo podcast? Con il secondo mi spinsi oltre, e fu branded podcast. Come superare le difficoltà di fare podcast È senza dubbio complesso fare un podcast, richiede diverse abilità e tanta organizzazione. Non solo, richiede pianificazione, visione strategica, analisi del mercato, progettualità, specie se lo scopo è usarlo per promuovere il proprio business. Ma spesso l’ostacolo più grande siamo noi e ci facciamo prendere dalle paure che accomunano chi vuole iniziare a fare un podcast. All’inizio ignoravo tutto questo e se non fosse stato per la formazione e la consulenza podcast a cui mi sono affidata, mi sarei arresa prima del previsto. A volerla dire tutta, avevo grande motivazione ma brancolavo nel buio. Come Podcast Coach e Producer vorrei portarti a varcare quella soglia e scoprire ciò che ancora non sai di poter realizzare, riscoprire un modo nuovo di comunicare che tu sia libero professionista o azienda. Con la consulenza podcast ti aiuto a creare il tuo progetto con il piede giusto, anche se parti da zero. Sono diventata freelance per scelta, lasciando un impiego a tempo indeterminato, perché credo nella libertà di esprimere ciò che siamo. Per i brand che hanno voglia di innescare un cambiamento nella loro comunicazione, di andare oltre la solita storia, io ci sono. Vuoi far parte di questo cambiamento? Se hai qualche curiosità e vuoi conoscermi meglio, sono qui! Scrivimi a contattami@estermemeo.it e sarò lieta di risponderti. Ti aspetto! Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business La value proposition è forse l’aspetto di comunicazione marketing più importante per il tuo business. In essa sono contenuti tutti gli elementi che determinano in cosa ti differenzi nel mercato e perché i potenziali clienti dovrebbero scegliere te anziché i tuoi competitor. Parte sempre da una vision chiara del tuo business ed è il punto di incontro tra la tua offerta e il pubblico a cui ti rivolgi. È una delle primissime analisi che ogni imprenditore e libero professionista deve fare prima di posizionarsi sul mercato.  Dalla sua definizione derivano di conseguenza le scelte strategiche in termini di comunicazione, relazioni e investimenti. Ciò significa che si riflette in ogni singolo prodotto o servizio che proponi, e a loro volta essi concorrono a concretizzare la tua value proposition.  Il podcast è un prodotto che offri al mercato e perché sia uno strumento di marketing efficace deve avere una sua value proposition chiara ed essere esplicita. A maggior ragione se stai usando il podcast per promuovere il tuo business. In tal caso, la proposta di valore dovrà essere allineata a quella del tuo brand. In questo articolo vedremo insieme il significato di value proposition nel podcast, quali strumenti usare per costruirla e un esempio per capirla bene. Cos’è la value proposition Prima di declinare la definizione nel podcast, partiamo dal concetto generale. Ci servirà per comprendere meglio l’applicazione specifica. Letteralmente, value proposition significa proposta di valore e indica quali sono i benefici che il tuo brand offre ai tuoi clienti. È una vera e propria dichiarazione di intenti che racchiude in sé i punti di forza del tuo brand, gli elementi caratterizzanti e la risposta ai bisogni o ai desideri del tuo target di riferimento. In pratica, spiega in modo sintetico la tua unicità e risponde a quella domanda pungolante, a cui tuttavia devi saper rispondere se hai (o vuoi lanciare) un business:  “Perché una persona dovrebbe acquistare qualcosa proprio da te e non da altri?”. Non importa se hai appena aperto la partita IVA o se sei in attività da tempo. Se non lo hai già fatto, ora è davvero il momento di determinare quale sia la tua promessa di valore. Sappi però che se non hai ben chiara qual è la tua vision, beh… difficilmente potrai farla percepire ai tuoi futuri clienti.  Definire la value proposition richiede un lavoro di analisi e di ricerca, di sé e del proprio mercato. Capire, in sostanza, quali sono i tuoi punti di forza e il tuo elemento differenziante.  Sulla carta sembra una cosa piuttosto semplice da fare, ma ti assicuro che è una delle cose che mette più in crisi quando si inizia a lavorare a un proprio progetto. E sai perché? Perché anche quando siamo consapevoli del nostro valore facciamo una gran fatica a comunicarlo.  Eppure è necessario farlo perché è uno dei fattori più importanti per la conversione. Serve a: far capire immediatamente ai tuoi clienti cosa offri;puntare su ciò che ti differenzia dai tuoi competitor;uscire dalla morsa della “leva del prezzo”;attrarre i clienti “giusti”, che condividono i tuoi valori e probabilmente ti seguiranno nel tempo;incrementare di conseguenza le tue vendite. Per farti capire l’importanza di definire la value proposition, considera questo: la percezione del valore che una persona attribuisce a un prodotto o servizio va sempre oltre le caratteristiche intrinseche degli stessi. È legata ai significati che ad essi conferisce sulla base dei personali bisogni e desideri. Riguarda le emozioni che prova, l’esperienza che vive e l’impatto che quel prodotto o servizio avrà nella sua vita.  Nota: l’impatto che i tuoi prodotti hanno nella vita delle persone… cioè cosa appaga? e in che modo lo fa? Facciamo qualche esempio: sentirsi più al sicuro, più in forma, più esclusivi, avere la sensazione di risparmiare tempo o denaro. Questi sono esempi calzanti delle sensazioni che può evocare una value proposition ben definita. Ora, tenendo a mente tutti questi aspetti, trasliamo la definizione di value proposition nel podcast. Linee guida per scegliere bene il format del podcast Leggi tutto Proposta di valore nel podcast Fin qui tutto bene, ma… se parlo di podcast cambia qualcosa? No. La value proposition del podcast indica in modo chiaro e sintetico qual è il beneficio per l’ascoltatore. È la promessa trasformativa che offri con i tuoi contenuti audio. Include l’essenza del messaggio, il target a cui si rivolge e il motivo per cui dovrebbe ascoltarlo.  Il podcast può essere un ottimo canale di comunicazione per far conoscere il tuo brand. È un prodotto di marketing a tutti gli effetti e, in quanto tale, anch’esso deve avere la sua value proposition. Per quale motivo? Facciamo un gioco: immagina che il podcast sia una prodotto novità esposto in mezzo agli altri sullo scaffale del supermercato. Se il packaging è studiato bene probabilmente catturerà la tua attenzione e poi, se stuzzica il tuo interesse, prima di acquistarlo leggerai tutti i lati della confezione per capire di che si tratta e se è adatto a te. In pratica valuterai la proposta di valore che quel prodotto sta dichiarando. Darai un occhio al prezzo e se per te il valore percepito è superiore, lo acquisterai.  Ora, a parità di tipo di prodotto, perché compreresti o non compreresti proprio quello? È chiaro. Esattamente come succede per qualunque altra cosa in vendita sul mercato, una persona sceglie di ascoltare un podcast quando è chiara la sua proposta di valore. Dunque, ecco cosa succede quando dichiari esplicitamente nel podcast la tua proposta di valore: i tuoi ascoltatori capiscono subito cosa offri;in cosa ti differenzi da altri podcast dello stesso argomento;riesci ad attirare gli ascoltatori giusti;puoi incrementare più facilmente i tuoi ascolti. Ecco perché possiamo dire che definire la tua value proposition è il primo passo per creare un podcast efficace.  Come puoi costruirla e con quali strumenti? Usando anche in questo caso lo stesso metodo applicato per definire la value proposition di un brand. Value proposition canvas Il modello che sta alla base della definizione di una proposta di valore è il Value Proposition Canvas. Si tratta di uno strumento che ti permette di analizzare in modo sintetico i tuoi segmenti di clientela e la tua offerta per trovarne i punti di incontro. Questo schema ti aiuta ad avere una visione d’insieme e focalizzarti su come rispondere ai bisogni dei tuoi clienti. È spesso usato per la definizione di uno dei blocchi del Business Model Canvas in fase di analisi strategica di un business. Vediamo come declinare la versione originale di questo modello per ricavare la value proposition del tuo podcast. Specifico che il metodo che ti propongo è pensato in modo particolare a un podcast marketing di supporto al tuo business. Tuttavia, i principi su cui si basa sono validi per qualunque tipo di podcast. Parti sempre dalle tre sezioni del cerchio, cioè dal profilo dei tuoi potenziali ascoltatori. Questo è un passaggio fondamentale. Il podcast funziona quando mette al centro l’utente, non noi stessi. Per cui tutto ciò che decidi di realizzare va pensato per essere a loro utile, in funzione di bisogni, desideri ed emozioni (paure) che li muovono.  Un suggerimento: parti pensando a chi sono i tuoi attuali clienti, che caratteristiche li accomuna, cosa cercano nei tuoi servizi e cosa acquistano. Dopo di che esplora eventuali profili correlati a cui potresti dedicare il tuo podcast. Nel compilare le sezioni del quadrato, lavora su questi tre aspetti: il modo in cui il messaggio del podcast risponderebbe alle esigenze del tuo pubblico, come la tua specifica esperienza sull’argomento potrebbe fare la differenzache tipo di benefici ne ricaverebbe l’ascoltatore in termini di maggiori vantaggi o minori problemi. Ora traduci in una o due frasi il succo della tua analisi. Immagina la value proposition del podcast come l’elevator pitch del tuo progetto: cosa diresti al tuo potenziale ascoltatore per convincerlo ad ascoltarti? Attenzione, proprio perché si chiama elevator perché dev’essere breve come una corsa in ascensore! Esempio di proposta di valore podcast Per comprendere bene cosa si intende per value proposition di un podcast, prendiamo come esempio il mio Podcast per il Business. Quando ho iniziato a progettarlo volevo che per i miei ascoltatori fosse ben chiaro il messaggio che intendevo trasmettere.  La promessa che stavo facendo sarebbe stata un vantaggio per loro? E se sì, in quale misura? In una sola frase sintetica, ho racchiuso tutto: messaggio e beneficio. “Podcast per il Business è lo spazio in cui condivido idee e spunti pratici per aiutarti a rendere il podcast un alleato strategico per il tuo business.” Di cosa parlo? di un podcast, lo strumento che ho scelto per comunicare;di come farlo diventare anche il tuo alleato;lo farò utilizzando nozioni ma anche spunti concreti e pratici;di come puoi integrarlo nel business e quindi nella tua strategia di marketing;strategico per il business, per far crescere la tua attività. Momento tips: se stai affrontando un blocco nel tradurre in parole la tua proposta di valore, prova ad ascoltare altri podcast o quelli che ascolti abitualmente. Scoprire qual è la loro value proposition, ti sarà di aiuto.  Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business La comunicazione non è fatta solo di parole. È fatta anche di linguaggio del corpo, di espressioni facciali e di tanti altri segnali non verbali che comunicano il nostro stato d’animo e le intenzioni. Il tono della voce è tra questi e può avere un impatto enorme su chi ci ascolta al pari di ciò che si dice. Uno stesso contenuto può comunicare agli ascoltatori del podcast cose diverse a seconda del tono della voce usato. Possiamo risultare rassicuranti, amichevoli, provocatori, istituzionali, professionali o ironici. Questa componente, insieme a ritmo, volume, intensità e intenzione, influenza il tipo di rapporto con il nostro pubblico.  Quale tono della voce è meglio usare quando si fa podcast? Eh sì perché spesso succede che ci preoccupiamo tanto della qualità dei contenuti e della qualità dell’audio (come è giusto che sia, ovviamente!), ma poi non pensiamo che il modo in cui esprimiamo quegli stessi contenuti è altrettanto importante. Cosa rivela di noi il tono della voce Il tono della voce rivela di noi molto più di quello che rivelano le nostre parole. Se dicessimo “non sono affatto arrabbiata” ma dalla nostra voce trapela irritazione, rigidità e distanza, nessuno crederebbe alle tue parole. La voce è un importante mezzo di comunicazione e di espressione. E, almeno nella nostra cultura occidentale, La voce esprime e trasmette le nostre emozioni attraverso mille sfumature; riesce a comunicare gioia, tristezza, paura, collera, disprezzo, tenerezza, indipendentemente dal significato delle parole. Questo vuol dire che fa trapelare le nostre intenzioni, i nostri stati d’animo e la personalità. La voce è uno strumento identitario, che quasi ci mette a nudo e mostra agli altri chi siamo.Ecco perché il podcast è considerato un media più autentico, in grado di stabilire più connessione con gli altri, nonostante sia quasi del tutto uni direzionale.  Ecco, il tono di voce influisce sulla percezione che gli altri hanno di noi. Ci identifica. Il che non significa che noi siamo davvero solo quella roba lì. Ma in un contenuto audio, dove la voce è lo strumento principale che usiamo per comunicare, il tono della voce significa moltissimo. User experience e podcast: checklist per migliorare l’esperienza di ascolto Leggi tutto Gli effetti del tono della voce nella comunicazione audio Il modo in cui parliamo, oltre a quello che diciamo, influisce sulla percezione che gli altri hanno su di noi e può attrarre, respingere, stimolare azioni o lasciare indifferenti.  Non possiamo piacere a tutti, e questo lo abbiamo detto più volte anche in altre puntate. E non è nemmeno questo l’obiettivo. Ma come per tutta la comunicazione, a noi interessa attrarre le persone giuste per il nostro brand e il nostro business.  Il tono di voce che usiamo dunque deve poterci aiutare a raggiungere questo risultato. Come? Ecco 3 fattori su cui il tono della voce influisce nella comunicazione di brand: Posizionamento Riconoscibilità Performance Intenzione e posizionamento Il primo è lavorare sulla nostra presenza al microfono, sulla personalità. Come vogliamo essere percepiti dagli altri? Un amicone, un compagno di viaggi, un punto di riferimento nel settore, una persona assertiva, oppure una presenza neutra?  Questo è un concetto importante perché il posizionamento è fortemente influenzato dal modo in cui comunichiamo. Solo che a volte noi crediamo di comunicare un certo tipo di posizionamento ma il percepito è diverso.  Ascoltiamoci e chiediamo a qualcuno di ascoltarci e restituirci un feedback al riguardo. Può essere utilissimo per misurare l’eventuale gap tra la nostra intenzione e la percezione reale. Autenticità e riconoscibilità Non commettiamo l’errore di replicare la personalità al microfono di qualcun altro. Per almeno due semplici ragioni: non riusciremo a mantenere a lungo questa pantomima non risulteremo riconoscibili e autentici nei confronti del pubblico.  Le persone non sono stupide, se ci seguono in altri contesti comunicativi, sanno qual è il nostro modo di comunicare, ci conoscono. E se risultiamo diversi al microfono, non saremo riconoscibili e si creerebbe quella distanza che farà sembrare il tutto una finzione.  È invece importantissimo mantenere la propria identità, il proprio stile comunicativo e, forse è il caso di dirlo, essere coerenti anche con il proprio tone of voice. Creerà sicuramente un legame più duraturo e autentico con i nostri ascoltatori e saremo coerenti in tutta la nostra comunicazione. Aircheck podcast: come migliorare la performance al microfono Leggi tutto Equilibrio tra performance e personalità Essere se stessi sempre ma con la consapevolezza che stiamo parlando a un microfono e a un pubblico, per cui la qualità della performance non può essere la stessa di quando parliamo al bar con i nostri amici. È importante metterci l’energia giusta. Usare un tono della voce energico, sorridente, che trasmette sensazioni positive e renda la nostra performance piacevole. Sulla qualità della performance al microfono ne ho già parlato ampiamente, e ti rimando a quei contenuti per approfondire meglio l’argomento.  Quello che però bene sempre ricordare che l’equilibrio tra performance e personalità è ciò che premia sempre. Come podcaster non è richiesto essere attori o doppiatori, né tanto meno speaker radiofonici, ma espressivi e coinvolgenti sì. E anche in questo caso il riascolto è essenziale per misurare la performance. Lo hai trovato utile? 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Quando ho pensato di scrivere questo articolo sulle idee podcast per i liberi professionisti, sono partita da una riflessione. Chi inizia a creare contenuti per promuovere il proprio personal branding, sa che deve scontrarsi con una dura realtà, ovvero l’abbassamento del livello di attenzione da parte delle persone. Un po’ perché di contenuti sul web ne è pieno il mondo, un po’ perché siamo tutti fruitori più fugaci. Il tempo è una risorsa scarsa e chi ce lo dedica andrebbe ricompensato. Per attirare l’attenzione dovremmo senza dubbio produrre contenuti utili e di qualità. Ma anche valutare nuovi approcci. Il podcast si annovera ad oggi (ma chissà per quanto tempo sarà così) tra i mezzi di comunicazione con un trend in ascesa e un mercato ancora da esplorare. Mi ricorda il periodo in cui facevano capolino i primi blog: poca concorrenza e un oceano blu da navigare. Ecco, oggi succede la stessa cosa con i contenuti audio: la competizione nel settore è ancora bassa e la possibilità di distinguersi molto alta. Si può ancora giocare d’anticipo ed entrare in contatto con i potenziali clienti usando il podcast come strumento di content marketing. A maggior ragione se consideriamo che, a differenza di altri contenuti, la durata media di fruizione è molto alta (si parla di 22,9 minuti di sessione media di ascolto secondo la ricerca Nielsen 2019). Oggi alle persone non basta il contenuto, vogliono sentirsi partecipe, entrare in relazione, fidarsi di qualcuno. La voce, da questo punto di vista, è un ottimo alleato. Con il podcast lavori sulla brand awareness, la tua autorevolezza e porti le persone a fidarsi di te. Se non sai come usare il podcast per promuovere il business, ti mostro qualche idea di podcast come spunto di riflessione per alcune delle professioni più conosciute: il bloggeril fotografoil personal trainer. Sei blogger, ecco il podcast che fa per te Se hai un blog, questo potrebbe essere il momento per rilanciarlo affiancandolo a un podcast. Non intendo solo una rielaborazione dei tuoi testi scritti per il formato audio, ma concept nuovi da integrare nel tuo piano editoriale dei contenuti blog. Tim Ferriss, business man tra i più conosciuti d’oltreoceano, fu uno dei primi a farlo. Ha iniziato la sua carriera con un blog e qualche anno dopo lo ha rilanciato in chiave podcast, anticipandone le tendenze. Oggi il suo show è conosciuto in tutto il mondo occidentale e ascoltato da milioni di persone. Lui ha scelto il format intervista per sviluppare le sue argomentazioni. Se non lo hai mai ascoltato ti suggerisco di seguirlo nel suo “The Tim Ferriss show”. Che tipo di altre idee podcast potresti usare se sei blogger? Ti faccio due esempi. Se sei travel blogger, potresti narrare storie o racconti legati alle terre che ti appartengono o di cui parli nel tuo blog, che portino l’ascoltatore ad esplorare luoghi nuovi. Lo storytelling, insieme al sound design, è capace di trasportare le persone in un evocativo molto coinvolgente. Se invece preferisci creare un podcast a carattere divulgativo, potresti includere interviste a persone legate a quelle terre, raccontarne la loro storia, promuovere un turismo di nicchia insieme a enti locali. Stesso discorso se pensiamo a un blog di ricette: i sapori, i cibi, la cultura enogastronomica sono elementi di un viaggio alla scoperta del territorio in cui tradizione e storia si fondono. Portare l’ascoltatore in questi luoghi narrando ciò che si nasconde dietro la nascita di un piatto, insieme a consigli, espedienti e trucchi del mestiere, potrebbe dare un tocco in più ai tuoi contenuti. Podcast per fotografi La fotografia è un’arte visiva. Come potresti raccontarla in un contenuto audio? Ad esempio raccontando il proprio lavoro e tutto ciò che scorre intorno. Un contorno fatto di tecniche ma soprattutto di storie, persone, luoghi. Tra le idee podcast potresti creare un piano editoriale come tutorial per spiegare come usare gli strumenti, ricreare la luce giusta o preparare un set fotografico. Oppure focalizzarti sull’uso di tecniche fotografiche particolari per determinati contesti. Ma perché non raccontare te stesso dietro l’obiettivo o cosa ti trasmette la fotografia? Ciò che però il tuo ascoltatore non conosce è chi o cosa si cela dietro uno scatto: come nasce un progetto fotografico, oppure perché scegli un determinato stile o soggetto. Le emozioni che riuscirai a far provare ai tuoi ascoltatori saranno ciò che ti farà ricordare. Personal trainer, fai business con i podcast La figura del personal trainer non adempie solo il ruolo di allenatore della forma fisica in palestra. C’è molto di più. Il personal trainer che è riuscito a reinventarsi durante la chiusura forzata ha adottato nuovi modi per comunicare la propria professione promuovendosi online grazie alla divulgazione di informazioni utili su fitness e salute, ma anche una maggiore consapevolezza del proprio corpo. Alcune idee podcast in questo ambito potrebbero riguardare approfondimenti su alcuni temi basandoti sulla tua esperienza e su altre fonti attendibili, come studi scientifici o interviste a personaggi dello sport ed esperti del settore. Ad esempio: educazione a una corretta posturai segreti di una buona respirazioneil ruolo dell’allenamento in un processo di dimagrimentol’uso di integratorii falsi miti legati al mondo del fitness. La cultura dell’informazione spinge l’utente a voler sapere oltre che fare. Conoscendo i benefici di una determinata pratica che tu stesso hai adottato nel tuo lavoro e con i tuoi clienti, può spingerlo a volerli applicare e contattarti per chiederti consigli specifici sulla sua situazione. Conclusioni L’era digitale ha aperto nuovi confini e nuove opportunità a chi fa business o ha un’attività professionale. Quelli citati sono solo alcune idee podcast per i liberi professionisti che vogliono emergere online. Non limitarti a osservare ciò che accade intorno a te. Sii parte del cambiamento ed esplora nuovi modi di comunicare. Se vuoi saperne di più e scoprire come il podcast può dare una scossa al tuo business, contattami per una breve consulenza gratuita. Sarò lieta di accompagnarti nel mondo dell’audio. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Il libro Partire dal Perché di Simon Sinek non ha bisogno di molte presentazioni così come il suo autore. Speaker motivazionale e imprenditore britannico che ha lasciato il segno con il suo Ted Talks. Attualmente uno tra i più scaricati nel web. Il titolo originale è “Start With Why“. Un libro infatti che spiega perché alcune persone e aziende hanno più successo di altre. Lo fa partendo dal loro “perché“, la leva più potente per coinvolgere le persone. La trama di Partire dal Perché Il libro parte da un’analisi del motivo per cui noi, come tutti i consumatori, tendiamo a prendere decisioni. Solitamente pensiamo infatti di sapere determinate cose e sulla base di quelle agiamo, scegliamo. Se dovessimo tuttavia analizzare ogni singolo dato e sfaccettatura, prima di prendere una decisione, potremmo dire di essere certi di aver optato per la scelta migliore, di aver fatto la cosa giusta? Le analisi, appunto, portano a decisioni pressoché razionali. Per lo meno, le crediamo tali. Esse sono più spesso il frutto di un alcuni stili comunicativi delle aziende che intendono venderci i loro prodotti o servizi. Generalmente le vendite tradizionali si fanno seguendo queste metodologie: far leva sulle paure delle persone, come se il prodotto o servizio offerto potesse garantire protezione e risolverle;rendere il prodotto vantaggioso in termini di prezzo, le cosiddette offerte;voler emulare un personaggio pubblico che per esempio è testimonial dell’azienda venditrice;enunciando slogan informativi ormai di tempi passati, che non raccontano nulla di che, né sull’azienda, né sui prodotti o servizi che essa offre. In queste tipologie di vendita, è più spesso usata la manipolazione ma manca l’ingrediente principe attorno al quale Partire dal Perché crea l’aurea d’oro di interesse: l’ispirazione. Le tecniche elencate sopra portano in alcuni casi a dei clienti nuovi che, forse, in quel momento, trovano più vantaggioso il nostro prezzo o decidono di comprare il nostro prodotto sulla base di una percezione – o una deduzione – che sembra essere la migliore. Così facendo, le aziende dovranno continuamente inventarsi qualcosa per attirare l’attenzione del consumatore ed emergere sulla concorrenza. Ispirare le persone è tutt’altra faccenda: crea una relazione di lunga durata con il cliente, un attaccamento al brand, ai valori che condividerà egli stesso. Sarà disposto anche a pagare un prezzo maggiore rispetto a quello dei competitors, perché il valore percepito sarà superiore. Come si fa ad ispirare le persone? Ispirare le persone è una dote innata o si può imparare a farlo? Alcune persone usano questa tecnica senza nemmeno sapere che esiste. Altre la imparano e capiscono la differenza sostanziale tra manipolare ed ispirare. Simon Sinek nel suo famoso Ted Talk intitolato “The Golden Circle” spiega in modo affascinante come raccontare qualcosa alle persone ed ispirarle. Disegnando tre cerchi concentrici, la nostra presentazione toccherà tre livelli: The Golden Circle (immagine royalty free) quello più esterno (What) descriverà in generale cosa facciamo, qual è la nostra attività;il secondo livello parla di come lo facciamo (How) e sostanzialmente rappresenta i nostri USP (Unique Selling Point), quelli che davvero dovrebbero differenziare la nostra società o noi stessi;il cerchio più piccolo, centrale (Why) è il cuore del nostro speech e parla del perché lo facciamo, non solo quale scopo vogliamo raggiungere ma anche perseguendo quale ideale. Ogni leader che abbia la capacità di ispirare parla partendo dal cuore del Why e proseguendo verso l’esterno, dove il come e il cosa sono delle conseguenze. Quello che si costruirà con discorsi che siano in grado di ispirare le persone non sarà una base clienti bensì un vero e proprio seguito, una sorta di community di persone fedeli. Il Golden Circle permette di costruire connessioni con le persone, a livello emozionale. La mia recensione di Partire dal Perché Quando pensiamo al Golden Circle ed a Partire dal Perché la connessione con Steve Jobs è immediata. Ne parla Simon Sinek nelle primissime pagine del libro e non possiamo non ritrovare la sua voce e il suo “Stay hungry, stay foolish” tra le pagine. Apple non rappresenta un computer, Apple rappresenta un modo di pensare e di essere differente. Leggendo Partire dal Perché ho ripensato molto al modo in cui prendo solitamente le mie decisioni, in termini d’acquisto. Mi sono resa conto di quante siano le occasioni in cui effettivamente io faccia parte di un insieme di persone che vengono amabilmente manipolate. Saperlo mi da una nuova consapevolezza nel fare delle scelte. Così come mi mette in guardia da chi promuove smodatamente un Why cercando di far breccia nelle emozioni. Questa lettura mi ha aiutata a trovare una sorta di “quadra” in quanto realmente, essere convinti delle proprie scelte corrisponda ad un equilibrio tra il “sentire” di aver fatto il giusto acquisto e condividere gli obiettivi e gli ideali dell’azienda da cui abbiamo comprato. Declinando il Golden Circle in ambito aziendale, è necessario che l’effetto del Perché si propaghi nel tempo come il flusso delle onde, incessantemente. Assumere persone che devono essere motivate è differente dall’assumere persone che sono motivate di per sé e che è necessario ispirare, continuamente nel tempo. Un’azienda sana inoltre non sarà composta unicamente da persone visionarie. Queste dovranno essere affiancate da chi conosce il Come. Era il caso di Apple, in cui il visionario e il comunicatore era Steve Jobs mentre il How era il suo socio Steve Wozniak, co-fondatore di Apple. A chi consiglierei questo libro? Alle persone che vogliono affermare il proprio brand, a chi è a capo di un team, ad imprenditori ed imprenditrici, ad oratori e in generale a chiunque voglia essere ascoltato. Consiglierei questo libro a chiunque abbia l’obiettivo di parlare a una o più persone con l’intenzione di trasferire ciò in cui crede, non meramente vendere. Frasi indimenticabili di Simon Sinek “Le grandi compagnie non assumono bravi lavoratori e li motivano, ma assumono persone motivate e le ispirano.”“Le persone non comprano quello che facciamo, comprano il perché lo facciamo. Come lo fai dimostra semplicemente ciò in cui credi.”“L’obiettivo non è fare affari con tutti coloro che hanno bisogno di ciò che vendi. L’obiettivo è fare affari con persone che credono in ciò che hai.” Letture e Podcast consigliati Se hai intenzione di leggere Partire dal Perché (o lo hai già letto), la lettura successivamente immediata che ti consiglio è Trova il tuo perché sempre di Simon Sinek. Un altro interessante volume scritto dal medesimo autore è “Ultimo viene il leader” in cui oggetto di discussione è il team: perché alcuni team funzionano ed altri no. Questa volta, eccezionalmente, anziché suggerire un podcast specifico, mi sento di parlare del sito da cui personalmente non manco mai di trarre ispirazione: ted.com. A questo link è possibile scaricare delle playlist come gli 11 imperdibili Tedx che hanno segnato la storia dei Ted Talks, piuttosto che la playlist dei 25 video di Tedx più condivisi e discussi. Tra questi proprio quello di Simon Sinek: The Golden Circle. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Per podcast marketing si intende l’uso di contenuti audio come strumento per accrescere il proprio business. Una strategia che si sta rivelando vincente, sia per l’impatto del podcast sul mercato italiano, sia per la natura stessa del mezzo. Contenuti nascondi 1 Cos’è il podcast marketing 2 I numeri del mercato podcast italiano 3 I vantaggi del podcast marketing 4 Quando podcast e marketing diventano una sinergia vincente Negli ultimi anni il podcast in Italia ha raggiunto tassi di crescita tra i più alti della comunicazione digitale, in termini di produzione e ascolti, aprendo così nuove opportunità per aziende e liberi professionisti. I brand più attenti hanno cavalcato l’onda e hanno sfruttato questo nuovo media a loro vantaggio per presidiare piattaforme non ancora affollate. Se stai leggendo questo articolo forse non sei ancora tra questi, ma l’argomento ti interessa e vuoi capire come e perché il podcast è uno strumento da prendere in considerazione se hai un business. Fare marketing con il podcast ha i suoi vantaggi. Come vedremo, le caratteristiche intrinseche del podcast lo annoverano di fatto come un format del tutto nuovo, capace di colmare gap di fruizione che altri canali non possono soddisfare. La chiave sta nel capire in cosa si differenzia e quando diventa davvero uno strumento vincente. Iniziamo col dare un significato alla parola podcast marketing. Cos’è il podcast marketing Se vogliamo darne una definizione esaustiva dobbiamo partire dal significato di content marketing: “Il content marketing è un processo di business che si basa sulla creazione e la diffusione di contenuti di qualità capaci di attrarre, coinvolgere e accompagnare un pubblico ben definito nel percorso decisionale, dalla scoperta del brand alla fase di acquisto.” L’obiettivo del content marketing è quello di aumentare le vendite dei tuoi prodotti o servizi grazie alla diffusione di informazioni, consigli utili, esperienze o risposte ai problemi comuni del tuo target di riferimento. E quindi, rispondere ai bisogni delle persone e dare loro ciò che vogliono. Probabilmente anche tu, che ora stai leggendo questo articolo, sei arrivato qui perché stavi cercando una risposta. Il content marketing fa questo: informa, educa, ispira e coinvolge per poi portarti a scegliere con più consapevolezza. Il fatto è che di contenuti ne siamo ormai sommersi ed emergere è davvero difficile. Basti pensare a quanti risultati compaiono quando fai una domanda sui motori di ricerca. Sarai d’accordo con me che oggi non è più solo la qualità di un prodotto o di un servizio a determinare le vendite. Se ci mettiamo per un attimo il cappello del consumatore, la risposta è chiara: tu e io acquistiamo spinti anche da altri fattori. Cerchiamo risposte ai nostri bisogni, consigli utili, esperienze in cui riconoscersi, cerchiamo soluzioni ai problemi. Ma soprattutto cerchiamo persone a cui affidarci. E come facciamo a fidarci se non sappiamo chi c’è dietro a quel brand? Se non conosciamo i valori di cui si fa portavoce e quale etica porta avanti? Questo è ciò che si chiama marketing di relazione. Ed è questo su cui si basa il podcast marketing. Dunque, qual è il segreto? Citando le parole dell’esperto di comunicazione d’impresa Salvatore Russo “un brand non deve essere perfetto, ma vero”. Questo vuol dire farsi conoscere per ciò che siamo, la personalità, il nostro tono di voce. Non in modo asettico. La perfezione non fa innamorare nessuno. Piuttosto, diventiamo attrattivi quando siamo veri. È questa la chiave di successo: essere autentici. L’autenticità è ciò che porta ad instaurare una relazione con il tuo pubblico. Una relazione che giorno dopo giorno ti farà scegliere, grazie ai contenuti, fino a far diventare clienti i tuoi utenti. Ed è qui che entra in gioco il podcast marketing. Ma prima di addentrarci nei vantaggi di usare questo strumento, diamo uno sguardo al panorama italiano del podcast. I numeri del mercato podcast italiano Il podcasting è in continua crescita, anche in Italia. Ha avuto il primo vero slancio a fine 2017, grazie alle inchieste giornalistiche di Pablo Trincia su un caso di cronaca italiano, con la serie Veleno. Questo succedeva solo tre anni dopo il boom registrato negli USA, con una serie altrettanto famosa dal titolo Serial. Da quel momento, il mercato del podcasting in Italia non si è più fermato. Anzi, continua ad avanzare. Per farti comprendere la portata di questo fenomeno, facciamo parlare i dati.Qui sotto ti riporto un estratto di quelli divulgati nell’ultima Digital Audio Survey 2021 di Ipsos, che prende in considerazione solo esclusivamente il podcast nell’accezione più vera, cioè contenuti audio inediti nativi. Per capire meglio cos’è un podcast ti rimando all’articolo dedicato. Nel 2021, la crescita degli ascoltatori è stata del +9,4% rispetto al 2020, anno che tra l’altro aveva già registrato un’impennata di ascolti e di produzioni trainata dall’effetto pandemia. fonte Ipsos 2021 L’81% degli utenti ascolta podcast in casa, il restante si suddivide tra auto, mezzi di trasporto o nei tragitti in generale. Ma ciò che più trovo interessante è il fatto che il podcast si ascolta mentre si svolgono altre attività. Questo è spiegato dal fatto che la caratteristica del podcast è quella di essere: nomadico, cioè lo ascolto ovunque mi trovo;on demand, lo ascolto tutte le volte che voglio;hands and eyes free: ho sguardo e mani libere. Il che significa che si innesta in contesti finora non attraversati da nessun altro tipo di contenuto: mentre guido, mentre faccio la spesa, mentre faccio sport, mentre cucino o sbrigo le faccende di casa, mentre porto a spasso il cane. Tutti questi touch point sono preziosissimi in termini di marketing. Quanti altri canali ti consentono di assimilare informazioni mentre fai altro? Forse nessuno. Infine, la durata degli ascolti medi di podcast è davvero notevole: fino a 20-30′ al giorno. Considerate le abitudini degli utenti quando navigano sui social e il livello di distrazione a cui siamo soggetti, è un dato molto interessante. La ricerca completa puoi trovarla qui, ma ciò fa comprendere come ci sia in Italia una vera e propria “podcast revolution” che apre le porte a nuove opportunità sia in termini di posizionamento che di nuovo pubblico raggiungibile. Indubbiamente, presidiare fin da subito un mercato in espansione è già di per sé un vantaggio. Anzi possiamo dire è la base di una strategia di podcast marketing vincente. Cos’è un podcast e come ascoltarlo I vantaggi del podcast marketing Se volessi riassumere in pochi concetti quali sono i vantaggi del podcast in una strategia di content marketing, li definirei così: il potere della voce nel creare il massimo coinvolgimento dell’ascoltatore;la flessibilità di fruizione di un contenuto audio mentre si svolgono contemporaneamente altre attività;la relazione che si instaura con l’ascoltatore e la fiducia che ne deriva. Sono tutti elementi che stanno alla base di una comunicazione efficace in termini di marketing. Riuscire a catturare l’attenzione dell’ascoltatore in un contesto sociale in cui la distrazione è componente preponderante, significa coinvolgere attraverso parole e suoni che stimolino immagini mentali immersive, fidelizzare un pubblico con contenuti utili e di valore per chi ascolta. Tutto questo accade, però, quando il podcast è realizzato con una strategia ben precisa, progettato nei dettagli e adatto al target di riferimento. Non è sufficiente accendere un microfono e parlare. Il podcast marketing è un’altra cosa e presuppone un piano. Quando podcast e marketing diventano una sinergia vincente Per farsi strada nel cuore degli ascoltatori, facendo conoscere il brand, i prodotti e i servizi offerti, bisogna creare una strategia di marketing podcast. L’errore che spesso sento fare è credere che il podcast sia uno spot pubblicitario. Sebbene il podcast marketing abbia come finalità un messaggio commerciale, non usa la push strategy per raggiungerla. Questo vale anche se il podcast è usato come strumento di personal branding.È l’utente a scegliere di ascoltare quel contenuto, e non viceversa. Quindi la dinamica è rovesciata. Il punto di forza è la relazione intima ed empatica con l’ascoltatore a generare fiducia e quindi vendite. Dunque, il podcast diventa vincente se: mette l’utente al centro con contenuti utili e nei quali possa immedesimarsi e sentirsi coinvoltoparte dalla definizione di obiettivi chiarisi rivolge a un target precisodà voce a un’identità aziendale o personale e ai valori che racchiude. Tutto questo nasce da una progettazione iniziale che non si improvvisa ma si studia in funzione di ciò che si vuole raggiungere. Conclusioni In una strategia di successo, il podcast si inserisce come elemento innovativo, distintivo. Funziona e diventa vincente se si tengono conto gli asset su cui si poggia e si progetta fin dall’inizio. P.S.: Potresti scoprire persino di non poterne più fare a meno! Lo hai trovato utile? 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Su come fare personal branding si fa un gran parlare ma fino a un paio di anni fa quasi non ne conoscevo l’importanza. Quando ero dipendente in azienda non mi importava promuovere me stessa o le mie competenze. Pensavo che la cosa non mi riguardasse affatto. In fondo tutto ciò che poteva arrivarmi in termini di carriera e opportunità credevo fosse quasi “dovuto” per aver fatto un buon lavoro. E invece no. Se non ero io a credere per prima alle mie potenzialità, di certo non potevano farlo gli altri. La mia comunicazione era totalmente assente all’interno dell’azienda ma anche sui social. Chi lavorava con me sapeva in che modo operavo e le caratteristiche che mi distinguevano. Ma cosa facevo per costruirmi un brand personale che andasse oltre le quattro persone del mio ufficio? Nulla. Era ovvio che senza questo non potevo aspettarmi più di quello che avevo. Grazie ad alcuni professionisti di personal branding, da cui ho imparato tantissimo, oggi so che far conoscere la propria competenza, esperienza e pensiero serve a creare relazioni, network e opportunità. Tanto più oggi che sono una libera professionista. Gli strumenti che si possono usare per farlo sono diversi, tra cui il podcast. Prima di parlarti di come fare personal branding con il podcast, partiamo dall’inizio: cos’è e a chi serve. Cos’è il personal branding Fare personal branding significa promuovere se stessi costruendo una immagine professionale che possa identificarti per ciò che sei, i tuoi valori, la tua competenza, esperienza e credibilità. È l’arte di saper creare una marca personale in base alla quale ci differenziamo dagli altri per i nostri tratti distintivi. La capacità di saper comunicare ciò che ti caratterizza, ti posizionerà nella mente delle persone. Sarà sulla base della percezione che gli altri avranno di te che ti sceglieranno, in qualunque ambito, che siano clienti, collaboratori, datori di lavoro o partner commerciali. Nella nostra epoca digitale, l’obiettivo è creare una propria web reputation diventando riconoscibili e credibili come brand. Citando le parole di Riccardo Scandellari nel suo libro Dimmi chi sei, “il gioco del branding è facile: sei ciò che dici e quello che mostri di apprezzare”Dimmi chi Sei È vero, il gioco è facile ma creare una brand image è un’attività vera e propria, un investimento in termini di tempo ed energie che richiede costanza e lavoro. La reputazione è un elemento importante per il posizionamento personale e le aspettative degli altri non sono da sottovalutare. Tutto si gioca sulla credibilità e sulla fiducia che ne deriva. Ma funziona se sai comunicarlo. Potresti essere il migliore nel tuo settore ma se nessuno sa chi sei, allora non c’è neanche partita. Perché fare personal branding oggi A meno che tu non voglia essere una commodity, se vuoi fare breccia nel cuore delle persone, devi rendere evidente il valore che hai da offrire. Siamo in un momento storico in cui chiunque prima di acquistare un prodotto si informa, legge recensioni, valuta le caratteristiche e lo confronta con altri similari. A prescindere dal prezzo, ciò che acquistiamo è il valore che percepiamo. Nel personal branding il prodotto siamo noi ed è questo che bisogna comunicare. L’obiettivo è riuscire a valorizzarti per farti scegliere e preferire come freelance, come dipendente o partner per le tue caratteristiche differenzianti. Il posizionamento personale definisce il modo in cui conti di competere e vincere e quindi sapersi distinguere. Puntare solo sul prezzo non è vincente nel medio-lungo termine. Pensa al motivo per il quale siamo disposti a spendere centinaia o forse migliaia di euro per acquistare un prodotto della nostra marca preferita. Ad esso leghiamo un valore emotivo o di autorealizzazione che, il più delle volte, va al di là di quello intrinseco. La stessa cosa accade tra le persone. Scegliamo chi ci attrae per affinità, per valori condivisi, per la percezione di fiducia che trasmettiamo. I nostri punti di forza forse riguardano il modo in cui gestiamo un progetto, la precisione nei dettagli, la capacità di comprendere le esigenze del cliente, la creatività o forse il rispetto delle scadenze.Non è detto che le nostre caratteristiche piaceranno a tutti. E non è necessario che sia così. Attireremo le persone per cui questi punti di forza saranno importanti per loro. Dunque il primo passo è capire qual è il tuo valore, la tua mission e cosa ti rende unico. Il secondo è comunicarlo. Ma prima di parlare di comunicazione, facciamo un altro step. A chi serve il personal branding Nell’introduzione ti raccontavo della mia esperienza in azienda come dipendente. In quel lungo periodo di attività il mio personal branding era inesistente. Oggi da freelance ho cambiato registro comunicativo ma se mi guardo indietro mi rendo conto dell’errore di non aver costruito una mia marca personale già allora. Il personal branding è importante per tutti. Facciamo qualche esempio? Se fossi un dipendente o un top manager e aspiri a fare carriera e cambiare segmento, dovresti rinforzare le tue competenze o addirittura riqualificarti professionalmente per essere più appetibile sul mercato. In tal caso dovrai fare un lavoro di riposizionamento per accedere a nuove opportunità. Un imprenditore, invece, avrebbe un altro obiettivo: rafforzare la propria credibilità in azienda per aumentare la visibilità e la reputazione del proprio business. Tutto ciò che comunicherà influirà sulle scelte dei potenziali clienti o fornitori rispetto ai competitor.Ma anche un giovane che ha appena terminato gli studi avrebbe bisogno di farsi conoscere per entrare nel mercato del lavoro, ad esempio usando al meglio Linkedin e facendosi conoscere per le proprie competenze o risultati raggiunti. Per i liberi professionisti investire sul personal branding è praticamente necessario. Fare promozione personale non dipende dal tipo di professione o inquadramento che abbiamo nel lavoro. È legata ai nostri obiettivi.Quali strumenti possiamo usare per il self branding? I social, per esempio, ma anche il blog, i video, gli eventi off line e anche un media in forte crescita come il podcast. Promuovere il brand personale con il podcast Il podcast per il personal branding ha tanti vantaggi. Vale la pena esplorare questo nuovo media in forte crescita proprio perché ha potenzialità diverse rispetto ad altri e riesce a valorizzare bene la personalità di chi lo usa. Ho già accennato ai vantaggi del podcast parlando di Content Marketing e Podcast: la sua modalità di fruizione così flessibile è un forte valore aggiunto alla tua comunicazione. Chi ascolta decide quando, per quanto tempo e dove farlo. Essendo on demand attrae un pubblico targettizzato che sceglie spontaneamente cosa ascoltare. Non solo, dedica del tempo prezioso. Un tempo decisamente superiore alla fruizione di un post sui social o di una lettura veloce di un post blog. Ma ciò su cui voglio farti riflettere è che con il podcast esprimi tutta la tua personalità attraverso la voce, la modalità con cui affronti gli argomenti, la logica di sviluppo dei contenuti e tutta la tua esperienza. Se anche affrontassi la stessa tematica di qualcun altro, il tuo stile sarà sempre diverso. Questa è la leva differenziante. L’autorevolezza e la credibilità saranno evidenti dall’empatia della tua voce. Essendo poi un media in espansione è ancora un oceano blu rispetto ad altri strumenti di personal branding. C’è poca concorrenza. E si sa che chi parte prima meglio si posiziona. Non deve essere certo l’unico obiettivo che ti poni per usare il podcast, ma è un vantaggio da tenere presente. Con i freelance con cui ho avuto il piacere di lavorare per realizzare contenuti podcast, l’obiettivo era proprio il loro personal branding, comunicando il valore del loro prodotto: se stessi. Ma anche in questo caso, nulla va lasciato al caso. Si progetta, si analizza e si sceglie il miglior modo di comunicare. Se stai pensando di valorizzate la tua brand image, potresti trovare nel podcast la risposta e io sarò lieta di aiutarti a farlo. Cominciamo? Ester MemeoPodcast Coach e Producer. Curiosa tanto per cominciare, ma anche volitiva e tenace. Motociclista per passione, milanese per nascita. Ha stravolto la sua carriera aziendale per dare vita a un suo progetto personale che poi è diventato molto altro. Oggi il podcast è il suo lavoro e aiuta chi inizia da zero a realizzare il suo progetto. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business L’Aircheck è una tecnica molto usata in ambito radiofonico da parte di speaker, direttori artistici e editori per valutare e migliorare la performance al microfono dei vari conduttori. È un metodo efficace che se svolto con regolarità dà i suoi frutti sulla crescita professionale degli speaker radiofonici. Ti parlo di Aircheck perché è uno strumento efficace applicabile anche al podcast oltre che alla radio. Se sei già un podcaster o sei alle tue prime esperienze e vuoi migliorare la tua esposizione al microfono, in questo articolo troverai spunti pratici per l’auto-apprendimento. Cos’è l’Aircheck L’aircheck consiste nel riascolto della propria performance al microfono. Questo è il metodo più semplice ed efficace per valutare gli aspetti positivi e negativi della tua esposizione orale. È una tecnica importantissima che ti permette di concentrarti sui dettagli e capire cosa va bene e cosa devi migliorare.  Più spesso la applicherai, più riuscirai ad affinare tutti quegli aspetti che impattano sul risultato finale che il tuo pubblico ascolterà. Che tu sia un podcaster in erba oppure già navigato, sei la prima persona che deve riascoltare le proprie puntate con un orecchio critico. È un’attività da fare in fase di post produzione (se te ne occupi tu), ma soprattutto dopo, a distanza di qualche qualche giorno o qualche settimana da che hai registrato la tua puntata. Lasciar scorrere un po’ di tempo, ti permetterà di essere più oggettivo e riuscirai a valutare meglio quei dettagli che magari al momento della registrazione non hai notato e che invece, come vedremo, possono fare la differenza. Questo non significa diventare perfezionisti. Significa sottoporsi a un’autocritica oggettiva per analizzare cosa si può migliorare per diventare podcaster migliori. Cosa significa fare una buona performance al microfono Partiamo dal significato di performance. Cosa intendiamo con questo termine? In linea generale la performance ha attinenza con la capacità di esecuzione di un’attività, con il suo rendimento. Spesso si parla di buona o mediocre performance a indicare i risultati che si sono ottenuti dallo svolgimento di una certa attività. Quando parliamo di podcast, in ultima analisi chi determina se abbiamo fatto una buona performance o una mediocre performance è il pubblico, che come dico sempre è il vero protagonista del podcast. Quando il pubblico gradisce i nostri contenuti, otteniamo riscontri, sotto forma di commenti, interazioni, condivisioni. Oppure, ancora meglio, conversioni se abbiamo creato un podcast come strumento di marketing e se lo abbiamo progettato con dei KPI chiari e definiti. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo business Leggi tutto Il numero degli ascolti è uno degli indicatori per misurare il livello di gradimento del pubblico, ma non è il più importante. Dunque, avere una buona performance al microfono significa due cose: riuscire a coinvolgere il pubblico e creare un prodotto gradevole all’ascolto In pratica, registrare un podcast che le persone non fanno fatica ad ascoltare, che non annoia, che non disturba dal punto di vista della qualità audio, che non spinga le persone a interrompere l’ascolto perché incomprensibile. Perché è importante valutare la propria performance orale Nella mia esperienza come podcaster professionista, ho incontrato due diversi approcci al podcasting: persone consapevoli dell’impatto che una buona performance ha sulla riuscita del proprio podcast, ma non conoscono gli strumenti per migliorarla; persone senza alcuna consapevolezza della qualità della propria performance al microfono, e soprattutto ignari del suo impatto sul pubblico e quindi sugli ascolti. In entrambi i casi, valutare la propria performance al microfono può fare la differenza sui risultati che puoi ottenere con il tuo podcast, sia in termini di gradimento del pubblico, sia in termini di conversioni, che di nuove opportunità. Il pubblico oggi è molto più attento di qualche anno fa a ciò che ascolta. Non siamo più agli albori del podcasting quando bastava davvero mettersi al microfono, improvvisare qualcosa per fare podcast e magari avere anche dei discreti risultati.  Oggi il numero delle produzioni podcast è aumentato, è aumentata la qualità sia dei contenuti che dell’audio, grazie all’ingresso nel mercato di aziende e realtà più o meno grandi. L’ascoltatore non si accontenta più di ascoltare e basta. Vuole vivere un’esperienza di ascolto piacevole. Il tempo non è una risorsa infinita. Se le persone devono scegliere cosa ascoltare, tra migliaia di proposte, a parità di tematica di interesse ascolteranno ciò che donerà loro l’experience più piacevole. Quindi oggi è molto più importante di qualche anno fa puntare a una buona performance. Serve ad aumentare il tuo indice di gradimento. Ora la domanda è: come fai a capire se stai facendo una buona performance al microfono? Riascoltandosi con metodo. Come applicare la tecnica dell’Aircheck nel podcast Affinché funzioni, il riascolto va fatto con uno spirito critico e mirato al miglioramento continuo. Niente manie di perfezionismo e niente superficialità. Altrimenti diventa contro produttivo. Prenditi il giusto tempo per riascoltarti in tranquillità, anche più di una volta se occorre, e concentrandoti via via su aspetti diversi. Ecco su quali punti soffermarsi: La qualità della tua comunicazione Valuta se la tua comunicazione risulta efficace. Hai trattato gli argomenti in modo logico? Il messaggio che volevi trasmettere risulta chiaro? Oppure è confusionario, pieno di incisi e digressioni che rendono complicato seguire il filo del discorso? È importante questo aspetto, soprattutto se siamo abituati ad andare a braccio e non abbiamo uno script da leggere. In questi casi può essere facile divagare e perdere il filo del discorso. Inoltre, punta l’attenzione sui concetti che hai espresso. Non prendere per scontato che le persone conoscano tutto ciò di cui parli, né il significato di termini specifici che fanno parte del tuo ambito di attività. Anche se il target fosse una nicchia, meglio chiarire i punti. La modulazione della voce Il riascolto ti aiuta a capire se la tua esposizione risulta monotona e noiosa. Com’è il tuo tono di voce? Riesci a dare enfasi ai punti principali della tua argomentazione? Riesci a creare dinamicità con la variazione di tono e di timbro oppure risulti monotono e piatto? Ritmo della voce Se siamo troppo veloci rischiamo di mangiarci le parole, diventare incomprensibili e non dare neanche il tempo agli ascoltatori di recepire e interiorizzare il messaggio. Peggio ancora, rischiamo di trasmettere tensione quando magari non ce n’è bisogno. Le pause sono importantissime per fissare i concetti. Purché non siano troppe e fuori luogo. Essere troppo lenti potrebbe annoiare l’ascoltatore. Quindi se notiamo che all’ascolto il ritmo non è adeguato ai concetti e alle emozioni che vogliamo trasmettere, annotiamoci questi aspetti e facciamo delle prove per migliorare nelle successive registrazioni. Logicità e coerenza Evita di passare di palo in frasca senza dare logicità al pensiero. Ci sono le giuste premesse che aiutano l’ascoltatore a seguire il tuo contenuto? Oppure alcuni passaggi andavano chiariti meglio? Nella nostra testa potrebbe essere tutto chiaro, ma non è detto che siamo davvero riusciti a trasmetterlo in modo altrettanto chiaro per gli altri. Per fare il check di questo punto, il riascolto a posteriori è fondamentale. Manierismi Espressioni automatiche e troppo ripetute come “ehm“, “appunto“, “dunque“, “allora“, “diciamo“, “ovviamente“, ecc ecc, sono pesanti all’ascolto. Il bello del podcast è che si può fare post produzione. Ma se si lavora a priori sulla fluidità di pensiero e di esposizione orale, si risparmiano tempo e fatica. Qualità audio Quanto è piacevole ascoltare la tua voce in cuffia? La qualità audio è buona oppure risulta fastidiosa, poco chiara e disturbata? È un aspetto da non sottovalutare e ne parleremo in un articolo dedicato. Sappi che a volte basta davvero poco per migliorare la qualità della registrazione e del montaggio audio. E quel poco può davvero fare la differenza quando si ascolta un podcast. Competenze chiave per fare un podcast Leggi tutto I vantaggi dell’Aircheck  Ci sono ottimi podcast dal punto di vista del contenuto e del concept, ma poi perdono tutto il loro valore nel momento in cui si tralascia la cura dei dettagli. Manca attenzione nella qualità della registrazione, nell’esposizione orale, nella personalità al microfono, e i risultati tardano ad arrivare. Il perché è molto semplice. Come dicevamo prima, a parità di tematica di interesse, le persone dedicano il loro tempo ad ascoltare qualcosa che offre loro un’esperienza di ascolto piacevole. L’aircheck è il segreto per crescere come podcaster e per far crescere il proprio podcast. Rendere il più possibile quell’esperienza di ascolto piacevole. Ricordiamoci che se stiamo usando il podcast come strumento di marketing a supporto del nostro brand, non possiamo continuare a credere che la qualità non conta. Il nostro pubblico è fatto di potenziali clienti. Come dedichiamo cura e attenzione al feed di Instagram o al sito web e alle grafiche che usiamo sui social, anche la user experience del podcast è importante. Tu sei la prima persona che può fare un’autocritica sul tuo lavoro. Perciò usa l’Aircheck, riascolta tutte le puntate del tuo podcast a distanza di qualche tempo, segna gli aspetti su cui pensi si debba intervenire e poi esercitati per applicare questi miglioramenti nelle puntate successive. Se hai un amico che sai può darti un feedback sincero e onesto, chiedi un parere per migliorare. Cosa possiamo fare insieme Al di là della tua prima analisi, un parere professionale può essere la chiave di volta per migliorare efficacemente la tua performance al microfono. Potrai avere un confronto più ampio e completo da parte di professionisti dell’audio. A questo proposito, come Podstar Media abbiamo un servizio dedicato all’analisi del podcast che si chiama Podcheck e valuta vari aspetti: dalla struttura al format, dal piano editoriale alla qualità audio. Lo scopo è darti un feedback onesto e professionale e fornirti gli strumenti giusti per migliorare la tua performance. Se vuoi saperne di più scrivermi a contattami@estermemeo.it e ti darò tutti i dettagli. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Sull’importanza di scegliere un titolo del podcast unico e originale, te ne ho già parlato in un altro articolo. Se sei nella fase di progettazione e hai già pensato a un nome podcast, prima di pubblicarlo ti suggerisco di assicurarti che sia effettivamente inedito e che non esista un podcast con un nome molto molto simile. Come fare la ricerca dei titoli podcast esistenti? Puoi usare diversi metodi: Ricerca su Google Ricerca sulle piattaforme audio Ricerca sull’aggregatore Podcast Index Il primo e più semplice è partire da una ricerca su Google. Inserisci nella tool bar il titolo che intendi usare, se vuoi accompagnalo dal termine “podcast”, e avvia la ricerca. Se esiste, è molto probabile che sia già stato indicizzato dal motore di ricerca e quindi ti comparirà nella SERP. Se è stato creato un sito web legato al podcast risulterà nella ricerca, così come compariranno anche tutti i link generati dalle piattaforme audio su cui è stato distribuito. Il secondo metodo è cercare per titolo direttamente nei motori di ricerca di ciascuna piattaforma audio di podcast. Ti consiglio di fare questa operazione su tutte le app più conosciute perché a seconda dell’hosting adottato, il podcast potrebbe non essere presente su tutte le piattaforme. Il terzo è cercare sul sito podcastindex.org, un aggregatore di tutti i podcast indicizzati esistenti in qualunque Paese, non solo in Italia. È piuttosto completo e il risultato attendibile. Ricerche correlate In ultima analisi ti consiglio di fare anche una ricerca per parole chiave correlate o per categoria di appartenenza. In questo modo puoi avere una panoramica più ampia anche di tutti i podcast che parlano dello stesso argomento e verificarne i titoli. Un nota: nel fare la ricerca su Google, verifica inoltre l’esistenza di altri progetti diversi dal podcast che però hanno lo stesso titolo che vuoi assegnare al tuo. Qualora esistessero, anche se la natura dell’argomento fosse diversa, ti consiglio di rivalutare la scelta. Questo perché il posizionamento sulla SERP potrebbe non essere così semplice per il tuo podcast e potrebbe ricondurre a un territorio semantico completamente diverso dal tuo e forse fuorviante. 7 regole per scegliere un titolo podcast efficace Leggi tutto Titolo podcast esempio ricerca Esempio concreto: Podcast per il business doveva chiamarsi originariamente in un altro modo. La ricerca del termine che volevo usare mi ha portato a scoprire un’associazione che si occupava di tutt’altro rispetto a quello di cui volevo parlare io.  Questo per me avrebbe rappresentato un problema, da una parte perché non volevo essere associata ai temi di cui si faceva portavoce quell’associazione, e poi ne avrebbe risentito il mio posizionamento.  La ricerca del titolo è una questione non solo creativa o di gusto personale, come spesso si crede. Significa anche analizzare il contesto e il mercato. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Parlare di SEO e Podcast sembrava quasi un’utopia fino a qualche tempo fa. Molti podcaster, me compresa agli esordi del mio primo progetto, ignoravano che i meccanismi di questa strategia si potessero applicare anche al mondo dei podcast. Eppure, oggi anche i contenuti audio possono beneficiare di una visibilità organica sul web, e restituirla a loro volta ad altri contenuti online. Basta adottare qualche piccolo accorgimento in fase di creazione e distribuzione del podcast per ottenere già dei risultati. Risultati che possiamo ora dimostrare grazie a un test durato quattro mesi e realizzato in collaborazione con la SEO Specialist Luisella Curcio su un progetto reale di podcast. L’obiettivo del test era semplice: misurare in che modo una disciplina come la SEO si comporta con un trend del momento, il podcast, e capirne i reali impatti. Le domande a cui risponderemo in questo articolo sono queste: Impatta più la SEO sul podcast o il podcast sulla SEO? Il podcast può lanciarsi da solo senza azione SEO e social? Il podcast ha effetto sulla SEO? Ha senso una strategia multicanale? Entriamo nel vivo dell’analisi. Le premesse del test SEO e Podcast Osservare il rapporto fra un trend emergente come il podcast e la SEO ci ha permesso di capire due cose importanti. Da un lato, su quali leve lavorare per migliorare il posizionamento e, dall’altro,  intravedere nuove interessanti applicazioni utili sia per chi usa già il podcast nella propria comunicazione online che per i SEO specialist che lavorano sulla comunicazione organica dei propri clienti. La SEO, acronimo di Search Engine Optimization, è l’insieme di strategie volte a ottimizzare il tuo sito web affinché sia più facile per i motori di ricerca trovarlo, leggerlo, comprenderlo e proporne i contenuti in risposta agli intenti di ricerca delle persone. In pratica l‘obiettivo della SEO è aumentare la visibilità organica del tuo sito e quindi il traffico. Sono davvero tanti i fattori di ranking su cui si basa Google per posizionare i siti web nella SERP. Tra i principali ci sono: l’autorevolezza del dominio l’ottimizzazione dei contenuti la user experience del sito i backlink. Ciò vuol dire che quando si parla di SEO il risultato delle strategie applicate su un sito possono variare rispetto ad un altro, proprio per effetto dell’azione sinergica di questi o più fattori. Fatta questa premessa, ciò che in questa sede prenderemo in esame è la parte relativa ai contenuti e il rapporto tra sito web, podcast e gli altri canali di comunicazione. Dovresti creare un sito web per il podcast? Leggi tutto Come abbiamo sviluppato il test SEO Podcast Ci serviva una base dati vergine su cui operare per evitare che i risultati fossero inficiati, se pur indirettamente, dagli impatti legati al posizionamento di un podcast già esistente. Quindi, Luisella Curcio ha creato un podcast totalmente nuovo, con chiaro riferimento alla sua professione di SEO specialist, volutamente semplice dal punto di vista del sound design e della qualità audio. L’intento in questo caso era spingere sui contenuti e soprattutto sulla strategia per vederne gli effetti. I risultati del test sono stati presentati in anteprima nel web talk condotto da Fabio Antichi e Antonio Mattiacci nella loro rubrica Aperiweb. Ecco in sintesi gli step seguiti nel test: Creazione di un podcast sulla SEO con Anchor di Spotify; Ottimizzazione di tutti gli episodi; Distribuzione del podcast su tutte le piattaforme podcast come Spotify, Apple Podcast, Amazon Music, Google Podcasts; Monitoraggio delle performance del podcast con Google Podcast Manager e Anchor; Embedding del player Spotify in articoli specifici del blog e coerenti con le puntate; Inserimento dei dati strutturati nelle risorse in cui è stato pubblicato il podcast; Monitoraggio delle performance di tutti gli episodi e dell’andamento degli articoli interessati dall’embedding. Il podcast è stato creato usando l’hosting provider Anchor il quale, oltre a creare il feed RSS e distribuirlo sulle piattaforme, permette anche di registrare una traccia audio, editarla e fare un montaggio basico. Tutti gli episodi sono stati ottimizzati in chiave SEO lavorando a monte su un piano editoriale che rispondesse agli intenti di ricerca degli utenti sul tema centrale del podcast stesso. Questo è uno step importante da tenere presente che ti spiegherò meglio più avanti. Una volta fatta la distribuzione sulle piattaforme, il monitoraggio dei dati ci ha restituito informazioni utili per i resoconti. I tool usati per monitorare le performance sono stati: Anchor Semrush Google Podcast Manager Google podcasts manager Google Podcasts Manager (GPM) è la piattaforma Google di ascolto dei podcast cui è possibile trasmettere il feed RSS per la distribuzione online. Anche se non è ancora la piattaforma più utilizzata per gli ascolti, ha funzionalità interessanti che a mio avviso avranno grandi potenzialità nel prossimo futuro. Se un podcast è distribuito su GPM, Google potrebbe proporlo tra i contenuti in risposta agli intenti di ricerca dell’utente direttamente nella SERP per l’ascolto immediato.Questo è un aspetto utile per la discoverability dei podcast, punto di attenzione su cui le piattaforme si spera facciano progressi. Oltre a questo, i podcaster che distribuiscono i loro contenuti su GPM possono accedere a dati statistici rilevanti quali: numero di ascolti per puntata, durata media di riproduzione, dispositivo utilizzato, clic, impression e soprattutto l’indicazione dei termini di ricerca attraverso cui gli utenti ti hanno trovato sulla SERP. 1. Gli effetti del podcast sulla SEO Primo test Per prima cosa, in data 18 giugno 2022 Luisella crea una puntata pertinente ad un articolo del blog, in particolare sul posizionamento SEO. Dopo di che: fa l’embedding della puntata podcast nell’articolo esistente inserisce i dati strutturati del podcast nel sito. Cosa è successo dopo il 18 giugno al suo articolo? Il traffico e il posizionamento dell’articolo sono aumentati. Lo stesso articolo era posizionato in 26° posizione per la parola chiave “competenze SEO” prima di queste operazioni. Nel giro di poche settimane, l’articolo è passato dalla 26° posizione all’8° ed è poi rimasta stabile. Secondo test In data 2 agosto Luisella ha revisionato e inserito il podcast dedicato all’argomento struttura del sito web nell’articolo. Ecco cosa è successo dopo il 2 agosto: Dall’immagine notiamo che da quella data il posizionamento e il traffico sono migliorati. Terzo test In data 11 luglio ho inserito il podcast dedicato a “content strategy” nell’articolo https://www.luisellacurcio.it/seo/posizionamento-seo/content-strategy/ Ecco cosa è successo: La parola “content strategy” è passata dalla 10° posizione alla 6° posizione. In sintesi, abbiamo visto come il podcast abbia influito positivamente sulla SEO in termini di posizionamento. Le operazioni di embedding del podcast all’interno di ogni articolo hanno aumentato il posizionamento delle singole parole chiave. Inoltre, nelle descrizioni di ogni singola puntata del podcast sono stati inseriti link in entrata agli articoli del suo blog che sono apparse non solo in Anchor, ma anche in Spotify, Amazon Music, Google podcasts, Apple Podcast. Infine, una piccola spinta, l’ha data anche l’inserimento dei dati strutturati, implementati però successivamente. Come implementare i dati strutturati per il podcast: segui le indicazioni contenute al link per l’inserimento dei dati strutturati:  https://schema.org/PodcastEpisode. Inserisci i dati strutturati e convalidali con https://validator.schema.org/. 2. Gli effetti della SEO sul podcast Dopo aver visto i risultati dei test degli effetti del podcast sulla SEO, verifichiamo se è vero anche il contrario, cioè se la SEO ha effetti sul podcast. La risposta è sì. Per spiegarlo, facciamo questa prova. Digitiamo su Google la parola chiave “calendario editoriale SEO”. Appare in prima posizione l’articolo del blog di Luisella dove è stato fatto l’embedding di una puntata pertinente. In pratica, il contenuto in cui è stata collocata una risorsa ha ottenuto una visibilità maggiore e immediata rispetto ad altri contenuti. Un po’ quello che accade con l’embedding dei video di YouTube degli articoli. Google posiziona i podcast nella SERP? Sì, e lo si evince proprio dal risultato in SERP per la ricerca della parola chiave Podcast SEO. Il podcast si è posizionato nel box di Google dedicato ai podcast.  Inoltre lo si deduce dai dati rilevati da GPM a una settimana dopo dalla pubblicazione. Come Ottimizzazione il podcast per la SEO Ottimizzare un podcast per la SEO vuol dire intercettare le richieste degli utenti in Search e rispondere a quello che cerca l’utente finale. Questo si traduce in un aumento della visibilità del tuo brand.  Nella descrizione degli episodi del podcast è possibile inserire link che portano verso il tuo sito web, il tuo blog e i tuoi canali social: questo si traduce nei primi due casi in aumento dei link in entrata al tuo sito web. L’ottimizzazione del podcast è un processo importante che inizia molto prima della pubblicazione delle puntate sulle piattaforme di ascolto. Significa lavorare a un piano editoriale che risponde ai tuoi obiettivi ma anche ai bisogni degli utenti. Questo si traduce nello scegliere con cura l’argomento, il titolo, la descrizione, nonché la trascrizione degli episodi. Ottimizzando questi elementi per i motori di ricerca attraverso la strategia SEO aumenta visibilità, posizionamento e autorevolezza del tuo brand. Perché implementare una strategia multicanale? Facendo un breve recap dei test effettuati, si comprende che gli effetti del podcast sul posizionamento non sono immediati. Se un podcast non viene trainato dalla SEO oppure da strategie di social media marketing è molto difficile trovarlo singolarmente in Google Search o in una qualsiasi piattaforma di podcasting. Specie in presenza di chiavi di ricerca molto competitive. Podcast e SEO se lavorano in sinergia hanno impatto l’uno sull’altro sul miglioramento della visibilità online di un brand. Ma il podcast ha bisogno di altre strategie social e SEO per essere veicolato. Google sta lavorando molto sui contenuti audio e presto dovrebbero essere inseriti nello stesso Knowledge graph nella tool bar di immagini, video, maps… Speriamo presto!Quando ciò succederà avere un podcast sarà importante per la spinta sulla visibilità del brand. D’altro canto, la SEO per il podcast si dimostra essenziale e può aumentare la visibilità del podcast attraverso l’embed delle puntate e l’inserimento dei link nelle risorse pertinenti. Questo dimostra quanto già ribadito ampiamente nell’articolo sulla multicanalità. Il podcast ha bisogno di essere inserito in un ecosistema comunicativo fatto di sinergie tra le diverse discipline digitali: SEO, Social Media Marketing, Newsletter, ecc. Questo perché ogni canale ha un suo linguaggio, raggiunge target diversi e soddisfa esigenze del pubblico diverse. Multicanalità e podcast: come creare una strategia multi-channel Leggi tutto Dunque, se hai già un podcast e non hai ancora un tuo sito web, valuta attentamente i benefici che ne avresti in termini di posizionamento e visibilità. Se invece non hai ancora un podcast ma hai un sito web, sfrutta il podcast per incrementare il tuo posizionamento sul web. In entrambi i casi, come Podcast Coach posso aiutarti a mettere in piedi una strategia marketing su misura. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Nel momento in cui si decide di avviare un podcast, una delle prime cose da fare è stabilire fin da subito qual è il proprio pubblico di riferimento. Ma questo è anche il momento in cui è facile cadere nella trappola del voler piacere a tutti, credendo che un pubblico più ampio equivalga a un numero più alto di ascolti e quindi a più popolarità. Purtroppo non è così. Piacere a tutti è un’utopia, e non possiamo essere tutto per tutti. Ma soprattutto è una scelta strategica poco saggia. Infatti, rivolgersi a un pubblico troppo ampio è in realtà controproducente per noi e per il nostro business. E ora vedremo insieme il perché è meglio puntare su un pubblico di nicchia. Cosa significa scegliere un pubblico di nicchia Quando abbiamo introdotto il concetto di target audience, abbiamo compreso che ci si riferisce a un gruppo di persone che hanno caratteristiche, esigenze e bisogni comuni. Identificare la propria target audience significa scegliere a chi parlare. E quindi è già di per sé una scrematura di pubblico. Se parliamo di nicchia di mercato, però, il concetto si restringe ulteriormente. Non è più solo un target generico ma diventa un focus molto molto preciso e dettagliato. Podcast Marketing: come creare la strategia giusta per il tuo podcast Leggi tutto Facciamo un esempio sul mio Podcast per il Business: la mia target audience potrebbe essere tutta la categoria di persone che vogliono iniziare a fare un podcast da zero. il pubblico di nicchia a cui mi rivolto è molto più stretto ed è composto da liberi professionisti che vogliono usare il podcast come strumento di marketing per il loro business e che probabilmente partono da zero. Chiara la differenza? Si passa dal macro al micro, dal generale al particolare. E quando si ragiona in termini di nicchia e si imposta un progetto podcast con questa logica, va da sé che anche i contenuti del podcast diventano molto più specifici. In pratica è come se mettessimo dei filtri, se usassimo una lente che si concentra su temi molto più focalizzati e meno generici. Nel mio caso, ad esempio, i temi che tratto inerenti al podcast non sono relativi a scrittura, storytelling e narrazione. Io ho scelto un filo conduttore orientato al business e al marketing, quindi un filtro specifico e più strategico. Questo significa che mi rivolgo a un pubblico molto più piccolo e che inevitabilmente esclude una buona fetta di potenziali ascoltatori. Vuol dire forse che i miei ascolti saranno molto più bassi rispetto a quelli che potrei raggiungere  con un tema più generico? Probabilmente sì. Ma non è il numero di ascolti che dovrebbe interessarmi in una scelta di questo tipo, ma i risultati che posso ottenere. Quali sono i vantaggi di parlare a una nicchia di mercato Ci sono molti vantaggi nel rivolgersi a un pubblico di nicchia rispetto a un pubblico più ampio. E te ne voglio menzionare almeno quattro. Differenziarsi dai competitor Il primo vantaggio è che scegliendo di parlare a una nicchia, è più facile differenziarsi dal mercato. Come differenziarsi dalla concorrenza con il podcast Leggi tutto Nel podcast la presenza di competitor è sicuramente molto più bassa rispetto ad altri canali di comunicazione. In Italia ci sono poco più di 26 mila podcast pubblicati, di cui attivi molti molti meno, quindi resta per il momento ancora un piccolo oceano blu. Ciò nonostante, rispetto già a soli 2 anni fa, la produzione dei podcast è cresciuta tantissimo e sarà sempre più probabile trovare nelle piattaforme di ascolto un podcast che parla della stessa tematica che ci appartiene. Quale potrebbe essere un elemento differenziante? Proprio la nicchia di pubblico a cui ci si rivolge. Per cui scegliere un pubblico più mirato potrebbe automaticamente aiutarci a sviluppare il tema da un punto di vista diverso e più selettivo rispetto a un nostro competitor. Fidelizzare gli ascoltatori Il secondo vantaggio è che parlare a una cerchia ristretta di ascoltatori genera maggiore engagement e fidelizza di più. Chi sentirà di appartenere a quella specifica categoria sarà maggiormente coinvolto nell’argomento e tornerà ad ascoltare altri contenuti che soddisferanno i suoi bisogni. L’interesse di queste persone è naturalmente più alto di chi, invece, non si rispecchia in quella tipologia di pubblico. E questo porta a un engagement rate più alto, che sicuramente è un KPI ben più significativo rispetto a un numero di ascolti totali. E questo ci porta al terzo vantaggio, cioè all’aumento del numero di conversioni. Aumentare le conversioni grazie al pubblico di nicchia Quando ci si rivolge a un pubblico di nicchia, il valore degli ascolti, seppur limitati rispetto a quelli che potrebbe avere un podcast più generico, è molto più alto ai fini dei nostri obiettivi di marketing o personali. Il livello di interesse è molto più alto e concentrato. E con tutta probabilità convertiranno prima e in misura maggiore una manciata di ascolti ben focalizzati rispetto ad ascolti più ampi ma meno specifici. È un po’ il principio di Pareto dell’80/20. Parlare a quel 20% di persone che possono portarci l’80% di risultati. Ottimizzando così le risorse e le energie. Come si attiva il processo di acquisto con il podcast Leggi tutto Rafforzare il proprio posizionamento Parlare a una nicchia di mercato rafforza il tuo posizionamento. È molto difficile posizionarsi da generalisti all’interno di un mercato ampio e potenzialmente più affollato. Viceversa, è molto facile emergere e affermarsi all’interno di un contesto più piccolo e meno popolato. Ti permette di specializzarti e farti notare dal mercato in qualità di esperto di quell’ambito specifico. Paradossalmente, più è piccola la nicchia in cui operi, più riesci a posizionarti. E se il podcast è un tuo strumento di marketing, non puoi non tenerne conto all’interno della tua strategia di comunicazione. Target primario e target secondario Ora, tornando al mio podcast, come ti dicevo ho scelto di comunicare principalmente a persone interessate a fare marketing con il podcast. Ma questo non significa che i miei ascoltatori rientrino solo in questa categoria e che nessun altro possa trovare un interesse in questo podcast. Anzi, potrebbero esserci persone che trovano nei miei contenuti spunti utili anche solo per il tipo di comunicazione, o per l’argomento podcast in sé o per le leve di marketing che ne derivano. Ricorda sempre che esiste un target principale, che è rappresentato dal tuo pubblico di nicchia e un target secondario che è invece la tua potenziale audience. Tra questi possono rientrare categorie di pubblico molto più ampio e con interessi molto più generici ma affini al tema trattato. Potrebbero esserci potenziali partner commerciali o semplicemente appassionati all’argomento. Per cui non puoi mai sapere fino in fondo quale pubblico potresti raggiungere con il tuo podcast. Tieni però sempre presente che quanto più è specifico quanto più è efficace per il tuo business. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Empatia digitale è il libro di Assunta Corbo che ci aveva già affascinati e indirizzati su un percorso di gratitudine con Dire, Fare… Ringraziare! Chi è Assunta Corbo? Giornalista affermata, Founder del Constructive Network in italia con il quale abbraccia e promuove l’obiettivo di raccontare la parte costruttiva delle storie. Non più valutate solo come notiziabili anche a livello di utilità sociale. In questo libro autobiografico Assunta ci fa dono della sua esperienza di giornalista, raccontandocene la nascita e il modo in cui ha dato forma alla sua carriera, con consapevolezza e senza alcun tono autocelebrativo. Scopriamo insieme cos’è l’empatia e perché è così importante oggi, nella cosiddetta era digitale. Trama di Empatia digitale – Le parole sono di tutti, il contenuto è tuo Empatia digitale ai miei occhi è come una margherita in quanto la sua trama si snoda tra 9 capitoli ben saldi intorno al medesimo fulcro. Proprio come dei petali, vicini perché così correlati e che attingono allo stesso cuore. Il libro è nato da un desiderio molto sentito da Assunta: la condivisione, intesa come strumento per portare miglioramento. Così come accade con lo scambio di un’opinione e di un pensiero nella vita reale, così è anche per quanto riguarda lo sharing di un contenuto online. Ha esattamente lo stesso peso e valore, se non forse di più. Non ci rendiamo infatti conto della portata che possono avere i nostri messaggi lanciati online, di quanti cerchi formino e fino a dove possano arrivare; anche il più piccolo, formatosi dal lancio di un sassolino nel mare. Ecco come la vita online e quella offline si fondono in una nuova dimensione definita on-life da Liliana Di Donato, Caporedattore Attualità di Donna Moderna, nella prefazione da lei redatta di Empatia digitale. Empatia digitale nasce da un promessa fatta dall’autrice all’età di 19 anni in occasione di un’intervista per un pezzo di cronaca. Di fronte ad una vicenda di dolore famigliare, scelse consapevolmente di esaltare la versione costruttiva della notizia anziché porre l’accento sulla tragicità dell’evento. Una scelta controcorrente perché – le dicevano – ahimè il dolore vende di più. Seppur giovane, Assunta fece quella che più di una scelta, fu una promessa: raccontare la parte bella della storie, senza buonismi né volontà utopistiche ma volendo fermamente lanciare un messaggio costruttivo. Non sapeva ancora che avrebbe poi creato in Italia il Giornalismo Costruttivo che restituisce al lettore il valore aggiunto delle notizie e non unicamente ciò che meglio la può vendere. Empatia digitale tratta diversi temi legati a ciò da cui l’empatia nasce: l’autenticità. Lo fa attraverso il messaggio che lei stessa ha fatto suo durante la sua esperienza, in seguito all’incontro con persone care che l’hanno ispirata. Alcuni capitoli sono dei bellissimi e genuini duetti: Riccardo Scandellari parla con lei di vulnerabilità, Giulia Bezzi ha contribuito per la parte dedicata all’azione e Mariagrazia Villa che sostiene che “Dietro ogni nostra parola, ci sono le persone cui ci rivolgiamo”. Appariranno inoltre Stefano Pigolotti, Alberto Manieri, Elisa Bonandini, Antonio Quaglietta e Paolo Schianchi. Abbiamo tutti una grande responsabilità online, ci ricorda Assunta. Non solo i giornalisti, i blogger o gli influencer hanno questo onere. Anche tu, nel momento in cui scrivi un pensiero, condividi un contenuto o scrivi un commento. Stai lanciando un messaggio emotivo che certamente influenzerà la giornata o la vita di chi lo leggerà. Il libro termina con il capitolo zero: è quello che chiude il cerchio. La mia recensione del libro di Assunta Corbo Ho avuto la fortuna di assistere alla presentazione del libro che ebbe luogo a Milano il 15 Ottobre 2020, in un clima che per me rappresenterà l’etichetta del libro stesso: autentico. Confesso che sono solita leggere la prefazione di un libro alla fine, dopo aver terminato il libro. Ciò perché non voglio farmi influenzare da un punto di vista altrui o scorgere delle anticipazioni del libro. La prefazione di Liliana Di Donato ha decisamente arricchito la mia idea, spiegandomi che oggi sui social viviamo come in una scatola di vetro. Tutto ciò che facciamo può diventare pubblico. Abbiamo il compito e il dovere di scegliere cosa condividere. Assunta Corbo ci svela come condividere i nostri pensieri e il quotidiano, rafforzandolo con un’accezione positiva di ciò che impariamo o i messaggi positivi che possiamo accompagnare a foto ed eventi. Il tema principale è naturalmente l’empatia intesa come la capacità di immedesimarsi nelle situazioni altrui ed emozionarsi. “Perché digitale?” ti starai chiedendo. Non nascondo che il mio capitolo preferito è stato quello dedicato alla gratitudine. Si tratta di un’attitudine che va continuamente praticata ed allenata, esattamente come una competenza o una soft skill. Farlo è utile per essere capaci di vedere le cose da una prospettiva nuova. Interagire sia online che offline con un’attitudine positiva porterà sicuramente ad atteggiamenti e condivisioni più costruttive. Che tu lo voglia o meno devi prendere coscienza del fatto che sui social anche tu sei un autore. Il contenuto è tuo tuttavia, dal momento in cui sceglierai di condividerlo, diventerà di tutti. Ti lascio con quella che fu la risposta di Assunta ad una domanda che le venne posta in occasione della presentazione del libro. Si riferiva a come poter essere autentici online, dietro a un pc ed una tastiera, in una dimensione in cui è facile credere che i rapporti siano solo online. Ecco, lei rispose: “Di persona, diresti le stesse cose che scrivi?“. La risposta che darai parlerà della tua autenticità. Questa è la grande responsabilità di ognuno di noi, attori non protagonisti dei social. Frasi indimenticabili di Empatia digitale “Le parole ci appartengono: vibrano intorno a noi. Le usiamo tutti i giorni. Ad alcune diamo l’opportunità di portare con sé un significato profondo. Ad altre, invece, permettiamo di vivere come fossero un dono al vento senza alcuna importanza. Ma non è mai così.“ “Nella comunicazione vince chi è umile. Considero l’umiltà una virtù intellettuale e una caratteristica che appartiene alle personalità più grandi.“ “Il giornalismo, nello stato di confusione e distorsione della realtà che viviamo oggi, non può stare lontano da concetti come empatia, umiltà, rispetto degli altri e diffusione di nuove idee e soluzioni.“ Podcast e letture consigliati Factfulness di Hans Rosling è il libro che ti consiglio in tema di empatia. In particolare racconta della capacità di elaborare due pensieri contemporaneamente: uno migliorativo che peggiorativo. Un altro libro assolutamente di valore è Intelligenza emotiva di David Goleman, un punto di riferimento più che un libro. Questa volta, infine, non vi segnalo un podcast da ascoltare bensì uno dei famosi TED Talks. Lasciati ispirare da Sam Richard ed il suo Esperimento radicale di empatia, cliccando qui. Francesca LucenteInnamorata della mia famiglia, del digital marketing e dei libri. Bookblogger per passione. Attraverso il mio blog sulla lettura voglio diffondere l’amore per la cultura, i libri e la formazione. I miei valori sono la condivisione e la collaborazione, soprattutto fra donne. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
La curiosità di leggere Dimmi chi sei di Riccardo Scandellari è nata in me quando iniziai a seguire i post della sua rubrica su Linkedin. Saziavano la mia pausa pranzo ed erano ottimi spunti di riflessione. Piccoli sassolini lanciati in uno stagno che con cerchi concentrici sempre più grandi, mi hanno portata a esplorare anche il suo blog. Skande.com è il manifesto di un “marketing elegante, etico e creativo” (cit.). Uno dei blog di business più seguito in Italia. Da appassionata di libri, eccomi qui a parlare di quello che a mio parere non è solo un libro da leggere ma è un manuale del personal branding da studiare. Ammetto di aver impiegato parecchi giorni a leggerlo perchè, in effetti, ho ripassato più volte molti dei concetti enunciati e sottolineato molto. Ti presento il libro di Riccardo Scandellari, esperto di marketing e personal branding nonché consulente e formatore personale ed aziendale. Docente nelle migliori business school e relatore ai maggiori eventi italiani in tema di comunicazione digitale e marketing. Trama di “Dimmi chi sei, Scopri perché sei unico e ottieni attenzione, fiducia e contatti” La trama di “Dimmi chi sei” è la chiave del libro non solo in quanto titolo bensì perché è la domanda intorno alla quale si sviluppa una buona strategia di marketing. In particolar modo, la tua strategia di comunicazione digitale. Un viaggio che parte proprio dalla risposta alla domanda: dimmi chi sei tu. Perché é così importante saperlo? Saranno i tuoi valori, i contenuti che vuoi diffondere e il modo in cui racconterai tutto ciò che saprà fare la differenza sul mercato. Per essere credibile devi essere autentico, dare la possibilità alle persone di immedesimarsi in te e nei tuoi valori. Un buon motivo per conoscerli tu stesso, diversamente sarà molto difficile che tu riesca a comunicarli – a parole o tra le righe dei tuoi post – e crearti un seguito di persone. Personal branding significa costruire la propria credibilità sul mercato. Come saprai già avere una buona reputazione richiede del tempo. In questi mesi (non è altro che così che devi misurarli) tu dovrai metterci un ingrediente raro: la costanza. Riccardo ci dice che per poter avere un blog a livello professionale (per trarne un reddito, per intenderci) è necessario avere almeno mille persone che ci seguono. Come fare per avere 1.000 followers? Immagina di coltivare almeno 3 contatti al giorno e, in un anno, avrai costruito una relazione con circa 1.000 persone. Sono le stesse persone con cui interagiamo già tutti i giorni: visitano i nostri profili social, mettono un like ai nostri post, a volte ci lasciano un commento, condividono un nostro contenuto o, in alcuni casi, ci inviano un messaggio privato. Costruire una relazione non significa attivare un bot (un sistema di messaggistica automatizzata, per esempio tramite Messenger) bensì scrivere un messaggio personale, in poche parole: aprire un canale di comunicazione. Dobbiamo ricordarci che oggi non esistono più solo i contatti online perché esse si fondono sempre più con la vita reale offline. In mezzo a quelle 1.000 ci saranno sicuramente persone alla quale avremo modo di stringere la mano ad un evento o forse con cui collaborare. Puoi scegliere quale tipologia di comunicatore essere: ostentativo – auto celebrandoti – o utile. Se sarai ostentativo farai vedere una tua foto mentre partecipi a un corso oppure fotograferai il diploma ricevuto. Se vorrai essere utile condividerai cosa avrai imparato partecipando a quel  corso. Il tuo valore aggiunto non sarà percepito dalle persone che ti seguono solo perché tu glielo comunicherai. Il più delle volte si leggerà tra le tue righe, trasparirà dall’utilità dei tuoi contenuti. Se ti stai chiedendo come scrivere contenuti utili, prova a pensare alle domande che poni tu stesso nelle tue ricerche in rete. Essere ovunque e incessantemente, per divulgare i tuoi post, può essere una scelta. Essere su un paio di piattaforme, con costanza e contenuti di qualità farà la differenza. La buona notizia è che la corsia delle persone costanti non è sempre affollata! Oggi più che mai, hai bisogno di trovare ciò che ti rende unico. Il personal branding è il tuo marchio di fabbrica. Da che cosa vuoi essere riconosciuto? “Dimmi chi sei” tirerà fuori la tua autenticità per raggiungere il maggior pubblico possibile. Non ti aiuterà a scegliere né decidere quale maschera indossare. La mia Recensione “Dimmi chi sei” è una delle domande più difficili a cui mi sono trovata a rispondere ultimamente. Non è sufficiente dire come ti chiami, dove vivi e che lavoro fai. Chi sei tu veramente e che cosa vuoi ottenere? Il come che ti permetterà di raggiungere i tuoi obiettivi, siano essi personali o professionali, nascerà infatti da queste due risposte messe insieme. Io sto ancora provando a darmi una risposta, ad essere sincera. Cosa vogliamo fare da grandi e che tipo di persona vogliamo essere – a fatti, non a parole – richiede una profonda conoscenza di sé. In parte anche un’accettazione che non significa però riconoscere di essere fatti in un certo modo e così restare. La vera conquista sta nello scovare le nostre caratteristiche più belle e farle brillare come stelle. Farci conoscere per ciò che siamo, nella più bella versione. A patto che sia genuina. Riconoscere anche gli atteggiamenti o le nostre abitudini meno costruttive è, al contempo, un grandissimo passo perché ciò ci permetterà di dismetterle. “Dimmi chi sei” è un manuale di personal branding che ti guida, mano nella mano, dalla presa di coscienza del sé, sino alla definizione di una strategia di comunicazione online. Se io volessi imparare a fare questo mestiere – fare del mio nome un vero e proprio brand – vorrei sicuramente apprendere tutti i segreti e le tecniche da chi già lo ha fatto. Ecco perché ho scelto il libro scritto dal blogger di business più seguito in Italia. In questo libro Riccardo Scandellari ripone tutta la sua esperienza e il suo metodo parlando di Skande.com, fondato nel 2012. Un successo consolidato insomma. A chi consiglio questo libro? Non solo a blogger o influencer. Lo consiglio a tutti coloro che vogliono apprendere l’arte di fare personal branding: come farlo bene (se già lo si fa ma senza risultati) o come iniziare a farlo. Vorrei sottolineare che il tema non è solo da valutare a livello personale ossia che si voglia o meno aprire un blog e trarne profitto. Chiunque abbia un’attività, online e offline, è importante che entri nell’ottica di idee di dover comunicare il proprio chi sono e non solo il proprio prodotto. Motivo per cui, il personal branding aziendale è un tema sempre più attuale e anche le società più quotate stanno tenendo appositi corsi alle persone con ruoli chiave all’interno dei propri team. Per gli addetti ai lavori, invece, decisamente un must have da avere nel carrello. Frasi indimenticabili di “Dimmi chi sei” “Le persone sono semplici da comprendere: vogliono essere ascoltate, gratificate e apprezzate. Possiamo identificare il principio di qualsiasi attività di marketing in una semplice domanda: Dimmi chi sei.”“Ci sono persone in ascolto: è necessario avere chiaro chi vuoi essere prima di capire quanto ti costerà diventarlo.”“Questa non è più l’era dei follower, ma delle connessioni vere, in cui l’esigenza primaria, come creatore e distributore di contenuti, è comprendere esattamente ciò che il lettore si aspetta per rimanere connesso a te.” Letture e Podcast consigliati Sempre di Riccardo Scandellari, se vuoi approfondire il tema del personal branding, ti consiglio i libri “Rock’n’Blog” e “Promuovi te stesso”. Per quanto concerne il personal branding aziendale, ti consiglio di leggere “Personal branding per l’azienda: Valorizzare l’azienda posizionando le sue persone chiave” di Luigi Centenaro e Silvia Zanella. Infine, in collaborazione con Audible, Riccardo Scandellari ha realizzato dei Podcast sul marketing. Quello che ti consiglio di ascoltare è “Brand You. Comunicazione e reputazione digitale” che approfondisce naturalmente le strategie di personal branding. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Il processo d’acquisto con il podcast e come attivarlo, rappresentano una fase importante per tutti gli imprenditori che vogliono approcciare questo strumento di comunicazione. Se vendere è l’imperativo, trovare un metodo efficace per farlo lo è altrettanto. Naturalmente, noi imprenditori, vorremmo che ogni metodo fosse a rischio zero e con un ritorno economico certo, in modo che possa contribuire ad aumentare il nostro fatturato.  Ciò di cui dobbiamo tenere conto è come si sia modificato negli ultimi mesi il processo di acquisto. Le nostre personali abitudini di acquisto sono cambiate e, tra l’altro, succede continuamente: stanno ancora cambiando. Dunque quale potrebbe essere il ruolo del podcast in tutto ciò e, soprattutto, in quale fase del processo di acquisto è utile? Te ne parlo in questo articolo. Il podcast nel funnel di acquisizione di un cliente Nel funnel di acquisizione di un nuovo cliente, il podcast rappresenta uno strumento di content marketing per promuovere il nostro brand. Ho parlato di questo tema nelle prime puntate: dall’importanza della Value Proposition e di Come differenziarsi dalla concorrenza. Inizierei anche però abbattendo qualche credenza, evidentemente errata, sul podcast stesso. Non è uno spot pubblicitario di lunga durata ma un canale di comunicazione a tutti gli effetti.  In modo diretto, non vende nulla. Così come non lo fa un articolo di blog. Deve essere considerato, pertanto, come un canale di ingresso del nostro funnel. Molto potente! Ora vedremo perché e in che modo.  Quando parliamo di processo di acquisto ci riferiamo al comportamento decisionale che le persone adottano dal momento che prendono consapevolezza di un proprio bisogno, sino ad arrivare all’acquisto. Comportamento che senza dubbio è cambiato nel corso degli anni e, indubbiamente, ancora di più nell’ultimo biennio.  L’importanza per qualsiasi brand di comprendere come funziona questo processo decisionale è indiscussa. Infatti, per mettere in atto una strategia di marketing efficace, (hai già ascoltato l’episodio precedente che parla proprio di questo?!) bisogna tenere conto di quali sono le leve che oggi guidano un consumatore nella scelta di un brand piuttosto che di un altro.  Attenzione. Ho parlato di scelta del brand e non del suo prodotto o servizio. Vuoi sapere perchè?  Perché ciò che oggi fa la differenza non è solo la qualità del prodotto ma anche tutto ciò che ruota intorno ad esso: la storia, le persone, i valori, le percezioni. Segui il mio ragionamento perché tornerò su questo punto tra poco.  Le 4 fasi del processo d’acquisto Nel processo d’acquisto, anche io e te, in qualità di consumatori, attraversiamo queste 4 fasi ben precise: appuriamo di avere bisogno (che potrebbe essere anche latente) o un desiderio; cerchiamo più informazioni su ciò che ci interessa; acquistiamo il bene o servizio; diventiamo clienti fidelizzati.  Proviamo a riflettere sulla prima fase: ci rendiamo conto di avere un desiderio o un (nuovo) bisogno e vogliamo a tutti i costi soddisfarlo. Quante volte mi è capitato?… Beh, tante ma si dice che a desiderare non c’è mai fine dopo tutto! Sei d’accordo con me che, a volte, questa consapevolezza può essere innescata da elementi esterni? Per esempio quando vediamo, leggiamo o ascoltiamo qualcosa che stuzzica la nostra curiosità si accende un desiderio che forse non sapevamo nemmeno di avere. Può anche essere legato ad un’esigenza personale per la quale non abbiamo ancora trovato la soluzione giusta per noi. Quei momenti in cui sappiamo di cosa abbiamo bisogno ma non sappiamo a chi rivolgerci. Questo è il primo touchpoint tra consumatore e brand. Ora, se togli il cappello del consumatore ed indossi quello dell’imprenditore, questo è il primissimo momento in cui una persona ha modo di fare conoscenza con il tuo brand.  È ovvio che ciò può accadere solo se: hai comunicato qualcosa (per esempio online);  se sei presente esattamente dove si trovano i tuoi potenziali clienti; se hai comunicato qualcosa, o in un modo, che ha attratto il nostro interlocutore.  Potrebbe essere uno post sui social, un video su Youtube, un articolo di blog o una puntata podcast. A volte una combinazione di questi.  Il primo “gancio” è fondamentale perché è quella scintilla che fa suscitare nella persona la consapevolezza di un bisogno e di quale possa essere una potenziale soluzione. Ma non basta.  A questo punto entra in gioco, infatti, la seconda fase del processo d’acquisto: la ricerca di ulteriori informazioni. Nulla è scontato ed è uno step molto importante che può durare pochissimo oppure mesi. Ecco i 3 fattori determinanti che caratterizzano la nostra ricerca di informazioni: senso di urgenza: cioè la necessità di trovare subito risposta ad un bisogno impellente; coinvolgimento emotivo: quanto il nostro potenziale cliente si sentirà attratto da ciò che offriamo e questo lo spingerà a desiderare il nostro prodotto o servizio come soluzione al suo problema; fiducia: quella persona si fida di noi per poterci scegliere come brand? Io e te sappiamo bene quanto il consumatore oggi sia molto più consapevole rispetto al passato. Noi stessi, prima di fare un acquisto (sia online che offline), ci documentiamo, leggiamo le recensioni e confrontiamo le proposte di mercato. Abbiamo bisogno di rassicurazioni prima di acquistare qualcosa. Eccoci arrivati al nocciolo della questione. Come innescare il processo d’acquisto: l’ecosistema del podcast È proprio in queste due prime fasi che il podcast può fare la differenza, innescando il processo di acquisto. Il podcast è un ottimo canale di ingresso del nostro funnel di vendita. Può rispondere a uno stimolo, un bisogno, può essere il primo touch point con cui un potenziale cliente viene a conoscenza del nostro brand. È, tuttavia, molto più facile che questa fase di scoperta sia attivata dai social o da un traffico organico nel nostro sito web.  Il momento più importante in cui il podcast innesca il processo di acquisto è la fase di approfondimento: quando l’utente vuole saperne di più. Cerca maggiori informazioni su quello che facciamo, sul nostro modo di lavorare, sulla nostra personalità, sulla nostra filosofia e approccio.  È il momento in cui è disposto ad ascoltarci, a dedicare del tempo per capire meglio chi siamo e cosa abbiamo di diverso dagli altri. In questo frangente si costruisce la fiducia e quel legame che, probabilmente, lo spingerà a sceglierci come brand.  Dicevo poco fa che il podcast in questo è molto potente. I motivi sono sostanzialmente 3: usa la tua voce, che è un potente mezzo per parlare a tu per tu con le persone e trasmettere la personalità del brand molto più di un testo scritto; innesca un’abitudine, che è il modo migliore per essere presenti costantemente nella mente degli ascoltatori; offre contenuti verticali su un tema specifico, permettendo al tuo pubblico di informarsi e, a te, di donare a chi ti segue informazioni più dettagliate di quelle che potrebbe trasmettere un post sui social; crea accoglienza per il tuo pubblico, nel tuo mondo. Quando le persone cominciano ad entrare in relazione con te e con il tuo brand, hanno tutti gli elementi di cui necessitano per sceglierti (o meno). A parità di servizi o prodotti, a chi pensi che una persona sceglierebbe di affidarsi? Ad un perfetto sconosciuto oppure a chi gli ha dimostrato apertamente chi è e come lavora? Io credo proprio che la risposta tu la sappia già.  È esattamente così che si innesca il processo di acquisto grazie al podcast. Non vende in modo diretto ma lavora su tutti quei touch point che generano una vendita: motivazione, personalità e percezioni.  Ma voglio essere sincera con te. Il podcast non è la panacea di tutti i mali. È una tattica, come abbiamo già detto nella puntata 6 di Podcast per il Business. Essa concorre cioè alla realizzazione di una strategia più ampia. È un mezzo potentissimo da inserire nel tuo funnel di vendita ma non è probabilmente l’unico che, da solo, può portarti al compimento di tutti i tuoi obiettivi di business.  Affinché esso attivi un processo di acquisto, ha bisogno di essere inserito in un progetto di comunicazione più strutturato, in base all’obiettivo di marketing. Ti serve creare un ecosistema in cui più elementi, come il blog, i canali social, la newsletter, il tuo sito web, adv e tutto ciò che ritieni uno strumento efficace per sostenere una persona nel suo processo di acquisto.  Il podcast è parte dell’ecosistema e, allo stesso tempo, ti aiuta a costruirlo. Una persona può scoprirti sui social e approfondire con il podcast, o viceversa. Può seguire i tuoi contenuti audio per mesi, affezionarsi a te e poi visitare il tuo sito per capire quali servizi offri, iscriversi alla tua newsletter e contattarti per acquistare un tuo prodotto.. Ti sembra un processo lungo e articolato? Capisco questa sensazione. Ti assicuro, però, che è quello che nel lungo periodo ti ripagherà di più. Ricorda che tu per primo/a, scegli prima di tutto un brand. Solo dopo il suo prodotto o servizio. Dunque, se il brand fossi tu, fatti scegliere per ciò che sei! Mi hai letta fino a qui e non posso che ringraziarti per il tuo tempo. Posso chiederti come hai trovato questa puntata? Mi farebbe molto piacere se volessi lasciarmi una recensione su Apple Podcast e su Spotify.   Qui sul blog puoi trovare tutti gli articoli delle puntate di Podcast per il Business mentre se sei decisamente social, possiamo seguirci a vicenda su Instagram, Facebook e Linkedin. A seconda del canale, condivido tips sul podcast, o notizie sul mondo dell’audio. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Scegliere il miglior format del podcast da usare nel tuo progetto non è affatto una decisione banale. Una scelta piuttosto che un’altra può stravolgere completamente lo sviluppo di un intero progetto. Ora, immagina di avere a tua disposizione una guida per capire come scegliere quello giusto e quali sono i fattori determinanti che devi considerare in questa fase. Tieni presente che, la scelta del format podcast influisce su: organizzazione del progetto tempi di realizzazione budget investito coinvolgimento del pubblico autorevolezza del brand. Ecco perché in fase di definizione di un progetto audio è bene mettersi a tavolino e chiarirsi le idee. E per farlo, in questo articolo ti fornisco le linee guida per scegliere il format del tuo podcast in modo corretto, per te e il tuo progetto. Cosa si intende per format del podcast Il termine format podcast indica la struttura o lo schema con il quale un programma audio è confezionato. In pratica, ne definisce la modalità di svolgimento.  È più facile comprenderlo se prendiamo come esempio i programmi televisivi e i programmi radiofonici. Ognuno di essi si basa su un format che ne definisce: regole tempi scaletta palinsesto interventi numero di conduttori stile di conduzione tecniche di montaggio. Questi sono gli stessi elementi che ritroviamo anche nel podcast. Ciò che contraddistingue un format podcast da un altro è la sistematicità di alcuni elementi che si ripetono puntata dopo puntata e che ne definiscono la riconoscibilità. Ogni programma, dunque, ha un suo schema identitario, sebbene sia possibile (e persino utile) clusterizzarli sulla base di caratteristiche comuni. Così come per la Tv esistono talk show, talent show, reality e via dicendo, anche nell’audio esistono varie tipologie di podcast, come spiego in questo articolo.  Format podcast: cosa sapere per prepararlo Leggi tutto I fattori determinanti per la scelta del format podcast La bussola per definire in modo corretto il format del tuo podcast è tenere presenti questi 7 elementi e la relazione tra ciascuno di essi: scelta editoriale stile narrativo numero di voci struttura editoriale stile di conduzione risorse a disposizione obiettivi del progetto. Ogni format podcast infatti risente di una molteplicità di fattori e spesso è il frutto di una combinazione di questi 7 elementi. Vediamoli uno per uno. Scelta editoriale La scelta editoriale è ciò che determina la direzione del progetto, e ricalca le idee e la visione dell’autore o del brand committente. Per il tema che si decide di sviluppare può essere più adatto un format invece che un altro. Pensiamo ad esempio a tutti i podcast di divulgazione e di informazione: difficilmente si adatterebbero a una fiction. La docuserie, ad esempio, è un format basato su una scelta editoriale ben precisa. Stile narrativo e numero di voci Lo stile narrativo indica il modo in cui vengono raccontati e strutturati gli argomenti. Questo implica anche la definizione del ruolo del narratore o speaker all’interno delle puntate e il suo livello di interazione con altri ospiti o personaggi. Potrebbe trattarsi di una interazione diretta, come nel caso delle conversazioni a due o più voci, oppure indiretta, come la raccolta di contributi audio esterni.  Se nella definizione del concept è prevista la partecipazione di più voci, devi determinare la modalità e il livello di coinvolgimento. Ad esempio, se sei un conduttore che intervista un ospite, il livello di interazione sarà diverso tra le due voci. Se invece sei un co-conduttore, la conversazione viaggerà su uno stesso livello.  Struttura editoriale La struttura editoriale risente molto dello stile narrativo. Potresti scegliere di raccontare una vicenda che si sviluppa su un arco temporale distribuito su più episodi e sviluppare una trama orizzontale. In tal caso la scelta di un format seriale è l’unica possibile.  Quando invece il singolo argomento si esaurisce in un unico episodio è più facile adottare un format episodico, come possono esserlo un podcast divulgativo o informativo. Sulla differenza tra podcast seriale e podcast episodico, ho scritto un articolo dedicato. Qual è la differenza tra podcast seriale e podcast episodico? Leggi tutto Stile di conduzione Nello stile di conduzione c’entrano molto non solo la personalità dello speaker stesso, ma anche del brand che viene con esso  rappresentato. Rientra in questo ambito anche il mood del podcast, ovvero l’atmosfera che si desidera ricreare: intima, ironica, formale, didattica, colloquiale. Alcuni format esprimono meglio di altri il carattere che si sceglie di adottare. Non è necessario essere doppiatori o professionisti della dizione per poter acquisire un buono stile di conduzione. La formazione specifica unita alla pratica sul campo e a un buon aircheck insieme a un professionista del podcasting, ti aiuteranno a migliorare le tue qualità oratorie. Aircheck: come migliorare la performance al microfono Leggi tutto Risorse a disposizione Tra le risorse necessarie per fare un podcast includo: tempo, per creare i contenuti, organizzare le attività con gli eventuali ospiti, gestire la comunicazione, monitorare i dati; competenze tecniche e strategiche oltre che relazionali; budget per acquisire nuove competenze, per produrre e delegare alcune attività. Al di là del gusto personale con cui vorrai realizzare il tuo podcast, sappi che devi inevitabilmente fare i conti con le implicazioni legate a ciascun format. Mi spiego meglio. I format narrativi o le fiction richiedono abilità di scrittura, tempo e budget più elevati di un un format free talk. Questo perché hanno una struttura editoriale complessa, un sound design ricercato e richiedono competenze che non sempre si possiedono.  Viceversa, un free talk o un format intervista potrebbero richiedere meno abilità tecniche ma più capacità organizzative per gestire tutti gli speaker coinvolti. Valuta bene vantaggi e svantaggi di ciascun format prima di imbatterti in un progetto che non potrai portare a compimento. Come creare un podcast a budget ridotto Leggi tutto Obiettivi di progetto Il format podcast è strettamente legato agli obiettivi di progetto e agli obiettivi personali. Se sei un libero professionista e vuoi lavorare sul tuo posizionamento, potresti scegliere di creare un podcast che ti rappresenti e tiri fuori i tuoi punti di forza.  La scelta può essere diversa da caso a caso: un doppiatore potrebbe scegliere un format narrativo che gli permetta di evidenziare le sue doti espositive. Un giornalista potrebbe essere più propenso a gestire un format intervista oppure una docuserie.  Come vedi ciascun format potrebbe essere il mix di tutti questi fattori. Ciò che devi ricordare è che la scelta è da fare già in fase progettuale. Vediamo ora alcuni tra i format podcast più usati e qualche esempio. I format podcast più popolari Come dicevo nei precedenti paragrafi, proprio come accade per i programmi Tv, esistono diversi format di podcast. Sebbene talvolta si assista a format davvero molto originali, la maggior parte di essi si possono catalogare in base ad alcune caratteristiche ricorrenti, ad esempio per stile di conduzione, per scelta editoriale, per stile narrativo, o un mix di tutti questi elementi. Per questo possiamo identificare facilmente alcune tra le tipologie di podcast più usate dai produttori. Ecco l’elenco dei più popolari formati podcast: Talk a una voce Conversazione libera o free talk Intervista Repurposed content Fiction Narrazione Docuserie Miniserie Rubrica Podcast live Video podcast Audio dramma. Naturalmente, alcuni di questi format sono come abiti su misura per alcuni generi podcast, tanto che spesso i termini usati per identificare le tipologie di appartenenza spesso coincidono tra loro. Per esempio, i podcast fiction sono sia un genere che un format, così come le docuserie identificano spesso podcast di indagine giornalistica. E questo a volte crea confusione sulla corretta classificazione. Conclusioni Il mio consiglio su quale format scegliere per il tuo podcast è innanzitutto ascoltare altri podcast per capire cosa ti piace e cosa non ti piace. Dopodiché è importante analizzare le tue competenze e le tue risorse, in modo da bilanciare tutte le energie e creare un podcast che sia sostenibile per te lungo tutto il processo. È questa la strategia che insegno e che uso nei progetti dei miei clienti, insieme a tutte le altre valutazioni di progettazione per evitare di imbarcarsi in progetti più grandi di noi che rischiano poi di naufragare. Ecco perché il corso di podcast online che ho progettato parte proprio dal mindset e dalla strategia. Qui puoi scoprire tutti i livelli di apprendimento e iniziare fin da subito a lavorare a un podcast davvero realizzabile per te. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business “Perché fare un podcast?” è una domanda che mi viene rivolta spesso e forse è la stessa che ti sei posto anche tu, almeno una volta. Quando si parla di podcast per il business, liberi professionisti e piccoli imprenditori sono generalmente incuriositi da questo tipo di comunicazione. Allo stesso tempo, mi rendo conto che hanno ancora qualche remora sul fatto di integrarlo all’interno della propria strategia.  Il podcast è davvero uno strumento così utile per il business? La domanda è lecita, ed è per questo che proverò a darti 4 buoni motivi per considerarlo come tale. Ogni canale di comunicazione incontra interessi diversi e si adatta a modalità di fruizione specifiche per gli utenti. Per cui non esiste un canale migliore di un altro in assoluto. Tuttavia, il podcast ha delle caratteristiche tali da renderlo più o meno capace di catturare l’attenzione del tuo potenziale cliente. Come vedremo nell’articolo, fare un podcast significa: Umanizzare i tuoi contenutiDiventare riconoscibileConvertire i tuoi prospectAllargare la tua audience 1. Umanizza i tuoi contenuti Il primo motivo per cui il podcast diventa efficace è che ti consente di umanizzare i tuoi contenuti. Cosa necessaria per avvicinare le persone al tuo brand, specie in un contesto comunicativo come quello attuale in cui siamo saturi di contenuti. Sai qual è il livello di attenzione delle persone online? Davvero basso. Secondo gli ingegneri di Google siamo arrivati a una soglia di 8 secondi al massimo. E no, non succede perché il nostro cervello è cambiato. Non siamo diventati all’improvviso dei distratti cronici o disinteressati a tutto. È cambiata la mole di informazioni a cui siamo sottoposti. Cosa succede al nostro cervello quando riceviamo una così grande quantità di informazioni? Succede che fa una selezione e sceglie a chi o a cosa destinare l’attenzione in base a ciò che ispira ad esso fiducia. Questo vale per te, per me, e per i milioni di utenti là fuori. Uno dei libri che è stato parte della mia formazione professionale, “Dimmi chi sei” di Riccardo Scandellari (Skande), spiega molto bene in che modo la nostra attenzione ricade su chi reputiamo autorevole. Parlando dei social, cita come nello scrolling continuo di contenuti ci soffermiamo principalmente sui contenuti di coloro che stimiamo e con cui abbiamo stabilito una connessione, perché nel tempo hanno conquistato la nostra fiducia. In pratica è il Brand a fare la differenza, in misura nettamente maggiore rispetto al valore dei contenuti stessi. Questo è avvalorato da ciò che riporta una ricerca Ipsos citata da Salvatore Russo nel suo ultimo libro &Love Story. Le persone oggi scelgono a quale brand avvicinarsi in funzione: dell’impatto che avranno sulla loro vitadai valori di cui si fa portavocedelle scelte etiche che porta avanti. Vuoi sapere perché il podcast può fare la differenza? La voce, e l’audio in generale, ha il potere di trasmettere più fiducia rispetto ad altri media. Le persone si fidano di chi parla loro. Lo dimostra anche questo grafico per il Trust Index 2021 La radio, che è il mezzo più vicino al podcast, è di gran lunga il media su cui riponiamo maggiore fiducia rispetto agli altri, social in primis. Con la nostra voce abbiamo il potere di trasmettere le emozioni, le intenzioni di un messaggio, il nostro stile comunicativo, la nostra personalità e identità. È difficile mentire con la voce. Ecco perché, umanizzare il contenuto, aiuta ad avvicinare le persone al nostro brand. E di conseguenza al nostro business. 2. Fare un podcast ci rende riconoscibili Con il podcast entriamo nelle orecchie delle persone e parliamo loro a tu per tu in un contesto totalmente intimo. Diventiamo una presenza familiare nella quotidianità di chi ci ascolta. Una voce la riconosceresti tra mille, perché è unica. L’unicità ci rende riconoscibili. “Le persone che seguono il podcast hanno un’attenzione particolare e un’attenzione diversa, sono più fidelizzati. Hanno un’attenzione differente nella comunicazione anche rispetto a quella che può essere una comunicazione su YouTube. C’è una qualità più alta delle relazioni che si vengono a costruire. Poi le relazioni e nel momento in cui diventano relazioni di business possono trasformarsi in obiettivi da poter raggiungere insieme”. Sebastiano Dato Le persone riservano un’attenzione diversa quando ascoltano podcast. Quel che fa la differenza è proprio l’intimità che la fruizione di quel tipo di contenuto porta con sé. Non c’è distrazione visiva come nei video, chi parla ha solo la voce come mezzo di connessione. Questo fa del podcast lo strumento ideale per aprire un dialogo con i propri ascoltatori. Si chiama marketing di relazione. E questo è un suo elemento distintivo.  3. Convertire potenziali prospect Se usiamo il podcast per fare marketing, per farci conoscere e per divulgare delle informazioni utili, la conversione diretta di un ascoltatore magari non avviene dopo l’ascolto di una puntata di podcast.  Inneschiamo tuttavia un processo, attiviamo un canale di comunicazione che ci fa entrare in connessione con quella persona che, ascoltandoci oggi e ascoltandoci domani, porta alla costruzione di una relazione.  Questo è il vantaggio della comunicazione audio. Fidelizziamo la nostra audience, creiamo uno spazio di relazione. Creiamo un legame più profondo con le persone. Nella puntata del mio Podcast per il Business che puoi ascoltare qui sotto, ho intervistato Matteo Neroni, psicologo e psicoterapeuta e autore del podcast Liberamente. Ascoltare la sua diretta esperienza ti farà comprendere in che modo fare podcast può servire al tuo brand. Qui trovi un estratto di quanto da lui stesso detto. “Per quanto mi riguarda, e parto dalla fine, parto dalla situazione attuale che cinque anni fa pensavo fosse semplicemente utopica, grazie al podcast posso dire oggi di essere un professionista estremamente soddisfatto. Ho l’agenda piena di pazienti e oggi in maniera molto molto fiera posso dire che questi pazienti vengono praticamente tutti il 90% proprio dal podcast. Sono tutte persone che hanno ascoltato i miei audio e che nel corso del tempo hanno poi maturato dentro loro stessi il desiderio di iniziare un percorso di crescita personale insieme con me attraverso la forma della psicoterapia. Matteo Neroni Oltre alla loro esperienza, io stessa ho provato l’efficacia del podcast marketing. Infatti, più volte dopo aver ascoltato alcuni podcast ho poi contattato quelle persone per acquistare i loro prodotti e servizi.  Questo perché nel tempo ho iniziato a conoscerli e man mano a fidarmi. Sapevo qual era la loro visione e il loro stile. Li ho scelti proprio per questo.  4. Ampliare l’audience Esattamente, fare un podcast può permetterci di raggiungere anche chi non è incline a usare altri mezzi di comunicazione. Come? Il nostro stile di vita ci porta ad avere sempre meno tempo e spesso anche tenerci informati o imparare cose nuove. Anche semplicemente trascorrere un momento di intrattenimento, diventa difficile nella routine quotidiana.  Il podcast può rivelarsi il mezzo grazie al quale raggiungiamo quella fetta di persone che per il loro stile di vita fanno fatica a trovare il tempo per leggere degli articoli in tranquillità o guardare dei video online. Magari mentre guidano, portano i figli a calcetto o fanno sport, riescono a dedicare del tempo a fruire di contenuti che a loro interessano.  Se avessi avuto già l’abitudine di ascoltare i podcast quando lavoravo in azienda e trascorrevo due ore ogni giorno nel traffico milanese, quanto tempo avrei potuto impiegare in modo più proficuo! Una volta che li ho conosciuti, come avrai capito, non ho più smesso.  Diversificare la nostra comunicazione facendo un podcast, anche se abbiamo già un blog, un canale Youtube e siamo presenti sui social, può farci raggiungere anche quelle persone che normalmente non leggono un articolo di blog, non guardano un video e non stanno sui social.  Perché non offrire loro questa opportunità tramite un podcast? Magari proprio grazie al tuo? Se ci stai pensando e vuoi scoprire come inserire il podcast nella tua strategia di comunicazione online, mandami un vocale su Telegram oppure contattami via mail e fissiamo subito una call conoscitiva gratuita. Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Le descrizioni degli episodi podcast sono spesso trascurate. A volte le si scrivono con poca attenzione, a volte non sono nemmeno presenti. Questo è un vero peccato, perché le descrizioni di un podcast sono uno strumento potente per attirare l’attenzione degli ascoltatori, aumentare l’engagement e, cosa più importante, per migliorare il proprio posizionamento sui motori di ricerca. In questo articolo ti spiegherò a cosa servono, cosa devono contenere e come utilizzarle per ottenere il massimo dei risultati. A cosa servono le descrizioni del podcast “A cosa servono le descrizioni episodi del podcast se poi nessuno le legge?”Una volta mi sono sentita rivolgere questa domanda. Mi sono stupita di questa generalizzazione. Si dava per scontato che le persone non leggono le descrizioni dei podcast né tanto meno quelle dei singoli episodi. “Forse non leggono quelle poco interessanti o poco utili” ho risposto. In ogni caso, questo non è un buon motivo per non scriverle, né tanto meno per non scriverle bene. Vorrebbe dire non sfruttare questo elemento descrittivo per ingaggiare l’utente e ottimizzare i risultati ottenibili dal podcast. A maggior ragione se il podcast è il tuo strumento di marketing. Dunque le note descrittive degli episodi podcast servono a: Creare engagement Orientare l’ascoltatore Dare accesso a informazioni utili e aggiuntive Migliorare il posizionamento sui motori di ricerca del tuo contenuto e del tuo brand. Insieme al titolo e alla copertina, la descrizione del podcast è uno dei tre elementi visivi che non si devono sbagliare in un podcast. 3 elementi visivi che non puoi sbagliare in un podcast Leggi tutto Il podcast è un contenuto che si fruisce in modo attivo, in seguito a un’attività di ricerca e selezione da parte degli utenti sulle app di ascolto. Se un utente non ci conosce e sta cercando un contenuto da ascoltare sulla base di una categoria di suo interesse, a maggior ragione la prima cosa che farà è leggere le descrizioni per poter decidere cosa ascoltare. Per cui, è ancora più importante sfruttare tutti quegli elementi che si hanno a disposizione per attrarre l’attenzione dei potenziali ascoltatori e dare loro ottime ragioni per ascoltarci. Una volta fatto questo, la seconda finalità delle descrizioni degli episodi di un podcast è quella di orientare l’ascoltatore. Cosa significa orientare l’ascoltatore? Significa dire subito di cosa parlerà quell’episodio per metterlo in condizione di capire velocemente se ci sono argomenti che possono interessare. Descrizioni episodi e meta description: le analogie Possiamo paragonare le descrizioni dei singoli episodi alle meta description di un articolo blog. La meta descrizione è un campo specifico che ti consente di personalizzare una piccola sezione della pagina web, in modo che venga letta dai crawler dei motori di ricerca e apparire poi nella SERP. In pratica è quella breve descrizione che leggiamo sotto i titoli degli articoli che Google ci propone tra i risultati di ricerca e sulla base della quale decidiamo se cliccare o meno su quel contenuto. Facendo questa analogia ho estrapolato dei punti in comune tra le due dimensioni. Una buona meta descrizione deve fornire: la sintesi sull’argomento della pagina di riferimento e un motivo convincente per fare clic sul title tag. Se l’utente legge una parola o un elemento ingaggiante che lo attira e lo porta a soddisfare la sua curiosità, la meta description converte. Il processo avviene in qualche secondo: l’utente scorre i risultati e clicca. E il tutto in uno spazio limitato di massimo 160 caratteri. Quindi si tratta di scrivere descrizioni semplici, sintetiche e efficaci. Nel caso delle descrizioni del podcast non ci sono limiti di spazio simili a quelli della meta description. Gli hosting provider più usati in Italia come Spreaker e Anchor ti permettono di inserire anche 4000 caratteri per ciascuna descrizione. Tuttavia è utile sfruttare questo spazio in modo strategico. Come scrivere una descrizione puntata podcast efficace Le prime righe della descrizione sono le più importanti, esattamente come l’incipit di un articolo blog o come le righe di una meta description. È qui che si concentra l’attenzione dell’ascoltatore e che farà scattare l’interesse o meno sull’episodio. Inoltre, visto che abbiamo citato le meta description, le prime righe della descrizione dell’episodio sono quelle che Google rende visibili sulla SERP quando indicizza i singoli episodi del podcast. Per cui giocati bene queste prime due righe. Per cui non fare giri pindarici sugli argomenti. Concentra in due o tre righe ciò che serve: argomento punti principali domande a cui si darà risposta nell’episodio beneficio per l’ascoltatore riferimenti utili. Se si tratta di un’intervista, inserisci anche il nome dell’ospite e in che veste è parte della puntata.  Ecco le tre caratteristiche di una descrizione episodi podcast efficace: Persuasiva: scritta con un tono attraente ed energico, accattivante, usando parole che convertono per far cliccare sul tuo link. Stuzzicare la curiosità di un potenziale ascoltatore con qualche anticipazione del valore che riceveranno. Soprattutto per ingaggiare chi non è già un tuo ascoltatore. Pertinente: non fuorviante. Non puoi scrivere che parli di mele se poi parli di pere. Non disattendiamo le aspettative dell’utente. Completa: deve contenere tutta una serie di elementi che aiutano l’ascoltatore ad accedere subito a ulteriori informazioni che riguardano il tuo business o argomenti correlati. Cosa devono contenere le descrizioni degli episodi podcast A volte è proprio la mancanza di alcuni dettagli a farci perdere delle opportunità. Dettagli che basterebbe integrare o curare con una maggiore attenzione per migliorare drasticamente certi risultati. Gli elementi che deve contenere una buona descrizione episodio podcast sono: BIO: nome, cognome e ruolo. In poche parole presentati brevemente. Fatti conoscere dalla tua audience. Fai capire di cosa ti occupi e in che veste parli di quell’argomento. Contatti: dove ti possono raggiungere gli ascoltatori? Hai un sito web? Qual è il link? Assicurati di inserirli in modo corretto e che siano cliccabili. Risorse aggiuntive: hai menzionato ulteriori risorse nella puntata a cui l’ascoltatore può accedere? Metti tutti i riferimenti utili (bibliografia, citazioni di fonti, ecc.). Link interni: ci sono puntate o articoli correlati all’argomento che citi nell’episodio in questione? Inserisci i link diretti per aiutare l’utente ad accedervi e approfondire altri argomenti. Riferimenti degli ospiti: hai inserito i contatti di un tuo eventuale ospite? Citalo, presentalo brevemente e spiega in che veste lo hai ospitato. Parole chiave o intenti di ricerca pertinenti all’argomento che hai affrontato. Formattazione chiara e che agevoli la lettura. No muri di testo. Riepilogando: come utilizzare le descrizioni degli episodi podcast per ottenere il massimo dei risultati? Sostanzialmente curando il contenuto della nostra descrizione, non trascurando nessun dettaglio.  Dettagli che riguardano lo stile di scrittura, il tipo di informazioni che inseriamo, i link di riferimento, i contatti e tutto ciò che può servire per convertire l’utente in ascoltatore, e trasformare l’ascoltatore in potenziale cliente.  Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...
Home » Podcast Business » Podcast Marketing: cos’è e quali sono i vantaggi per il tuo business Stabilire la differenza tra KPI e metriche nel podcast, è importante ai fini strategici. Ciò che accomuna questi due termini è che sono entrambi indicatori numerici che quantificano i risultati ottenuti su una determinata azione di digital marketing. Nella sostanza però hanno un impatto strategico sul business molto diverso l’uno dall’altro. Infatti se da un lato tutti i KPI sono metriche, non tutte le metriche sono KPI. Le Metriche nel podcast Le metriche, come dice la parola stessa, indicano tutto ciò che può essere misurato. Spesso sono definite Vanity Metrics perché misurano la popolarità e la viralità di un contenuto. Sui social, ad esempio, indicano quante persone hanno messo il like su un contenuto condiviso, quanti sono i follower, quante impression o visualizzazioni ha avuto un post, ecc. Le metriche nel podcast possiamo tradurle in: quanti ascolti totali ha fatto una puntata o una serie podcast, quale posizione in classifica ha raggiunto, quanti subscribe ha sulle piattaforme o quante recensioni ha ricevuto. Sono indicatori molto utili, specialmente all’inizio del nostro progetto, per saggiare l’interesse generale dell’audience, perché ci aiutano a capire come possiamo migliorare il tiro e quali tipi di contenuto piacciono di più o di meno. Nel lungo periodo però, le Vanity Metrics perdono utilità, soprattutto se il podcast è un nostro strumento di marketing a supporto del business. In ambito strategico infatti non sono le Vanity Metrics a  portare un beneficio o un guadagno nel tuo business, perché non misurano il grado di raggiungimento dei tuoi obiettivi, quindi non misurano la conversione, che tradotto, significa che non misurano il vero successo del podcast.  Come si attiva il processo di acquisto con il podcast Leggi tutto KPI nel podcast I KPI, cioè indicatori di performance, ti aiutano a capire se la tua strategia sta funzionando e qual è il ritorno concreto che stai ottenendo con il tuo podcast.  I KPI sono metriche interne e possono essere diverse da business a business e da podcast a podcast, perché sono legati agli obiettivi che ciascun brand si è posto. Inoltre i KPI indicano la progressione temporale o qualitativa di una determinata azione di marketing. Mentre le vanity metrics possono essere solo un numero senza alcun significato se non legato a obiettivi concreti. Per fare un esempio: una Vanity metrics è il numero di ascolti totali di un podcast o di una puntata un KPI potrebbe essere quanti clic ai tuoi contenuti hai ottenuto grazie a quegli ascolti. E tu, come stai misurando il successo del tuo podcast? Lo hai trovato utile? Iscriviti alla newsletter per accedere ai contenuti riservati. [...] Read more...

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